Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Scritti giovanili 1912-1922

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Longhi, Roberto 50 occorrenze

W. PATER: Il Rinascimento. Studi d'arte e di poesia. Traduz. De Rinaldis. Napoli, 1912 (in: 'La Voce', IV, 1912, n. 39, p. 902).

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Pure R. si rimette al lavoro parlando di Michelangelo «au point de vue dramatique». Siamo a teatro? La scienza dei seguaci di Michelangelo è

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M. REYMOND, De Michel-Ange à Tiepolo. Paris, Hachette, 1913 (in «La Voce ». VI, 1914, n. 1, pagg. 37-41).

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Dove scegliere per darvi un saggio dell'espressione limacciosa bottegaja alla carlona? Eccone un culmine. «Le Poussin est un maître de l'Ecole de

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«Le Baroqué c'est la libertél De tous les mots qu'il a dits, beauté, joie, tendresse, femininité, et ceux de santé robuste, de force et de majesté

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Entrando a Sceveninga la taglia per il quadro: «Tout cela de dimensions très vastes conçu dans le plus grand format et pas trop (pas trop, in

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morti. La pillola è preparata e indorata con una preparazione di settecento, con qualcosa di Delacroix, di Puvis de Chavannes. Alcuni rari saggi

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MIGEON, JAMOT, VITRY, DREYFUS, La collection Isaac de Camondo au Louvre. Paris, Gaz. des B.-A. et Libr. Van Oest, 1914 (in: 'L'Arte', 1915, p. 78).

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L. AUBERT, Les Mattres de l’estampe japonaise. Paris, Colin, 1914 (in ‘L’Arte’, 1915, p. 79-80).

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Pietro de Hooch o di Giovanni Vermeer.

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Alladio (de) Macrino, è ancora Gian Giacomo Fava che fra l'altro ha un'opera nella Chiesa di Fregarolo presso Magenta. Se nOn lo sapevate.

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Nei primi cinquant'anni di «seicento» i liguri i cui nomi suonano oggi di armatori o di industriali; come sarebbe dire Assereto, Ansaldo, De Ferrari

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trecentesca; finché il Coro della Certosa per opera del De Poli e del De Marchi introduce lo stile Quattrocento misto di Lendinara e d'arte lombarda, con

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G. DE NICOLA, Notes on the Museo Nazionale of Florence, I: G. Francesco Rustici («Burl. Mag.», marzo 1916) (in: ‘L'Arte’, 1917, p. 301).

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G. DE NICOLA, Notes on the Museo Nazionale of Florence. II: A series of small bronzes by Pietro da Barga («Burl. Mag.», settembre 1916) (in: ‘L'Arte

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Manet alla Galleria Nazionale. Villa Giulia? No, alla Galleria Nazionale di Londra. Noi ci accontentiamo delle falsificazioni di De Nittis.

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L. TRAMOYERES BLASCO, El Pintor Jeronimo Jacinto de Espinosa en el Museo de Valencia (Valencia, Lopez, 1916) (in: ‘L'Arte’, 1917, p. 358-59).

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Il Gio. Battista Genovese citato in una lettera da Venezia è il Langetti e non il Baciccia, come crede il Ruffo. Giacomo de Castro corrispondente e

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B. BERENSON, Un plateau de mariage ferrarais au Musée de Boston («Gazette des B. Arts », ottobre-dicembre 1917) (in: 'L'Arte', 1918, p. 238).

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A. DE RINALDIS, Di alcune opere inedite di Bernardo Cavallino («Rass. d'arte», ottobre 1917).

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grazia Giorgio de Chirico.

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Quanto all'annesso Essai de catalogue raisonné delle incisioni di Piranesi, ci rimettiamo alle osservazioni e alle correzioni di particolari esposte

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U. KEHRER, Francisco de Zurbaran. (München, Schmidt, 1918) (in: ‘L'Arte’, 1920, p. 91-92).

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Citiamo fra i suoi capolavori La Dame de Sorquainville, La Duchesse d'Ayen (coll. Weill), Mademoiselle Huquier (Louvre), Madame Desfriches mère

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CLIVE BELL. L’ Atelier de Courbet (« Burl. Mag.», gennaio 1920) (in: ‘L'Arte’ 1920, p. 154).

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P. RATOUIS DE LIMAY, Jean Baptiste Perroneau Painter and Pastellist 1715-1783. («Burl. Mag.», gennaio febbraio 1920) (in: ‘L'Arte’, 1920, p. 153).

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E. MÂLE, L'iconographie française et l'art italien au XIV siècle et au commencement du XV («Revue de l'art ancien et moderne»gennaio-febbraio 1920

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Così avviene che sotto Carlo V appaia quel Parement de Narbonne ch'è di apparenze talmente italiane.

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fratelli de Limbourg imitano, oltre Simone, i Lorenzetti, Taddeo Gaddi, ecc., come già dimostrò il Conte Durrieu. Altre influenze senesi appaiono

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chiarimenti: «Collection de Louis XIV. Ce tableau, donné par Bailly et tous les inventaires à l'Allegri, n'est assurément pas de cet artiste. Les temps et

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Volete adunque ch'io, l'ultimo de' dilettanti, e arciconvinto d'essere «a tenui cose nato» ardisca gareggiare co' più valentuomini ohe onorate od

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Sfrondisi da Ludovico la frasca, orsù passatemi questa freddura mentre siamo in Seicento, della vedutetta che apparterrà a qualch'altro de' bolognesi

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De' bolognesi, a' quali passeremo, non è gran copia in Pommersfelden; nondimeno, alquanto di buono.

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più campo la mera imitazione sottentrandovi prontamente, mentre che varia l'indole de' pittori, non so qual scelta; siccome parve anche al mio caro

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del Ribera? L'autore ne sarà uno dei tanti allievi del cavalier Massimo, citati dal De Dominici, e che al maestro non cede in grazia, come che d'arie

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dozzine di palmi, raffigurando l'uno una vittoria de' Giudei sovra i Gentili, l'altro un Trionfo de' Cristiani sovra i Giudei [figure 199, 200].

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Più volte è in Pommersfelden la rappresentanza de’ nostri settentrionali, de’ veneti spezialmente. Ma a’ veneti sarà mestieri giungere, soffermandosi

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Il séguito di queste estere maniere, fomentate in Venezia da' pennelli de' Lys, de' Feti, de' Cappuccini, de' Maffei, e non schive dall'accedere a

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Padovanino, per essersi meno infrascato di estere maniere e aver battuto anch'esso la strada maestra de' Veneti. Partecipa al gusto de' tempi

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Fin qui de' professori più veneziani nella maniera, fra' veneri di que' tempi: non dovendosi tacere d'altre misture di stili, che non mancarono

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Veggasi per figura, in alcune fatture delle sue solite, il Carpioni; scolare forse del Padovanino; ma nondimeno curiosissimo de' Baccanali del

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qualche tomo di lettere ove ebbero finora anche troppo luogo, perché abbia a comparirvi anch'io, le cianfruscole de' minimi letterati, le briciole de' più

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214. Isacco e Giacobbe. Udine, Duomo. Opera certamente genovese, di Orazio de Ferrari.

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DE FERRARI, ORAZIO

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DE CAIRO, FRANCESCO

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seconda edizione). Frattanto il Voss la restituiva giustamente a L. de Deyster. Per altra opera del De Ferrari, v. anche a: CARNEO, ANTONIO, 214.

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DE ROSA, PACECCO

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416. Agar e l'Angelo. Roma, Galleria Nazionale (L., 1916). Ma non ne ero più tanto sicuro. [Oggi ritengo sia cosa giovanile di Giovanni Andrea de

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MATTEO DE PITOCCHI

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«Perché - diceva Piero dei Franceschi nel suo Trattato della prospettiva - la pictura non è se non dimostrationi de superficie».

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