del mortorio, chè il reverendo lo mandarono via coll'aspersorio sotto l'ascella. Perché la malattia di compare Nanni era stata lunga, di quelle che
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ogni domenica, si strigliava per mezz' ora specchiandosi nell'acqua del catino. Santo, colla punta delle dieci dita ficcate nelle tasche del giubbone
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Agrippina, e le belle paroline che si scambiavano con compare Santo quando si vedevano al Castelluccio. Quel mariuolo del camparo aveva fatto il suo
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all'uscio, e la domenica si faceva animo ad accostarsi un poco più, sino a mettersi a sedere sullo scalino del ballatoio accanto, colle mani penzoloni fra
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spighe e a levargli colle mani i sassi di sotto ai piedi; e quando si riposava, sulla porta del casamento, colle spalle al muro, nell'ora che sui campi
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irruppero nei seminati del vicino, un povero maggese grande quanto un fazzoletto da naso che l' arsura s' era mezzo mangiato. Nonostante zio Cheli
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limite del maggese dello zio Cheli. - Non dire il motivo per cui lo zio Vito ti ha mandato via! - disse la mamma al ragazzo - Se no, nessuno ti piglia per
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s' era arricchito allo stesso modo, stando al servizio del barone, ed ora aveva il don, e poderi e bestiami a bizzeffe. A Lucia, perchè veniva da una
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campana del Monastero Vecchio, in cima al paese, suonava per scongiurare la malanotte, e sul poggio del Castello c' era un gran brulichio di comari
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