Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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nuovo parco cittadino si appoggia in silenzio sulle schiene  dei  cam e delle madri, e si rifrange sulle ciglia dei bambini
schiene dei cam e delle madri, e si rifrange sulle ciglia  dei  bambini addormentati, sulle capigliatura rare dei
ciglia dei bambini addormentati, sulle capigliatura rare  dei  pensionati in vena di pensieri miti,
la tavola, piena di trilli argentini, ridea col profumo  dei  fiori e dei vini; le gonne di seta, nell'ombra compresse,
piena di trilli argentini, ridea col profumo dei fiori e  dei  vini; le gonne di seta, nell'ombra compresse, con lunghi
nel poco; ed Emma, una bruna dall'occhio profondo, parlava  dei  bimbi che vengono al mondo; e Nina, una fragile dal senno
al mondo; e Nina, una fragile dal senno maturo, parlava  dei  baffi di un capo-tamburo. Ma, l'ultimo bacio, coll'ultima
la coltrice del letto infantile... - E noi siam le gioie  dei  giorni d'aprile.. - Son io la locanda dei queti villaggi...
noi siam le gioie dei giorni d'aprile.. - Son io la locanda  dei  queti villaggi... - Io son la valigia dei garruli viaggi...
Son io la locanda dei queti villaggi... - Io son la valigia  dei  garruli viaggi... - Rammenti ?...la cattedra son io della
La tavola piena di trilli argentini ridea col profumo  dei  fiori e dei vini; e Nina, una fragile dal senno maturo,
piena di trilli argentini ridea col profumo dei fiori e  dei  vini; e Nina, una fragile dal senno maturo, parlava dei
e dei vini; e Nina, una fragile dal senno maturo, parlava  dei  baffi di un capo-tamburol
ancora azzarda domande. Che ne è delle parole dette,  dei  pensieri pensati? che dei verdi e dei gialli della stagione
Che ne è delle parole dette, dei pensieri pensati? che  dei  verdi e dei gialli della stagione trascorsa, sterminatrice
è delle parole dette, dei pensieri pensati? che dei verdi e  dei  gialli della stagione trascorsa, sterminatrice di foglie,
caravana  dei  desiri miei verso di voi salìa, donna divina, come una fila
Giacchè, marchesa, voi siete un inganno, siete una larva  dei  secoli vieti, e certo ancor nell'anima vi stanno le carezze
secoli vieti, e certo ancor nell'anima vi stanno le carezze  dei  numi e dei poeti. Siete risorta da una tomba argiva per
e certo ancor nell'anima vi stanno le carezze dei numi e  dei  poeti. Siete risorta da una tomba argiva per rinnegar coi
splendori le belle inferme dell'età lasciva, e le viltà  dei  nostri flosci amori! Deh, spargete la spiga e la verbena
le siepi  dei  viali un'infinità di piccole pietre grige tutte delle
a qualcuno da cercare, seguendo come noi le indicazioni  dei  cartelli tra campi riquadri file numeri fino al giusto
un'ora al pianoforte. Le restano da riordinare molte schede  dei  suoi pazienti.
lasciato i nomi  dei  luoghi, mi piace osservare come gli esseri umani cadano
parean di cenere. Era l'ora del sonno, e del dolore, e  dei  patiboli; l'ora che il frate le celle, e l'amore lascia i
qua e là si dipingeva di negre spoglie; e il pispiglio  dei  passeri sorgeva fuor dalle foglie. Ed era un altro dì fra i
fra i dì già sorti e scesi al tumulo; un altro giorno che  dei  giorni morti correva al cumulo.
Il sole indora le acque, il cielo non ha confini. Stupori  dei  commensali per ogni portata.
nome scivolerà via con il corpo, ci saranno  dei  segni su una pietra per un tempo che giustamente fa
In vasta curva costeggiando il fiume tremola ancor la luce  dei  fanali e l'Arno scorre sonnacchioso e grigio, l'acque
scorre sonnacchioso e grigio, l'acque melmose. Spicca  dei  colli ancor la massa oscura e San Miniato avvolto nella
di fior, raggi di stella, io la vorrei compagna e schiava  dei  dolori miei. Vorrei darle la mia sete di baci non noti al
vederla agonizzare. E poi narrarle la immensa amarezza  dei  disinganni ; dirle la noia che precede gli anni; dirle che
livide, all'alba e di notte, va a spezzare nelle aiuole  dei  vicini i boccioli della rosa tea, calpesta anemoni e
fiori, mi dissuase, e la ragione è questa: mi disse il nome  dei  compagni suoi: scusatemi, dei vizii è la brigata, che per
è questa: mi disse il nome dei compagni suoi: scusatemi,  dei  vizii è la brigata, che per danzar dimenticaste a casa; e è
tre color; noi cantavamo, pargoli, l'Inno di Pio nono, che  dei  tiranni al trono malediceva allor. Ma un dì la madre
gli implacati vindici del pianto delle madri, siam l'egida  dei  padri risorti a libertà!
morta eppure ancora forse abita qui e non ci fa compagnia e  dei  fiori forse non le importa, né del paese che è cambiato.
della casa che da poco abito non si curano delle ombre  dei  balconi lungo il marciapiede, vanno e vengono, entrano dal
siamo figli  dei  padri ammalati; aquile al tempo di mutar le piume
loto! Canto litane di martire e d'empio; canto gli amori  dei  sette peccati che mi stanno nel cor, come in un tempio,
nel cor, come in un tempio, inginocchiati. Canto l' ebrezze  dei  bagni d'azzurro, e l'Ideale che annega nel fango... Non
il tuo divenir taciturno. Non so se la fiamma pallida Fu  dei  capelli il vivente Segno del suo pallore, Non so se fu un
di un volto notturno: Guardo le bianche rocce le mute fonti  dei  venti E l’immobilità dei firmamenti E i gonfii che vanno
le bianche rocce le mute fonti dei venti E l’immobilità  dei  firmamenti E i gonfii che vanno piangenti E l’ombre del
su un letto d'ortiche le sue colonne antiche. Le falangi  dei  Cimbri incatenati qui passár, dalle invitte alme imprecando
brando; qui pregár forse gli ultimi tribuni, dalla vendetta  dei  barbari immuni, tra l'arse insegne e i figli insanguinati,
l'ali del tempo e dell'oblio nei penetrali infranser l'are  dei  possenti Mani, e troveresti in mezzo ai sassi, a caso
forse di un olimpio il naso, che greco artista sculse e  dei  circensi fiutò votivi incensi ... Ma al tempio il danno e
tanti altri, molti  dei  quali non ho mai saputo neppure il nome, parenti alla
di questa vita, ripenserai l'alcova e il letticciuolo  dei  nostri lunghi amori, quand'io portava al tuo dolce lenzuolo
di vivere e morire pel genio mio! E allora sentirai l'onda  dei  vermi salir nel tenebrore, e colla gioia di affamati
le lenzuola di seta, la credenza stracolma di marmellate e  dei  tè più diversi. Sosterà in molte capitali, incontrerà
alla discesa in mar! Or che son muti i cembali nell'aule  dei  palazzi, e, in larghe pieghe, immobili riposano gli arazzi,
villici parlan di gelsi e viti, e degli armenti aviti, e  dei  pruneti in fior! E intorno a lor, corteggio quasi di
tiepido gli aromi ne ha portati, speran suggere il balsamo  dei  zeffiri vietati, e delle pure mammole, e dell'alpestre timo
accorrono ai freddi altar davanti; son le canute vittime  dei  nostri avi galanti, i gonzi, le pinzocchere, e le stanche
scintilla: comincia l'olocausto del nobile lavoro! ... No,  dei  chierici il coro non lo raggiunge in ciel! Amici! orsù,
al Creator! Ma al suon dell'aspre incudini si sposi il suon  dei  carmi, che tempra a Italia l'armi, l'artista, che sul
Io amo gli insetti. Non ha schifo delle lucertole e neppure  dei  vermi o dei serpi. Forse li inghiotte forsedorme con i
Non ha schifo delle lucertole e neppure dei vermi o  dei  serpi. Forse li inghiotte forsedorme con i ragni a corona
e si lasciano andare, così da sembrare più fermi e sicuri  dei  loro fratelli dal volo più mosso, che rischiano contro la
stiva e scura come una spina. Due  dei  sette sono morti. Dimmi quali. Hanno tutti gli occhi
corso del tempo, a mano a mano diminuendo le proporzioni  dei  reperti. Dopo un mese in un anfratto del pavimento è
rubicondo e bello, l'avvenire tu sei, l'ultima legge ormai  dei  giorni miei. Ti lascio, amico mio, molte sciagure di cui
che mi resta ancora: il pio desir di una celeste aurora,  dei  pedanti il disprezzo, e la manìa di cercar perle al lezzo.
ditemi il segreto, erranti stelle,  dei  vostri eterni palpiti! Qual desio vi commove il petto
sue sembianze, guidala mollemente ove, al sereno, le stelle  dei  felici intreccian danze. Ma neghittosa se tu resti ancora
di lontananze e di scoperte. È stupita dall'indifferenza  dei  più per i viaggi spaziali. Dopo i grandi entusiasmi per lo
 dei  vermi languidi, sarà vendetta mia, per entro all'ossa
una ghirlanda! Le mie piccole mani sono pure come quelle  dei  santi di cera; amo le creature non so che una povera
preghiera». Le fontane cantano sempre nella città muta  dei  sogni. Io mi allontano e la mia veste bianca se la dividono
e sogno che in fondo alla mistica valle Agitate l'anima  dei  secoli passati: Ora per voi la speranza Nell'aria
un puro gelsomino; quando, coll'alba, discendean, sull'ali  dei  sogni, a' miei guanciali, palpiti strani e idoleggiate
di fiori artificiali ... ed io già in petto avea l'onda  dei  versi, e gli occhi al ciel conversi, e già pensoso mi
bieco. Ché all'entrar suo mi rientrò nel core tutta la noia  dei  passati inciampi, quando fanciullo pallido e sparuto alle
quando fanciullo pallido e sparuto alle dolci anelavo aure  dei  campi, e avrei pei gioghi del Sempion venduto e Troia e il
di marine, tu vedesti, e pur giovane sei tanto! Ed io? ...  dei  grami dì già presso al fine che mai conosco di sì vago
tra la polvere e il rame, tra la tela che copre i piedi  dei  morti e il ruscello di seta sulla schiena della sposa.
ha vestito i fior che adora il profumier perito, e, amor  dei  vati e amor dei ciabattini, i pampini divini, e i merli ai
fior che adora il profumier perito, e, amor dei vati e amor  dei  ciabattini, i pampini divini, e i merli ai fiori e ai
divini, e i merli ai fiori e ai pampini frammisti sogno  dei  paesisti; così della tua luce, o Musa, un raggio, rapito al
per schiuderti un sorriso, e ti misura i corni dal numero  dei  nastri onde l'adorni. Fra le eleganti, che alla fantasia
incanti, e metà colle vesti auree, striscianti, e il volar  dei  cavalli, e dita bianche strette in guanti gialli, potrà
che scende a noi trafuga, nella veloce fuga, qualche sacra  dei  nostri avoli usanza! Finir le serenate, e della coda
morta, e del teatro Fiando già si minaccia il fato, e cadrà  dei  Figini il porticato ... Piangete, alme gentili, anche
ai lavatoi, il lago specchio delle stelle, e i molli clivi  dei  nostri colli, e i fior del prato, e i ruminanti bovi
non sarà, come i femminili accenti, il mobil velo, no,  dei  sentimenti; sarà un semplice suon di ramo in ramo un
n'a jamais vu mourir de jardinier. STENDHAL. Sull'infanzia  dei  germi e delle fronde il marzo sbuffa; alle ospitali gronde,
fesse: fin le tegole anch'esse, forse per l'abitudine  dei  nidi, si credon rondinelle e volan via. Fra le spighe gli
l'antica piazza  dei  tornei salgono strade e strade e nell'aria pura si prevede
un riso acuto nel cielo, oltre il tortueggiare, sopra  dei  vicoli il velo rosso del roso mattone: ed a quel riso odo
in mezzo a lor! Ma non val sospiro o lagrima quest'oblio  dei  visitanti: siamo tutti commedianti, commediante è il tuo
commedianti, commediante è il tuo cantor! Spesso i giorni  dei  superstiti son da un feretro abbelliti, dei nepoti agli
Spesso i giorni dei superstiti son da un feretro abbelliti,  dei  nepoti agli appetiti desco è spesso un freddo avel; se qui
crudel, spina del cuore! E dove sono il volto e le parole  dei  primi amici, e del mio primo amore?
a esultare e a piangere il poeta. Uno era lamia conscia  dei  mali che l'Adamo indura; e l'altro silfide educata ai pudor
eventi agli amici del tuo viaggio lontano, e innamorarli  dei  lidi ridenti! E quando, solo al tuo lavor, la mano
ferrato cammin. Passerà nell'antico convento, sulle fosse  dei  monaci estinti; se all'inferno non giacciono avvinti lo sa
tornerà nuovi enigmi a fischiar. Ma le vispe fanciulle  dei  campi, che cullato ancor bimbi non hanno, e ancor tutti gli
i preti non san. Vi dirà che gli è sacro al paese il sudore  dei  volti onorati, come sacro è il valor dei soldati, come
al paese il sudore dei volti onorati, come sacro è il valor  dei  soldati, come sacra è la mente del Re. Che non siete più
del Re. Che non siete più mandre indifese, voi famiglie  dei  solchi dìlette, ma dal vostro vessillo protette, ma da
ho costretta a far da moralista! Ma sai quanto mi strazii  dei  miseri la vista! E poiché sì cattolico e stecchito promette
fischio bravi sarem, se andremo in compagnia nella turba  dei  poveri, sparsi lungo la via, a seminar qualche parola
frutto della vita era ancor fiore che si schiudea fra l'oro  dei  capelli e le perle del core; non si sapea di patria, eppur
a lui concessi. Il desiderio delle ignote vie, i connubi  dei  versi e dei colori, l'alte superbie, e le malinconie, e i
Il desiderio delle ignote vie, i connubi dei versi e  dei  colori, l'alte superbie, e le malinconie, e i prepotenti
e i prepotenti amori! Ed Ei brillava come un bardo antico  dei  mercatanti fra l'ignobil greggie, che stupito il vedea, del
alcuni anni ho rispettato l'impegno  dei  morti, quella volontà di stare senza pensare, e, insomma,
nero, guardando a lungo si indovina la figura del castello e  dei  larici alti sulla cordigliera.
madre, che si cura degli uccelletti. Alcuni mesi dopo uno  dei  due pappagallini muore, nessuno in casa appura se il
crin! E tu che ti nomini l'immenso avvenire, tu culla  dei  gaudii, dei pianti e dell'ire, lo guarda, e inargèntati, lo
E tu che ti nomini l'immenso avvenire, tu culla dei gaudii,  dei  pianti e dell'ire, lo guarda, e inargèntati, lo guarda, e