imperanti per creare opere del tutto staccate dalla rappresentazione veristica della realtà. Tra le opere di questo primo periodo vanno ricordate
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Naviglio e quello della spirale luminosa alla Triennale del 1948 alcuni artisti, prevalentemente nell’area lombarda, cominciarono ad essere attratti dalla
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), la presenza d’una lacerazione della tela - dunque d’una «assenza» della materia costituita dalla tela - fa sì che la spazialità bidimensionale della
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» (pure queste tuttavia definite di solito come «concetti spaziali» o «attese spaziali») e dalla serie di composizioni plastiche denominate talvolta «nature
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, è tratto dalla fisica e accenna alla teoria di Bohr e ai principî di «indeterminazione» postulati da certa fisica recente. Si tratta di alcune tele
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nel caso delle anamorfosi rinascimentali, o nelle prospettive paradossali barocche) dalla preoccupazione di raggiungere una determinata
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costituirsi soprattutto dalla loro immissione entro un determinato spazio architettonico o ambientale. Un’altra funzione che riallaccia molta nuova
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Questi artisti, dunque, adottando - vuoi consapevolmente che non - alcuni moduli dapprima introdotti dall’arte concettuale (e dalla land art, e art
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plastiche che usano i materiali offerti dalla tecnologia attuale (alluminio, filo di ferro, lamiere verniciate a colori acrilici, acciaio inossidabile
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americani recenti: dalla Nevelson a Marisol, da Newman a Rickey, da Stankiewicz a Tony Smith, da David Smith a Oldenburg, da Calder a Murray, da
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risposta è data dalla presenza di più di cento opere e di quasi altrettanti artisti di una ventina di nazioni. La prima impressione provocata dalla
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, soffocate come sono dalla presenza massiccia degli scultori più giovani o giovanissimi; e vorrei solo soffermarmi, tra le prime, su quella di Frederick
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Ebbene, l’impatto prodotto dalla macchina rudimentalmente operante di Tinguely è molto decaduto se lo si confronta a quello di alcune sue primissime
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Tra quelle più indovinate vorrei citare subito quella di Gino Marotta: l’effetto di «foresta speculare incantata» raggiunto dalla sua costruzione era
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sorprendenti; invece l’artista romano ha preferito presentare una delle sue ultime invenzioni: una serie di contenitori rettangolari che, dalla presenza
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la presenza d’un percorso obbligato strettamente dipendente dalla strutturazione dello spazio ha fatto sì che la sala di Ceroli costituisse una prova
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Mentre un ritorno alla staticità assoluta veniva offerto dalla sala di Romano Notari col suo Processo spaziale religioso dove l’artista umbro
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dalla pop art americana e da certe correnti folcloristiche napoletane e romane (Persico, Bugli, Biasi, Tacchi, Festa, Fioroni, ecc.).
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legno grezzo. Con queste sagome egli riesce a «raccontare» vicende le più varie, che vanno dalla rappresentazione dell’Ultima cena a quella d’un ballo
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sopra una riga eseguita sulla tela che viene stirata verso l’alto dalla spinta del pallone: vera e propria traslazione figurata d’un paradosso, d’un pun
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Di cosa corre alla ricerca l’artista (o l’operatore estetico che dir si voglia)? di esprimere «qualcosa di nuovo» che lo possa distinguere dalla
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limitati da ben precise esigenze economiche, nel caso dell’artista «puro», il telos del suo lavoro appare il più delle volte come dettato non dalla fantasia
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Se, infatti, l’essere «coinvolti nel sistema» - per intenderci in quel sistema costituito dalla affluent society, integrata, neocapitalistica e
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Se l’essere «coinvolti nel sistema» - per intenderci in quel genere di sistema - di establishment - costituito dalla affluent society, integrata
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corso e che per contro fu disertata dalla maggior parte dei poeti e dalla metà degli artisti invitati).
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derivare a queste opere dalla loro reclamizzazione sfrenata da parte di gallerie e musei. Allora, quello che era un gesto esteticamente lecito, quella
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dalla Germania e dagli altri paesi contagiati dal nazifascismo - fu la volta, finalmente, dell’action painting. A questo punto le cose presero a
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ambientale che viene ad essere attivato dalla presenza di vaste costruzioni volumetriche in cui l’elemento plastico ha il sopravvento su quello
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dovuto prescindere all’epoca delle battaglie per l’arte astratta e concreta, dalla figurazione, dalla rappresentazione, dall’aspetto naturalistico.
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seguite attentamente dalla nuova generazione di critici (Germano Celant, Paolo Fossati, Daniela Palazzoli, Lea Vergine, A. Boatto, Tommaso Trini, A
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, Mariani, ecc.); da letterati che, dalla letteratura e dalla poesia, sono passati alla poesia concreta e visiva (Pignotti, Miccini, Isgrò, Carrega, ecc.).
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estrapolazioni quanto mai complesse, partendo da un singolo segno, da una linea, da una figura geometrica; ma era possibile far realizzare dalla macchina delle
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Ma torniamo a quello che di realmente positivo ci viene consentito dalla computer art; o meglio dalla cosiddetta «computer graphics»: la grafica
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disincarnato dalla sua oggettivazione e non più operante. Ed è quello che sta appunto verificandosi in molti casi d’arte concettuale. Perché l’arte
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che concettuale dell’unica frase rimasta decifrabile; o ancora (se preferiamo dare un’interpretazione sussunta dalla teoria dell’informazione): la
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Purtroppo, come è stato ripetuto fino alla sazietà, il frutto più succoso e più ambito dalla nostra società è proprio il Kitsch, e una volta
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il linguaggio artistico sia assimilabile al linguaggio mitico e rituale (Cassirer, Langer), giustifica il suo essere fuori dalla storia e, in certo
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). E questo per ovvie ragioni: se un’opera appartiene al passato, tanto più a un passato ormai decantato dalla storia, è evidente che su di essa
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, della Colombia, del Perù), dove il confronto con una civiltà cosi remota rispetto alla nostra eppure in certo senso «addomesticata» dalla conquista
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problematica - d’un giudizio di valore rivolto a epoche lontane dalla nostra e di cui, solo con faticosa ricostruzione filologica, possiamo avere una
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Ma questa parentesi riguardante il nostro atteggiamento di fronte alle opere d’arte di civiltà lontane dalla nostra e l’efficacia «informativa» delle
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Ma il fatto più rilevante è l’esistenza stessa di questa mescolanza dei media, di questo voler liberarsi dalla soggezione a tecniche e poetiche
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corpo femminile), le Quattro età (dalla struttura centrale quasi a segmenti astrattamente sovrapposti ed emergente dalla rettangolarità smorta della
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attorno al nome di Fautrier - la «Biennale dell’informale». È bene precisare che questo termine, dalla rapida fortuna, costituisce al tempo stesso uno
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precedenti l’età barocca. Con lo svincolarsi dell’arte dalla religione, dal mito, dal rito, si è reso sempre più necessario un suo ri-ancorarsi a
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dell’artista, guidata solo in parte dalla consapevolezza, e tramite dunque di impulsi solo parzialmente controllati.
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che dal «valore» delle singole opere - dall’impostazione del lavoro e dall’apertura di intenti del gruppo milanese; nonché dalla sua precoce
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consistenza formale, derivata dalla conglomerazione e sovrapposizione di complicati macchinari.
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«metafisici»: oggetti impossibili e non strappati dalla realtà giornaliera (come sono impossibili e mitiche le sculture di Colla che ha qui una bella sala
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Sembrerebbe allora che la pittura si sia, in questa sua fase, resa succube dalla presenza d’un elemento preso dal vero: suscitatore di immagini
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