Relazione critica intorno all'opera "Il quadro parlante" del maestro Bacchini
, svolse le intrinseche facoltà, quasi instantaneamente, al contatto del Rossini; forse senza quel tipo spiccato e particolarissimo, accosto al quale
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che passi tutti i limiti del buffo e vada addirittura nel ridicolo, di fronte almeno al personaggio principale: povero vecchio burlato al quale è tolta
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siccome una nota, una frase, un periodo, non rispondono in modo definito ad un’idea speciale, com’è proprietà del linguaggio parlato, cosi non bastano a
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serena giocondità d’animo che, ricordando a momenti le svelte concatenazioni ritmiche del Matrimonio Segreto e di Giannina e Bemardone, par quasi ci
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non fallino, di melodrammi più ispirati, più larghi e più compiuti. L’inclinazione melodica del maestro è pregio costante da noi già mentovato: s
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ingenito per la concitazione del ritmo.
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sopra alcune parole di Lucia, incastonato nell’andamento strumentale con qualche accortezza. La scena del magnetismo è per condizione scenica, come
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Mirtillo è però di gran lunga superiore; superiore tanto che, se non fossero il quintetto e la scena del magnetismo, potrebbe incontrastabilmente
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riformatori d’oggidì. Egli sdegna gli artificj infecondi co’ quali in oggi s’asconde il difetto delle doti più lusinghiere dell’intelligenza e del cuore, co
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libertà del commercio, che son cose materiali, non porteranno con sè l’amalgama e la fusione dell’indole e del pensiero de’ popoli, cancellandone le
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del genere umano, e nella divisione delle razze serbano in ciascuna un’impronta speciale, vivamente dimostrata nelle manifestazioni continue della
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’assenza del genio. Di queste note particolari che distinguono l’epoca della sosta in una scienza o in un’arte fra il periodo miracoloso della creazione
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deplorabile usanza di correre a caccia del forestiero colle sue formole algebriche, monotone, uniformi, glaciali: frutto forestiero che fa com’ogni altra
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elevare l’animo all’infinito, epperò si congiunge alla religione, e segnatamente a quella religione dell’infinito ch’è pure la religione del cuore; e
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Questi furono e saranno sempre i propositi nostri di fondar l’arte nuova sulle tradizioni e sulle memorie del passato, e ci pajono maturati co
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Volendo adesso ragionare dell'opera nuova del maestro Bacchini, ed applicandole le cose discorse fin qui, diremo subito come nel complesso si riveli
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Vero è che di fronte alla melodia nasce subito la questione, se quella che troviamo sparsa a piene mani in un’opera nuova, compaja del tutto
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i favori della natura, sono di compassione assai più degni che di sprezzo. Traviati, non odono più la voce del dovere: ciechi per le lodi smodate, e
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che imitarono o foggiarono la musica loro su quella degli altri, ben pochi oggi, che giudichiamo senza entusiasmi e senza passioni, ci parrebbero del
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, imitare quell'insigne maestro in alcuni atteggiamenti delle immagini per la profonda idealità del sentimento che da quelle traspare, parve sempre un bene
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copia. Terenzio trova l’origine del suo Davo nella vita sociale de’ Greci, e lo ricompone all’intelletto e al senso de’ Romani, a distanza di tre o
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Rispetto all’arte musicale, l’ultima metà del secolo decimottavo e la prima del decimonono furono, quanto a modelli d’opere melodrammatiche, per ogni
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, principia l’èra del decadimento. Toccato allora il sommo di quell’arte, e fatta ella ricca de’ più svariati elementi che per lei si chiarivano
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Accademia della crusca
