(i Siciliani con pugnali sguainati van sopra ai Soldati francesi: un uomo comparisce d’un tratto sulla scalinata del palazzo del Governatore: è solo
(Elena, che ha preceduto Procida, si è nel tumulto lanciata la prima per ferir Monforte. Arrigo si getta innanzi a lui, facendogli scudo del suo
(la folla si disperde negli appartamenti del palazzo e nei giardini; la scena resta vuota per un istante.)
Le stesse. Elena in veste da sposa scende dalla gradinata del palazzo a diritta. Le giovinette le muovono incontro, offrendole dei fiori, indi Arrigo.
(La barca continua la sua marcia, mentre che Procida, Elena, Manfredo, Danieli e i Siciliani stanno in gruppi a sinistra del teatro. – Cala la tela.)
di Elena. – A sinistra l’ingresso ad una caserma con fasci d’armi. – Dallo stesso lato il palazzo del governatore a cui si ascende per una gradinata.
cerchio nel mezzo del teatro cantano a voce bassa il Coro seguente, nel mentre che Procida, Elena e Manfredo osservano in silenzio ed accompagnano i
(Gentiluomini e Dame francesi e siciliane, con maschere e senza, che vanno e vengono. Entra Monforte, preceduto da’ suoi Paggi e dagli Ufficiali del
In mezzo alle grida tumultuose che s’innalzano, una musica graziosa ed allegra si fa sentire. I Siciliani corrono sulla sponda del mare e veggono
non crescono che d’inverno; le loro foglie sono coperte di ghiaccio e di neve. Dal seno del canestro esce una giovinetta che rappresenta l’Inverno, e
il valore rappresentato dalle successioni collaterali , che al di là del quarto grado dovrebbero ricader nello Stato - ed altri, ch'è inutile
produzione, trascinerebbe il rincarimento dei prodotti, la diminuzione del consumo e quella quindi del lavoro per gli operai. Non può trovarsi in cosa alcuna
È in quelle parole la profezia dell'idea del Progresso e della rivelazione continua del Vero per mezzo dell'Umanità: v'è la giustificazione della
giornate, uno sgabello alla propria potenza: tutte le loro dottrine, prima del 1830, erano fondate sulla vecchia idea dei diritti (2)
muto, impotente, spesso ingiusto rancore contro la classe degli uomini, che l'impiegano; cercano l'oblio dei dolori presenti e dell'incertezza del
del comunismo. Altri vanno oltre; e trovando il concetto religioso, il concetto di patria falsati dagli errori religiosi, dagli uomini del privilegio e
lasciate dormire nell'anima vostra tutte le facoltà del pensiero - perché, mentre pur sapete che Dio non può avervi dato l'amore del vero senza darvi i
nel mondo tra il Bene e il Male, dovete dare il vostro nome alla Bandiera del Bene e avversare, senza tregua, il Male, respingendo ogni dubbia insegna
"Giù-’n-cantina ar fresco!": Voce del Giuncataio: Giuncatiua fresca. "L’ammazzo io! l’ammazzo io!": del Caciaio: La marzolina! ecc. "L’assel’annà’! L
Nelle ore afose dell’estate, sotto alla sferza del sollione, s’udiva e s’ode ancora, sebbene più raramente, il lamentevole ritornello del venditore
Vendono fasci d’arbusti da ardere, razzolati nelle siepi a traverso a mille disagi, nelle brume del dicembre. Sono poveri contadini che vanno curvi
Ora del tutto scomparso. Ecco il suo grido: — Le cerase marinee!
tende con violenza e produce un fragore". Così il Belli nella nota 13 del sonetto Er Tosto del 24 ottobre 1831.
Si fa la conta; quello cui va il punto del conto va sotto. Si fa una riga in terra, per indicare il punto dal quale si deve spiccare il salto
funicella chiamata sparacina, che, sfilandosi dalla mano del giocatore serve a far roteare lo strumento stesso. Questa funicella ha un’estremità a guisa di
(della figura del sovrano). Se il compagno l’indovina vince il soldo. Vi sono alcuni ragazzi abilissimi, i quali, osservando attentamente la testa del
Va attorno nelle ore stesse del suo collega l’acquavitaio, e su per giù, con lo stesso tono di voce, dice: — Caffè, per un soldo!
ben di Dio un numero considerevole di lavatoi pubblici, unico rimasto del genere quello sulla piazzetta de’ Miracoli, e fino a pochi anni dopo il 1870
"Quando il mandataro della Compagnia Israelitica della Morte, per le strade del Ghetto, con in mano un bussolotto di ferro per raccogliervi le
Si trascina dietro un piccolo carrozzino sul quale sono riposti gli utensili del suo mestiere, e grida con voce lamentosa: — Chi ccià ttigami
. Il secchio. 11. Il cocomero. 12. La cotta del prete. 13. Il gomitolo. 14. Il moccio. 15. La spada. 16. Il bue. 17. L’organo. 18. Albero di pigne. 19
accento del verso o un po’ a capriccio, un piede de’ suoi compagni, e nell’ultimo verso un piede ogni parola: "Pis’ e ppisèllo, Colore così bbèllo
Si piglian le due manine del bimbo, e si battono palma a palma dicendo marcatamente: "Sbatti le mano ch’ècco la micia, La spagnôla senza camicia: La
, alle feste per il XVIIIo centenario del martirio dei Ss. Pietr o e Paolo, con l’intervento dei Vescovi di tutto il mondo; alla messa novella di Pio IX
Giuoco che si fa con le uova lesse. Uno de’ giocatori stringe in pugno l’uovo, e l’altro vi batte sopra con una delle estremità del proprio uovo. Se
È inutile parlarne. Sono tante le grida dei giornalai e così diverse, che per enumerarle tutte non mi basterebbe un’altra metà del presente volume. E
Si fa da due o anche tre fanciulli, avvolgendosi in sulle mani del filo e l’un dall’altro ripigliandolo in varie figure, come per esempio: la cùnnola
suole entrare la festa a tutto il sabato successivo, percorrevano le strade del Ghetto, offrendosi a quell’ufficio, gridando: — Chi appìccia, chi
PAROLE DEL GERGO DEI BIRBI, ECC.
delle dita, e poi immediatamente col polso. Allorchè vince, prende il posto del compagno, e il giuoco seguita a piacere.
Pigliano un bicchiere con un po’ d’acqua, vi sciolgono del sapone, v’intingono un pezzetto di canna, chiamato cannéllo, e vi soffiano dentro
Un certo numero di ragazzi si mettono tutti allineati, a un dato punto. Poi al segnale del capo-giuoco si pongono a correre; e colui che giunge per
dote a le zzitèlle: Le zzitèlle stanno in piazza; Una fila, un’antra innaspa; Chi li fa li cappelli dé paja, Per andare a la bbattaja. A lo sparo del
"O bbiferari, erano anch’essi abruzzesi. Vestivano — scrive il Belli — un pittoresco costume e venivano nello Stato pontificio sul cadere del
terzo da mamma. Questa guida gli altri giocatori, i quali dietro di lei formano una lunga catena, tenendosi per un lembo del vestito. Disposto così
Si prendono, un dopo l’altro, i ditini del bambino, e per ciascuno di essi si dice: Questo (il pollice) dice: Ho fame; Questo (l’indice) dice: Nun c
due lati, detto nizza o trilló (già lippa) sull’estremità del quale dà un colpo per farlo saltare in aria; e, saltato, tornarlo a colpire a volo
ritornarla di nuovo indietro e così di seguito; sempre però cercando nasconderla agli occhi del giocatore, il quale è stato dalla conta designato a scoprire
fanno intorno e gli gridano in coro: Tappo de cacatore, ecc.". Così lo descrive il Belli nella nota 13 del sonetto: Un’opera de misericordia del 3 ottobre
ricomincia e seguita a piacimento". Così lo descrive il chiaro prof. Morandi alla nota 7a del sonetto del Belli: Li ggióchi.