Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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le straordinarie avventure di Caterina

215633
Elsa Morante 35 occorrenze
  • 2007
  • Einaudi
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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soldato del Re Stampato per conto della Casa editrice Einaudi Presso Mondadori Printing S.p.a., Stabilimento N.S.M., Cles (Trento) C.L. 18632 Edizione

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ermellino e una corona con diamanti. Abitava in un Palazzo Reale di stile antico e dormiva sotto un baldacchino, e la mattina, poco dopo il suono della

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: Puff! Puff! Puff! — Addio, addio, Palazzo, Castello della Regina, Guardaboschi e meraviglie. Addio, povero mercante! — Vi aspetterò trentun anni

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tirò a Massimo la manica della giacca. — Ehi, vuoi star fermo? — borbottò Massimo. — Non vedi che sto pensando? Il buon Piuma aspettò che l'amico

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la sua casa dal tetto a terrazza, e la mamma con la veste di tela della festa, e il campanile, e le rondini; tutto questo in mezzo

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La casa è grigia, piuttosto brutta. Per guardare fuori della finestra bisogna salire su di una sedia, e stare molto attenti, perché la sedia zoppica

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. — Vediamo un po'. Eppure uno straccetto, uno straccettino, lo avrete. Ve lo pago un soldo. — Non ho che il vestito della festa, che è anche quello che

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Caterinuccia, col suo soldo in mano. Poi ebbe paura della strada vuota, richiuse la porta e accese la candela. Proprio allora si sentì: Toc, toc! ma

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. E Tit, con un pezzo di carbone, scrisse sul cartone della finestra la seguente lettera per Rosetta: « ROSSETA PARTIAMO IO E CATERINA IN CERCHA DI

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— Signori, non posso darvi il biglietto per un soldo bucato, — disse malinconicamente l'impiegato della stazione, che si era fatto il suo sportello

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ricordò a tempo che essa non suonava piú. Il gufo porse a Tit una foglia di quercia, e non volle il soldo. In quel momento fra le foglie della Quercia

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litigare? Pensiamo piuttosto alla vera morale della storia. — Forse, — mormorò timidamente un grillo zoppo, nascosto in un angolo del vagone e di cui nessuno

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bellissimo canto, e con ansia aspettava il racconto della grande impresa. Ma d'improvviso, Tit si alzò e corse a chiudere la finestra con fracasso. Non

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dorato, e il manico della frusta era d'oro vero; per far luce, tre lucciole correvano davanti e gridavano: — Largo a Tit! Tit sembrava molto

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Era la festa della Signora del Pineto. Ella aveva invitato molte bambine, e fate, e nani del bosco. Le bambine con le trecce giú per le spalle e i

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! — esclamarono tutte le fate, perché, come è logico, ognuna di loro ha sempre ragione di lamentarsi della sua donna di servizio e questo miracolo di

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. Pic non avanzò il pugnale e si grattò la testa guardando i suoi compagni. Si vedeva che aveva paura della vendetta del bosco. — Io non sono venuto per

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queste parti... — Ma non fu necessario che Tit finisse la minaccia, perché i tre, senza pugnali e senza barba, erano già fuori della finestra.

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ancora della brava Grigia. Tit si sedette sotto ad un pino, vicino a Caterí, e subito una cameriera venne a portare il gelato di erba, pinoli e

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d'argento, con la treccia che le tremava a causa della sua grande disperazione, Caterí fece il primo passo per tornare indietro. Il vecchio si accostò alla

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! — disse Caterinuccia modestamente. — E come dormivi? — chiese Tit meravigliato, osservando la piccolezza della casina.

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dimenticarsene mai, le fece un nodo alla trecciolina. Poi si distese piuttosto stanco e guardò fuori della finestra: — Vedi quelle cupole rosse, — disse

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portava in dono una coperta di broccato giallo: — Che cosa significano queste erbacce? — chiese osservando il nuovo ornamento della casina. Poi raccontò

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Tit descrisse a Caterinuccia molte case del Palazzo, fra cui anche le vostre, e le descrisse anche il castello della Regina delle Fate, che si trova

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il mercante, — sono il fornitore della Real Casa ossia della Regina delle Fate, — e sospirò. Tit chiese la ragione di questo sospiro. — Sí, voglio

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e passeggiò in su e in giú, finché si senti di nuovo forte come prima della disgrazia. — Ora andiamo dalla Regina, — disse. — Uh, uh, uh! — approvò il

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marito, — dichiarò appena Tit le ebbe detto la ragione della visita. E chiamò: — Grigia! Si sentirono dei passettini, ma non si vide nessuno. — O

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Doveva essere nata da poco tempo, perché era circa della statura di Bellissima; aveva un grembiule bianco con un bavero d'oro e una reticella d'oro

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accorto subito che la Principessa era uguale, in piccolo, alla Principessa delle Querce. Era appunto la figlia della Principessa delle Querce e del

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grembiule della Principessa. Era la seconda volta nella sua vita, che Tit stava in ginocchio.

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Caterina, le disse cortesemente: — Ti mandelò un alioplano. — Addio, addio, Tit, — gridarono. Caterí stava seduta sulla casa di legno della gallina che

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esempio quella dei Pirati, quando Tit con un sol colpo di spada affondò tre navi di pirati, o quella dell'uomo della Torre, che scese dall'ultimo

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fila gli idoli, le palme, eccetera, e in mezzo a musiche di ogni genere celebrarono il matrimonio della signorina Alberelli col signor Negretti. Il

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! Uh! — e si asciugava le lagrime con un bel fazzoletto a quadri; era un regalo della sua fidanzata Caterina, la quale poi sposò uno che cuoceva le

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raccoglierlo. Ma il peggio fu quando la trottola urtò un piede della Principessa; ella si rivoltò e gridò: — Chi si permette di giocare con la trottola sui

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Pane arabo a merenda

219832
Antonio Ferrara 11 occorrenze
  • 2007
  • Falzea Editore
  • Reggio Calabria
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Intanto Nerone con un balzo guadagna il tetto della mercedes e acciuffa con la bocca la borsa. L'autista, ignaro di ciò che gli capita sopra la testa

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Tornando a casa Maristella è caduta. La ruota anteriore della sua bici ha incontrato un sasso e si è impennata. C'è di buono che Maristella non

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avevo paura. Ma io volevo risponderle col silenzio. È andata via borbottando, convinta della sua idea. Hanno suonato di nuovo. Questa volta era

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Il nonno ha novantun anni e ancora tanta voglia di vivere. Il papà mi ha raccontato che l'anno scorso un giornalista della televisione andò a

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macchina e lo portano via. Non sembra triste, anzi. Comincia a ridere. Lo vedo ridere e salutare attraverso il vetro della volante, seduto in mezzo ai due

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della sua giacca sporge la copertina di un libro: "Le città invisibili", di Calvino. - È bello? — gli chiede Maristella. - Eh, sì. - Ti manca molto

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illustrazioni della storia. Davanti a loro, per terra, un cappello aspettava delle monetine. Ma i passanti non ci mettevano dentro niente, perché erano un po

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ascoltarmi quando suono il tamburo. Lei fa danza moderna e a volte balla mentre io suono. Mi chiede spesso della mia città d'origine, Casablanca. A

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Aldo è il più ricco della classe. Dice che ha una bella camera con tante cose da far vedere, ma che di rado viene qualcuno a vederle. - Io le vedrei

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gli scaffali. Poi la voce fredda di una commessa prende il posto della musica e awerte che il supermercato sta per chiudere. La festa è finita. Sistemo

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Subito dietro la curva di viale Giulio Cesare è parcheggiato il furgone delle consegne della pasticceria, col portellone posteriore spalancato. La

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