premio, perchè non intendevano ad appagare la ragione. Il Monte ver de fu lì lì per perdere la medaglia d’oro. Due dei giurati gli volevano
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monumenti di straordinaria varietà e bellezza, parrebbe che dovessero abbondare quelli di prospettiva. De’ primi, oltre ai giovani che ricorderemo più
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meno nota ai paesisti de’ nostri giorni — la fronda — al Danieli non era necessario altro che il viaggiare un poco e il lavorare molto.
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badasse nell’ordinare i farmaci al temperamento de’ suoi malati. Ci sono le città sanguigne, le città nervose, le città biliose, le città linfatiche
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De’ ponti nuovi ce n’è uno brutto nel più ameno luogo della città, tra il molo della Piazzetta e il giardinetto del Palazzo reale, lì dove si vede l
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; ma l’artista spietato ricercava i moti, studiava i muscoli, notava le rugosità della viscida pelle, poi dava a intervalli de’ colpi fermi nel sasso. La
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rimpasticciamento di forme senza stile e senza misura. Mandano, è vero, alle Esposizioni italiane de’ piccoli saggi della loro valentìa, ma sono cosuccie
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Nel 1580 Michele di Montaigne, passando da Padova, andò a vedere codesto monumento al Bembo, e il y regarda de bon œil le visage du Cardinal, qui
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dell’arte. Quando il Proudhon col suo libro Du principe de Vart et de sa destination sociale, scritto in gloria del Courbet, fantastica certe idee
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ultimi mesi sopra uno de’ soggetti più singolari e nello stesso tempo più semplici e più ardui all’arte statuaria. Il coro nell’Agamennone di Eschilo
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pensionato dall'Accademia di Firenze, e doveva fare una statua in saggio de’ suoi studii. Per modellarla preferì al soggiorno di Roma quello di Napoli
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Fu uno scandalo. Gli Accademici fremettero; il pubblico girò altrove lo sguardo inorridito; la critica de’ vecchi gridò anatema; quella de’ giovani
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legno; nessuno di que’gingilli, de’ quali tanto si compiacciono gli artisti. V’è tutta la semplicità, la parsimonia fiorentina. A primo tratto sembra
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La lista de’ suoi amori artistici non è meno lunga di quella dell’eroe di Molière, di Mozart, di Byron, di Puschkin. Passa dagli argomenti di storia
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Nè il Cannicci si ferma ai contadini. Ha dipinto de’ succosi quadretti di genere: Un chierichetto, brutto in volto, ma pieno di vita, che suona il
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de’ più pittoreschi, nè de’ più poetici, ma de’ meglio conformi all’idea che hanno nel cervello o, più giustamente, de’ meglio conformi al sentimento
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. In quel torno, l’anno 1855, s’aprì la mostra universale di Parigi. Tra gli altri v’andò un pittore, che prometteva bene e che ora vive a Londra, il De
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, fu ingoiato con la sua tavolozza nella voragine di Lissa — Ippolito Caffi venne un dì, prima di giorno, a pigliarmi nella mia stanzuccia in via de
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intellettuale. Mi rincresce — aggiunsi con una stretta di mano — mi rincresce di lasciar voi; ma nella città de’ Cesari e de’ Papi non ci potevo più vivere
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— Meglio povero — gridai — e imbecille, ma padrone de’ proprii desiderii e dei proprii affetti. Mi rammento un dì in Trastevere: dopo avere visitate
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costumanze de’ popoli varii, non essendo il fine dell’arte, sono tornate a diventare semplicemente uno de’ loro mezzi. L’arte non è idealità, perchè deriva
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e il Niccolò de’ Lapi, spingesse anche il pittore a scostarsi dalla verità per piegarla ad un ideale, che le corrisponde spesso nei libri, quasi mai
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Si vedeva che il Cremona aveva lungamente ricercato nel vero le proporzioni de’ corpi e le forme delle membra; ma pur si vedeva che aveva tratto la
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la seguono. Cosa bizzarra! ad onta della sfumatura de’ contorni, che è il carattere esterno, ma costante delle opere del Cremona, ad onta della
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Del Grandi, che è il secondo de’ due giovani i quali scandalezzano gli uni e fanno gridare gli altri a’ miracoli, citeremo le due opere principali.
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con l’occhio di questo o di quell’artista ». Nell’esaminare infatti un quadro che ci piaccia, noi a poco a poco ci rendiamo conto delle relazioni de
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Salvator Rosa era, di certo, un grande ingegno d’artista, e molti de’ suoi paesaggi, sebbene vuoti nella esecuzione, svelano una potente singolarità
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. Ci sono de’ buoni artisti, degli artisti eccellenti; ma una vera arte lombarda, matura o novella, non c’è. Un fatto però ne sembra molto notevole
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Anche quando le arti cominciavano a scendere sulla china della licenza continuò fra esse questa affettuosa armonia. La stessa arte ghiacciata de
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si può credere, dice di averlo visto con i suoi occhi medesimi. E non è male, crediamo, ripensare a questi casi de’ secoli andati, noi che viviamo in
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In questi dubbii che indirizzo piglia l’arte de’ nostri giorni? Che cosa è la nuova scuola di pittura e di statuaria, se pure esiste una nuova scuola
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Le réel fait notre extase, Et nous serions plus épris De voir Ninon sous la gaze, Que sous la vague Cypris.
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il classificare in poche categorie l’arte poetica, che non l’arte pittorica, giacché le gradazioni de’ colori e de’ toni superano quelle delle frasi
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mensole, che da parecchi secoli aspettavano invano. Già sono ite ad accrescere il popolo infinito de’ santi, de’ beati, de’ patriarchi, degli angeli, i
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Chi fu architetto del Duomo? Se non fu Enrico di Gamodia alemanno, nè magistro Johanni Mignotho de Parixius, nè Nicoletto de Bonaventis pur parigino
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Nel Duomo nostro la unità compiuta non esistette mai. L’anno 1400 il parigino Mignoto si lagnava, parlando de’ finestroni dell’abside, in molto
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del Belliazzi, anch’esso, come gli altri due, delle provincie meridionali. La semplicità de’ concetti è accompagnata dalla semplicità delle forme; la
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Tenuto conto della differenza, che non può non correre tra un imperatore romano del secondo secolo dell’era cristiana ed un artista de’ nostri giorni
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suoi connazionali sono quieti osservatori della natura. Egli si compiace di intonazioni brune, e dipinge volentieri de’ vagabondi, che, all’alba, vengono
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Bisschop de’ Paesi Bassi, con meno luce e sostanza; hanno la tavolozza di alcuni pittori della Scuola di Monaco, i quali, tardi a muoversi come in
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la idea de’ fanciulli, i quali mettono anche nell’angoscia non sappiamo che serenità dolce, che speranza vivace. Codesta arte de’ Paesi Bassi è, del
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Un terzo commendatore, il De Keiser, direttore dell’Accademia di Anversa, espose nella tribuna un gran Carlo V, che libera gli schiavi cristiani a
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Buoni all'incontro sono gli asini del De Haas e i cani di Giuseppe Stevens; i paesi del Lamorinière, alcuni con poca aria, e del De Knyff, alcuni
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de’ suoi monumenti, severe e grandiose come le linee del terreno e de’ colli; la spiaggia d’Astura, col mare che si insena, e le barche dei pescatori
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Il rame lustro scintilla dai piatti de’ maccheronai e de’ friggitori di pesce, che, vociando, vendono la loro merce accanto ad una nidata di putti
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L’ultimo monumento, de’ pochissimi che Milano ha nelle vie, fu alzato, come tutti sanno, con molta pompa a Leonardo da Vinci durante la Mostra
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Il Vinci teneva scolari a dozzina: un Galeazzo con patto di dare 5 lire al mese pagando ogni 14 dì de’ mesi, e il padre pagava in fiorini di Reno; un
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nella villa datagli dal Re a Cloux presso Amboise. Il Salai redò nel testamento la metà zoè medietà de uno jardino, che il Vinci aveva fora le mura de
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Fu scolaro del Vinci a Firenze per un poco di tempo Iacopo da Pontormo, e furono suoi condiscepoli col Perugino, ma seguitatori del suo modo e de
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, della caccia del toro, de’ torneamenti, delle cavalcate, delle regate, de’ festini, de’ balli, di tutta insomma quella pompa orientale, di tutta quella
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