Anche ora, dunque - quando occorra far della storia - par necessario riconoscere che il merito antico ritorna all'avo insuperato del sintetismo
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D'onde mai, si domanderà, il Mancini ebbe campo di raccogliere la memoria del curioso ed importante episodio che rischiara finalmente le cause della
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La narrazione del Mancini adunque ci offre la vera spiegazione della partenza del Greco da Roma.
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Il quale si rivela, del resto, anche nella scelta del fondo scenografico. Che dire, infatti, del paesaggio filaccioso e verdastro, questa piatta
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argomenti di storia, più interna riferentesi o all'amministrazione e alla forma del governo o a certe qualità morali del Moro, che ci pare avrebbero potuto
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Una cosa invece ci piace assai in questo secondo volume: ed è la riduzione a giusti limiti del valore di Murillo, come accettabili sono le
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quello delle opere di San Luigi; e certa singolarità del modellato nella mano destra del Santo, che si restringe duramente nelle falangi estreme, si può
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nelle cose più frenate non si toglie dai modi già noti alla cultura artistica del '6 e del '700; e tale, d'altronde, apparve già ad altri critici. Il
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La trattazione del Bossi intreccia necessariamente l'esame del Bossi critico e del Bossi pittore, come deve avvenire nei riferimenti ad un periodo di
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sia stata l'architettura lombarda prima di Bramante, durando Bramante, e dopo Bramante. Si resta ai concetti del Geymüller, del Burckhardt, del Meyer e
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E qui un'altra affermazione indigeribile ci mette sulle tracce, d'altronde molto visibili, d'un nuovo mancamento fondamentale del metodo del Dami.
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Chissà poi perché ha l'aria d'essere stato compilato verso la fine del '700, piuttosto che nel 1915? Sta il fatto che se fra i nomi citati fra le
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Il San Girolamo (n. 171) si rivela chiaramente del verdastro e dolce Moncalvo, non del Nuvolone [figura 146 a].
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A Giulio Cesare Procaccini conviene infine togliere la mezza figura del San Sebastiano (n. 194) [figura 147], che ci pare di qualche francese
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I due «pendants» col Trionfo di Flora e di Galatea non sono di scuola romana del '700, ma di Luca Giordano, cioè di scuola napoletana del '600 **.
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Prendiamo atto di questa confessione del povero Dalbono, e senza sminuire per nulla i suoi meriti saltuari di buon gusto, specie nell'apprezzamento
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Il problema statuario del San Sebastiano, che il Sansovino aveva ricercato giovanissimo nell'altare di San Lorenzo a Monte San Savino, poi nel Cristo
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Il soggetto del Merito offre campo al Kutschera per una erudita dissertazione sulla cultura allegorica del '600 e del '700 e sulle fonti di queste
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Segnaliamo questo scritto del Galloni che potrebbe facilmente passare inosservato agli studiosi: esso contiene molte buone novità documentarie
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Ma ecco che il Kingsley Porter pubblica un marmo inedito del più grande valore, la pietra tombale di San Cumiano nella cripta di San Colombano a
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Chiudiamo con la semplice notizia del saggio che apre questa terza serie di studi italiani del grande critico americano: il saggio su Leonardo.
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costume pletorico del Wulff - allargare le proprie indagini a quasi tutto lo sviluppo della scultura del '300 in Firenze. Il W. si sofferma parecchio
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Supporre che Tiziano nel San Sebastiano del trittico del '22 a Brescia abbia tolto la modellatura dallo Schiavo del Louvre di Michelangelo?
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Ritenere che la modellatura del Ritratto d'uomo del Cariani a Bergamo, ricordi... Holbein?
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Incontrastabile pare invece l’autenticità del disegno del Louvre per un’Assunta.
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Il figlio Geronimo Giacinto, dichiarato dal Mayer, se non erro discendente del Ribalta, si manifesta tuttavia soprattutto allievo del padre nella
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Il secondo caso è anche più delicato: quello del trattamento dell'Arte nella Guida del Touring, anzi in ogni guida.
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Presepe del Moncalvo diviene del Calvi (?); un Beata Giovanna del Crespi diviene del Procaccini, e si cita un quadro nullo dello Scotto, mentre si
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È probabilmente lo studio archivistico più importante apparso fin qui per la storia del grande Seicento italiano, dopo i documenti del Bertolotti.
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Si rileva inoltre la perfetta esattezza di certi racconti del Pascoli sulle relazioni tra il Mola e il Preti, ecc., per gli affreschi del 1661 nel
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Di certo, si sa troppo bene che otto su dieci delle lettere di commissioni pittoriche del Seicento hanno un carattere puramente contrattuale per
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Ma la notizia storica più importante che emerge dalle ricerche del Ruffo è certamente quella intorno ai quadri del Rembrandt nella Galleria del
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) faceva del Caravaggio, «Rembrante d'Italia», come un secolo dopo doveva ancora chiamarlo intelligentemente l'Algarotti, possiamo esser certi che non
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Abbiamo già ricordato la perfetta corrispondenza tra la descrizione del quadro del Jordaens citato nell'inventario del 1640, e quello che si conserva
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L'articolo del De R., in gran parte rimasticazione poco riescita di cose da noi trovate e dette nell'articolo sui Due Gentileschi ('L'Arte', 1916, n
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Abbiamo invece a che fare con un'opera di Mattia Preti, verso il 1640; eroe del suo primo periodo. L'influenza della tarda cerchia caravaggesca e
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il pomposo frontespizio del sedicente «problema del restauro dei monumenti». Non esiste un «problema del restauro», ma solo la menzogna del restauro
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Nulla di meglio che leggere le molte lettere e notizie rintracciate dal Ruffo, per capire bene che cosa fosse il medio gusto del collezionista di
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Quasi per contravveleno alla svalutazione compiuta recentemente del Romanico Italiano, il Mâle si pone ora alla ricerca dei motivi iconografici che i
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Ed è veramente mirabile, come con quel semplice porsi d'angolo del Santo tutta la cubatura del quadro sia completamente occupata in profondità.
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E ciò non può essere che vero, anche per effetto della psiche umanistica del Correggio: parlo di psiche, perché parlo del Correggio.
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Che varrebber mai Rottmayer, li Asam, il Bis senza gli esempi del Cortona, del Pozzo, del Liberi, del Bellucci? Che cosa lo Urlaub, il Kragher, il
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nei quali (salvo le poche eccezioni del Fogolari e del Cantalamessa, del Fiocco e del De Rinaldis) non è ingiuria dire che mancavano gli specialisti
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aveva provocato la presenza stessa del dipinto alla Mostra. Ancor oggi, infatti (perché non dirlo?), mi è di viva soddisfazione il ricordo che fu per
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45-47. Nature morte. Coll, Spiridon e Ojetti. Mi sembravano di pieno '700 e perciò non del Barbieri, morto nella prima metà del secolo precedente
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nordico del secondo decennio. Nella seconda edizione (157 A) si ristabilì l'ascrizione al Campino (Du Champ) con cui l'opera era venuta dal Museo. [E mi
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La vedevo troppo cantarinesca per poter essere del Cavedoni, e già la sospettavo del Torri [cui più tardi la restituii insieme con lo Studio per il
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Un senso personale di contenuta eleganza insomma, più che mai manifesto nel completissimo arabesco del Ritratto di Madame M. S., ove lo spostamento
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Che cos'era dunque necessario per passare dal delizioso colorismo del gotico al grande colorismo? Non certo l'invasione calligrafica dello stile
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L'idea vasariana del naturalismo artistico del primo Quattrocento fiorentino ripresa e ribadita da Burckhardt ha servito non solo a far credere che
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