calpesti, e vetri infranti, alfabeto del mio labro tormento, schiaffi delle maestre, e pensi erranti sui scartafacci, ancora io vi rammento. Fiuto ancor
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Sù, la vostra canzone intonate bruni figli del lido ridente, e nell'alto la barca guidate, che già brilla la luna nascente. Già la luna nascente
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Spesso i sogni che all'anima son belli, ti aleggiano d'intorno al primo albore, quando fuor del verone i mesti augelli sospirano del cielo il
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vedovo vide di un fior; scandalezzata, l'innamorata condusse subito dal confessor. E minacciato dal padre irato il cor del giovane s'ingelidì ; oh
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non mi vedete alla chiesetta, non paventate l'ira del Signore: non è incenso o latin che lo diletta, ma il profumo, ma l'estasi del core! E il mio cor
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Quando scendo alla riva del mare lungo il lido di sabbia minuta, ove tragge la barca sparuta il nocchiero che all'alba tornò; o fanciulla, vien meco
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mar! Che flebile armonia tra la spuma del mar fosforescente: che amor, che leggiadria, nel pelago al lunar raggio lucente! La volta è pur serena, la
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Quando muoiono i fiori ai davanzali, e quando i vetri la nebbia accarezza, e le rondini in mar battono l'ali, e del negro fanciul di val Vegezza il
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Ma bello è quando parlano, seguendo del pennello la corsa affaccendata, e fra loro in famiglia discorrendo, di tutti i casolar della borgata. - To
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ignudo, come una compra femmina, o il conio di uno scudo? Ma tu, da culla a feretro lasci un sol dì il mantello? Ardisci mostrar l'indole del cuore e del
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paura. La barba del pontefice Clemente, ditelo voi, non vi par troppo oscura? ... E quella faccia di donna languente è tipo superiore alla natura! Poi
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le lagrime dei primi disinganni; del bisogno la maglia non ti comprime il cuore, che eterna, puro e vergine, l'inno del primo amore. Ah! chiudi le
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risponda. - Eh, che mai fa ? - Dipingo. - Oh bello, oh bello! ... - Ma come ? - Come posso. - E cosa ? - L'onda. - L'onda del mar? ... ci metta anche un
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dell'arte amori coronati di fiori: siete larve abbaglianti e ingannatrici! O fuggito alle infamie del mondo, vola, vola, ti bea nel sereno, coraggioso
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- O del mio mesto april rondine cara, vieni a volar nella stanzetta mia, quando l'arte, di amplessi ahi! troppo avara, del disinganno vittima mi
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età divinatrice questa speranza del poeta invia. Se fallace non è, deh stella amica del mio pensoso spirito, che fai lassù, dacché lasciai la culla
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chiesa cattolica perdonar, nella quiete, il puzzo delle esequie, e il brontolìo del prete!
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del brando; qui pregár forse gli ultimi tribuni, dalla vendetta dei barbari immuni, tra l'arse insegne e i figli insanguinati, i dolci lari - quando
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che canta la divina melode all'infelice: col Cherubino della fede santa. Ahi! se i fantasmi del gioir superno turba la vostra voce insultatrice
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La mia ganza, una bimba assai devota, e credo, a molti parroci ben nota, venne a narrarmi, tutta addolorata, l'ira del prete che l'ha confessata
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Dante, di Virgilio cercando l'avel, ben trovava uno sempre il sembiante dei fratelli, e il sorriso del ciel! Sol cambiava divisa lo sgherro che spiava il
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del diman si nota, e sulle labra vien la canzonetta!
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gli eventi agli amici del tuo viaggio lontano, e innamorarli dei lidi ridenti! E quando, solo al tuo lavor, la mano trascorre, e vola il cuore, ancor
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rammentate che l'april, se infiora tutto nei campi, lascia fredda e scura l'alma che gli alti suoi misteri ignora e del bello alla fiamma non si appura. Oh
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hai teco un rimario, viaggiatore?… - Ove fuggisti, o mio lepido umore, in che borgo ho smarrite le parole? Sì, al focolar del prima albergatore, sento
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: quanti pianser, ma tardi, la negletta povertà lieta del paterno suolo!
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, o Pio, che il Campidoglio avrà; siam gli implacati vindici del pianto delle madri, siam l'egida dei padri risorti a libertà!
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cuocere lo stanno! Mostrami a nudo sotto i rai tepenti le vedove languenti, poveri fior che inaffiano l'infranto stel, che rinasce coll'umor del pianto
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il raggio del sol scendermi in petto, e scaldar fibre sconosciute ancora; - giganti, il vostro mistico balletto ama la nota flebile o sonora? Volete le
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beviamo; è dolce sussurrar fra nappi e amici : fanciulla, io t'amo! Fra gli spruzzi del vin, come, a vederla, la schiera delle amanti è più gentile
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fanciullo pallido e sparuto alle dolci anelavo aure dei campi, e avrei pei gioghi del Sempion venduto e Troia e il suo cantore. Ma poi ch'io vidi l'uom
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primavera il giardin, la cameretta! E direte: Auretta tiepida, del Signor sei messaggiera; spunti, auretta, il giorno estremo, noi lassù ci incontreremo!-
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avessi la voglia di farti arrossire, fanciulla, dicendoti la prosa del vero: - Ho d'oro penuria, son grullo se spero. -
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tuoi veli! Te fra le viti e i gelsi del mio suolo natio, fanciullo io vidi e ad astro mio ti scelsi; fosse felice o in lagrime, da quel giorno, o mia
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, garrule del monte abitatrici, e i mandriani intuonano a bassa voce i canti, che le greggie vaganti chiamavano all'ovil ; ed ecco, ecco le vittime
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la via! Come la gloria poco restia, e fida ancella del mio pensiero la man che tenta riprodurre il vero! Ma dall'immagine che in me si cela
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conforti priva ... Finché, un bel dì, la fervida crestaia la gonna sdegnerà dell'operaia, e spariran, di un ricco al nuovo affetto, i regali e l'amor del
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sbadato ai margini un mazzolin di fiori, e fa un pazzo miscuglio di forme e di colori: qui fuggendo i papaveri dei greci e dei latini, raccolsi del
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