occhi della masca, restò dove era e disse: «Mi chiamo Blabante, signora. E sono al seguito di Narco, il mio conte». «Senti senti! Storta una cosa, se ne
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rumorosi sogni in aria. E proprio come chi riceve un regalo in uno scrigno chiuso ritarda ad aprirlo per il piacere della speranza e dell'attesa, quelli
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Qualche giorno prima della partenza, uno da un capo e l'altro dall'altro del lungo salone del castello, Blabante chiese a Narco di esser fatto
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graziosi fiori della primavera, dei boccioli di aprile, dei morbidi petali del...» «Vuoi dire che puzza, Blabante?» lo interruppe il conte, ciglioso. «Non
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». Narco non rispondeva, bagnando l'erba di lacrime. Poi, stanco anche della disperazione, si addormentò. Per l'orrenda qualità del suo respiro, file di
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nell'onda per lo stupore. «È possibile, amico mio» disse lamentosamente arrancando all'indietro sull'erba della sponda «è possibile che l'acqua del fiume
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avvicinarsi? Chissà se il segreto della bella dama non abbia relazione con questo? Ciò forse non ti consola, ma potrebbe servire se, come è avvenuto
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piante, le siepi, o almeno i fiori della strada? Per quanto io vedo, signore, essi chinano il capo, o nascondono i petali dietro tronchi o zolle, ma
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quali Antolfo accettò di vedere Narco su un colle ventoso detto della Tramontana. Disse che lui sarebbe stato a nord, e che Narco si avvicinasse dalla
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della masca Nedarella. Costei era ancora più potente e invidiosa di quello che Antolfo aveva detto, e mandava le sue stregonerìe, come bave, non solo
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ancora, una valle fresca circondata da faggi. Al centro della valle, vicino ad un macigno squadrato a tavolata, c'è l'albero di Kronof. È a forma
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musica del giusto e del lieto, della festa e del buon riposo». «Così sia, mastro Blabante! Davanti a mago Antolfo, sotto l'occhio di Dio, qui metto il mio
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più grande della sua, e non ne so di vicine. Ma è certo che in Turingia, oltre le alpi e le foreste, vive un mago, un gran guaritore di nome Antolfo
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