Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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il progresso nelle invenzioni; non sarà mai aiutata  dalla  incerta, ignara direzione collettiva dell'ordinamento. Ai
popolo, il Comunismo non ha che un rimedio per proteggerli  dalla  fame . Or non può farsi questo, non può assicurarsi il
predicati che si applicano a diversi subietti, e ricevono  dalla  stessa natura di questi un diverso valore. Il carattere che
della ribellione contro ogni autorità usurpata e sostenuta  dalla  forza, la riverenza alla vera, all'unica Autorità,
nella religione della coscienza inspirata, non incatenata  dalla  tradizione. La Nazione deve aiutarvi in quest'opera. E voi
procede da voi non vi faccia mai dimenticare la famiglia  dalla  quale procedete. Pur troppo sovente i nuovi vincoli
da ogni eccesso nella bevanda o in altro: emancipatevi  dalla  miseria colle privazioni .E sono ottimi consigli perché
di progresso e di associazione, inseparabili anch'esse  dalla  natura umana, sostennero e sostengono, come i filantropi
questo è quanto, secondo gli economisti ,può farsi  dalla  Società: ogni suo intervento al di là è, per essi, sorgente
di comunicazione, emanciperebbero a poco a poco il lavoro  dalla  tirannide del commercio della classe intermedia fra la
la produzione e i consumatori :ma non giovano a emanciparlo  dalla  tirannide del capitale, non danno i mezzi del lavoro a chi
dei secondi è incerta, dipendente dal loro intelletto,  dalla  loro attività, ma segnatamente dalle circostanze, dallo
i limiti fra i quali il salario si aggira, sono determinati  dalla  relazione che esiste fra il lavoro offerto e il lavoro
foste servi, voi siete in oggi assalariati. V'emancipaste  dalla  schiavitù, dal servaggio; perché non v'emancipereste dal
Stato è indipendente  dalla  Chiesa? La Chiesa è indipendente dallo Stato? Ci sono tre
Stato; il sistema di quelli che dicono lo Stato dipendente  dalla  Chiesa; il sistema di quelli che dicono che l' uno e l'
che ci eravamo proposta: - Lo Stato è egli indipendente  dalla  Chiesa? - Egli è evidente, che sarà indipendente, se si
complessivo aggregato, avrà una subordinazione e dipendenza  dalla  Chiesa. Prima dunque di venire ad una decisione, noi
conseguenza, che ciascun uomo è soggetto e dipendente  dalla  Chiesa in tutte quelle cose che riguardano l' ordine
nell' ordine delle obbligazioni morali e di coscienza  dalla  Chiesa; anche lo Stato, sia piccolo o grande, potente o
il giudizio intorno al lecito ed al peccaminoso, dipende  dalla  Chiesa Cattolica. E questo viene a dire, che se nasce
dell' indipendenza dello Stato o della società civile  dalla  Chiesa, è l' abolizione del Cattolicismo e della Religione
e pacifica, e l' umana famiglia essere di nuovo raccolta  dalla  sua dispersione sotto un padre comune, Iddio (4). Un' altra
de' nostri tempi è quella della separazione dello Stato  dalla  Chiesa. Che cosa s' intende per separazione dello Stato
Chiesa. Che cosa s' intende per separazione dello Stato  dalla  Chiesa? Questo è quello che niuno vi dice. Pure se non si
uso. Diremo dunque d' intendere per separazione dello Stato  dalla  Chiesa « quel sistema, che pretende che lo Stato debba fare
della questione precedente: « se lo Stato sia indipendente  dalla  Chiesa ». Trattando la questione precedente, abbiamo veduto
i princìpii del Cattolicismo, niun uomo è indipendente  dalla  Chiesa, e però neanche una congregazione di uomini; né lo
nello stesso tempo, che questa dipendenza dello Stato  dalla  Chiesa è ristretta alle cose morali, cioè all' ordine del
giustamente rispondere alla Chiesa: « Voi siete uscita  dalla  sfera delle vostre attribuzioni: sono io il giudice di
atti governativi, separandoli e astraendoli nel detto modo  dalla  Chiesa, senza avere nessun riguardo alle sue leggi, alle
questione di ciò che è utile si possa intieramente separare  dalla  questione di ciò che è onesto: e se lo Stato possa
onesto. La questione dunque della separazione dello Stato  dalla  Chiesa si trasforma in un' altra equivalente, ma più
progetto s' oppone a quello che è insegnato o comandato  dalla  Chiesa, il governo civile non può indurlo in legge, pel
Cristiana Cattolica, che lo Stato, si separi talmente  dalla  Chiesa, che egli sia licenziato a far leggi e disposizioni
per sostenere il sistema della separazione dello Stato  dalla  Chiesa, preso nel senso indicato, conviene rinunziare alla
o religiose, chiamando questo « separazione dello Stato  dalla  Chiesa ». La società civile fu istituita, come abbiamo
diritto il sistema della separazione totale dello Stato  dalla  Chiesa . Concludiamo: il governo civile deve aver riguardo,
e al buon senso quella separazione assoluta dello Stato  dalla  Chiesa, che è divenuta uno dei luoghi comuni della politica
ritorna alla questione dell' indipendenza dello Stato  dalla  Chiesa, già da noi prima trattata. Ripetiamo dunque, che
moderazione, la misura, l' ordine delle sue disposizioni?  Dalla  legge naturale? No, perché l' Autonomia, di cui si parla,
uno stato brutale, spoglio della sua propria dignità, che  dalla  sola morale procede e dalla sua relazione con le cose
della sua propria dignità, che dalla sola morale procede e  dalla  sua relazione con le cose eterne e divine. Laonde niun uomo
desume, sia dall' insegnamento scritto o tradizionale, sia  dalla  viva voce di quella autorità che ha istituito Gesù Cristo
escluso il sistema d' assoluta separazione dello Stato  dalla  Chiesa, come affatto inconciliabile con il Cattolicismo.
con il Cattolicismo. Coloro che, lasciandosi governare  dalla  fantasia, si compiaciono di rappresentare lo Stato e la
da banda il sistema dell' assoluta separazione dello Stato  dalla  Chiesa; e poiché, lasciato questo sistema, rimane che lo
e se così accade per mutua concessione, questo non deriva  dalla  natura intrinseca delle potestà stesse, e si dee riguardare
e separare. E la distinzione d' altra parte è dimandata sì  dalla  natura dei due poteri, sì dall' ordine e dalla chiarezza
dimandata sì dalla natura dei due poteri, sì dall' ordine e  dalla  chiarezza con cui devono entrambi procedere, e giova
di più il pericolo, che ciascuna delle due potestà, uscendo  dalla  propria via, che diritta le scorge al proprio fine, per far
governi malavveduti, ostentando una falsa pietà, pretesero  dalla  Chiesa. Il sistema di questi governi conduce ai due
l' usurpatore, quando è invalso questo sistema, pretende  dalla  Chiesa tutto ciò che pretendeva il governo legittimo. Posto
pretendendo dunque di essere aiutato ne' suoi interessi  dalla  Chiesa, pretende di conseguenza, che la Chiesa riceva da
trattato tacito o espresso di alleanza. Deriva bensì  dalla  natura del potere civile, che questo deve essere
per intendere, che esso è quello che nasce logicamente  dalla  natura delle due potestà, utile e decoroso ad entrambe e
ed osservino quelle relazioni fra loro, che escono  dalla  loro natura e non son sopraggiunte dall' artificio o dall'
in qualche modo di quella dignità che viene alla Chiesa  dalla  sua divina origine. Che se taluno sfugge ribelle, almeno
da Dio. Il sistema della totale separazione dello Stato  dalla  Chiesa, di cui noi abbiamo veduto l' erroneità e l'
Così è del tutto falso che cotesti legislatori prescindano  dalla  religione: anzi questa sta di continuo presente al loro
del sistema che si dice della legge atea è confermata  dalla  storia. Le due grandi bandiere che dividono profondamente
due princìpii diversi, cioè o il princìpio « di prescindere  dalla  Religione Cattolica, come se non esistesse al mondo »; o il
quando vi dicono che il legislatore civile può prescindere  dalla  Religione, e la legge deve essere atea, adducendo per
ciò che dicevamo, ha due facce, l' una onesta, ed è quella  dalla  quale si presenta quando coloro che lo insegnano lo
dei proprii diritti reciproci, quali vengono loro assegnati  dalla  Religione. In tutti questi tre casi c' è tirannia della
può decidere questa questione se non la Religione stessa,  dalla  quale viene che un oggetto sia sacro. Caduta questa, eccoci
formalità ecclesiastiche, acciocché sia riconosciuto valido  dalla  Chiesa, e deve essere rivestito delle formalità civili,
Anzi, noi vogliamo stabilire una proposizione indipendente  dalla  verità o dall' erroneità di tutte le opinioni accennate e
dispute, per quanto i disputanti pretendano avere la verità  dalla  loro. Ciò posto, noi dicevamo, che una legislazione civile
contratti matrimoniali tutti quelli che sono riconosciuti  dalla  Chiesa Cattolica e nissun altro in tal caso ella è amica
piemontese. Che anzi, se ci fu mai legge che fino  dalla  sua origine portasse con sé i caratteri storici dello
e confonde da se medesima. E` dunque provato ad evidenza  dalla  storia, quanto onorati e puri sieno i natali del matrimonio
più aprendo gli occhi, ammaestrato dall' esperienza e  dalla  riflessione sull' empietà, sulla immoralità profonda, sull'
possa impedire o proibire un atto qualunque che emani  dalla  fede religiosa de' cittadini: e questa è l' assoluta e
s' intende quella porzione che non viene loro tolta  dalla  legge civile. All' opposto, la questione della libertà di
la legge civile possa proibire o impedire un atto che emani  dalla  fede religiosa de' cittadini ». Chi suppone che la legge
fare un atto qualunque non proibito dalle leggi, che emani  dalla  sua fede religiosa », egli è evidente, che non ci può
fare atto qualunque non proibito dalle leggi, che emanasse  dalla  sua fede religiosa ». E` vero che i cristiani non potevano
che i cristiani non potevano fare gli atti che emanavano  dalla  loro fede religiosa; ma questi atti non essendo legali,
ma questi atti non essendo legali, poiché erano proibiti  dalla  legge civile, andavano esclusi dalla libertà religiosa,
poiché erano proibiti dalla legge civile, andavano esclusi  dalla  libertà religiosa, secondo i legisti di cui parliamo:
di quegli altri non proibiti dalle leggi che emanassero  dalla  loro fede religiosa! Che se non avevano altra fede
né costretto né impedito a fare un atto qualunque che emani  dalla  sua fede religiosa, con la restrizione che questo atto non
partiti da un princìpio tutt' altro, come nel caso nostro,  dalla  pretesa necessità, che le leggi civili sieno uniformi per
loro, come obbligazione gravissima, di dividersi l' uno  dalla  supposta moglie, l' altra dal supposto marito. Ma non ci
dal supposto marito. Ma non ci sono cause per ottenere  dalla  legge un altro divorzio. La legge obbliga la moglie ad
e li obbliga a permanere in uno stato condannato  dalla  propria coscienza. C' è dunque sincerità in legislatori di
e intraprendente. I governi utilitari dunque si mettono  dalla  loro parte, fanno loro delle concessioni e così la fazione
di fare quegli atti religiosi, che non sono proibiti  dalla  legge civile; 2) Quella de' così detti filosofi, che
dei cittadini; 2) Che la libertà di coscienza conceduta  dalla  legge civile sia tale e tanta, quale e quanta può essere
Questi caratteri essenziali riceveranno lume e sviluppo  dalla  trattazione delle seguenti questioni. Che i cittadini sieno
Perché questa sola differenza sarà disprezzata e negletta  dalla  legge civile, e riguardo a questa sola si metterà avanti il
pretendesse che la misura dell' abito si dovesse desumere  dalla  statura minima assegnata al soldato, e ciò per non creare
che importa di necessità la coerenza, non si trova punto  dalla  parte de' legislatori di cui parliamo, e di cui è infetta
professione, e sperare di indurli a distinguere la libertà  dalla  licenza, considerando essi come mezzo opportuno al loro
« se esista della licenza », se differisca d' essenza  dalla  libertà, e l' una sia l' opposto dell' altra. Infatti, come
che agli occhi di costoro la licenza non può differire  dalla  libertà, se non per essere in certe circostanze inopportuna
che il libero esercizio di tutte le facoltà umane regolato  dalla  legge morale. La licenza all' opposto è bensì in qualche
modo un esercizio delle facoltà umane, ma non regolato  dalla  legge morale, anzi a questa opposto. Tutto quello adunque
fatto: il diritto è una facoltà di operare protetta  dalla  legge morale, il vizio all' incontro è ciò che la legge
Se si ammette che l' operare il male sia proibito  dalla  legge morale; con ciò stesso si riconosce che non può
diritto non può essere che una facoltà d' operare protetta  dalla  medesima, e però una facoltà d' operare il lecito. La
nel suo esercizio; poiché operare il bene essendo approvato  dalla  legge morale, acquista con ciò la dignità di diritto; ma
accettata, sviluppata, verificata sulla storia, confermata  dalla  scienza, diventò bandiera dell'avvenire. Oggi non v'è
all'antico e diffuso su più ampia zona di terra: vediamo  dalla  tirannide, esercitata dagli individui, escire subito dopo
alcune delle verità contenute in quella parola Progresso,  dalla  quale escirà la Religione dell'Avvenire. In essa solo può
e le forze e la capacità ricevute, senza merito alcuno,  dalla  natura. O l'eguaglianza sarebbe relativa e calcolata sui
dell'antica schiavitù? Non sarebbero quei capi trascinati  dalla  teoria d'interesse che rappresenterebbero, e sedotti
in sistema. L'idea d'unire in mazzo più fiori vien destata  dalla  naturale similitudine che vi è tra fiore e fiore; con ciò
noi, perché fanno già sistema fuori di noi. Ciò non dipende  dalla  nostra mente, ma dal mondo esteriore. In secondo luogo,
le dita d'una mano. Molti popoli sono periti senza uscire  dalla  prima barbarie. Questa filosofia del selvaggio interpreta
moltitudini che la Via Lattea fosse traccia di latte sparso  dalla  Dea dell'aere; ovvero che fosse un solco della campagna
genere umano, anche fra le stirpi più inegualmente dotate  dalla  natura, ha simili facultà percettive e riflessive. È ciò
dopo Confucio. Tutte le questioni appaiono già sciolte  dalla  sapienza dei maggiori; miseri i figli che temono d'esser
a noi e al nostro avvenire. Laonde un popolo ch'esca appena  dalla  barbarie ed abbia scarso apparato d'idee; ma si volga con
lume dell'esperienza e della ragione. Dall'esperienza e  dalla  ragione sempre nuove scoperte; continua mobilità e
in armonia colla grande voce del genere umano trasmessavi  dalla  storia, voi siete certi d'avere la verità eterna,
e legge propria, e non derivavano i loro pensieri fuorché  dalla  contemplazione dell'individuo. La conseguenza di siffatte
Si limitarono essi pure a desumere le norme della vita  dalla  contemplazione dell'individuo: l'Umanità come corpo
dunque a non contemplarle; s'adoprarono a staccar l'uomo  dalla  terra, dalle cose concernenti l'Umanità intera, e finirono
o dall' ammissione gratuita di un principio falso, o  dalla  deduzione errata di conseguenze false da un principio vero.
nelle sue forme , come dovea essere: furono anatematizzati  dalla  Chiesa gli errori speciali che produceva; e da' teologi
quel giusto mezzo dove fermarsi, cominciò ad eccedere  dalla  parte contraria, esaltando soverchiamente l' umana natura
sarebbe stato desiderabile, che tutti i cattolici, ammoniti  dalla  sapienza di questa decisione dogmatica del sommo Pontefice,
di tutte le teologiche scuole, benchè difese ed onorate  dalla  Chiesa; come ancora l' estrema facilità di credere e d'
e tramandata; fecer anco condannare a quando a quando  dalla  Sede apostolica proposizioni estratte da' loro libri, o
accuse date in cotesto secolo al Bellelli ed al Berti (4),  dalla  santa Sede giustificati e protetti, e ad innumerevoli altri
Arduino a tanti scrittori cattolici della Francia alieni  dalla  sua fazione, dei quali egli pretese avere scoperto e
soggiacquero questi infaticabili calunniatori, castigati  dalla  santa Sede apostolica, imparziale mantenitrice della
in che precisamente consistesse l' errore, avea tagliate  dalla  radice le dispute che fossero potute insorgere in fra i
lode e colpa, merito e demerito, onde giustamente furono  dalla  Chiesa anatematizzati; dall' altra abbatte pure i contrarii
volte, anche il peccato originale fu evitabile un tempo  dalla  natura umana, cioè non dai bambini che lo ricevono, ma da
non si può colle proprie forze evitare, nè pure dee dirsi  dalla  legge vietato. Il qual principio fu certamente, chi ben
patrocinatori della natura incorrotta, e proibita solo  dalla  legge positiva, senza la quale, essi giunsero a tale
caduti in errore, vi s' indurarono, e l' errore suggellato  dalla  caparbietà contro le decisioni della Chiesa, divenne nuova
sospetti. Il che ben dimostra altresì quanto sieno alieni  dalla  vera ubbidienza alle leggi della Chiesa. Perocchè quante
a quelle, di cui non essendo definito il senso preciso  dalla  bolla di condanna, possono facilmente abusare), così egli
per la colpabilità del peccato , che tutta si dee desumere  dalla  libertà del primo padre che lo commise. Sebbene noi qui non
posteri, quand' essi escludono ogni infezione ed ogni vizio  dalla  volontà di questi, e però riducono il peccato (pel quale
i teologi, facendo lor credere essere intieramente alieno  dalla  loro dottrina il distruggere il dogma del peccato
insegnamento, o se la nega, sia inescusabile. Cominciamo  dalla  Scrittura. La Scrittura dice non solo che, [...OMISSIS...]
sempre corte le gambe? E qual altro frutto raccolse Teodoro  dalla  sua, fuor di quel dell' infamia? qual altro frutto raccolse
grand' uso, che il peccato si debba sempre porre in essere  dalla  VOLONTA`, e non possa dalla NATURA; nasceva, a mio parere,
si debba sempre porre in essere dalla VOLONTA`, e non possa  dalla  NATURA; nasceva, a mio parere, dalla poca meditazione sulla
VOLONTA`, e non possa dalla NATURA; nasceva, a mio parere,  dalla  poca meditazione sulla umana natura. Quell' obbiezione in
voi altri dite, che il peccato dee sempre essere costituito  dalla  volontà di colui nel quale si trova, perocchè, essendo il
i posteri, motione generationis , sono mossi al peccato  dalla  natura peccatrice di Adamo generante (2). Il movimento
dimostra, 1 ch' egli considera i bambini come riceventi  dalla  mozione del generante l' atteggiamento peccaminoso; 2 che
è comunicata l' inordinazione in cui il peccato consiste.  Dalla  qual maniera, che usa l' Angelico a spiegare, in che guisa
dedurre, che se il loro peccato vien messo in essere  dalla  natura , è ad un tempo la loro natura morale quella che,
senso di volontario semplicemente o in genere, prescindendo  dalla  effettiva libertà. Certo non ci vuole una gran testa a
due suoi modi accidentali. Tale significato si fa manifesto  dalla  ragione stessa e dall' etimologia della parola, dalla
dalla ragione stessa e dall' etimologia della parola,  dalla  definizione de' citati Padri della Chiesa, e dall' autorità
attratti necessariamente, e a un tempo spontaneamente,  dalla  vista del sommo Bene; e questi mossi dalla loro libera
spontaneamente, dalla vista del sommo Bene; e questi mossi  dalla  loro libera elezione: 2 Reca alcuni testi ne' quali, così
i bambini non facessero nessuna maniera d' atti volontarii,  dalla  supposizione che non avessero alcun uso di ragione; egli è
con cui Clemente VIII prescrive che non si debba partire  dalla  dottrina di sant' Agostino: [...OMISSIS...] . Lo stesso
fare questi attacchi contro la gloria di colui, che, vinto  dalla  grazia un dì, ne glorificò la possanza, e ne divenne l'
distinzione tra la dannazione ammessa da S. Agostino e  dalla  Chiesa, come aderente al peccato del bambino, e l'
da Bajo come aderente allo stesso peccato e non proveniente  dalla  libertà d' Adamo che lo commise, e seguitiamo ad analizzare
sia un seguitar Bajo lo spiegare S. Paolo con S. Agostino  dalla  santa sede seguito. E quello che il Rosmini ha mostrato con
si pon mente al modo del lor ragionare, non da altro, che  dalla  condizione del bambino. Non gli attribuiscono cioè una pena
dove ogni guasto è morte, e giustamente s' appella  dalla  Chiesa peccato: colpa poi in quanto quella inordinazione si
quale avversione da Dio viene tolta e annullata interamente  dalla  grazia battesimale, che ricongiungendo l' uomo al Creatore,
la Chiesa (3). E onde nasce mai il Razionalismo, se non  dalla  voglia di spiegar tutto colla ragione? Che bisogno c' è che
bene nell' opera contra i Gentili (1). Quivi dimostra, che  dalla  debolezza e dalla fallacità della ragione, dalle forze de'
contra i Gentili (1). Quivi dimostra, che dalla debolezza e  dalla  fallacità della ragione, dalle forze de' bestiali appetiti
giustamente si può rilevare, almen con probabile argomento,  dalla  lotta della ragione colla concupiscenza, che così non
si può raccoglier così: L' umanità presente (non ristorata  dalla  grazia) si trova in uno stato di deficienza di forze
leva a Dio colla sua volontà impotente; ma perchè è lontano  dalla  sua ultima possibile perfezione alla quale non si solleva
a cagion del padre, che gliela perdette. Non dipende dunque  dalla  cosa in sè, ma dal positivo decreto di Dio l' esser peccato
ma una facoltà tutto diversa. E pure la COLPA non viene che  dalla  volontà prevaricatrice d' Adamo; ma il peccato viene da
generativa , perchè [...OMISSIS...] . Ora in costui formato  dalla  carne d' Adamo prevaricatore perchè mai non passerebbe il
la grazia; pure insegna la dottrina cattolica, che il Nato  dalla  Vergine non solo non contrasse, ma nè pure dovea contrarre
è l' obice che impedisce la grazia, il quale obice è posto  dalla  seminale generazione, la quale non fu quella di Cristo
cosa morale, ma è morale solo in quanto dipende  dalla  prima parte; e così del pari la privazione della seconda
i DIFETTI di cui si parla, 1 dal peccato libero di Adamo, 2  dalla  privazione della grazia, e si dicono effetti dell' uno e
causa; divenendo anco un male fisico morale, se è prodotto  dalla  malizia della volontà. Obbiezione 5. Conceduto anche, che i
la creatura al Creatore sarebbe peccato, se non dipendesse  dalla  libera volontà. Quello dunque che non è colpa, nè pure è
è sempre vincibile colle forze, che l' uomo ha acquistato  dalla  grazia battesimale, usando i mezzi, che questa grazia gli
concupiscenza vengano sì sformatamente accresciute le forze  dalla  stortura della volontà superiore, dov' è il formale del
della grazia, ma nella disorganizzazione morale prodotta  dalla  ferita del peccato. 6 I padri e i dottori dicono oltracciò,
generazione per ispiegare il contagio del peccato astraendo  dalla  nozione di colpa. Prima però ancora di S. Ambrogio, lo
stesso colla natura? o l' abito non è sempre cosa distinta  dalla  natura che lo riveste? La natura umana, secondo Gersone,
nella penna i nostri Anonimi; e così s' allontanarono  dalla  sana e comune dottrina. 9 S. Giovanni Crisostomo
che nè la natura, nè la volontá umana ritiene alcun male  dalla  prevaricazione d' Adamo, ma solo è priva de' gratuiti
questa è legata con quella, non è quella. Noi cominceremo  dalla  prima: considereremo la volontà umana in sè stessa, e
e simili, e non che sia male solamente perchè vietato  dalla  legge positiva; giacchè in quest' ultimo caso non può aver
prossima di quell' adesione (1) soggiace alla necessità,  dalla  stessa e sola adesione contrae una deformità morale. Ed
costituiti negli ordini sacri, e tentati contro la castità,  dalla  legge del celibato, dicendo, che colla preghiera essi
non libera. Pelagio e Celestio che negava furono condannati  dalla  Chiesa (2). E condannati perchè il peccato originale si
, ma un errore del giudizio affascinato nelle cose morali  dalla  passione. [...OMISSIS...] . I quali atti, qualora del solo
la sua volontà, benchè fosse trascinata a ciò  dalla  passione, dall' abito, o dalla mala inclinazione. Così se
fosse trascinata a ciò dalla passione, dall' abito, o  dalla  mala inclinazione. Così se s' immergesse in carnalitá a cui
la condanna della 2 proposizione condannata in Bajo,  dalla  quale si puó chiaramente inferire, che vi ha un male morale
tuttavia non è demeritorio, provenendo il demerito  dalla  libertà e non dalla sola natura dell' opera; e che v' ha
è demeritorio, provenendo il demerito dalla libertà e non  dalla  sola natura dell' opera; e che v' ha medesimamente un opus
tuttavia non è meritorio, provenendo di nuovo il merito  dalla  libertà (supposta la grazia), e non dalla sola natura dell'
nuovo il merito dalla libertà (supposta la grazia), e non  dalla  sola natura dell' opera? E tuttavia quest' opera mala , e
volontà è un male morale per se stesso, indipendentemente  dalla  ricerca se la libertà l' abbia o no come cagion prossima
leggi e condizioni necessarie, non dipendenti da se, o  dalla  sua libertà. Onde S. Tommaso colla sua solita veduta
nell' esercizio dell' arte, dicendo, che, [...OMISSIS...] .  Dalla  qual definizione induce, esserci tre generi di peccati,
l' Angelico, c' è sempre, ogni qualvolta ella si torca  dalla  rettitudine della legge morale, onde in universale, senza
guasto; dipendendo tutte le altre potenze di lor natura  dalla  prima e suprema; la personalità stessa è infetta, trovasi
genere umano per se stesso considerato, quale è costituito  dalla  generazione, dicesi dall' Apostolo MASSA CORRUPTA, di
origine sua, trae seco, di sua natura, cioè prescindendo  dalla  virtù di Cristo che accorre a impedirlo, delle REE
giudizii dell' umano ragionamento, ma dalle scritture,  dalla  fede della Chiesa cattolica, e dalla ragione teologica.
ma dalle scritture, dalla fede della Chiesa cattolica, e  dalla  ragione teologica. Poichè osserva, che dicendo il contrario
non solo per gli eletti, come dissero gli eretici, e  dalla  sua morte ricevano tutti qualche salutare influenza (3), e
che scorso quel numero, egli permetta, o che sieno sorpresi  dalla  morte, o indurati, non [...OMISSIS...] . Dove si noti bene,
ci convinceremmo di più, che Iddio sempre mosso  dalla  sua essenziale bontà, ottimo ugualmente si trova e nel dare
esercizio della libera volontà, egli è un vero innegabile,  dalla  rivelazione insegnato, dall' esperienza e dalla ragion
innegabile, dalla rivelazione insegnato, dall' esperienza e  dalla  ragion confermato; il qual vero nè offende la divina
meraviglia che egli non sappia, o non abbia imparato  dalla  lettura dello stesso libro che censura, che le leggi
che le leggi fisiche a cui obbedisce la volontà possono  dalla  libertà esser dominate, purchè non manchino le condizioni
» E per vero niuno dica mai che pecchi colui (prescindendo  dalla  reità che può avere in causa) che non può coll' uso di sua
di sua ragione venire in soccorso alla volontà soprafatta  dalla  passione. Ora che quest' uso morale della ragione possa
e la meditazion vi dirà che i loro giudizi sono traviati  dalla  loro propria volontà, la quale è la potenza che d'
il ragionamento è fieramente predominata e tiranneggiata  dalla  attuosità delle immagini, dalla potenza degl' istinti,
predominata e tiranneggiata dalla attuosità delle immagini,  dalla  potenza degl' istinti, dalla forza delle opinioni fisse, e
attuosità delle immagini, dalla potenza degl' istinti,  dalla  forza delle opinioni fisse, e dalle abitudini e dalla
dalla forza delle opinioni fisse, e dalle abitudini e  dalla  urgenza seduttrice delle passioni. Sotto alla qual crudele
si dimostra indebolita, sfibrata, inerte, ed oppressa  dalla  veemenza dell' istinto sensitivo cresciuto a tal grado di
ed eudemonologico, si fa sempre per un giudizio diretto  dalla  volontà, la quale perciò è la causa di tali giudizii (3); e
sani e retti quando la volontà è sana e retta, e immune  dalla  violenza di quella passione che, come dice l' Angelico,
a meritare, si è quella, per la quale la ragione legata  dalla  passione non può piú accorrere a deliberare in favore della
fa credere; ma unicamente e precisamente dell' uomo stretto  dalla  necessità che gli toglie la facoltà di deliberare a favor
le vere differenze che distinguono la dottrina eretica  dalla  cattolica, qualora s' abbattono ad alcuna di quelle
(attuale, ovvero abituale) della volontà personale  dalla  legge. »Onde, se la volontà dell' uomo ripugna
sieno peccato anche i movimenti disvoluti e disdetti  dalla  volontà, anche [...OMISSIS...] , errore che si contiene,
si contiene, almeno esplicitamente, nella condanna fatta  dalla  Chiesa del Bajanismo. La Chiesa, in pari tempo, non
la volontà talora, ridotta a certe angustie e non soccorsa  dalla  ragione deliberante, sia tratta a consentire spontaneamente
perchè trattasi d' una volontà, come dice S. Agostino,  dalla  grazia liberata. All' incontro in quelli, che o non sono
con questa differenza però, che se la necessità venne  dalla  originale infezione, questi atti disordinati, al peccato
dove noi descrivevamo il fatto della volontà affascinata  dalla  passione, alla qual cede miseramente, dicendo:
cadere nell' errore di quegli altri, che spogliano  dalla  sua virtù liberatrice e santificatrice la grazia di GESU`
tra la dottrina di tali teologi e quella già condannata  dalla  Chiesa ne' pelagiani, e apparirà manifesto il loro inganno
moderni. Ma come si salvano dunque, cioè credon salvarsi,  dalla  condanna di questi antichi eretici? Ritenendo la stessa
dire in tal modo un errore di più, saranno dunque assolti  dalla  condanna antica? Non credo io. Similmente s' osservi quanto
colla Chiesa cattolica che la passione aiutata  dalla  consuetudine delle colpe e lasciata andare innanzi ne' suoi
di cui hanno un bisogno assoluto, per andar salvi  dalla  crudele tirannide del demonio e dalla loro propria
per andar salvi dalla crudele tirannide del demonio e  dalla  loro propria concupiscenza. A torto dunque i teologi di cui
quale gli uomini s' incorporano a Cristo, e sono sollevati  dalla  condizione della natura guasta, all' ordine delle cose
la tendenza di questo secolo d' incredulità e di diserzione  dalla  fede cattolica. La filosofia divisa dalla religione
e di diserzione dalla fede cattolica. La filosofia divisa  dalla  religione indefessamente lavora a introdurre nel mondo un
che da' sensi, a' quali s' attribuisce la conoscenza, o che  dalla  forza subbiettiva dell' anima fa venire all' uomo le idee,
cristiana, rendendola vana e superba; insegnandole che  dalla  sua ragione viene la verità, dal suo libero arbitrio la
suo confratello, e si riscontrino agli originali proscritti  dalla  Chiesa, le copie. Lo stesso esaltamento della forza della
guida di S. Tommaso. Egli distingue la giustizia originale  dalla  grazia santificante , benchè quella in Adamo dipendesse da
Queste tre attività vengono l' una dall' altra, come  dalla  radice d' un albero vien fuori il tronco; e da' tronchi
della volontà, questi sogliono trarre la qualità loro  dalla  potenza, ed esser buoni se la potenza è ben disposta, non
credono sulla parola di Dio rivelante proposta loro  dalla  santa Chiesa, c' insegna indirettamente una verità così
ricerche di molti secoli, quei veri che erano già supposti  dalla  fede con divoto stupore degli stessi scienziati (1). Ell'
battaglia colla libera volontà, che o il vince corroborata  dalla  grazia di GESU` Cristo e allora l' uomo è salvo; o si
Quella tendenza dunque che rimane specificamente diversa  dalla  precedente allora dicesi fomite della concupiscenza (1); 3
precedente allora dicesi fomite della concupiscenza (1); 3  Dalla  detta concupiscenza, o che abbia congiunta la macchia ,
dunque chiaramente s' intenda questa espressione consacrata  dalla  tradizione, che il peccato originale è il reato della
sono di gran lunga maggiori pel bene, di quelle che  dalla  mera natura abbia un altro non battezzato; e d' altra parte
parte dell' attività dell' anima e la migliore è attratta  dalla  grazia che avvalora il libero arbitrio, e lo spirito vi
e lo spirito vi diffonde l' affetto della carità, e  dalla  soavità di questo, tutta opposta alla carnale dilettazione,
concupiscenza dopo il battesimo varia certo specificamente  dalla  concupiscenza anteriore al battesimo in questo; che dopo il
dell' uomo rinato differisce di specie e di grado  dalla  concupiscenza dell' uomo non rinato; e quindi in quello è
uomo in secondo luogo (sempre in generale prescindendo ora  dalla  grazia) vedere il bene oggettivo e morale, ma poi, attesa
sottratta la forza pratica alla sua volontà,  dalla  seducentissima dilettazione giunta all' estremo suo
fu libera; ma in tali atti in sè considerati e prescindendo  dalla  causa libera, non vi è colpa; poichè si suppone in
nè sente l' obbligazione; e perciò l' operazione non viene  dalla  volontà personale e morale; o quel barlume che n' ha non
se fanno quello che sta in loro, nè mai sono addotti  dalla  tentazione senza il consenso della loro libera volontà in
pensiero di negar loro la possibilità di pregare, eccitati  dalla  grazia. Reputo ancora, che una orazion naturale, che niente
le leggi della volontà , quando quella facoltà (diversa  dalla  libertà) che dicesi, un appetito razionale , rimane
quanti i beni dall' uom conosciuti, e si lascia muovere  dalla  loro azione; e acconsente di preferenza al maggiore, se non
cose reali di cui ha percezione); ed è attratto fortemente  dalla  dilettazione del senso animale. Laonde quantunque l'
della sola volontà dell' uomo, considerandola in separato  dalla  sua libertà , che è la potenza nata a dirigerla, ma che
anzi la volontà è quella che viene santificata e informata  dalla  carità di Cristo, e quella che poi opera coll' aiuto di
ma d' artifizi e di maneggi, non più traendo seco forza  dalla  sola speranza riposta negli aiuti superni, fuori della
i quali da esso insensibilmente condotti s' allontanano  dalla  verità e s' affezionano e parteggiano e quasi a sè ed
in modo affatto diverso da quello che vediamo farsi  dalla  natura e dall' arte umana; poichè solo supponendo codesto
cioè che non c' è una generazione delle forme separate  dalla  materia; ma che il composto tutt' intero, materia e forma,
contraddetto da Aristotele stesso, e quest' errore nasce  dalla  confusione che fa sempre Aristotele tra la materia prima ,
di tutto ciò che c' è di divino, cioè di partecipato  dalla  prima causa nella natura e nell' uomo. Quanto poi alla
fuori della natura. Egli s' accorge di questo bisogno  dalla  considerazione che non tutte le cose, com' egli stima,
lui, non essere unispecie coll' effetto. Ora partendo  dalla  sua ipotesi (e non è mai altro che una ipotesi, niuna vera
a sè stessa questo movimento, ma conviene che lo riceva o  dalla  specie pura, che è nella mente dell' artefice, o dalla
o dalla specie pura, che è nella mente dell' artefice, o  dalla  specie che è congiunta alla materia e che vi produce quel
, ed è ciò che si appetisce e si desidera prima di tutto  dalla  volontà, il primo voluto [...OMISSIS...] . Ma il primo
che è unita alla materia; l' atto intellettivo è impedito  dalla  materia. Ma quando queste cose materiali agiscano per via
con una sua facoltà che è la mente, separa quella forma  dalla  materia. Allora quella forma nell' anima è una cosa coll'
determinate, le forme delle cose mondiali che, separate  dalla  mente, sono intelligibili? O che cosa riceve il mondo da
tutti gli enti per modo che il luogo più basso si tenesse  dalla  mera potenza , che fu detta anche materia prima , e il
un predicato . Distinse dunque la sostanza prima  dalla  sostanza seconda , e volle che la prima non si predicasse
il singolare reale dall' universale, la sostanza reale  dalla  sostanza ideale che si predica di quella. Ma questa
tutti gli enti della natura tendono naturalmente ad uscire  dalla  potenza e a mettersi in atto, dichiarò che in tutti era una
ciò che non ha la privazione », ma questo cangiamento si fa  dalla  forza istintiva che è nella materia avente una data forma
ente nulla può fare ». Aristotele risponde che si genera  dalla  materia la quale in quanto ha la forza istintiva si può
eterni, se non primi. E se non primi, non differiscono però  dalla  natura del primo nè per riguardo all' eternità, poichè sono
che non è un solo, ma più. Dipende dunque tutto il resto  dalla  sostanza pura, ma, come queste sostanze pure sono molte,
più antiche favole, le altre sostanze motrici, indipendenti  dalla  prima, che non dà che un moto solo. Laonde ognuno degli
generi analogici di specie, vide che l' accidente dipende  dalla  sostanza , sicchè quello non si può concepir senza questa,
degli enti, diversità che, secondo Aristotele, nasce  dalla  natura di ciascun ente risultante dalle forme diverse di
col quale va filosofando. Egli vuole che si parta sempre  dalla  sostanza individua , e che tutto si riferisca a questa,
prima, anche questo senza addurre una ragione che sorta  dalla  loro stessa natura. Comechessia, sottomettendo Aristotele i
è intrinseca a ciascuno, e si chiama natura (1): risulta  dalla  forma o atto che già hanno nella materia: è potenza e atto
e in uno stato potenziale tende continuamente a liberarsi  dalla  materia e passare all' atto perfettissimo, al quale giunta
secondo Aristotele, così la mente in potenza si distingue  dalla  mente in atto finchè in potenza, ma non più quando cessando
che siano eterne, soprattutto queste » » (le separabili  dalla  materia ed immobili), « « poichè sono cause a quelle tra le
se Aristotele riponga tutte le forme pure ed astratte  dalla  materia tra le cose divine; e questo parrebbe, poichè egli
per la specie a cui tende di pervenire (5), che, separata  dalla  materia, è divina (6). Ma altrove dice, che ci hanno degli
alla penna d' Aristotele, ad escludere alcune specie  dalla  sfera del divino? Quello che si può dire con sicurezza si è
se sono eterne e divine? 4 Le specie sono partecipate  dalla  materia: or come il divino può comporsi colla materia?
tra loro. Poichè l' una e l' altra sembrano nascere  dalla  maniera dialettica di concepire d' Aristotele, per la quale
sia separabile ed essente per sè, non è tratta propriamente  dalla  natura della specie stessa, ma dalla specie considerata in
è tratta propriamente dalla natura della specie stessa, ma  dalla  specie considerata in relazione con un subietto che può
che intelligibile è dunque la mente, e come scevera essa  dalla  materia e riduce in atto le specie che si riferiscono agli
è quell' essenza che si separa bensì coll' astrazione  dalla  materia, e però è immobile; come il concavo che è il
è immobile; come il concavo che è il concetto del naso simo  dalla  materia del naso (2), ma non è da essa separabile in fatto,
[...OMISSIS...] ; ma che Aristotele distingue l' essenza  dalla  ragione dell' essenza , [...OMISSIS...] e quindi l' essenza
dunque dividere la dottrina dell' essere universalissimo  dalla  dottrina di Dio, perchè questa risulta da diverse
mezzo del conoscere, quando rimangano nella mente separate  dalla  materia corporea, sono anche forme degli enti della natura
lo stesso Platone non ci sembra andare del tutto immune  dalla  stessa colpa d' Aristotele, di non avere abbastanza
d' Aristotele, di non avere abbastanza distinto l' atto  dalla  specie , termine dell' atto (1). Per ovviare dunque l'
il quanto e il quale , non si producono mai in separato  dalla  sostanza, ma insieme con essa (1). Da qui procede che ab
ne fa tre classi: quelle che vengono dall' arte, quelle che  dalla  forza, e quelle che dal pensiero (2). Altrove dice che « «
o è speculativo se è una pura contemplazione che non esca  dalla  mente, o è pratico , se c' entra la volontà, come nelle
distingue il primo movimento, che viene dal principio e  dalla  specie e lo chiama intellezione , quello poi che viene
che le riceve in atto, non faccia altro che separarle  dalla  materia: e in tal caso esse sono veramente ne' corpi, unite
unità. - Lo vede; e risponde che il corpo riceve l' unità  dalla  specie o forma, con che ammette veramente inesistere ne'
l' atto sostanziale e immanente della cosa, astrazion fatta  dalla  sua materia, anche ideale (2). Si può dunque intendere il
con questo s' ha, che le specie intelligibili sieno poste  dalla  mente là, dove sono le specie sensibili o i fantasmi; e in
attua all' occasione de' fantasmi. Perchè la mente è data  dalla  natura, dice Aristotele, ed ella è la specie intelligibile
. Nel qual luogo esclude la grandezza, e le parti estese  dalla  mente: e tuttavia a torto, per quanto a me pare, se n'
topon.» Convien dunque che qualche cosa ci sia di separato  dalla  materia. [...OMISSIS...] Da per tutto in queste dottrine s'
dunque Aristotele o non ammette qualche natura separata  dalla  materia? E questa è specie o genere? - Che la ammetta, dopo
si determina. Ma non così quando la specie stessa si divide  dalla  materia: quella allora è indeterminata perchè, sufficiente
che rimane nell' anima [...OMISSIS...] è una memoria , e  dalla  memoria di tali cose si fa la ragione di esse
di tali cose si fa la ragione di esse [...OMISSIS...] .  Dalla  memoria ripetuta della stessa cosa si genera l' esperienza
precede l' atto, secondo Aristotele, nulla si può ridurre  dalla  potenza all' atto; onde riconosce davanti a tutto « « un
Dunque il solo essere resta il primo e per sè conosciuto  dalla  mente, più noto e certo di tutte l' altre notizie, intorno
, gli uni che si fanno «to logo,» separandoli appunto  dalla  materia, e questi sono puri concetti, o ragioni, o, come li
le cose uno per sè. Considera l' unità che viene alle cose  dalla  loro esistenza individuale, e quella che loro viene dalle
La ragione dunque è nell' anima (3) ed è altra cosa  dalla  realità esterna, vi è generata dalla mente in atto, che ha
(3) ed è altra cosa dalla realità esterna, vi è generata  dalla  mente in atto, che ha « « i principŒ di tutte le
il quale però distingue la materia intelligibile  dalla  materia sensibile (4). Ora la mente, che diventa tutte le
conoscere i generi dell' essere. Veniamo agli enti composti  dalla  mente che a un subietto attribuisce un predicato. Dice che
Tutte le intellezioni del pari sono contenute e unificate  dalla  prima, cioè da quella che ha per termine il primo
motore è unico non solo di specie, ma anche di numero; che  dalla  sua unicità viene l' esser uno anche all' Universo,
intellettivo. E poichè l' attività della generazione viene  dalla  specie , convien dire che, secondo i principŒ aristotelici,
sembra che distingua la facoltà soggettiva di conoscere  dalla  mente. E in generale stabilisce prima che il generante
come la forma di una cosa reale, che è pure inseparabile  dalla  cosa reale, potesse essere in un altro e rimanere la
che consegue, che « nè pure può essere eterno ciò che passa  dalla  potenza all' atto, chè talora sarebbe in potenza e talora
Dio nel mondo, [...OMISSIS...] ? E` un principio diverso  dalla  ragione, [...OMISSIS...] . E` migliore anche della scienza
dei più forti intelletti umani. Considerata la dottrina  dalla  sola parte spirituale, ci si trova un' ingegnosa unità, ma
le cose ricevono continuamente l' essere e il vivere loro  dalla  prima ed eterna divina mente, verso cui tutte aspirano; non
cui tendono (.), deriva tutta l' azione, la vita, la forma  dalla  natura. Ma come si derivi quest' azione non lo dice
tre, queste cause sono già divise, traendo un tale esempio  dalla  medicina, dove dice che oltre la specie della sanità e
lui posti, ma riconosce che la materia dipende eternamente  dalla  forma, onde la materia senza di questa non è qualche cosa,
e sopra tutto non distingue la predicazione ideale  dalla  reale e affermativa. Sotto il nome di specie essenziale (
è determinata può sussistere soltanto nella mente, separata  dalla  materia corporea; ma se la specie, l' essere, è pienamente
secondo Aristotele, l' origine delle specie finite? -  Dalla  tendenza, crediamo noi, che egli dà alla materia, o anzi
modi e gradi, secondo il proprio nativo potere, nascente  dalla  specie che già hanno e che tende a riprodursi con eterno
queste specie, ma le abbisogni cavarle per via d' induzione  dalla  natura. La mente umana è la stessa mente divina (se
e dovendo attendere a tant' altre operazioni, è distolto  dalla  continua contemplazione; all' incontro gli dei, cioè le
perisce, cioè periscono tutte le cognizioni tratte  dalla  natura per induzione (essendo ella stessa tutte queste cose
espressamente di no, ma distinguendo la causa motrice  dalla  causa formale delle cose finite dice: 1 che ogni ente che
le cose reali, perchè dice le opere dell' arte formate  dalla  specie nella mente dell' artista allo stesso modo come le
dell' artista allo stesso modo come le opere della natura  dalla  specie che è nel loro generante. Ed essendo identica questa
così da questa pure nella mente vengano i ragionamenti (2).  Dalla  stessa specie vengono queste tre cose; la teoria è comune,
è nella sfera, non è la sfera, nè prodotto necessariamente  dalla  sfera, ma è soltanto contenuto in essa, e da essa, per così
ma la materia sola non è essere, chè riceve l' essere  dalla  forma. L' essere adunque è quello che costituisce la
materia e di forma, ci deve essere pure una scienza diversa  dalla  fisica, e questa deve essere anteriore alla fisica, e
all' essere, come essere e separato, il quale come appetito  dalla  natura è causa motrice e finale. [...OMISSIS...] Il primo
cioè alla forma; e questa forma è puro essere separata  dalla  materia, onde dice [...OMISSIS...] (2). E prima avea detto:
Poichè gli elementi materiali prima di essere uniti  dalla  specie o essenza specifica non hanno nome, nè sono qualche
qualche cosa [...OMISSIS...] : ma quando sono contenuti  dalla  specie, quest' uno che ne risulta riceve il nome della
e hanno un nome appunto perchè hanno quelle specie. Così  dalla  tendenza della natura all' essere attualissimo Aristotele
(1), e perciò non può esistere separata, determinandosi  dalla  materia o potenza che col suo appetito verso l' essere
nella mente, salvochè questa è considerata separatamente  dalla  materia. Quest' istinto della materia è non di meno cieco,
per arte. Ma la pura mente non è cosa che si formi passando  dalla  potenza all' atto, perchè la sua natura è di essere atto
la virtù sensitiva che risponde al genere de' sensibili,  dalla  virtù dotata di ragione che risponde al genere degl'
che anche nell' uomo da principio non ci sia inserito  dalla  natura se non quella «dynamin kritiken» (5), che Aristotele
anche nell' universo, oltre esserci gli atti che vengono  dalla  potenza, c' è l' atto puro, ed eternamente vi si conserva,
e basta che si dividano, anche questo non si sa come,  dalla  materia, affinchè sieno per se intelligibili. Su di che già
imitazione de' Pitagorici) non si prende nulla di reale  dalla  cosa imitata, ma s' assomiglia a quella, in modo che ciò
(per fermarci a questa), tostochè è nella mente separata  dalla  materia, è una sola. Se è una sola, come può conservare la
dare una potenza di imitarla nella sua opera distinta  dalla  specie, nè si potrà dire, che la specie della sanità nella
fa che l' essere e sapersi, e il nominarsi delle cose venga  dalla  predicazione delle specie (3). Ma il nodo più duro a
dall' intendere quanto la natura divina si dipartisse  dalla  natura finita della mente umana, colla quale non può nè
quelli soli che arrivano col loro movimento ad uscire  dalla  loro potenzialità, il che è quanto dire riescono a
sparsi nella natura, quando giungono a liberarsi  dalla  materia e divenire atto puro, diventano intelligibili in
bastando che ci sieno in potenza, per esservi poi attuate  dalla  specie sostanziale in cui sono. Quindi ancora la specie
sostanziale perviene ad un atto puro in cui si libera  dalla  materia, allora diventa intelligibile e intelligenza, e
sostanziali che quaggiù si trovino, la quale, uscendo  dalla  potenza all' atto, giunse fino a toccare il primo e supremo
in sè in potenza e alcune volte in atto tutte le forme  dalla  natura, ond' è chiamata «aion syneches» e «taxis» (6),
non è il medesimo che il subietto; ma il subietto è posto  dalla  natura dell' universo che passa dalla potenza a quell'
il subietto è posto dalla natura dell' universo che passa  dalla  potenza a quell' ultimo atto, pel quale contempla la mente
che essendo eternamente scevra di materia, non può venire  dalla  natura; 2 Quindi la mente subiettiva dell' uomo è unita a
l' eternità, [...OMISSIS...] (3); 4 La mente umana uscita  dalla  natura come specie sostanziale pervenuta allo stato d'
natura, le quali ella acquista coll' induzione, separandole  dalla  materia, che così diventano sue proprie specie accidentali,
la mente fattibile, ossia in potenza. Questo poi si prova  dalla  qualità che attribuisce Aristotele d' impassibile , e però
a pensare queste specie, ha bisogno di separare le specie  dalla  materia perchè la mente se le approprŒ (3). Ma per ciò che
e nascendo la generazione dall' imperfetto al perfetto,  dalla  potenza all' atto, conviene altresì che ultima sia la mente
i suoi proprŒ intelligibili ; perchè la mente umana, uscita  dalla  natura, si tiene, fino che l' uomo vive, subiettivamente
tutto è essere. Laonde Aristotele fa dipendere le verità  dalla  prima, come gli esseri dal primo essere. [...OMISSIS...] E
sparsi nella natura (2). I quali intelligibili separati  dalla  materia (3), sono gli universali; e senza questi non si dà
detto che quest' essere comunissimo esiste da sè separato  dalla  natura, e che gli enti della natura ne partecipano e così
l' Essere primo singolare, ma preso questo per obietto  dalla  mente umana ed applicato alla natura diventa comunissimo
ma raccolto l' essere che è ne' molteplici della natura  dalla  mente, è universale perchè ne' molti inesistente (2).
le cose, è comunissimo . E però l' uomo che trae la scienza  dalla  natura, nulla può sapere senza l' ente comunissimo, e la
che è come dire « ciò che si dice di tutto » onde è preso  dalla  predicazione e non dall' intuizione . Ora il medesimo
estensione e la comprensione (2). Se si considerano le idee  dalla  parte dell' estensione, cioè dalla maggiore universalità,
si considerano le idee dalla parte dell' estensione, cioè  dalla  maggiore universalità, le più universali contengono le meno
e però quelle sono principŒ di queste. Se si considerano  dalla  parte della comprensione, ciò che è più comprensivo
tiene costantemente divise le specie , sparse nella natura,  dalla  specie massima divisa da essa totalmente: eterne quelle e
sia l' universale, che colla mente s' astraggano le specie  dalla  natura: questo fa anche il matematico; ma le entità che ne
ma le entità che ne cava non sono separabili e indipendenti  dalla  materia, e però non danno il vero e puro universale, nè
Questo deve esister dunque come causa suprema separata  dalla  natura, e come cosa divina. E qui di novo si alterna in
di cui tratta la filosofia prima, è l' immobile e separata  dalla  natura. Ma d' altra parte, l' oggetto di questa filosofia è
come essere. [...OMISSIS...] ; dove esclude manifestamente  dalla  scienza più sublime il conoscimento degli enti singolari,
. Si osservi su questo luogo importante, che  dalla  prima e suprema scienza vengono sempre esclusi i subietti,
[...OMISSIS...] intende tutte le specie, separate che sieno  dalla  materia, le quali sono puro ente, ente determinato. Ma
riprende Platone per aver confuse queste essenze separate  dalla  natura con quelle che sono nella natura, ed eterne colla
viene a dire, quali sieno le essenze separate al tutto  dalla  natura, e non potendo dire quali sono, prese gli enti della
, pretese così d' aver trovato l' essenza eterna, separata  dalla  natura, dell' uomo e del cavallo (4). Aristotele si dà
un discorso a parte (1). Queste essenze dunque separate  dalla  natura sono quelle che dice lontanissime da' sensi, per sè
non è propriamente l' essere comune ; ma questo deriva  dalla  prima causa; e in questo senso anche questa causa dicesi
sono variamente limitati e non sciolti al tutto  dalla  stessa potenzialità, onde le specie mondiali: per il che l'
è l' essere comunissimo, non sostanza, e non separato  dalla  natura (4). Ora ciò che è in atto e ciò che è in potenza,
e non sempre chiare parole: nel che pure non va lontano  dalla  maniera nella quale sono scritti i « Metafisici »
aveva unita la mente alla natura, Platone separò al tutto  dalla  natura le idee delle cose naturali, come essenze da sè
e pose la mente divina o più menti divine separate  dalla  natura e da ogni contagione con essa. Disse poi che il
delle dottrine, pure niuna sentenza è sconnessa e spezzata  dalla  susseguente; il qual notabile vantaggio sarebbe perduto,
Francia per quelle del Cousin e dei valenti giovani usciti  dalla  sua scuola, non dovesse riuscire inopportuno che si
ma solamente nel ridicolo. I primi erano rimasti abbagliati  dalla  troppo viva luce e repentina che mandava tra le tenebre il
cioè da Costantinopoli presa dai crociati, e  dalla  Spagna dominata dagli arabi. Allora furono lette con
quando il realismo di Guglielmo de Champeaux, incalzato  dalla  inesorabile dialettica d' Abelardo, giunse fino agl'
la prima volta, allora nè pure s' accorse d' essere uscito  dalla  sfera delle idee, nella quale era racchiusa la questione, e
il nominalismo . Ella era nata, come abbiamo accennato,  dalla  mancanza d' una distinzione filosofica tra il sussistente ,
come il cristiano, che riconosce l' origine del mondo  dalla  creazione: poichè gli universali mostrano d' avere in se
grande pensatore del suo secolo, si possa benissimo purgare  dalla  taccia di panteismo; anzi le dichiarazioni ch' egli fa
insania da San Tommaso (1), e in fondo non punto lontana  dalla  proposizione dell' Eriugena che [...OMISSIS...] . Le idee
di tutta sè ( ex toto ) diversa, e infinitamente separata  dalla  natura di quella. L' esperienza tuttavia e la storia della
nella mente la forma ideale ed obiettiva dell' essere,  dalla  forma reale , e ne somministrò recentemente prova quel
Iddio in tutta quanta la natura, anima e vita di questa.  Dalla  vita della natura Anassagora separò la parte intellettiva e
Onde crediamo che Platone il primo e il solo abbia scosso  dalla  filosofia il pernicioso realismo dei suoi predecessori ed
reali negli enti reali del mondo, possono essere separate  dalla  materia soltanto per opera del pensiero; ma anche nel
sono puri nomi. Coloro la cui attenzione fu più colpita  dalla  prima proposizione che « le specie sono nelle menti come
di Atene; nè valse che i filosofi, dopo quattr' anni,  dalla  Persia dove s' erano rifugiati, potessero ritornare; chè
scrittori ecclesiastici. Ma questo gran lavoro fu storpiato  dalla  violenza dei barbari, che coll' impero romano sconvolsero
conseguenze, che propagginavano dalle antiche filosofie e  dalla  loro degenerazione: ma non ci fu campo, nè tranquillità
. Anzi non poteva difendersi punto con armi dialettiche  dalla  corruzione e dal veleno di quel realismo. Non gli restava
della lotta più di tutte ostinata. Il che viene confermato  dalla  storia del platonismo non meno che da quella dell'
la forma, causa della materia, è quella che li fa essere, e  dalla  forma si denominano. Se questo sistema, riguardato da una
del secolo XIV coi loro successori (1); 3 la politica ; e  dalla  stessa filosofia aristotelica, sorse il macchiavellismo
Italia; 5 la letteratura ; e si rimane sudicia e snervata  dalla  scostumatezza nei suoi stessi esordi, come specchio che
che abbiamo, s' allontanino da quelli veramente usciti  dalla  sua mano (3). Ma più ancora di cotesti guasti, doveva
oro che troviamo nella miniera del peripatetismo, separato  dalla  scoria, potrà essere accresciuto dai moderni con nuovo
voleva primeggiare nelle filosofiche discipline, ma punto  dalla  gloria oratoria d' Isocrate, anche alla scuola di questo
di continuo a quella veramente originale del suo maestro,  dalla  quale la derivò nella sua miglior parte, e dimostrando in
sua miglior parte, e dimostrando in quali sentenze e come  dalla  medesima s' allontani. Volendo noi dunque esporre ed
di dottrina, che cagionò la separazione del gran discepolo  dalla  scuola di Platone. Il qual punto è chiaramente indicato nel
individui reali sussistenti. Essendo nella mente separate  dalla  materia, danno luogo alla scienza; essendo negli individui
La seconda «usia» dunque ripeterà il suo nome di «usia»  dalla  prima. Ma come è possibile questo, se la prima è singolare
universale ( «usia» seconda ). Il dire che questa venga  dalla  prima è un tentativo di conciliazione: è la soluzione della
Se è un universale, è una maniera d' universale ben diversa  dalla  prima. Poichè, se si vuole descrivere questo concetto, si
uomo riceve il nome e la natura dall' essenza umana e non  dalla  qualità del color bianco o da altra categoria (1): onde la
è uguale la loro ragione , «logos», distinguendo la realità  dalla  ragione della medesima, come vedemmo ne' passi citati. Ma
per esempio le pietre e gli alberi, sono sostanze diverse  dalla  mente, e non la medesima sostanza prima, «usia protos». Il
suo nome e la sua definizione, e quindi la sua quiddità (2)  dalla  specie che di essa si predica, e che perciò è universale.
La quiddità dunque viene alla sostanza singolare  dalla  specie universale, che le s' attribuisce, e quella si
universale, che le s' attribuisce, e quella si conosce  dalla  mente con questa. Come dunque quella sarà prima, se riceve
altre colla generazione, e non producono la specie separata  dalla  materia, ma tutt' insieme. Quei primi principŒ, che sono in
stesso modo dunque, che altrove fa risultare l' individuo  dalla  materia e dalla specie , qui il fa risultare dalla materia
che altrove fa risultare l' individuo dalla materia e  dalla  specie , qui il fa risultare dalla materia e dalla natura ,
dalla materia e dalla specie , qui il fa risultare  dalla  materia e dalla natura , sostituendo alla specie la natura,
e dalla specie , qui il fa risultare dalla materia e  dalla  natura , sostituendo alla specie la natura, e per poter far
la trasmutazione, non è nella mente, ma nella cosa prodotta  dalla  trasmutazione. Introduce dunque un terzo principio, che è
Traducendo così questo luogo io m' allontano alquanto  dalla  comune interpretazione; ma parmi che inteso così riesca più
non ispiegata, e in vano negata. Se si suppone che  dalla  passione sofferta dall' azione della sostanza reale resti
si separa, e conchiude che « come le cose sono separabili  dalla  materia, così sono le cose intellettuali » [...OMISSIS...]
secondo lo stesso Aristotele, è l' essere della cosa  dalla  cosa , come l' essere della carne dalla carne
essere della cosa dalla cosa , come l' essere della carne  dalla  carne [...OMISSIS...] ; la quiddità [...OMISSIS...] ; il
la facoltà di prendersi per sè quell' elemento separandolo  dalla  materia? - Ma d' altra parte la specie comune non può stare
senza vedere, che quest' è impossibile, è obbligato  dalla  necessità del sistema ad ammettere il comune ne' singolari
e questa universalità deriva intrinsecamente  dalla  natura della specie stessa; 2 Aristotele dice, che
la forma, che è l' essere stesso delle cose, è separabile  dalla  materia per opera dell' intelletto. Nell' intelletto dunque
Nell' intelletto dunque la forma o specie è separata  dalla  materia, ed è quello ch' egli chiama l' intelligibile ( «to
anima e ne' reali, sono nell' anima anche i reali indivisi  dalla  loro forma, il che nega Aristotele. Sembra piuttosto
dice separabile per la virtù dell' intelletto la forma  dalla  materia, non considera le cose in sè, quali sono fuori
trae le forme in atto, è per essenza in atto, separabile  dalla  materia, immista e impassiva; [...OMISSIS...] . Non può
si disponga alle specie, come altresì queste sieno prodotte  dalla  mente agente. E` da ritenersi in prima che il concetto
da ritenersi in prima che il concetto della materia divisa  dalla  forma non è che un' astrazione, cioè un relativo (3) per
dunque si possa fare quei passi ch' egli descrisse  dalla  sensazione al concetto fino a' principŒ scientifici , dice
conviene che sia totalmente diversa e separata non solo  dalla  forma materiale, ma ancora da ogni sensazione: onde le
che Aristotele spieghi come ciò sia o possa essere, che  dalla  sua stessa dottrina risulta che la cosa intesa si divide in
essere caduti a questo, era un trovarsi nel vero cacciativi  dalla  necessità logica, e senza pure accorgersene. Se avessero
loro di bocca, ed avessero distinto accuratamente l' essere  dalla  maniera di essere , che nel loro linguaggio si confondono,
dunque le cose reali in sè colle cose reali pensate  dalla  mente, si prese l' atto che hanno i reali, per identico
alla forma che non è in esse, ma solo nella mente, ed è  dalla  mente data ad esse quando si conoscono, essendone la forma
non è ella anche persona umana? Se si distinguesse l' anima  dalla  persona, come gli antichi infatti distinsero «psyche» da
un subietto, ma un estrasubietto che si prende per subietto  dalla  mente per la necessità del pensare: il subietto poi d' una
uomo. Il vero dunque e reale subietto è costituito solo  dalla  materia subiettiva ed è il principio sensitivo e l'
animale, e non è forma se non quando quest' atto è pensato  dalla  mente, perchè allora è oggetto, e non fa sano nessuno;
, e la paragona al concetto della scure, che non è separato  dalla  scure se non di nome. Così ora la fa atto subiettivo del
di rimanere nell' anima, sia stata suggerita ad Aristotele  dalla  stessa lingua greca, di cui la sua filosofia è una continua
di paragone alcuno, anzi dice, che i singolari si conoscono  dalla  mente per mezzo degli universali: è una operazione sola,
sensione (il che impacciò gl' interpreti), e la distingue  dalla  facoltà di ragionare [...OMISSIS...] per indicare, che
a questi subordina, squarciato e limitato, crediamo, che  dalla  stessa dottrina d' Aristotele consegua, che la mente in
era che il complesso. Del resto l' aver distinto l' uomo  dalla  mente , e quello dichiarato il subietto conoscente, questa
si fa a considerarla nel composto, poi passa ad argomentare  dalla  sua natura ciò che può essere separata. Nel composto
che « il corpo vivente (il composto, l' uomo considerato  dalla  parte del corpo), sia quello, che senta la compassione e
Aristotele da' suoi principŒ dialettici, come si vede  dalla  ragione che dà per provare che il corpo vivente è il
e da se stessa è atto sussistente, e così separata  dalla  materia è ad un tempo l' intelligente e la cosa intesa,
stare da sè, abbia essa nel suo essere proprio e separato  dalla  materia, preceduto, almeno nell' ordine logico, la materia
», [...OMISSIS...] ». Egli muove la sua dimostrazione  dalla  necessità di spiegare il fatto della generazione e della
qua e colà ne' varŒ libri che ci rimangono. Cominciamo  dalla  mente umana. Nel secondo « Della generazione degli Animali
questione, se queste tre anime vengano dal di dentro cioè  dalla  virtù seminale, che è nel corpo, o dal di fuori s'
Che cosa fa dunque questa mente divina al tutto separata  dalla  materia, ma che avviene all' uomo, cioè all' anima
ne' fantasmi, nè vengono in alcun modo dal senso, ma  dalla  mente pura. Che questo sia il pensiero d' Aristotele,
«nus an eie ton archon» (1); questa viene da Dio, ossia  dalla  mente separata e pura. Per non essersi distinte queste due
via d' induzione dal senso, questi vengano immediatamente  dalla  mente di sua essenza in atto, e, da latenti forse che
che cosa sia questa verità che non viene da' sensi, ma è  dalla  mente immediatamente conosciuta. Cercando dunque Aristotele
esser più » » (3). Questo comporsi e non comporsi è tolto  dalla  forma del giudizio, che è l' unione che fa la mente del
in atto, e non si generino nè corrompano, ma, o si tocchino  dalla  mente, o non si tocchino ». E rispondendo a se stesso s'
incorruttibili ed eterne, sono o toccate o non toccate  dalla  mente, e però si dà ignoranza, ma non inganno circa di
non avrebbe divisa la cognizione dell' universale  dalla  cognizione de' principŒ: ma si sarebbe accorto che quella e
, e anche noi ce la comprendiamo ma implicita e indistinta  dalla  percezione e concezione, distinguendosi poi solo in
e però distingue l' anima intellettiva che è in potenza,  dalla  mente che è in atto, e colla quale l' anima intellettiva
, [...OMISSIS...] , la verità, [...OMISSIS...] : 3 e che  dalla  mente, che viene dal di fuori, vuole distinta l' anima, non
la mente obiettiva (6). Ora per anima propriamente distinta  dalla  mente Aristotele intende « quel principio immateriale, che
che sono unite colla materia, ci sono altre specie separate  dalla  materia, il cui domicilio è la mente. Così cominciò ad
la facoltà di separare nelle cose reali la loro specie  dalla  materia, e così separata in esse contemplarla. Ma il
o si pensi dagli uomini, o non si pensi. Costretto dunque  dalla  perspicacia stessa della sua mente ad ammettere, che le
egli fu sbalzato in una regione molto più lontana  dalla  materia e dai reali sensibili, a cui credea prima d' aver
e definitivi di queste tre classi di sostanze li trae  dalla  dialettica, secondo il suo solito metodo, cioè dall'
[...OMISSIS...] , era abbandonato a' sensi ed escluso  dalla  speculazione della mente. Come dunque Platone cercava nel
racconciato da Aristotele stesso. La prima ragione è tratta  dalla  relazione logica tra quelle idee che si dicono generi e
virtù di provare. Se noi prendiamo la prima, dividendola  dalla  seconda, e cerchiamo a che s' estenda, ci accorgeremo ch'
intellettiva, che in qualche modo lo segna e distingue  dalla  specie piena, il qual individuo è un reale possibile . Ora
Chè altro è l' idea come semplice conoscibilità separata  dalla  cosa, o mezzo di conoscere; altro è l' essenza che nell'
, benchè sia cosa propria dell' idea e conseguente  dalla  sua stessa essenza, pure non è la sua essenza, l' idea
sieno fenomenali, partecipano, concepiti come sensibili  dalla  mente, l' essenza , che è nelle idee, e così anch' essi
poichè i sensibili che sono, sono già uniti e inseparabili  dalla  loro unica essenza. E questo io credo in parte una delle
figura rotonda, si può distinguere la superficie convessa  dalla  concava (2): questa è una separazione ideale, perchè il
non si separerebbe e distinguerebbe la separazione reale  dalla  separazione ideale , se non si supponesse prima che fossero
. Aristotele stesso, come ancora vedemmo, è ricacciato  dalla  necessità e dall' evidenza a questa separazione, che si
di riconoscere. Poichè distingue l' essere della cosa,  dalla  cosa sensibile (3), e in quello, che attribuisce all'
[...OMISSIS...] . Ma quest' essenza o si definisce separata  dalla  materia o unita, e di queste essenze non separate dalla
dalla materia o unita, e di queste essenze non separate  dalla  materia trattano la fisica e la matematica; dell' essenza
quelli, come si dirà, che ricevono l' immediato impulso  dalla  prima causa. Ma questo stesso oggetto poi si dice « «genere
dalle idee ad un primo intelligibile separato al tutto  dalla  materia sensibile. E` del pari falso, come vedemmo, che le
sue quattro cause « « l' essenza e la quiddità separata  dalla  materia, che definisce anche il primo o prossimo perchè, l'
moto non è, intendendosi per sè solo, come moto, astraendo  dalla  partecipazione dell' essere. Allo stesso modo dicesi che «
cioè d' altre qualità, che da sè sole prese differiscono  dalla  natura dell' ente, ma per partecipazione di questa sono. Ed
delle essenze che ne' generi e nelle specie si contemplano  dalla  mente, cioè di cosa che è anteriore alle forme categoriche.
perchè quelle nelle idee solo si vedono e si contemplano  dalla  mente; ma tra i reali distingue i sensibili e corporei
concepito e per essere. Così se si separa il sensibile  dalla  sua essenza, diviene un incognito e anche un assurdo; se lo
altro de' due modi esistono o divisi fra loro o divise  dalla  realità. In quanto sono partecipate sono le stesse che
« « che l' essenza in questo modo, conoscendosi, patisca  dalla  cognizione, e in quanto patisce, anche si mova, il che
consiste? - Qui siamo obbligati di uscire, per rinvenirlo,  dalla  sfera della Ideologia, e questo prenderemo a fare nel libro
e che tende a imitare la specie, sempre da un altro, cioè  dalla  specie stessa, sorretta e portata, [...OMISSIS...] , e che
Platone parla della materia separata solo per astrazione  dalla  forma; ma come esistente, egli la fa vestita di qualche
materia indefinita non essendo dunque, che solo concepita  dalla  mente, è ideale, e così può dirsi eterna e immobile,
l' una che si riferisce alle idee, l' altra alla materia;  dalla  quale doppia potenza, che in noi stessi osserviamo,
non giunge Aristotele. Quantunque egli sia costretto  dalla  forza del suo ingegno a riconoscere, che l' essere delle
sono le cose intelligibili; così da questo lume ricevuto  dalla  mente, accompagnato dalle idee, viene al senso (1) e alle
in senso diviso «( Logic. 373) », cioè per azioni, che poi  dalla  mente, che aggiunge loro l' idea del buono e del bello,
si prende da Platone l' Idea in questo senso, distinta  dalla  specie partecipata , che è diversa dal Bene, ed è la
è la causa formale e finale, perchè questa seconda viene  dalla  prima nella filosofia di Platone. Il quale ragiona così: Se
Conviene dunque distinguere l' anima e la sapienza  dalla  causa, e in questa sapienza l' Esemplare dall' effetto che
i vestigi dell' esemplare e c' è l' anima somministrata  dalla  Causa, e però diversa da quella propria della causa. Questa
noi questa parola, cioè come la notizia della cosa separata  dalla  cosa, ma come avente valore di « essere », e di « essere
insieme lo formavano « « un animale intelligente costituito  dalla  divina provvidenza »(1) ». L' Esemplare dunque è quest'
corporeo, parlò vigilantemente, escludendo non meno i corpi  dalla  natura dell' anima che ogni corporea materia. Parmi dunque
può uscire di sè colla sua azione, ma partendo dall' idea e  dalla  cognizione ritorna e finisce sempre all' idea e alla
atto alla generazione, nè mancandogli la corporea materia  dalla  sua anima e mente e virtù generativa dominata, abbia
dell' anima nel cui seno sono creati i corpi, onde  dalla  congiunzione di essa con questi poscia i sensi ed i
cioè la rimutabilità della sua forma, che esce  dalla  materia e vi entra di continuo, come dice Platone in altro
di quella forma ideale. E che le forme e la distribuzione  dalla  materia corporea e sensibile siano una copia, imitazione e
con ciò che mai non muore, si troverà continua, ricevendo  dalla  intima e non più impedita sua unione con quella eterna
l' ordine sensibile. Il raziocinio invece di cominciare  dalla  percezione sensitiva arrivando fino all' affigurazione e
fino all' affigurazione e alla persuasione , parte  dalla  idea pura , e qui comincia il raziocinio, e percorre pure
fino a Dio, rendendolo teofilo. [...OMISSIS...] . Così  dalla  contemplazione e dall' amore di quelle supreme idee del
Bene. [...OMISSIS...] . Distingue dunque la mente divina  dalla  mente creata , quella perfetta e sufficiente a se stessa,
dell' indefinito, [...OMISSIS...] , che deve essere  dalla  mente governato. Appunto per questo, oltre alla prima e più
per beni i piaceri sensibili, in quanto sieno scompagnati  dalla  cognizione e dalla verità, ma dall' essere a queste uniti e
sensibili, in quanto sieno scompagnati dalla cognizione e  dalla  verità, ma dall' essere a queste uniti e loro pedissequi ed
veri , [...OMISSIS...] . Il piacere dunque animale separato  dalla  cognizione è escluso da Platone dal novero de' beni, come
le idee, che si riferiscono al mondo; esemplare formato  dalla  mente divina per creare il mondo; secondo Aristotele, il
l' anima che n' abbia il potere, le consideri in separato  dalla  materia, e così è, che ella conosce gli enti reali. Quindi
al suo primo principio in alto: distribuendosi in una serie  dalla  prima causa sino all' ultima. Consideriamo ciascuna di
ne aggiunge due altre, il caso e la fortuna , che nascono  dalla  privazione delle due prime, [...OMISSIS...] , e però
insita nelle sostanze composte di materia e di specie.  Dalla  materia in tal caso deve venire la forza del movimento,
materia in tal caso deve venire la forza del movimento,  dalla  forma la direzione del movimento: onde attribuisce il
colla mente si considera la specie come altra cosa separata  dalla  materia (2). [...OMISSIS...] . Da questo apparisce, che i
del composto (4). Del pari, la causa finale non differisce  dalla  forma . [...OMISSIS...] . La natura dunque, cioè il
e nella natura , nell' arte, cioè nella mente, separata  dalla  materia, nella natura unita colla materia, ma tuttavia
della natura così. Alcune cose, dice, sono determinate  dalla  necessità , e la ragione di questa necessità è la materia
ottenere l' ultimo effetto; quanto se quell' impulso è dato  dalla  natura stessa, dal caso, da una causa cieca insomma, che
perchè le forze e l' ordine loro esistono indipendenti  dalla  mente e dall' arte che si supponga dare ad esse, con un
Platone, che l' universo non esistesse, ma Iddio mosso  dalla  sola sua bontà l' abbia prodotto, egli accingendosi a
le sue quattro o sei cause, cioè nel loro ordine,  dalla  più prossima all' effetto all' ultima più remota, ed è su
e alla specie, e dicesi natura , alla specie separata  dalla  materia, e dicesi arte . La privazione (2) poi nella natura
certo nella natura non si produce mai la forma in separato  dalla  materia, nè la materia in separato dalla forma: questo lo
forma in separato dalla materia, nè la materia in separato  dalla  forma: questo lo sapeva anche Platone, nè è prova d'
sia ricevuto in un' anima che sia atta a riceverlo scevro  dalla  materia. Dove osserveremo, di passaggio, aversi qui una
e non creato da Dio, come vuole Platone: dunque di separato  dalla  natura non ci può essere una causa efficiente , ma solo una
dico della materia, o l' origine della forma separata  dalla  materia. Questa specie è inseparabile dalla materia che
forma separata dalla materia. Questa specie è inseparabile  dalla  materia che informa, ma si separa di ragione,
sin da principio. Il movimento dunque dell' anima, che  dalla  prima specie perviene a trovare l' ultima, la specie cioè
. Ora se questa causa, cioè la frizione, fosse posta anche  dalla  natura o dal caso, s' avrebbe ugualmente la sanità, benchè
ci fosse la specie pura nella mente. Di più, quando trovata  dalla  mente l' ultima specie, la frizione nell' esempio addotto,
sanità. Dunque le specie non si producono sole; nè separate  dalla  materia, quali sono nella mente, sono cause efficienti
del senso comune, quanto è diversa la potenza del sentire  dalla  potenza del puro conoscere , e quanto il pensare la
pura; come è diverso sentirsi ferir gli occhi realmente  dalla  luce del sole, e pensare semplicemente alla luce che può
la sua parte e una porzione della superficie, determinata  dalla  grandezza e figura della piastrella, risponderebbe a
cognizione negativa . La cognizione negativa differisce  dalla  positiva in questo, che in luogo della percezione , cioè in
prima la cognizione positiva, e poi la differenza che ha  dalla  negativa. Nella cognizione positiva poniam dunque mente che
di questa cosa o visione, perchè me ne è contesa la veduta  dalla  tela che la ricuopre; e tuttavia ne ho un qualche concetto
La ragione dunque della distinzione, che si fa della teoria  dalla  pratica , è fondata nella duplicità sopradescritta dell'
Allo stesso modo conviene distinguere la teoria  dalla  pratica , e mostrare che quella consiste tutta nell'
soprabastano a fare notare la differenza dell' azione  dalla  cognizione , della pratica dalla teoria . La Teologia è
la differenza dell' azione dalla cognizione , della pratica  dalla  teoria . La Teologia è scienza, e la Religione è azione: l'
il suo pensiero negli astratti (1): una terza è una società  dalla  quale prende almeno degli eccitamenti al pensare, e nella
la mente possiede, quasi per salto, la mente viene tratta  dalla  facoltà della integrazione. L' integrazione è come una
conoscere la natura, ne mostra però la necessità: cioè  dalla  cognizione dell' effetto ella conchiude alla causa, di cui
riflettere che ciò che divide e parte la teologia rivelata  dalla  naturale non è propriamente la rivelazione puramente
le notizie non c' è altro interesse che quello che nasce  dalla  qualità delle notizie stesse. Le cognizioni naturali
una Teologia rivelata che per la sua materia sia distinta  dalla  Teologia naturale . E qui conviene dichiarare meglio questa
appunto questa maniera di cognizioni che viene accresciuta  dalla  divina rivelazione, anche in questa vita, e di questo
della luce, con sentire a parlare di lei, non sono tolte  dalla  sensazione reale della luce stessa, della qual sensazione
stessa, della qual sensazione egli è privo; ma sono tolte  dalla  relazione di una cosa che si chiama luce colle sue idee
quali fatti non sono in sè stessi necessarii, ma dipendenti  dalla  divina volontà e arbitrio. Le idee o concezioni di questi
adunque dire che la Teologia rivelata, in quanto si divide  dalla  naturale, compongasi di due maniere di verità, cioè: 1 di
dà credenza alle medesime. Or anche questo può esser fatto  dalla  naturale sua facoltà di giudicare e potenza di volere:
E Gesù Cristo dice: [...OMISSIS...] . Le verità proposte  dalla  rivelazione esterna da credersi agli uomini sono, come
caratterizzare e distinguere compiutamente la fede naturale  dalla  fede soprannaturale. Non è ancora indicata quella nota che
in che essenzialmente differisca la fede soprannaturale  dalla  naturale; ed essendovi due fedi, così due giudizi pratici,
una religione interiore nell' uomo, diversa veramente  dalla  naturale. Quindi l' operazione di Dio nell' interiore dell'
diritto di tenerne il nome, che i suoi seguaci sono usciti  dalla  grande comunione della cristiana società. Ma gli stessi
del culto o la morale umana, o gli effetti salutari che  dalla  religione ridondano nella società: ma tuttavia la religione
. Questi due primi effetti della fede vengono  dalla  fede stessa (2), ma il terzo effetto non viene dalla fede
dalla fede stessa (2), ma il terzo effetto non viene  dalla  fede come fede, ma dall' esser fede viva , cioè dall' aver
alla Religione, questa teologia, vera o falsa, che è sempre  dalla  religione supposta, può risultare o di pure idee negative,
la ridusse al solo sentimento religioso, e la divise così  dalla  dottrina, da una teologia che deve servire di sostegno e
sia espressa la nuova esistenza che riceve l' uomo  dalla  grazia. Non si contenta di dire che diventiamo per la
nuovo ciò che pone la grazia, fino il principio dell' uomo  dalla  grazia rinnovato: e non dice diventiamo , ma siamo , cioè
non ideale , ma reale . La distinzione dell' azione ideale  dalla  reale è quella stessa che passa tra l' idea e la cosa : l'
della volontà è bensì mantenuta e pressata invece che  dalla  idea (possibilità della cosa) dalla memoria della
e pressata invece che dalla idea (possibilità della cosa)  dalla  memoria della percezione (1), e degli affetti dilettevoli,
cosa di più reale, di una impressione lasciata in noi  dalla  cosa reale, la quale impressione colorisce, per così dire,
il soffrire da loro un' azione sostanziale, cioè che venga  dalla  loro sostanza in noi prodotta. L' idea non è propriamente
nel loro errore, che loro impedì il distinguere la legge  dalla  grazia : e quindi negarono la grazia perchè, non potendo
attenere. Non c' è uomo, neppure fra i mondani e alieni  dalla  religione, il quale non riconosca che le sensazioni
sensazioni illudono; che questa illusione viene dissipata  dalla  realtà; che questa « realtà delle cose », come confessava
la descrivono sempre come una cosa tutta di diversa natura  dalla  morale, una cosa indipendente da questa, come questa la
sente fiacco, impossente, reo e nulla trova che il rialzi  dalla  sua fiacchezza e dalla sua reità. Questa autorità e questa
reo e nulla trova che il rialzi dalla sua fiacchezza e  dalla  sua reità. Questa autorità e questa impotenza delle idee
dall' avarizia, la incontinenza doma dall' ambizione o  dalla  vanità, la crudeltà repressa dalla vana gloria. Aveva
doma dall' ambizione o dalla vanità, la crudeltà repressa  dalla  vana gloria. Aveva veduto il grande uomo che gli antichi
di esempio, l' intelletto ha bisogno di essere mosso  dalla  volontà o dall' istinto. Vi sono delle altre potenze le
di stravagante e di furente sopra la terra: tutto provenne  dalla  viva forza di qualche sentimento straordinario che invase
cominciare ad avere la potenza soprannaturale creata in lui  dalla  grazia, da questa potenza già ottenuta. Il passare che fa
mediante le idee negative , somministrate all' uomo  dalla  rivelazione e mediante una cupidità che nasce nell' uomo di
manca onde essere e onde vivere. Questa è quella fede viva  dalla  quale l' Apostolo fa nascere la soprannaturale giustizia e
efficace, uscente da quella cognizione rivelata, massime  dalla  parte che in essa è misteriosa (operazione che si fa nell'
di questa potenza, e per essere nostri devono procedere  dalla  nostra volontà: quindi la fede è il primo atto della
quindi la fede è il primo atto della potenza in noi creata  dalla  grazia, perchè è il primo atto della nuova nostra volontà.
Questa opinione pertanto che cominci la giustificazione  dalla  carità e non dalla fede, non parmi esatta e nè pure sana,
pertanto che cominci la giustificazione dalla carità e non  dalla  fede, non parmi esatta e nè pure sana, avendo espressamente
contemplazioni per ire innanzi in quella notte oscura,  dalla  quale par loro di essere circondati. La fede però ha pure
propriamente anche cognizione il lume che ci viene dato  dalla  grazia. La prima di queste due ragioni è, che la grazia
sensitiva differisca essenzialmente, e non di solo grado,  dalla  cognizione , tuttavia ciò non si avvera trattandosi di Dio
o percepiamo; e quindi la percezione non differisce  dalla  cognizione essenzialmente, ma per gradi: sicchè, come noi
una figura assai acconcia. Si distingue la faccia di Dio  dalla  schiena di Dio. Chi vede un uomo in ischiena, il
in ischiena, il percepisce, ma indistintamente, perchè è  dalla  faccia principalmente che si distingue un uomo dall' altro
esposta da me nei Principii della Scienza Morale , e nasce  dalla  natura della idea dell' essere che è la forma dell' uomo
che gli venga proposto. Ora il bene vien proposto all' uomo  dalla  sua cognizione; un bene che conosce, già lo appetisce per
distinguendo la natura ideale della scienza medica  dalla  reale sostanza dello Spirito Santo. [...OMISSIS...] Dalle
sistema è platonico; e in esso si fa DIO anche il lume  dalla  ragion naturale. Con un tale sistema si riduce tutto all'
ideale ; l' ordine poi soprannaturale esser costituito  dalla  partecipazione dell' essere reale : e quest' ordine essere
e si possono distinguere più specie di cause formali,  dalla  quale accurata distinzione verrà piena luce alla materia
da lui modificato, e la modificazione che questo riceve  dalla  causa che gliela produce: il che il volgo però non suol
[...OMISSIS...] Un' altra similitudine usata da' Padri e  dalla  Chiesa stessa ne' suoi riti per adombrare l' unione di Dio
Ora la parte reale della percezione de' corpi non si divide  dalla  fenomenale, se non per una operazione dell' intelletto, al
la « gloria futura , » per distinguere quella del cielo  dalla  grazia che si ha in questa terra (6). E quando egli vuol
hanno detto, Dio essere formalmente congiunto colle anime  dalla  grazia rigenerante. Non sarà inutile sentire alcuna loro
quella qualità della divina natura cui l' uomo riceve  dalla  grazia, col paragonare Iddio a dell' oro e l' uomo a una
fa la cosa prima che sia, e quindi non patisce niente  dalla  cosa stessa. Il celebre cieco di Alessandria, Didimo, nella
contatto; e tuttavia riman sempre distinto, per sua natura,  dalla  materia che suggella. S. Paolo usa di questa similitudine
oggetto; e questa modificazione, questa passione sofferta  dalla  percezione dell' oggetto, è la imagine che viene in noi
altro modo di spiegare l' azione della grazia in noi tolto  dalla  partecipazione delle cognizioni, perocchè dice così:
dice così: [...OMISSIS...] . Ricapitolando la prova dedotta  dalla  natura dell' intelletto, noi abbiam detto col sentimento
questa bella verità:« Che se l' intelletto umano è formato  dalla  vista iniziale dell' essere (idea dell' essere in
di essere ideale (mediante le idee); il quale è concepito  dalla  mente indipendentemente dalla realtà delle cose. All'
idee); il quale è concepito dalla mente indipendentemente  dalla  realtà delle cose. All' incontro in Dio il modo reale è
: mentre in tutte le altre cose si distingue l' essere  dalla  essenza , potendosi pensare la essenza di una cosa, senza
[in Dio] del modo ideale e del modo reale? Risulta adunque  dalla  teologia che di Dio non si può dare una idea pura positiva,
una condizione, che egli sia percepito da una intelligenza,  dalla  quale possa essere apprezzato. Io ho trattato a lungo
nelle persone. Ma la personalità non si forma che  dalla  volontà , che è la parte attiva della intelligenza. Dunque
anco perchè in esso deduce la Trinità della causa appunto  dalla  Trinità, per così dire, dell' effetto. Ecco le sue parole
La ragione di ciò si è che ben diverso è il poter inferire  dalla  trina forma delle cose una causa pure trina e una trina
sussistenti in una sola sostanza. Perocchè inducendo  dalla  trinità dell' effetto la trinità della causa, non si
esperienza, non vi è che una persona, la quale si regge  dalla  sostanza, sebbene abbia la sua base e la sua qualità dalla
dalla sostanza, sebbene abbia la sua base e la sua qualità  dalla  forma intellettuale7morale, di cui è informata quella
il mistero della santissima Trinità, quale viene proposto  dalla  cristiana dottrina la quale insegna i tre modi in Dio
dagli atti nozionali stessi, cioè le persone, non escono  dalla  divina sostanza, ma nella divina sostanza si contengono e
vedere adeguate e realmente distinte. Ciò che si è provato  dalla  natura della operazione creante, si potrebbe egualmente
della operazione creante, si potrebbe egualmente provare  dalla  natura dell' essere creato. Perocchè la natura di questo
dopo che la rivelazione ce le ha proposte a credere.  Dalla  definizione che abbiamo data dell' operazione deiforme
affetti suoi, ma che addita un principio profondo rivelato  dalla  coscienza, un principio che ha una verità in Dio, nell'
in che l' uomo prende di Dio e ne fruisce, ha origine  dalla  parte dell' uomo, dall' essere questo più o meno capace di
sebbene in sè stesse le persone non sono realmente distinte  dalla  divina sostanza, tuttavia noi colla nostra mente, pel
può averci mai che questa divisione delle persone  dalla  natura, che avviene nella nostra mente per la sua
spiritualmente quelle invisibili cose che loro venivano  dalla  rivelazione narrate. Questo si accorda e torna a un
l' Apostolo, dicendo, che la fede viene dall' udito, cioè  dalla  esterna rivelazione che per l' udito si riceve (2). Ora la
tentato di dare a Mosè una spiegazione qualunque, deviando  dalla  forza della parola, anzichè poter giungere a immaginare la
essere prodotto da nessuna cosa creata, ma che sorte solo  dalla  fede di Dio, non dalla fede delle tre distinte persone
cosa creata, ma che sorte solo dalla fede di Dio, non  dalla  fede delle tre distinte persone sussistenti nella divinità.
Ora la fede nella Trinità, base dell' Evangelio, comincia  dalla  cognizione e fede del Verbo divino; il perchè l' operazione
avanti della costituzione del mondo, la qual non è diversa  dalla  stessa divina sostanza che è pur la sola cosa, che ha
giustizia, diviene madre di un sentimento, perchè afforzata  dalla  grazia: e così ogni attributo della divinità è fonte di un
». Questa verità è inchiusa nelle stesse denominazioni date  dalla  Scrittura e tradizione cristiana alle persone del Figliuolo
che scrisse al conte Terenzio, dopo distinta la sostanza  dalla  persona: [...OMISSIS...] . Cinque secoli dopo, S. Giovanni
Santo, dice così: [...OMISSIS...] . Questa verità consegue  dalla  precedente. La santità, la carità, tutto ciò che vi ha di
della bell' opera; e questa è conoscenza tutta comunicata  dalla  forza della volontà che si pose nella cosa amata e a lei
intellettiva. Conviene adunque che il Verbo sia ricevuto  dalla  nostra volontà: allora egli è entrato in NOI, allora mette
intellettivo nella verità e così s' alluma; o lo toglie  dalla  verità e rifiuta di accoglierne il lume, e quindi stesso di
nelle divine Scritture e che viene continuamente insegnata  dalla  Chiesa. S. Atanasio appunto da' testimonii delle Sacre
cioè con una riflessione, che è bensì intellettiva, ma che  dalla  volontà sua bene inclinata è cagionata e mossa. Abbiamo
della vegetazione delle piante, ma in nessuna maniera  dalla  sola vegetazione delle piante noi potremmo farci la minima
e di volontà di cui erano fornite quelle anime sante,  dalla  essenza divina che in esse operava, qualche Padre ne parla
e a lui si suole applicare in modo particolare quanto  dalla  divina sostanza, senza vestigio di distinte persone,
suoi, fatta ancor prima della sua morte, veniva comunicata  dalla  virtù delle sue divine parole e dello stesso suo umano
anime che prestavano fede a quelle e si lasciavano muovere  dalla  dolce vista di lui. Della grazia che usciva dalle sue
la cui visione o percezione veniva spirata e impressa pure  dalla  visione della divina umanità del Redentore, da cui usciva
cose che io ho udito dal Padre mio, le feci io note a voi«,  dalla  seguente osservazione. In che modo Cristo poteva aver
che il tutte non voglia dir tutte, può trarsi agevolmente  dalla  difficoltà: ma questo non è uno spiegare le parole di
non è più prodotta dalle nostre forze naturali, ma  dalla  forza di Cristo che colla sua sostanziale presenza opera
lo Spirito Santo personalmente. Questo si spetta a Cristo,  dalla  percezione stessa di Cristo ancor non differisce, non è un
fede in Gesù Cristo, si fanno scaturire dal Figliuolo, cioè  dalla  cognizione e fede di lui. Le prime appartengono all' antico
l' amore della giustizia stessa naturale: [...OMISSIS...] .  Dalla  buona disposizione della volontà dice che procede quella
in sè il Padre e tutto il Paradiso, la felicità che risulta  dalla  verità e dalla vita: « Io, disse, sono la via, la verità, e
e tutto il Paradiso, la felicità che risulta dalla verità e  dalla  vita: « Io, disse, sono la via, la verità, e la vita« ». E
cosa di reale, di sussistente, si rileva per conseguenza  dalla  totalità di quel sentimento. Poichè se quel sentimento è
» dal «« gaudio pieno« (2) », si distingue la « vita« »  dalla  «« vita più abbondante« (3) », si distingue la « chiarezza«
(3) », si distingue la « chiarezza« » ricevuta dal Figlio,  dalla  «« chiarezza infinita e piena« (4) »; e finalmente, dopo
mirabile modo di esprimersi che usa Cristo: « Chi è nato  dalla  carne, è carne; e chi è nato dallo spirito, è spirito« (6)
costituisce la personalità viene ingenerato appunto in lui  dalla  carne: là dove la volontà, ove opera lo Spirito Santo e a
analisi di qualunque sensazione si distingue la sensazione  dalla  forza o causa che l' ha in noi prodotta; e per la
si vede in questo che la specie, come specie, è diversa  dalla  potenza di agire, sebbene in quella si trovi poi anche la
che le sue parole avrebbero ricevuto lume e splendore  dalla  venuta dello Spirito Santo; che questo divino Spirito
conviene dunque: 1 aver l' idea della cosa significata  dalla  parola; e 2 sapere altresì che questa parola fu istituita a
a...; e l' incredulità ne' più recenti secoli, germinata  dalla  confusione delle idee filosofiche, prodotta dalle scuole
rivelazione, ma sopra tutto è sostenuto e reso possibile  dalla  grazia. Questo è ciò che significano le parole di Cristo: «
maestà » che, come dicono le Sacre Carte, «« resta oppressa  dalla  gloria« (1) ». Gli uomini del secolo adunque, ristretti
divine cose sono applicati, di voler sperdere le scienze  dalla  terra e rimettere in fitte tenebre il genere umano (2). Per
questa dottrina interiore di spirito totalmente diversa  dalla  scienza umana, viene appunto l' umiliazione dell' uomo e la
celebrata in quel Salmo citato da Cristo medesimo, che «  dalla  bocca de' fanciulli e lattanti hai cavato la lode perfetta«
eseguire gli ufficii umani. Ma ove ciò nasca semplicemente  dalla  limitazione delle forze umane (2), e non da qualche
negletti. Uno di questi protestanti che apertamente si pose  dalla  parte del razionalismo ed escluse ogni principio
viene citata al tribunale dell' uomo per essere giudicata  dalla  legge che l' uomo si è formata da sè stesso nella mente sua
prove certe, riconosciute tali o piuttosto suggerite loro  dalla  ragione: e perciò non stimano punto di essere mossi a
è in contatto con qualche cosa di diverso da sè, e diverso  dalla  natura materiale. 2. Che per mezzo di quest' essere, col
ricusino di usare la ragione in discernere la vera  dalla  falsa rivelazione. Ma se vi abbia qualche setta di fanatici
che se una tal setta vi ha, questa è separata e condannata  dalla  Chiesa cattolica: dico che nessun uomo che vive la
nel fatto, giacchè il calunniare e vilipendere è cosa  dalla  buona morale ripresa e proibita. Di poi havvi inesattezza
fuor solo quella di confrontarla colla dottrina suggerita  dalla  retta ragione. Non è necessario punto che la dottrina
quegli eccellenti lavori è a noi utilissimo dono, e  dalla  contemplazione di quelli noi impariamo cose nuove e
a noi una persuasione tanto certa, come quella che nasce  dalla  ragione, i cui decreti si appalesano all' uomo nella sua
dell' uomo? O non anzi si è veduto la persuasione venuta  dalla  sola ragione umana esser sempre languida e inefficace a far
e s' avveggono della natural conseguenza che procede  dalla  disparità di tanti sentimenti; necessariamente ad un
a sè stesso, onnipotente, onniscio e sapientissimo,  dalla  virtù del quale eternamente attiva e fornita di ottimi
natura, se un effetto naturale non potesse essere prodotto  dalla  natura. Se poi intende« se havvi un effetto soprannaturale
un tale stato, non è però limitato, ma bensì è determinato  dalla  propria sussistenza; non è possibile, ma tuttavia è
Di questo è che anche nell' essere ideale si trova tutto, e  dalla  sola sua nozione potrebbe dedurre la cognizione di tutte le
dell' essere, contenute e comprese? Ciò nasce appunto  dalla  mia tardità, da un cotal letargo della mia potenza di
letargo della mia potenza di ragionare e prima di tutto  dalla  debolezza del mio occhio intellettivo che prende sì poco
o sensibile impressione rimasta nel nostro sentimento  dalla  loro azione su di noi. Questo discorso è così generale che
E da questa mutabilità appunto delle cose e difformità loro  dalla  natura e proprie condizioni dell' essere i savii antichi
abbiamo bisogno del senso e di un senso diverso al tutto  dalla  potenza intellettiva, perchè questa è troppo alta, e le
qualche modo colpevole. Ma dico solo, e ciò appar manifesto  dalla  natura dell' essere e del bene in universale a cui tende in
dall' uomo, è una similitudine di Dio, quando è compiuto  dalla  grazia riceve una nuova nobiltà, un nuovo carattere, che
altra. La seconda, che l' imagine sia espressa, cioè cavata  dalla  cosa di cui essa è imagine; sicchè un fratello non
dai Padri pur con questa sola parola di imagine, attribuita  dalla  divina Scrittura al Figliuolo, che dimostravano non potersi
acquistare molte cognizioni sperimentali e di riflessione.  Dalla  percezione de' suoi sensi e da quanto aveva udito da Dio,
di sostanza nel suo sommo Fattore. Il quale progresso  dalla  bellezza terrena a una celeste e divina è quello che vide
non vorremmo essere spogliati ma sopravvestiti, acciocchè  dalla  vita venga assorbito quanto vi ha in noi di mortale (2).
secondo la calzante espressione dell' Apostolo, assorbito  dalla  vita, cioè da quella vita piena di Dio la quale nulla ha in
Quindi il Redentore non tolse direttamente a camparlo  dalla  morte, ma a mettergli un seme di salute nell' anima, il
della nuova vita che l' uomo deve ricevere, non è più  dalla  carne e dal sangue, non comincia dall' imperfetto per
colla morte. L' umanità dunque riassunta e ricostruita  dalla  sua distruzione è simile all' umanità prima rispetto all'
i principii, sebbene contemporanei, la natura che veniva  dalla  potenza creante di Dio, e la grazia che veniva dalla
veniva dalla potenza creante di Dio, e la grazia che veniva  dalla  potenza santificante e rendeva perfetta quella natura.
di peccare potevano darsi all' uomo in quello stato.  Dalla  teoria morale da noi esposta (2) risulta manifestamente che
oggettivo è il bene in quanto è bene, in quanto è mostrato  dalla  ragione: e il riconoscerlo praticamente per tale è l'
In questi due casi adunque non ci sarebbe cagione alcuna  dalla  quale la natura ragionevole fosse incitata a t“rsi dalla
dalla quale la natura ragionevole fosse incitata a t“rsi  dalla  giustizia rendendosi ingiusta. Tutto adunque il cimento di
privazione, gli si ingiunga un sacrifizio di cosa appetita  dalla  sua natura: e non gli sia tuttavia comunicata alcuna grazia
che l' uomo può contrapporre ai beni presenti desiderati  dalla  natura è il senso imaginario col quale appetisce
che l' uomo possa vincere colla libera volontà assistita  dalla  sua imaginativa virtù, egli potrà farlo: ma se l'
natura. Se non che in Adamo questa debolezza era confortata  dalla  grazia, per la quale poteva, se avesse voluto, mantenere
questa felicità è oggimai determinata e tutta prefinita  dalla  sola giustizia trovata nella divina essenza. Quindi Adamo
che a prima fronte sembrano fra di loro pugnare (2).  Dalla  quale dottrina dell' Angelico conviene qui tirare intanto
sta nell' ordine naturale, la grazia stessa pur col passare  dalla  potenza al suo atto non è che Dio operante in un ordine
il primo movimento nascesse dal libero arbitrio rinforzato  dalla  grazia abituale e mosso da Dio solo come Creatore, e dietro
alla grazia nasceva dal libero arbitrio, rinforzato però  dalla  grazia abituale e con questo consenso stesso si attuava la
di grazia veniva mantenuto e alimentato, per così dire,  dalla  presenza sensibile della divinità in mezzo alla natura,
adunque nell' uomo riparato il principio del bene non già  dalla  propria natura, ma immediatamente da Dio autore della
del bene operare nell' uomo riparato non dall' arbitrio, ma  dalla  grazia, il che è quanto dire da Dio; questo principio di
di quel rinforzo che riceve la volontà umana  dalla  grazia. Ora una volontà pienamente retta è un supremo
che la natura umana non dovesse esistere se non completata  dalla  grazia di cui abbisognava, accadeva che questa natura,
natura, neppur comunicandosi per la propagazione, scadesse  dalla  sua perfezione in cui il Creatore tenerla voleva, ma che
medesimo che abbuiarono il loro intelletto, col trattenerlo  dalla  contemplazione della luce divina; e non poterono poi più
pervenga alla cognizione intuitiva di Dio, sebbene aiutato  dalla  grazia, perocchè anche questa procede con quella gradazione
era pur massima in essi la cognizione che loro derivava  dalla  grazia; secondo il principio che noi abbiam posto, che la
simile a quello degli Angeli. Queste ragioni, nascenti  dalla  natura degli uomini e da quella degli Angeli, rendono
da un soggetto e da un oggetto, e venendo il primo formato  dalla  generazione, e il secondo venendo dato da Dio stesso,
Dissi che la perfezione della persona non solo differisce  dalla  perfezione della natura, ma talora si trovano queste due
il peccato e si forma dal dolore, la seconda nasce  dalla  partecipazione dei mali altrui (1). E veramente non c' è
E questo è quello che risulta ancora, come dicevo,  dalla  divina Scrittura. Perocchè Iddio, dopo creati gli uomini,
la più pacifica e virtuosa società che possa essere,  dalla  quale nascano agli individui tutti gli agi e i piaceri
morale è indefinita. E veramente la legge non nasce che  dalla  cognizione dell' oggetto verso il quale si pratica l' atto
all' atto suo di continuo un maggior grado di merito.  Dalla  parte poi dell' adesione della volontà non si vede modo
viene sostenendo la sua credenza con degli argomenti tratti  dalla  ragione umana, ed ha bisogno di ricorrere a questi per
quell' uomo. E come questi atti traggono più il loro merito  dalla  volontà che dall' intelletto, così anche la grazia che si
intera umanità, la quiete del desiderio nel suo termine, e  dalla  pienezza riboccante di gloria onde ebbrio è lo spirito, un
tradizioni, ma egli è altresì un ideale di perfezione che  dalla  natura dell' uomo viene suggerito e proposto alla mente
esistenza di una età d' oro, tempo di felicità e di virtù,  dalla  quale poi gli uomini sono scaduti per qualche loro
che è stato imboschito questo fatto semplice e fondamentale  dalla  stemperata e strampalata imaginazione dei popoli e
perchè lo scioglimento di una tale questione dipendeva  dalla  notizia di un fatto , di cui i racconti tradizionali
sull' autorità di Dio che le rivela, venendo poi meditate  dalla  ragione medesima si vengono alquanto chiarendo, e la
ragione, quanto dall' essere difficili e non asseguibili  dalla  ragione senza lunghe meditazioni e fatiche, e ciò che è più
raccomandata troppo bene all' attenzione di sua ragione  dalla  fede medesima che aveva persuaso l' uomo ivi dentro
concepire la possibilità di un disordine nella volontà fino  dalla  prima esistenza di questa. E veramente la volontà
per natura, ma coll' aiuto dei sensi) si può considerare o  dalla  parte del suo oggetto , o dalla parte del soggetto uomo, di
sensi) si può considerare o dalla parte del suo oggetto , o  dalla  parte del soggetto uomo, di cui essa è atto. Egli è
soffra nella sua natura una cotale alterazione e disordine  dalla  parte del soggetto a cui appartiene. Perocchè se l' uomo,
ma tratto fuori del suo paesuzzo o fatto discendere  dalla  sua montagna e dai tugurii passato nei palazzi e dalla
dalla sua montagna e dai tugurii passato nei palazzi e  dalla  scarsezza di tutte le cose nell' abbondanza, non avviene
e propriamente un ISTINTO di piegarsi al male, convalidato  dalla  remozione nell' intendimento dell' essere sussistente, e
e astratti. E un tal guasto, che per tal modo ridonda  dalla  natura, cioè dalle potenze nel soggetto, non si dee far già
propriamente una facoltà di eleggere , che abbiamo distinto  dalla  potenza comunemente detta volontà; che questo principio
supremo dell' uomo, la personalità, è quella che vien lesa  dalla  corruzione originale. Egli è appunto per questo che la
di esse, ma ben anche considerate singolarmente, soffrono  dalla  infezione originale una intrinseca alterazione e
soggetto che è il loro principio, le potenze ricevettero  dalla  infezione originale la disarmonia , per la quale non si
e ciò era degno, dopo che l' uomo si era sottratto  dalla  soggezione a Dio (2). Una evidente prova di fatto di questo
Egli è per questo che nell' uomo perfettamente costituito  dalla  natura le massime dilettazioni animali non potevano
bene, trovò che ella nasce da tre infelici principii, cioè  dalla  malizia che impiaga la volontà , dalla debolezza che
principii, cioè dalla malizia che impiaga la volontà ,  dalla  debolezza che impiaga quella interna forza per cui l' uomo
cose difficili, e che fu detta irascibile ; e finalmente  dalla  concupiscenza che offende l' inclinazione al diletto, detta
di operare soprannaturalmente venendo all' uomo conferito  dalla  grazia, egli è manifesto che, sottratta la grazia, l' uomo
inserito nella vite. Questo far nulla del tralcio reciso  dalla  vite equivale a non portare il suo frutto: ed il tralcio
bene naturale: il che è contrario a quanto è stato definito  dalla  Chiesa nella condanna di quella proposizione: Che tutte le
e tre queste parti dell' uomo viene aggiunto un potere  dalla  operazione della grazia di tendere soprannaturalmente in
comanda di non fare la tale azione. L' uomo che trascinato  dalla  passione la fa, non ignora questo giudizio speculativo e
come la facoltà che ha l' uomo di peccare, sia preceduta  dalla  facoltà di errare volontariamente: poichè tale doveva
lungamente. Il primo male conseguente al peccato di origine  dalla  parte di Dio è la perdita della grazia. A cui consegue la
ma è necessario che soffra l' azione di un essere reale,  dalla  quale azione l' anima riceve un sentimento compito e
sia anche peccatrice, come avviene nell' uomo infetto  dalla  original colpa, allora vi ha nell' anima anche un'
anima anche un' avversione, come abbiam detto più sopra,  dalla  verità e da Dio, che pur è sua vita: e in questo doppio
Un' altra conseguenza del peccato di origine, considerato  dalla  parte di Dio, si è che l' uomo viene rimesso a una
sostanza. SECONDO. - Essa è morta, cioè a dire esclusa  dalla  vita eterna; il che è quanto dire priva di quella vita che
eterna; il che è quanto dire priva di quella vita che nasce  dalla  reale percezione di Dio, la quale è eterna, perchè Iddio
di sentimento, portando di più un' inclinazione a rifuggire  dalla  verità e dalla vita. QUINTO. - L' anima in tale stato è
portando di più un' inclinazione a rifuggire dalla verità e  dalla  vita. QUINTO. - L' anima in tale stato è esposta all'
nel fuoco, ma rispetto a quelle anime che sono aggravate  dalla  sola colpa originale, riteniamo assai probabile che non
anime: non certo in istato glorioso, perchè la gloria viene  dalla  unione con Dio. Anche lo stato dunque di cotesti corpi
Ma la sostanza del Creatore è essenzialmente distinta  dalla  natura ed è superiore ad essa. Per ciò la percezione della
in cui è veduto dall' uomo, cioè in quanto egli è separato  dalla  real sussistenza e in quanto è privo de' suoi termini o
fece la natura umana della grazia e di Dio, sia avvenuta  dalla  parte di Dio, cioè per essersi Dio tolto da lei, o dalla
dalla parte di Dio, cioè per essersi Dio tolto da lei, o  dalla  parte dell' uomo, cioè per essersi la volontà rivolta da
nelle divine Scritture cecità del cuore, per distinguerla  dalla  cecità dell' intelletto; conciossiacchè il cuore vien preso
condanna in quell' articolo se non il farsi produr l' anima  dalla  materia; giacchè ecco come egli dice. Riferirò le sue
. Intorno alle quali cose conchiude che [...OMISSIS...] .  Dalla  storia della questione dell' origine dell' anima fin qui
ricerca, tolse a dichiarare essere sentenza condannata  dalla  Chiesa di dire che le anime si propagano come i corpi (1).
non che noi abbiamo dato di questa una spiegazione tratta  dalla  natura dell' animale cui abbiam definito: un sentimento che
forza vitale, per la quale, anche staccato nel debito modo  dalla  madre, possa avverarsi quell' equilibrio di forze, di cui
il qual valga a conservare quella massa carnea staccata  dalla  madre in istato normale, cioè atto a conservare la vita e
ma vive e col vivo germe contemperate, sicchè dal maschio e  dalla  femmina, come da una sola carne, si staccherebbe quella
buona fede qualche testo, perchè veggano se non forse egli  dalla  nostra sentenza dell' origne dell' anima venga a ricevere
a quel luogo solenne una interpretazione sottile e tirata  dalla  lungi? In un altro luogo dice la Scrittura che Iddio fece a
ovvio significato, o far l' anima una particella emanata  dalla  divina sostanza. E qui di passaggio siami lecito l'
e in S. Ireneo (4). Tertulliano dice che l' uomo è animato  dalla  divina sostanza (5): espressione con cui egli commenta il
così dire, visibilmente innanzi alla umana natura l' ente,  dalla  parte di Dio era fatto tutto, e solo restava a fare da
tre anime separate, le quali sono giustamente rifiutate  dalla  Scuola (3). Insegnando dunque questa, che l' anima
esso venga animato con anima umana solo dopo tanti giorni  dalla  concezione, come pone Aristotele, ma che piuttosto abbia l'
del concepimento. Opinione che viene anche ricevendosi  dalla  Chiesa, giacchè ora certo in molti luoghi non si tralascia
corpo. Se ella è un atto del corpo (definizione ricevuta  dalla  Scuola), è il corpo che deve soffrire immutazione e
la forma è unica, e non viene individualizzata se non  dalla  materia: sicchè tai cangiamenti di forme non si possono
che viene infusa da Dio, dopo quei tanti giorni assegnati  dalla  sentenza aristotelica (2), venisse viziandosi e
anima delle bestie, considerata nel suo principio, e solo  dalla  parte del suo termine è materiale. Io non dubito di
e non trovavano nè come unificarlo, nè come preciderlo  dalla  divinità. Iamblico, raccoglitore di dottrine antichissime,
di sua natura? E Davidde deplorava di esser stato concepito  dalla  madre sua « nelle iniquità e nei peccati« (4) ». A
allo spirito quando, occupandolo di sè tenta di trarlo giù  dalla  sua padronanza e assudditarlosi, egli è manifesto che la
l' essenza del peccato originale, ma solo lo stimolo che  dalla  natura è applicato alla volontà, del quale stimolo questa
essere nato di carne, se non venire la nostra schiavitù  dalla  carne appunto male condizionata e violenta; il che è quanto
. Da questa morbosa qualità del seme adunque,  dalla  quale rimane infetto l' embrione, prima conseguenza è, come
e qui abbiamo mostrato il disordine originale cominciare  dalla  carne ossia dall' animalità. Colà abbiamo fatto discendere
l' animalità. Ora la generazione della umana natura procede  dalla  parte men nobile alla più nobile, dall' imperfetto al
volontà di quello cui manca la grazia, la trae agevolmente  dalla  sua e la fa quietarsi nella vita animale e nella carnale
dunque al peccato di che vengono infette le potenze  dalla  volontà personale, prima e propria sede del peccato, noi
preso, negli stessi battezzati; [...OMISSIS...] .  Dalla  natura del peccato originale, dottrina fondamentale della
originale insegna, che ciò che portiamo di corrotto fino  dalla  prima origine è la carne; e deduce da essa il fomento d'
di gaiezza e di accontentamento appunto della carne, così  dalla  Chiesa ripresa e vituperata. Il peccato originale adunque è
nacque il carattere che divide la morale de' filosofi  dalla  morale cristiana. Perocchè quelli non poterono considerare
imperfettamente nelle sue qualità universali e comuni date  dalla  sua natura: laddove la rivelazione e religione cristiana lo
stimolati principalmente i maestri stessi della Chiesa  dalla  disposizione della divina Provvidenza, la quale permette
rivelate e accampino contro di esse delle obiezioni cavate  dalla  ragione naturale; allora, dico, si vanno trovando e
non è egli evidente che questo dogma, conservato pur  dalla  Chiesa senza dubitazione alcuna, non poteva venire dagli
l' essere in universale, la quale sia piegata e tirata  dalla  violenza del sentimento animale; sebbene questa volontà non
Ed or, ciò posto, una immoralità si trova nell' uomo fino  dalla  prima sua esistenza, la quale ha ragione di peccato ,
che nel battesimo non solo vien rimesso il debito contratto  dalla  natura umana con Dio, ma che viene purificata l' anima
Dio, ma che viene purificata l' anima stessa del fanciullo  dalla  macchia originale e che in quest' anima viene infusa la
arrechi ancora un passo dello stesso insigne prelato, tolto  dalla  relazione di quella medesima disputa. Questo passo mi varrà
delle vostre facoltà intellettuali e morali. Cancellate  dalla  vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna.
di leggi, quell'apparente inferiorità intellettuale,  dalla  quale oggi argomentano per mantenere l'oppressione. Ma la
del popolo, fin quasi ai nostri giorni, l' educazione; poi,  dalla  mancanza d'educazione, argomentarono e argomentano anche
privazioni. E minori sono d'altra parte in voi, costretti  dalla  povera condizione sociale a continue fatiche, le
simile, ovunque la dignità della natura umana è violata  dalla  menzogna o dalla tirannide, voi non foste pronti, potendo,
la dignità della natura umana è violata dalla menzogna o  dalla  tirannide, voi non foste pronti, potendo, a soccorrere quel
potenza; guastato di tanto che oggi, dall'Inghilterra e  dalla  Francia in fuori, non v'è forse Nazione i cui confini
la stessa lingua, dotati di tendenze uniformi, educati  dalla  stessa tradizione storica, potrà sperare di giovare
territorio sul quale si parla la vostra lingua è divelta  dalla  Nazione. La Patria è il segno della missione che Dio v'ha
colle istituzioni civili; la seconda, quando, domati  dalla  potenza della natura, dalle grandi memorie e
l' azione del principio razionale  dalla  sua attività combinata colla lucidità dell' oggetto, e
sua attività combinata colla lucidità dell' oggetto, e  dalla  sua attività combinata collo stimolo del mondo, si scorge
se l' oggetto reale su cui medita non le è offerto  dalla  percezione, ella argomenta per analogia. Quindi tre leggi
lui ragiona, a ciò condotta dal principio di cognizione e  dalla  facoltà che abbiamo chiamata della finzione o della
negativa, che trova la mente fra gli enti, un ente negato  dalla  mente. Quindi la questione agitata dagli antichi se le cose
solo, variamente rappresentato nei vari effetti prodotti  dalla  sua azione in vari sensorii. Questa sintesi è da noi ancora
che un corpo produce nei sensorii, sono diversificati  dalla  varietà dei sensorii; ond' è che al corpo agente appartiene
dell' ente, e però manca quella moltiplicità che nasce  dalla  diversa realità. Il diverso fondamento realmente sensibile
fanno conoscere fondamenti che sono diversi, prescindendosi  dalla  loro realità, come pure dal considerare gli effetti
sensibili. La diversità dunque delle specie procede  dalla  relazione ontologica, che ha l' essere reale coll' ideale;
abbiamo di sopra dedotto la moltiplicità degli individui  dalla  realità. Ma altro è che nella specie non si comprenda la
vi sia di cognizione soggettiva in queste forme concepite  dalla  mente umana, cioè che cosa vi ponga il soggetto stesso
dell' estensione presentata da certi sensorii, dal tatto,  dalla  vista, ecc.. Nessuno dice che l' estensione non figurata,
Quindi la moltiplicazione degli individui viene  dalla  forma, in quanto questa li fa sussistenti; viene dalla
dalla forma, in quanto questa li fa sussistenti; viene  dalla  realità della forma, e non dalla materia, come credevano
li fa sussistenti; viene dalla realità della forma, e non  dalla  materia, come credevano gli antichi (1). Ciò che si dice
non hanno altra individualità che quella che viene loro: 1  dalla  continuità dell' esteso che occupano; 2 dalla diversità
viene loro: 1 dalla continuità dell' esteso che occupano; 2  dalla  diversità sensibile dell' esteso da loro occupato. Ora l'
sintesi soggettiva. A tale uopo nondimeno egli è aiutato  dalla  composizione delle forze attrattive, che appartiene alla
ed effetti, che ricevono l' indole e il carattere loro  dalla  natura dello stesso recipiente, cioè dall' anima, che ne è
essere in universale. La predicazione poi suol cominciare  dalla  percezione sensibile dell' ente sussistente. Avendo questa,
ed infinito, cioè di Dio, essa ci può venir da tre fonti:  Dalla  rivelazione; e questa, ove prescindiamo dall' interno lume
cioè di segni non7rappresentativi. Dagli effetti, cioè  dalla  creazione, ecc.; e questi ancora non ci danno che una
ve la poniamo noi, applicando a lui quelle idee cavate  dalla  percezione degli enti contingenti, nei quali cadono tali
coscienza. Ivi vedemmo che il solo essere ideale, intuìto  dalla  mente, non dà all' uomo coscienza di sè, e che alla
riflessione? Eppure l' uomo trova diletto e nel passaggio  dalla  veglia al sonno, nel quale passaggio va perdendo la
la domanda: qual uomo è che appetisce il passaggio  dalla  veglia al sonno e lo stato stesso di sonno? è quell' uomo
che vive la vita riflessa, non esce perciò interamente  dalla  diretta; ma gode parte dell' una, parte dell' altra, benchè
via che tiene per riuscire alle sue ultime conclusioni.  Dalla  legge poi, che « la riflessione cade sull' ultimo anello
lavoro adunque è un ritorno continuo che fa il pensiero  dalla  moltiplicità all' unità dell' essere. Di poi è da
sviluppo intellettivo delle quali non s' allontanava molto  dalla  percezione, accoppiando e confondendo il segno colla cosa
pervenuti questi versi: [...OMISSIS...] . L' ordine è posto  dalla  divina sapienza nel mondo. Ma quell' ordine non è nel mondo
anzi è legge generalissima di tutti gli agenti che passano  dalla  potenza all' atto, e che quindi hanno degli atti transeunti
Di più, ogni agente della natura composto di più elementi,  dalla  sapienza del Creatore è compaginato ed organato con ordine
regolarità, la quale si deve proteggere e sviluppare  dalla  savia educazione e dal buon governo, e non imporne loro una
che affigurano il detto spazio, sono egualmente segnati  dalla  sensazione esterna e dall' immagine, due modi dello stesso
che incominciano e si dirigono per via d' immagini.  Dalla  descrizione adunque che abbiamo fatto della maniera,
muoiono. Ora, posciachè in ogni aggregato messo insieme  dalla  virtù formatrice vi è un principio unico di azione, e vi è
Questo principio, adunque, si lascia suscitare all' azione  dalla  concorrenza di quella moltitudine di stimoli, e la sua
unione armonica egli la trova subito, giacchè è determinata  dalla  sua stessa natura, cioè dalla legge del più facile e del
subito, giacchè è determinata dalla sua stessa natura, cioè  dalla  legge del più facile e del più piacevole. Egli pone dunque
secondo un' unica regola, nella quale subito si vede  dalla  mente quale sia, quale debba essere tutta quella
a possedere e sapere assai più di quanto potrebbe ritrarre  dalla  percezione dei sensi, sempre limitata a un numero di
Vero è che anche una molteplicità irregolare può essere  dalla  mente cangiata in una specie, contemplandola slegata dalla
dalla mente cangiata in una specie, contemplandola slegata  dalla  percezione sensibile; ma questo riesce oltremodo faticoso,
Oltracciò quella moltiplicità non può essere accresciuta  dalla  mente se non ha una regola secondo cui accrescerla, come
che si vanno discoprendo quando si ragiona partendo  dalla  notizia di quella regola che ordina i rapporti di più cose,
sottile ragione, che la regolarità delle cose, contemplate  dalla  mente e raccolte in breve regola, aiuta l' uomo a ordinare
gode. Se dunque nello stesso godimento, contemplato  dalla  mente, si rileva qualche ordine simile a quello della
di sè, della propria natura. Onde il godimento, costituito  dalla  simmetria e dalla proporzione del suo termine, è ancora un
natura. Onde il godimento, costituito dalla simmetria e  dalla  proporzione del suo termine, è ancora un effetto e non un
a capo una vera proporzione geometrica? Immaginiamo che  dalla  nostra barchetta, la quale se ne va per lo mezzo dello
che la direzione e la comunicazione del moto riceve forma  dalla  configurazione e composizione del corpo stesso; per
E questo ben dimostra che la regolarità contemplata  dalla  mente è posta dallo stesso vedere della mente, benchè la
e rimette in vigore; il qual bisogno di riposo dipende  dalla  legge stessa che prescrive il metro, determinando le more
questo complesso di attività armoniche hanno predeterminata  dalla  natura certa successione di atti fra loro variamente
ogni giorno, e ogni giorno distrugge, venga determinato  dalla  legge dell' armonia di successione, per la quale quell'
costumi con una cotale fatalità; un' armonia prestabilita  dalla  natura del sentimento l' una appresso l' altra le produce
e grandi), che il corpo extrasoggettivo animale riceve  dalla  mobilità simpatica, che è quella che ubbidisce all'
motrice vitale . Ora la rattenenza è cosa al tutto diversa  dalla  eccitabilità, poichè quella non si riferisce agli stimoli
che si trovano già vive, rattenendole acciocchè non escano  dalla  sfera della sua azione. La riproducibilità esige bensì
del sentimento fondamentale, suscitate in esso  dalla  eccitazione. IV - Conati e movimenti conseguenti alle
esempio la coesione è poca, come nei fluidi, o viene tolta  dalla  violenza che strazia il corpo, ecc.; laddove l' impressione
accorgerà che l' aver trovato questa maniera tutta diversa  dalla  meccanica, colla quale l' anima suscita e crea il moto nel
che ha l' anima entro la sfera dell' ordine soggettivo,  dalla  quale non esce. Ora i fenomeni elettrici, magnetici, ecc.,
senza proporre almeno delle congetture. Incominciamo  dalla  legge dell' inerzia. Riflettiamo in prima che tutti gli
piena dei loro atti secondi, e però non possono passare  dalla  potenza all' atto, se non dati certi stimoli, certe
a confronto del corpo animato. Il corpo bruto non passa  dalla  quiete al moto, se non gli viene applicata una forza a lui
ubbidendo alle forze materiali, e i movimenti che riceve  dalla  spontaneità motrice sensuale, la quale tende a rendere più
di una conciliazione di fatto, di una armonia prestabilita  dalla  mano del Creatore, e si può intendere di una conciliazione
lotta reale e necessaria, e si lasciarono altresì invaghire  dalla  bellezza ed eleganza, che loro pareva dovesse avere una
eccitato da azioni chimiche e fisiche, e soprattutto  dalla  spontaneità motrice del sentimento. Poichè, ond' è mai che
cervello produca gli alterni movimenti del polmone? Non già  dalla  semplice impulsione meccanica del sangue, che inaffia il
questo il polmone si restringesse e si dilatasse; è dunque  dalla  vita; cioè il sentimento interno che si atteggia ed assetta
riesca, rimuove alternativamente l' uno e l' altro organo  dalla  sua posizione, i quali così diventano reciprocamente motori
vitale. Ma l' eccitamento suppone un primo stimolo dato  dalla  natura. Applicato all' organizzazione opportuna, quello
onde muove, e continuata fino che ella riesce piacevole ».  Dalla  qual legge deriva: Che l' attività dell' istinto sensuale è
deriva: Che l' attività dell' istinto sensuale è limitata  dalla  quantità del sentimento, e però dello stimolo primitivo,
animali; 2 che esse sono a ciò sufficienti. Incominciamo  dalla  proposizione fondamentale dell' esposta teoria, la quale si
diversi organi viventi, che fu proclamato così solennemente  dalla  più remota antichità. Ella è celeberrima la sentenza di
E veramente è un fatto innegabile, deposto  dalla  nostra coscienza, che noi possiamo muovere il corpo nostro;
da parte un punto così luminoso e innegabile, accertatoci  dalla  coscienza, si occuparono per lo più del solo fenomeno della
come noi crediamo, ovvero è un ente supposto gratuitamente  dalla  fantasia, la quale dà corpo ad una astrazione, come
astrazione, come vogliono gli avversari, ma sempre alieno  dalla  comunicazione materiale fra le parti della macchina umana
attività, che spiega nel suo moto, incomincia evidentemente  dalla  sensazione del dolore. Questa sensazione del dolore,
per la ragione detta che il movimento non è eccitato che  dalla  sola sensazione iniziante un moto, che spontaneamente si
cui tende il principio sensitivo è unicamente di liberarsi  dalla  molestia che egli prova; la sua azione e il termine della
vitali sono determinate dal dolore e dal piacere, cioè  dalla  necessità di fare quelle operazioni per evitare la molestia
imperativo. Questo, che è ciò che viene attestato all' uomo  dalla  sua consapevolezza, è anche ciò che esprime il linguaggio,
però così speciale che sia intieramente separata e divisa  dalla  vita e dal sentimento universale. Quanto meno poi tali
quando stava assorto a parlare d' altro, ma perchè mosso  dalla  nostra interrogazione diede all' istante stesso la sua
sensitivo, e che la sua energia motrice non è cosa diversa  dalla  sensitività, non è che una continuazione dell' energia
nascente dall' unicità del sentimento che essi producono, e  dalla  unicità dell' attività sensitiva che da quel sentimento
cosa; eppure le operazioni dell' anima sono determinate  dalla  sua natura. Noi diremo piuttosto che la natura opera
quel luogo; ma onde gli viene così erroneo giudizio? Certo  dalla  prontezza colla quale la mente dal fenomeno soggettivo del
fuori della sua azione; egli opera unicamente per liberarsi  dalla  molestia sensibile, per sottrarsi alla sensazione incomoda,
del ventricolo. Questo effetto è certo preordinato  dalla  sapienza del Creatore, ed è principalmente quello di
i movimenti che egli produce, e che sono i mezzi disposti  dalla  natura acciocchè egli possa liberarsi dal nemico, non sono
da mettere in movimento, e però i movimenti prodotti  dalla  sua azione sono molti e minimi, e hanno sede principalmente
suoi sforzi tien dietro un altro effetto, legato ad essi  dalla  sapienza creatrice; effetto fuori del sentimento e dell'
azione radicale. Questa non oltrepassa il grado limitato  dalla  quantità della sensione o del dolore, che l' accagiona. La
sensuale . L' istinto sensuale, dopo ricevuto l' impulso  dalla  sensione piacevole o dal dolore, non opera se non a
diminuire fino a un certo termine, senza che perciò escano  dalla  sfera dell' opportunità. Un uomo sano si può astenere dal
scorge in questo stesso la prova che ella non è determinata  dalla  quantità dello stimolo e dell' eccitamento che passivamente
e si mescolano effettivamente col piacere, dipendendo poi  dalla  prevalenza di questo o del suo contrario, l' essere un'
grado di piacere, e della spinta ricevuta a principio  dalla  sensazione ». La sensione dà il primo incitamento all'
moto, è diminuita dagli ostacoli che incontra per via, cioè  dalla  difficoltà, fatica e molestia che prova. Quindi il primo
e molestia che prova. Quindi il primo movimento impresso  dalla  sensione, se è violento, può dar cagione a gravi e
la sincope ed altri effetti funesti; effetti tutti operati  dalla  spontaneità dell' istinto sensuale, a cui non è dato
egli preferisce lasciare il corso a quei movimenti iniziati  dalla  sensazione, benchè funesti. Il digrignare dei denti,
benchè funesti. Il digrignare dei denti, prodotto  dalla  sensazione che arreca una lima che scorre sopra una sega, o
nuova condizione apparente della fibra si debba ripetere  dalla  nuova condizione in cui è venuto, per l' abitudine attiva,
principio certamente si modifica talora con indipendenza  dalla  fibra stessa, per cagioni intellettuali e morali. E noi non
se potessero, guardarsi, e non possono? Onde, se non  dalla  forza dell' abitudine attiva, il vizio di quel signore a me
un altro argomento atto a provare non doversi ripetere  dalla  sola variata organizzazione della fibra la diversa misura
d' irritabilità e mobilità, che ella dimostra; ma piuttosto  dalla  diversa condizione dello stesso principio attivo animale,
stesso principio attivo animale, che, indipendentemente  dalla  fibra, si modifica, e che muove e modifica poi egli stesso
queste condizioni dinamiche non si facciano dipendere  dalla  sola organizzazione, ma si riconosca la forza, «dynamis»,
per immaginazione, e in diversi altri modi provenienti  dalla  sua sensitività e dalla forza unitiva, dipendano dalla sola
e in diversi altri modi provenienti dalla sua sensitività e  dalla  forza unitiva, dipendano dalla sola organizzazione, che
dalla sua sensitività e dalla forza unitiva, dipendano  dalla  sola organizzazione, che anzi questa è puramente passiva, e
della fibra dipende da due cagioni, e non da una sola, e  dalla  cresciuta mobilità passiva di lei inerente all'
mobilità passiva di lei inerente all' organizzazione, e  dalla  cresciuta mobilità attiva del principio animale. Si vedrà
suscettività di rispondere agli stimoli dipenda unicamente  dalla  condizione organica della fibra, e dalla quantità di quelli
dipenda unicamente dalla condizione organica della fibra, e  dalla  quantità di quelli si possa argomentare il grado di
apra una nuova via, per la quale egli discorra divergendo  dalla  prima. Noi per brevità di discorso chiameremo anelli del
che in un altro, o che, incamminato, lo fanno divergere  dalla  prima direzione, dovremmo riferirci a cagioni estranee all'
per una via anzichè per un' altra, o che lo fanno divergere  dalla  prima, da due cagioni: da un agente inferiore, ed è la
Oltre la qualità della materia, che dipende probabilmente  dalla  sua forma e composizione, è necessario che essa sia posta
e nulla più. La continuità maggiore o minore dipende  dalla  forma e dalla grandezza delle molecole, le quali
più. La continuità maggiore o minore dipende dalla forma e  dalla  grandezza delle molecole, le quali circostanze fanno sì che
Tostochè uno stimolo qualunque sposti quelle particelle  dalla  loro reciproca posizione, senza che questo spostamento
la cotenna. La disposizione acquistata in tal caso  dalla  fibrina a separarsi dagli altri due elementi tende alla
piacevole, asseconda di conseguente i moti incominciati  dalla  forza dello stimolo esterno, che aumentano il grado del
riprodotti dall' istinto sensuale e somministrati altresì  dalla  natura esteriore, riescano sempre dello stesso genere e d'
vitale e degli stimoli esteriori ed interiori, applicati  dalla  natura al sentimento fondamentale di continuità; questi
a lei applicati, ecc.. Laonde il corso zoetico devia  dalla  sua direzione ogni istante della vita, e per più cause
uno stato meno molesto, egli cessa da ogni sua operazione;  dalla  quale condizione procedono molte e importantissime
colla quale agisce l' istinto sensuale, non dipendendo  dalla  sola intensità della sensione, ma dal grado relativo di
salute o di malattia; ma questi due stati sono costituiti  dalla  normalità o anormalità dell' eccitamento. Che anzi quanto è
più sviluppata o meno, più robusta o meno robusta; e  dalla  quantità maggiore o minore degli stimoli esterni e degli
azioni vitali più forti ed eccitate, se l' eccitamento esce  dalla  sua forma normale, il corso zoetico, che ritiene lo stesso
dell' anima, noi siamo costretti ad affermarlo anche  dalla  meditazione dei fatti. Poichè è un fatto che lo stesso
sensitivo. Dunque le varie forme di sentire dipendono  dalla  speciale natura della passività e della attività di esso
ripugna che le diverse forme della sensitività dipendano  dalla  diversa organizzazione degli organi, di maniera che la
azione del corpo sul principio sensitivo, dipendente  dalla  diversa organizzazione dell' organo stesso, benchè il
Essa dipende dall' aspettazione immaginaria, che nasce  dalla  ritentiva di tanti momenti piacevoli altre volte provati,
fibre nervose guizzi e movimenti più celeri e violenti,  dalla  maggiore rapidità dei quali si deve soprattutto desumere l'
esservi una resistenza maggiore agli stimoli esterni, posta  dalla  fibra compatta e robusta; ma se lo stimolo vince questa
suo uopo. E che la materia ivi sia mal disposta, apparisce  dalla  tendenza di ogni infiammazione a disorganizzare la parte
sull' organo della visione, e probabilmente altresì  dalla  mobilità maggiore, che ne acquistò un tale organo. Un
vi cagioni più alcuna sensazione, perchè la trova scossa  dalla  maggiore azione del sole. Pare dunque che si deva piuttosto
dunque che si deva piuttosto dire che le fibrille percosse  dalla  luce del sole non ricevono più il movimento del debole
due scuole mediche, distinguono la medicina analitica  dalla  medicina sintetica . Ecco il significato che noi
mobile del pari risulta da innumerevoli moti intestini, e  dalla  loro reciproca azione e fusione. Di più, tanto nell'
la materia morbosa introdotta nel corpo umano, ecc.; b )  dalla  condizione dell' organizzazione, già più o meno
stimoli interni che ella produce. L' effetto dunque dipende  dalla  proporzione fra l' aumento dello stimolo esterno, o dirò
sembra ridotto a certezza che la circolazione non dipenda  dalla  sola forza del cuore (1), ma i vasi abbiano una
sangue dal centro alla periferia, quel primo a ricondurlo  dalla  periferia al centro. Così già si volle notare un
che non le arterie, le quali lo sospingono aiutate  dalla  loro forza controdistensiva. Ora sarebbe forse impossibile
maggior afflusso nelle vene, attività che viene suscitata  dalla  debolezza e rilassatezza incolta a queste; sicchè tutta la
vizioso, volendosi definire la stenia o astenia morbosa  dalla  proprietà stimolante o controstimolante dei rimedi, e in
solo un lavoro d' immensa difficoltà ed incertezza, evitato  dalla  medicina sintetica; e la difficoltà in gran parte, di cui
in gran parte, di cui abbiamo parlato, nasce principalmente  dalla  complicatezza del corso zoetico, di cui prima di tutto
di staccare quel pezzuolo ch' ella preme con tanto impeto,  dalla  coesione che lo tiene unito col rimanente della tavola.
non può aspirare ad essere sola, ella deve nascere  dalla  sintetica; sarà il difficile, il laborioso, e il non mai
mobilità alle cagioni anche minime, che lo fanno deviare  dalla  sua direzione. A tal uopo noi abbiamo esposte le varietà
che insorgono come conseguenza di stimoli primitivi dati  dalla  natura e non prodotti dall' istinto stesso animale, furono
e in quanto a questo effetto vien egli indebolito  dalla  scarsezza e inopportunità degli stimoli. L' istinto vitale,
fegato (1). La debolezza dell' istinto vitale, che procede  dalla  sua relazione colla materia, nasce anche qualora il corpo
alcuna parte, non vi è diminuzione di parti (prescindendo  dalla  perdita del sangue, ecc.), ma solo eccitamento e processo
col rammarginamento, o in altro modo. Il dolore, cagionato  dalla  ferita, procede da due cagioni: 1 dall' inegualità del
di estenuazione, vi è certamente uno stato che s' allontana  dalla  piena sanità; ma considerato questo stato da sè solo,
osservazione. L' azione dell' istinto animale non esce  dalla  sfera del sentimento ma i diversi suoi atteggiamenti tirano
che a sottrarsi dall' ingrata e dolorosa sensazione, o  dalla  fatica molesta ai nervi, che dolenti vogliono riposo; ma è
che i movimenti che fa a tal fine sieno così concertati  dalla  natura da addurre l' effetto, che la materia stimolante ed
sono utili alla salute; chè questa dipende in gran parte  dalla  condizione della materia extrasoggettiva; e quegli sforzi,
dell' azione bellicosa del principio della vita, sollevata  dalla  prima irritazione locata nel cerebro. Quindi nella
sono tali, che non possono essere dominati e regolati  dalla  forza del principio vitale; e in tal caso v' è eccedenza
che scema l' attività del principio senziente, nasce  dalla  lotta morbosa; quando l' istinto sente d' avere contro di
il fenomeno all' essere i movimenti cerebrali, cagionati  dalla  ferita o percossa, quelli che perturbano i movimenti
per la stessa ragione, che finchè lo stomaco è stimolato  dalla  presenza dei cibi, l' attività vitale ivi è maggiore, onde
sembra che durante il freddo vi sia un riflusso del sangue  dalla  periferia al centro, e durante il calore un afflusso dal
sangue portato al cuore con più impeto e celerità, sarebbe  dalla  reazione di questo e dei vasi arteriosi stimolati
vitale è comparativamente maggiore, dipende principalmente  dalla  condizione dei nervi sensorŒ. Ciò è manifesto dalle
in quella parte che si chiama piede , rappresentata a noi  dalla  percezione extrasoggettiva, e chiusa da superfici da noi
il concetto che quella parola significa, e che le vien dato  dalla  sensitività esterna. Ma perchè sentendo un dolore interno,
di tutto è da concedere che lo spazio immisurato sia dato  dalla  natura all' anima sensitiva, senza di che non si può
extrasoggettiva, e quindi hanno località determinate  dalla  stessa sensitività extrasoggettiva. Perciò anche al dolore,
o con una sua parte. Quando s' aggiunge il movimento attivo  dalla  parte dell' uomo, allora queste superfici pure, movendosi
più. La spiegazione data fin qui delle località è tratta  dalla  natura dell' animale; perciò ella conviene tanto alle
nervosa, poi dall' organizzazione vascolare, e  dalla  qualità e quantità dei fluidi, e finalmente dalle leggi
ne segua lo spostamento di elementi con tendenza d' uscire  dalla  loro sfera. Cosa è il pizzicore che si sente al naso,
si operava lo spostamento degli elementi, venendo impedito  dalla  stessa condizione morbosa, dalla presenza del calcolo, che
elementi, venendo impedito dalla stessa condizione morbosa,  dalla  presenza del calcolo, che tratteneva l' oscillazione
che la sensione varii di qualità, il fenomeno può dipendere  dalla  mobilità dei detti elementi, come pure dal trovarsi i nervi
delle attitudini colla semplicità del principio;  dalla  considerazione poi di quei diversi termini deducemmo,
L' impulso e l' occasione d' un tale movimento venne  dalla  corruzione delle verità tradizionali intorno a Dio
più antiche. [...OMISSIS...] (1). Ora, che Talete ricevesse  dalla  sacra tradizione il suo principio dell' acqua come origine
Zenone di Elea, discepolo di Parmenide, fa uscire l' uomo  dalla  terra, e dichiara l' anima un miscuglio di elementi, cioè
simile a quello di Aristotele, della natura del calore (6).  Dalla  parte principale poi dell' anima derivavano tutte le altre,
cioè l' anima dall' idea ; e tutti i più illustri, usciti  dalla  materialità dei primi, e sollevati eziandio sopra il senso,
Platone fa venire l' opinione dal senso, e la scienza  dalla  mente, e così riduce il quattro al due. Come poi l' anima
fra lo spirito e la materia non s' era per ancora ben colta  dalla  mente, la quale nè affermava lo spirito, nè la materia, ma
col simile » ». Ebbene, onde tolse egli una tale sentenza?  Dalla  scuola di Pitagora, da questa scuola eminentemente
realizzato nel senso e nella materia, ma sempre considerato  dalla  mente e in relazione colla mente (2). L' essenza dunque del
modificabile. L' argomento, che traevano Parmenide e Zenone  dalla  natura del continuo per dimostrare che avanti a tutti i
fu da Platone dedotta, con un ragionamento simile, anche  dalla  considerazione del tempo e delle mutazioni, che in esso
principio, che « « la sostanza corporea (prescindendo  dalla  mente) non è che una relazione di più sostanze
unità della mente » ». Ora Platone argomenta così appunto  dalla  mutabilità delle cose nel tempo: « « Se una cosa fosse
materiale, senza aggiungervi niente affatto che venga  dalla  mente nostra, esso ci si cangia appunto in un assurdo.
di tutte le qualità, è qualche cosa d' invisibile, e solo  dalla  mente concepibile, secondo Platone. Egli stabilisce tre
che forma il soggetto delle modificazioni sensibili, è  dalla  mente supposta e non data dal senso; nè andrebbe lontano
continua è nella mente e partecipata alle cose reali solo  dalla  mente; onde della sua materia intelligibile dice Platone:
come dicevamo, non può essere che l' ente, somministrato  dalla  mente, e quasi aggiunto nella percezione alle cose
e si propone la questione « « se vi sia un fuoco, separato  dalla  materia, permanente in sè stesso, e così degli altri
è l' idea, o per dir meglio l' essenza della cosa intuita  dalla  mente, verso alla quale la cosa reale scade; onde il
alla dottrina dell' amicizia o concordia empedoclea,  dalla  quale riceverà nuovo rincalzo la nostra interpretazione
nè concepire, nè affermare. Ond' è che la materia, intesa  dalla  mente in tutte le cose reali, è sempre l' ente. Questo si
l' origine nella mente agli esseri singolari e finiti (2);  dalla  mente poi del primo facitore escono le cose reali,
che fa che un essere si dica composto, e l' unità è posta  dalla  mente ». Ma Aristotele dice che conviene assegnare una
non poteva sussistere, benchè potesse essere concepita  dalla  mente astraente; e perciò la dissero insensibile,
neppure Platone, il quale nel Timeo fa passaggio  dalla  sostanza di una cosa all' idea, senza avvedersi che lo
essere ideale e reale. Ma la ragione, onde si sdrucciola  dalla  prima distinzione della sostanza e dell' accidente alla
ce l' ha aggiunto, conosciute non sono; e l' ente aggiunto  dalla  mente risponde alla sostanza, in quanto questa è l' atto,
la quale s' immaginava come una zona sferica la più lontana  dalla  terra; sicchè per emisfero non è da intendersi la sfera
Empedocle non abbia forse distinto accuratamente il senso  dalla  ragione, dando egli l' uno e l' altra fino alle piante (5),
che Possidonio (3) fa venire la dottrina degli atomi  dalla  Fenicia, dichiarandone autore l' antichissimo Mosco, e che
Fenicia, dichiarandone autore l' antichissimo Mosco, e che  dalla  Fenicia avevano pur tratto le loro dottrine Ferecide e
ciò che è migliore, essendo da meno, viene superato  dalla  moltitudine di ciò che è inferiore, di questo altri si
l' estensione e il moto soggettivo proprio dell' anima,  dalla  estensione e moto extra7soggettivo proprio del corpo; e che
il moto proprio del corpo e il moto proprio dell' anima; e  dalla  natura del moto dell' anima ne deduce la sua immortalità,
questa dottrina se non la confusione fra la mente e le cose  dalla  mente concepite. Vogliamo posta attenzione alla ragione,
alla ragione, che si adduce, per conchiudere che le cose  dalla  mente concepite e la mente sono il medesimo. Tutta la
sono esterne, dunque non sono il senso; le cose percepite  dalla  mente sono interne, dunque sono la mente, dunque ella le
in tal caso si accorda che gli oggetti intuiti o percepiti  dalla  mente sieno, al loro modo, uniti colla mente; ma l' essere
la natura umana a pensare cose esterne, essendo diversi  dalla  ragione, erano ciechi, e non potevano porgere la
- Come Reid aveva tentato in Inghilterra di rimuovere  dalla  filosofia le funeste conseguenze dei sistemi di Berkeley e
Dio. Eppure questo passo, a cui il soggettivismo fu spinto  dalla  logica imperterrita di Fichte, non si poteva evitare dopo i
potrebbe pure venire qualche vaghezza per uscire una volta  dalla  sua sterile solitudine, e rendersi prolifico di qualche suo
all' Io. In terzo luogo, se si distingue l' apparenza  dalla  sostanza, in tal caso si domanda se l' Io stesso è
vede come la forma, in quanto è forma, stia da sè, separata  dalla  materia; e per stare da sè deve esser qualche altra cosa
come l' immagine impressa sulla cera non si può separare  dalla  cera, quando poi viene all' intelletto, parla quasi incerto
che sono nei particolari; che come non separa la forma  dalla  materia, così neppure la materia dalla forma, di cui ella è
non separa la forma dalla materia, così neppure la materia  dalla  forma, di cui ella è il soggetto. Alle forme particolari
producano composti, appunto perchè la forma è inseparabile  dalla  materia. Ora la materia è eterna, e però deve avere una
sue incessanti vicissitudini. La materia, dunque, astratta  dalla  mente, e parimenti le forme astratte, sono incorruttibili
qualità, che l' anima intellettiva trae dal di fuori, cioè  dalla  comunicazione col mondo esteriore. Ora dal mondo esteriore
oggetto nella sua possibilità, mentre il fantasma non esce  dalla  realità delle cose passate e presenti, e nulla più produce
a sapere quali sieno i primi termini che si concepiscono  dalla  mente umana; perocchè, concepiti questi primi termini,
al reale puro ciò che appartiene al reale già concepito  dalla  mente. Per dirlo di nuovo, e non è mai detto abbastanza, il
percezione, il che noi abbiamo fatto nel « Nuovo Saggio ».  Dalla  spiegazione ci risultò che la percezione intellettiva è «
che l' unum in multis viene ad essere il comune, riferito  dalla  mente alle cose singole reali percepite, perocchè il
che l' universale, riposto nei singoli reali, risultasse  dalla  loro collezione, e non si potesse affermare di ciascuno
che solo nella collezione di più reali, fatta nella mente e  dalla  mente paragonati, si scorga il comune. La differenza sta
agli incomodissimi universali, e così eliminandoli affatto  dalla  filosofia. Toglie dunque Abelardo a dimostrare che un nome
sempre un atto, una perfezione, una entelechia del corpo,  dalla  quale si divide la mente, quando si perde la cognizione del
dandole le divine qualità delle idee, egli degradò le idee  dalla  loro condizione altissima, riducendole al grado dell' anima
Rivoluzione, se non è una illusione d'egoisti spronati  dalla  vendetta, è un'opera religiosa Migliorare voi stessi ed
i mezzi dei quali v'ho parlato, non possono venire che  dalla  Patria Una e Libera. Il miglioramento delle vostre
socialisti francesi, voi separereste la questione sociale  dalla  politica e direste: noi possiamo emanciparci, qualunque sia
Patria, né Libertà, sono illegali e possono essere sciolte  dalla  Nazione quando la Libertà è diritto riconosciuto, quando la
di coscienza potrebb'essere respinta, governativamente,  dalla  Nazione. Da questi limiti in fuori, la libertà
ramo d'attività umana, in ogni manifestazione del pensiero,  dalla  religione fino all'industria, fino alla distribuzione della
loro fratelli senza farli dipendenti dall'idea d'un solo o  dalla  forza di tutti. E questo principio è il DOVERE. Bisogna
e le interruzioni del vostro lavoro vi fanno trapassare  dalla  eccessiva operosità alle abitudini dello sfaccendato: come
ad abitudini d'economia? Molti fra voi sono costretti  dalla  miseria a separare i fanciulli, non diremo dalle cure -
noti ma non sentiti .Nell'indifferenza generale nata  dalla  mancanza d'una fede comune, nell'egoismo, conseguenza
da altre cure, e vinti dall' estensione del lavoro, e  dalla  considerazione della minore utilità che si potea aspettare
dee dedurre la Costituzione naturale della società civile  dalla  giustizia sociale , allora noi non parliamo di ogni maniera
improvidi legisti i quali vogliono derivati tutti i diritti  dalla  società civile, la rendono essenzialmente dispotica;
a quello successero fino che ricevette una prima sconfitta  dalla  rivoluzione francese, la quale cangiò forma al dispotismo,
l' ufficio sociale. La dottrina di questo fine elimina  dalla  società civile ogni dispotismo. Infatti assegnandole un tal
e conseguenti od acquisiti, sono anteriori e indipendenti  dalla  società civile. 2 Che la società civile non può nè
compendio, ovvero in una Magna Carta, la quale sia adottata  dalla  moltitudine che s' aggrega in civile consorzio, acciocchè
ed anche una forza suprema: dunque è impossibile di levare  dalla  società il caso in cui non si ritrovi la detta tentazione.
indeterminato, come sono i diritti delle libertà accordate  dalla  costituzione, e vuol sapersi se di quel diritto fu abusato,
l' uno dall' altro, e quando il politico veniva indotto  dalla  natura delle cose a fare qualche disposizione a quelli
così, senza sapere essi stessi che si facevano, condotti  dalla  forza naturale delle cose; che perciò non operando dietro
diritti, ma dei diritti stessi dell' uomo provati non meno  dalla  sua natura che dai fatti; perocchè proponevano in quella
che egli poteva avere sul modo di essere considerato  dalla  Amministrazione sociale ed accresciuto. Mostrò qui la
innanzi efficacemente le sue ragioni per essere migliorato  dalla  Amministrazione; e che questo non si poteva ottenere a meno
poveri, e questi all' incontro hanno il diritto d' esigere  dalla  Società dei loro simili il proprio mantenimento; perchè il
di satollare il suo simile che si vede languire innanzi  dalla  fame. I proprietarŒ anche senza essere uniti in società
la satolla, potendo essere sempre riprodotta  dalla  volontà stessa degli indigenti. Consiglio adunque, disse,
vi fossero diritti se non sociali, cioè se non sostenuti  dalla  forza sociale, vale a dire supposto che i diritti non
nazionali. Ma la legge naturale è sacra indipendentemente  dalla  forza che la sanziona e dal potere civile che la promulga:
non proprietarŒ. Poichè primieramente egli è verissimo, che  dalla  legittima natura che abbiamo messo in chiaro della società
altri uomini: perciocchè non sarebbero esclusi per questo  dalla  società del genere umano, riterrebbero inviolati i diritti
primieramente i non proprietarŒ, esclusi che fossero  dalla  società, non potrebbono essere sottomessi alle leggi della
così la sapienza e la virtù dal momento che si sottraggono  dalla  giustizia distruggono ad un tempo sè medesime, e si mettono
di tal giudizio. Conchiudasi: La società civile è ben altro  dalla  società universale; essa non è punto altro (bisogna a pieno
scienza in altro ordine di cose e in altra società diversa  dalla  mercantile sia coronata e che rinvenga il mecenate generoso
importune. E` adunque inutile la rappresentazione proposta  dalla  Commissione, è anche ridicola, perocchè non ottiene neppure
che è piuttosto un mezzo termine per eliminarli in fatto  dalla  società, o di ritenerveli in apparenza. Ma senza entrare
e coll' entrare nella società civile non escono gli uomini  dalla  universale e non perdono nulla di quei beni che hanno nello
la quale può essere anche forzata, perchè non dipende  dalla  libera volontà ma da un titolo da questa indipendente.
generalmente approvato. Una delle ragioni radicali proposte  dalla  Commissione si fu, che tanto quelle persone che si
contro tutto ciò che può esser fatto in loro danno  dalla  amministrazione della società. I diritti reali all'
cittadini . A questa parola vien assegnato un nuovo senso  dalla  Commissione. L' essere cittadino consiste nel diritto di
l' essenziale carattere della cittadinanza, che si adotta  dalla  società che va ad istituirsi. E prima di passare ad altro
che si porta in comune nella società civile, è questa che  dalla  società civile propriamente si amministra; nè la società
La mancanza principalmente della seconda condizione esclude  dalla  rappresentazione attiva i non proprietarŒ. Quelli adunque
stato di natura amministravano, e che le persone escluse  dalla  medesima non sieno che quelle che nello stato di natura non
ai mercenarŒ, nel secondo caso essi dipendono totalmente  dalla  volontà degli altri uomini che li beneficano, e che perciò
il corpo dei mercenarŒ. Quest' articolo incontrò difficoltà  dalla  parte dei proprietarŒ. Il delegato per questi si sforzò di
La esistenza dunque dei mercenarŒ è precaria, e dipendente  dalla  volontà di quelli che li assoldano: da questi dipende
ch' essi godono non l' hanno da sè, ma viene loro lasciata  dalla  generosità dei proprietarŒ: i quali torre gliela potrebbero
di questa dipendenza: e che avendola trovata tanto lontana  dalla  servitù , quanto dalla benestanza , aveva stimato che loro
e che avendola trovata tanto lontana dalla servitù , quanto  dalla  benestanza , aveva stimato che loro convenisse nella
di godere i frutti dei beni da loro posseduti, nè quelli  dalla  loro avidità guadagnati. Il benestante adunque pagando il
e della sua opera: quando cioè quest' opera non è occupata  dalla  necessità di un lavoro determinato. Colla mercede che paga
trattazione. Ciò che fu detto, e che fu fin qui accordato  dalla  Assemblea, diede la via alla Commissione di presentare il
dei diritti reali: e tal principio era quello enunciato  dalla  Commissione: « che il potere amministrativo dovesse esser
due cose: 1 che tutte le altre ricchezze erano dipendenti  dalla  terra, e che veramente questa sola, somministrando il
fecero della medesima. Come dunque il benestante dipende  dalla  terra per cavare della ricchezza, allo stesso modo dipende
o commerciale venga abbandonato a tale che debba desistere  dalla  sua professione, gli rimane ancora il suo fondo, il quale
contraddire ai principŒ rigorosi di giustizia stabiliti  dalla  Commissione) si lascierà da parte le frazioni che sortono
in tutte sue parti: e che se si concede di deviare  dalla  medesima in qualche parte, non si vede più la ragione
quello che propriamente si chiama equità, per distinguerla  dalla  giustizia, colla quale si vede essere da questo esempio
altra parte chieder giammai l' impossibile, sono obbligati  dalla  ragionevolezza che debbe accompagnare i loro diritti, e che
dai medesimi , queste debbono essere sempre accordate  dalla  Assemblea dopo che è stato dimostrato: 1 che esse sono
e che difendendo passo per passo avea fatto adottare  dalla  medesima. Fece osservare che le due rappresentazioni
forza sensibile. La forza morale si manifesta nell' uomo  dalla  reazione ch' essa fa contro tutto ciò che tenta di
all' uso di ragione. Questa fu l' idea generale seguita  dalla  Commissione, e suggerita dalla natura del detto Tribunale.
fu l' idea generale seguita dalla Commissione, e suggerita  dalla  natura del detto Tribunale. Ma nel tradurla in una legge fu
dei membri al politico Tribunale. La legge adunque proposta  dalla  Commissione sugli elettori del Tribunale politico fu
quelli che pur avrebbero diritto di votare, e la deviazione  dalla  rigorosa giustizia non sarebbe la menoma: non sarebbe
prima parte, ed altre la seconda del medesimo. Cominciando  dalla  seconda parte essa dice, che i mariti « oltre il proprio,
così non doveva neppure negare al medesimo ciò che nasceva  dalla  sua paternità; il pieno diritto sopra i suoi figliuoli. La
non già arbitrario, ma tuttavia illimitato, cioè che  dalla  parte dei figli non ha coazione reattiva. Se dunque viene
non è che una di quelle deviazioni che si fanno  dalla  rigorosa giustizia per mezzo della equità, la quale, come
debbe formarsi del marito si è di un' autorità amorevole,  dalla  quale essa non avvenga che mai dissenta in nessuna delle
faceva impressione sull' Assemblea, e la inclinava  dalla  parte degli opponenti; giacchè pareva che col dare a'
e per invigorirla: quelle che mettevano in salvo il padrone  dalla  disperazione dei suoi schiavi: quelle ancora che dalla
dalla disperazione dei suoi schiavi: quelle ancora che  dalla  morte degli schiavi autorizzavano di cavare dei giuochi e
in un modo diverso da quello che tale autorità è costituita  dalla  natura, queste sarebbero instituzioni false: cioè sarebbero
che ha lasciato questo potere in tutta la sua pienezza  dalla  parte delle persone soggette, ed all' incontro ha dato ai
i voti dai proprŒ figliuoli, ed il marito di prenderlo  dalla  moglie: poichè la natura dei figliuoli richiede che la
ai modi prudenti onde far passare i servi gradatamente  dalla  condizione servile a quella di mercenari. Prevedendo la
appartenente ad altre instituzioni al tutto d' altra natura  dalla  sua. Il falso principio adunque che quella sia la
sembrerà che talora possa esser più utile se si devia  dalla  più rigorosa rappresentazione di tutti i diritti, e che
che la maggior parte di voi dovrebbe ritirarsi al tutto  dalla  deliberazione, ed abbandonare al giudizio dei pochi ingegni
ed i più o meno forti nascono a caso, e non dipendono punto  dalla  volontà degli uomini. Ma ciò che merita più osservazione in
agli abusi, dall' istante che questo governo si diparte  dalla  rappresentazione politica, il quale dipartirsi è per se
di quelli che ha degli interessi può essere obbligato  dalla  legge morale ad entrare ad occhi chiusi nella convenzione
sarebbe un delitto parlare contro diritti dichiarati già  dalla  società; giacchè la dichiarazione di diritti suppone i
ad una società morale, ad una società di diversa natura  dalla  sua, cioè alla Chiesa cristiana, che è la maggiore autorità
fu ammessa ad unanimità. » Gli elettori stabiliti  dalla  dichiarazione dei diritti politici (Tit. I art. I)
noi anticipata e descritta nel Libro Primo di quest' opera;  dalla  quale descrizione apparisce maggiormente la reale
pare a noi, a cui non si può ripugnare, perchè dedotte  dalla  rettitudine, e non possono aver contro di esse se non se
nostra Assemblea, ed alla instituzione che supponiamo fatta  dalla  medesima, secondo gli ordini voluti dall' equità. Il primo
società. Tali ragioni erano forti ed erano state prevedute  dalla  Commissione, la quale nel suo progetto si era proposta di
tutto ciò che era minor di quel termine; questa deviazione  dalla  rigorosa giustizia doveva esser la minima che si potesse, e
di tali Assemblee si riduca la irregolarità o deviazione  dalla  teoretica giustizia; cioè quanto poca sia la proprietà che
quinta. Vediamo adesso un poco quanta sia l' irregolarità  dalla  giustizia teoretica, che ammette un tal piano in tale
seguenti: 1 di convocare l' Assemblea nei casi prescritti  dalla  legge; 2 di essere l' organo permanente dell' Assemblea
dar luogo all' equità; e tutti gli uomini erano obbligati  dalla  stessa giustizia a declinare alquanto dal proprio diritto
da essa stessa, ma è alla medesima estrinseco, cioè nasce  dalla  malvagità degli uomini che di essa abusano, il perchè a
la società. - Ma si ripete, chi tolse via quei mali  dalla  società, rendendo più fermo ed indipendente il poter
instituzione. Ed anche queste poche ed incerte traccie  dalla  parte del popolo si osservano. E così doveva essere, perchè
costituzione fosse concertata. Niente affatto. Ella nasceva  dalla  natura della cosa. La società si lascia governare (quand'
della Monarchia assoluta cristiana sono tutte da ripetersi  dalla  sua propria imperfezione; la sua natura rimane sempre la
o in Assemblee stabilite, o da tutto il popolo, o  dalla  classe dei Nobili. Sulla bontà della Legge, od istituzione
ed i giudizŒ suoi debbono essere puramente regolati  dalla  religiosa coscienza. Nell' Impero all' opposto gli
ragione comune che veniva continuamente assalita e violata  dalla  forza particolare. Ma dove esiste ella la ragione comune?
non si saprebbe giammai se il suo giudizio provenisse  dalla  ragione sua particolare o dalla comune: oltre di che i
il suo giudizio provenisse dalla ragione sua particolare o  dalla  comune: oltre di che i particolari non vanno giammai d'
civile indipendenti fra loro e supreme egualmente, e che  dalla  loro concordia solamente possano i popoli giudicare se è
nelle mani della Chiesa, la quale sembra fatta a ciò  dalla  sua stessa natura, mentre la sua natura è certo quella di
sempre e costantemente voluto: questo doveva risultare  dalla  natura della religione cristiana a cui essi presiedono: di
di questo stato di distinzione le verità sono percepite  dalla  mente umana confuse insieme, per modo che di molte si fa
permise che i giudici si potessero prendere egualmente  dalla  quarta, nella quale si trovavano i cittadini più poveri. 1)
sarebbe impossibile per quella legge che l' umanità rifugge  dalla  propria distruzione. Ma dividendo in articoli separati le
adunque di mettere sott' occhio le dette proposizioni che  dalla  storia risultano come leggi o fatti costanti, e poscia
institutore della divisione del popolo romano in centurie.  Dalla  divisione di Romolo erano trascorsi centottanta anni circa
deliberazioni: 1) prevalenza che se non veniva legalizzata  dalla  costituzione dello Stato, era già essa stessa un attentato
determinò il governo per una forza della natura, secondata  dalla  saviezza dei reggitori. Al dividersi della proprietà si
influenza, e nella sua massima parte doveva esser formata  dalla  maggiore somma degli interessi, o sia dalla proprietà: idea
esser formata dalla maggiore somma degli interessi, o sia  dalla  proprietà: idea quanto vera, tanto ripugnante al presente
che ad osservare quanto avvenne allorquando si dipartirono  dalla  legge della natura: quando vollero atterrare la loro
si resistette alquanto dai due altri ordini, non immuni  dalla  vertigine delle teorie, e il giorno 17 di Giugno i Comuni,
era tale, che il diritto al potere non nasceva già  dalla  proprietà, ma dall' abilità personale. E come questo
si vedrà, che tutta la storia conferma questa legge uscente  dalla  natura delle cose; che la proprietà ed il potere tendono ad
industriale e commerciale dipende come da suo primo fonte  dalla  ricchezza territoriale. Ma non è già per questo vero, che i
nelle Società civili si è, che quando esse passano  dalla  legge famigliare alla nazionale, e perciò dall' avere una
è il caso del principato assoluto, unico caso somministrato  dalla  storia. Per ciò il principato assoluto è il più saldo fra
dal momento che è sempre in dubbio di essere abbandonata  dalla  forza alleata, ed ha sempre da temere che l' opposizione
pericolo di cadere. Le costituzioni del medio evo prodotte  dalla  natura delle cose, e dalla docilità degli uomini nell'
del medio evo prodotte dalla natura delle cose, e  dalla  docilità degli uomini nell' arrendersi a ciò che tale
la costituzione veniva loro strappata un poco alla volta  dalla  natura delle cose, così essi la formavano pezzo per pezzo
feudi, o delle donazioni, li sollecitavano continuamente  dalla  corona. La corona che non era ricca abbastanza per
Milizia; ma la mutazione della seconda stirpe fu operata  dalla  prevalenza della proprietà. Ugo Capeto era conte di Parigi
della Bassa Lorena posto fuori della Francia ricevuto  dalla  liberalità dell' imperatore Ottone, di cui s' era con ciò
di appartenervi. [...OMISSIS...] Il sistema feudale nacque  dalla  conquista, cioè dalla distribuzione delle terre conquistate
Il sistema feudale nacque dalla conquista, cioè  dalla  distribuzione delle terre conquistate fra i vincitori. In
autorità principesca. Il ricevere che si faceva le terre  dalla  mano del principe, ed il diritto che egli aveva di
a distinguere col pensiero, e colle parole, il diritto  dalla  modalità del diritto: e invece di dire che il principe
proprietà sulle terre feudali fosse stata vera e non finta  dalla  legge, ma come dicevamo il re non aveva che la modalità
simile espediente fu suggerito alle nazioni conquistatrici  dalla  stessa natura della conquista. Nel primo tempo che il
tutti i membri della nazione ricevessero le terre divise  dalla  mano del loro capo, perchè con ciò si otteneva il primo
colla quale una nazione guerriera, che riconosceva tutto  dalla  guerra, e che nella guerra sola riponeva la sua forza e la
le quali trapassino la misura della modalità fissata  dalla  costituzione, egli non potendo trapassare quella misura,
Si rileva da Nitardo che questo trattato fu fatto  dalla  nobiltà. Fino dunque che il principe poteva esercitare con
terre, cioè fino che la nazione glielo permetteva costretta  dalla  necessità di sostenersi, la finzione della proprietà del
anche ai Romani, i quali perfezionando il sistema fondato  dalla  legge regia legalizzarono il dispotismo. Noi abbiamo fatto
di un potere esagerato che tiravano gli interpreti normanni  dalla  costituzione feudale, soggiunge: Ma non era già questa
politico viene come strappato e tirato da due forze: cioè  dalla  forza veniente dal diritto personale e dalla forza veniente
forze: cioè dalla forza veniente dal diritto personale e  dalla  forza veniente dal diritto reale. Ora siccome il diritto
incontrato un ostacolo insuperabile che veniva loro opposto  dalla  stessa natura delle cose. Per esempio noi abbiamo veduto
reale fatta in questi, dovette essere temperata  dalla  rappresentanza personale fatta in quelli: così l'
natura; e di ciò viene il detto, che è diversa la teoria  dalla  pratica. Le maggiori dissensioni esistenti fra i politici
altri non fanno che un sistema: è una teoria che differisce  dalla  pratica: la teoria che non differisce dalla pratica sarà
che differisce dalla pratica: la teoria che non differisce  dalla  pratica sarà quella che insegna a far che coesistano queste
bensì attaccata ora con più forza ed ora con minor forza  dalla  maggiorità. Se la minorità si vede attaccata con molta
media è la più saggia, come quella che viene suggerita  dalla  natura. Non essendo però giunto a formarsi questa idea
cose pubbliche al caso, o negare che possano essere aiutate  dalla  saviezza, sarebbe ancora un lasciare la sovranità da
che hanno più forza. Il secondo disordine, che nascerebbe  dalla  costituzione civile fatta rigorosamente secondo la legge
sè, ma per la difesa del popolo, che si ha ricevuto in cura  dalla  provvidenza. Il feudalismo che aveva rimesso il principe
fatto dagli uomini probissimi indipendentemente al tutto  dalla  loro ricchezza e povertà. L' amministrazione perfetta
poteva organizzarsi perfettamente, fino che non era divisa  dalla  magistratura; nella quale non debbe prevalere la ricchezza,
ed anche una forza suprema: dunque è impossibile di levare  dalla  società il caso in cui non si ritrovi la detta tentazione.
sta nel vedere se si può diminuire il pericolo che nasce  dalla  loro debilezza o dalla loro malvagità; e diciamo, che
può diminuire il pericolo che nasce dalla loro debilezza o  dalla  loro malvagità; e diciamo, che dovendosi la società esporre
i loro secoli, e che vincenti o vinti furono giudicati  dalla  posterità? se non finir di ostentare giustizia nelle parole
della giustizia: per poco che questo uomo sia dominato  dalla  passione d' acquistare, ella il moverà a romper le leggi
il proprio, e di sostenere una rappresaglia aggravata  dalla  vendetta che rallegra l' ira degli oltraggiati, e la cui
le tenaci prevenzioni, il Tribunale politico sarà domandato  dalla  pubblica voce, ed unanimemente dai grandi e dai piccioli
contro cui tutto perde sua forza: di quella opinione dico  dalla  quale sola nasce la forza fisica e senza la quale qualunque
niuno potrebbe resistere, si crede facilmente disobbligato  dalla  fatica paziente della investigazione della verità, ed
il Tribunale. Se fosse impossibile dividere il giudice  dalla  parte, e fosse necessario che una delle due parti fosse
delizie, nè invanita dalle gravi inezie, nè lasciata rozza  dalla  mancanza del tempo richiesto dagli austeri e placidi studŒ
altra, che i poveri abbiano diritto di essere mantenuti  dalla  società; massima che pure distrugge la società stessa
uomini che nascono, quando non sieno i maritaggi regolati  dalla  prudenza di quei che l' incontrano: mentre come abbiamo
credere al popolo che egli abbia diritto d' esser nutrito  dalla  società dei ricchi; e i movimenti della plebe si rendono
altra c' era il bisogno di forza fisica per difenderlo  dalla  prevalenza delle altre famiglie. La nostra regola adunque
di questa famiglia, queste sono tante persone tentate  dalla  miseria di spogliare le altre famiglie per vivere; e se
il bisogno di questa legge, mentre la loro esistenza viene  dalla  società civile protetta. Ma come la forza unita di tutte
e la legge di compenso messo ne' godimenti dei beni  dalla  natura: esse sono quelle famiglie, le quali dopo aver
altrettanti loro discendenti in quella stessa mendicità  dalla  quale sottraggono gli stranieri. La legge da noi posta
da altre cure, e vinti dall' estensione del lavoro, e  dalla  considerazione della minore utilità che si potea aspettare
dee dedurre la Costituzione naturale della società civile  dalla  giustizia sociale , allora noi non parliamo di ogni maniera
improvidi legisti i quali vogliono derivati tutti i diritti  dalla  società civile, la rendono essenzialmente dispotica;
a quello successero fino che ricevette una prima sconfitta  dalla  rivoluzione francese, la quale cangiò forma al dispotismo,
l' ufficio sociale. La dottrina di questo fine elimina  dalla  società civile ogni dispotismo. Infatti assegnandole un tal
e conseguenti od acquisiti, sono anteriori e indipendenti  dalla  società civile. 2 Che la società civile non può nè
compendio, ovvero in una Magna Carta, la quale sia adottata  dalla  moltitudine che s' aggrega in civile consorzio, acciocchè
ed anche una forza suprema: dunque è impossibile di levare  dalla  società il caso in cui non si ritrovi la detta tentazione.
indeterminato, come sono i diritti delle libertà accordate  dalla  costituzione, e vuol sapersi se di quel diritto fu abusato,
l' uno dall' altro, e quando il politico veniva indotto  dalla  natura delle cose a fare qualche disposizione a quelli
così, senza sapere essi stessi che si facevano, condotti  dalla  forza naturale delle cose; che perciò non operando dietro
diritti, ma dei diritti stessi dell' uomo provati non meno  dalla  sua natura che dai fatti; perocchè proponevano in quella
che egli poteva avere sul modo di essere considerato  dalla  Amministrazione sociale ed accresciuto. Mostrò qui la
innanzi efficacemente le sue ragioni per essere migliorato  dalla  Amministrazione; e che questo non si poteva ottenere a meno
poveri, e questi all' incontro hanno il diritto d' esigere  dalla  Società dei loro simili il proprio mantenimento; perchè il
di satollare il suo simile che si vede languire innanzi  dalla  fame. I proprietarŒ anche senza essere uniti in società
la satolla, potendo essere sempre riprodotta  dalla  volontà stessa degli indigenti. Consiglio adunque, disse,
vi fossero diritti se non sociali, cioè se non sostenuti  dalla  forza sociale, vale a dire supposto che i diritti non
nazionali. Ma la legge naturale è sacra indipendentemente  dalla  forza che la sanziona e dal potere civile che la promulga:
non proprietarŒ. Poichè primieramente egli è verissimo, che  dalla  legittima natura che abbiamo messo n chiaro della società
altri uomini: perciocchè non sarebbero esclusi per questo  dalla  società del genere umano, riterrebbero inviolati i diritti
primieramente i non proprietarŒ, esclusi che fossero  dalla  società, non potrebbono essere sottomessi alle leggi della
così la sapienza e la virtù dal momento che si sottraggono  dalla  giustizia distruggono ad un tempo sè medesime, e si mettono
di tal giudizio. Conchiudasi: La società civile è ben altro  dalla  società universale; essa non è punto altro (bisogna a pieno
scienza in altro ordine di cose e in altra società diversa  dalla  mercantile sia coronata e che rinvenga il mecenate generoso
importune. E` adunque inutile la rappresentazione proposta  dalla  Commissione, è anche ridicola, perocchè non ottiene neppure
che è piuttosto un mezzo termine per eliminarli in fatto  dalla  società, o di ritenerveli in apparenza. Ma senza entrare
e coll' entrare nella società civile non escono gli uomini  dalla  universale e non perdono nulla di quei beni che hanno nello
la quale può essere anche forzata, perchè non dipende  dalla  libera volontà ma da un titolo da questa indipendente.
generalmente approvato. Una delle ragioni radicali proposte  dalla  Commissione si fu, che tanto quelle persone che si
contro tutto ciò che può esser fatto in loro danno  dalla  amministrazione della società. I diritti reali all'
cittadini . A questa parola vien assegnato un nuovo senso  dalla  Commissione. L' essere cittadino consiste nel diritto di
l' essenziale carattere della cittadinanza, che si adotta  dalla  società che va ad istituirsi. E prima di passare ad altro
che si porta in comune nella società civile, è questa che  dalla  società civile propriamente si amministra; nè la società
La mancanza principalmente della seconda condizione esclude  dalla  rappresentazione attiva i non proprietarŒ. Quelli adunque
stato di natura amministravano, e che le persone escluse  dalla  medesima non sieno che quelle che nello stato di natura non
ai mercenarŒ, nel secondo caso essi dipendono totalmente  dalla  volontà degli altri uomini che li beneficano, e che perciò
il corpo dei mercenarŒ. Quest' articolo incontrò difficoltà  dalla  parte dei proprietarŒ. Il delegato per questi si sforzò di
La esistenza dunque dei mercenarŒ è precaria, e dipendente  dalla  volontà di quelli che li assoldano: da questi dipende
ch' essi godono non l' hanno da sè, ma viene loro lasciata  dalla  generosità dei proprietarŒ: i quali torre gliela potrebbero
di questa dipendenza: e che avendola trovata tanto lontana  dalla  servitù , quanto dalla benestanza , aveva stimato che loro
e che avendola trovata tanto lontana dalla servitù , quanto  dalla  benestanza , aveva stimato che loro convenisse nella
di godere i frutti dei beni da loro posseduti, nè quelli  dalla  loro avidità guadagnati. Il benestante adunque pagando il
e della sua opera: quando cioè quest' opera non è occupata  dalla  necessità di un lavoro determinato. Colla mercede che paga
trattazione. Ciò che fu detto, e che fu fin qui accordato  dalla  Assemblea, diede la via alla Commissione di presentare il
dei diritti reali: e tal principio era quello enunciato  dalla  Commissione: « che il potere amministrativo dovesse esser
due cose: 1 che tutte le altre ricchezze erano dipendenti  dalla  terra, e che veramente questa sola, somministrando il
fecero della medesima. Come dunque il benestante dipende  dalla  terra per cavare della ricchezza, allo stesso modo dipende
o commerciale venga abbandonato a tale che debba desistere  dalla  sua professione, gli rimane ancora il suo fondo, il quale
contraddire ai principŒ rigorosi di giustizia stabiliti  dalla  Commissione) si lascierà da parte le frazioni che sortono
in tutte sue parti: e che se si concede di deviare  dalla  medesima in qualche parte, non si vede più la ragione
quello che propriamente si chiama equità, per distinguerla  dalla  giustizia, colla quale si vede essere da questo esempio
altra parte chieder giammai l' impossibile, sono obbligati  dalla  ragionevolezza che debbe accompagnare i loro diritti, e che
dai medesimi , queste debbono essere sempre accordate  dalla  Assemblea dopo che è stato dimostrato: 1 che esse sono
e che difendendo passo per passo avea fatto adottare  dalla  medesima. Fece osservare che le due rappresentazioni
forza sensibile. La forza morale si manifesta nell' uomo  dalla  reazione ch' essa fa contro tutto ciò che tenta di
all' uso di ragione. Questa fu l' idea generale seguita  dalla  Commissione, e suggerita dalla natura del detto Tribunale.
fu l' idea generale seguita dalla Commissione, e suggerita  dalla  natura del detto Tribunale. Ma nel tradurla in una legge fu
dei membri al politico Tribunale. La legge adunque proposta  dalla  Commissione sugli elettori del Tribunale politico fu
quelli che pur avrebbero diritto di votare, e la deviazione  dalla  rigorosa giustizia non sarebbe la menoma: non sarebbe
prima parte, ed altre la seconda del medesimo. Cominciando  dalla  seconda parte essa dice, che i mariti « oltre il proprio,
così non doveva neppure negare al medesimo ciò che nasceva  dalla  sua paternità; il pieno diritto sopra i suoi figliuoli. La
non già arbitrario, ma tuttavia illimitato, cioè che  dalla  parte dei figli non ha coazione reattiva. Se dunque viene
non è che una di quelle deviazioni che si fanno  dalla  rigorosa giustizia per mezzo della equità, la quale, come
debbe formarsi del marito si è di un' autorità amorevole,  dalla  quale essa non avvenga che mai dissenta in nessuna delle
faceva impressione sull' Assemblea, e la inclinava  dalla  parte degli opponenti; giacchè pareva che col dare a'
e per invigorirla: quelle che mettevano in salvo il padrone  dalla  disperazione dei suoi schiavi: quelle ancora che dalla
dalla disperazione dei suoi schiavi: quelle ancora che  dalla  morte degli schiavi autorizzavano di cavare dei giuochi e
in un modo diverso da quello che tale autorità è costituita  dalla  natura, queste sarebbero instituzioni false: cioè sarebbero
che ha lasciato questo potere in tutta la sua pienezza  dalla  parte delle persone soggette, ed all' incontro ha dato ai
i voti dai proprŒ figliuoli, ed il marito di prenderlo  dalla  moglie: poichè la natura dei figliuoli richiede ca volontà
ai modi prudenti onde far passare i servi gradatamente  dalla  condizione servile a quella di mercenari. Prevedendo la
appartenente ad altre instituzioni al tutto d' altra natura  dalla  sua. Il falso principio adunque che quella sia la
sembrerà che talora possa esser più utile se si devia  dalla  più rigorosa rappresentazione di tutti i diritti, e che
che la maggior parte di voi dovrebbe ritirarsi al tutto  dalla  deliberazione, ed abbandonare al giudizio dei pochi ingegni
ed i più o meno forti nascono a caso, e non dipendono punto  dalla  volontà degli uomini. Ma ciò che merita più osservazione in
agli abusi, dall' istante che questo governo si diparte  dalla  rappresentazione politica, il quale dipartirsi è per se
di quelli che ha degli interessi può essere obbligato  dalla  legge morale ad entrare ad occhi chiusi nella convenzione
sarebbe un delitto parlare contro diritti dichiarati già  dalla  società; giacchè la dichiarazione di diritti suppone i
ad una società morale, ad una società di diversa natura  dalla  sua, cioè alla Chiesa cristiana, che è la maggiore autorità
fu ammessa ad unanimità. » Gli elettori stabiliti  dalla  dichiarazione dei diritti politici (Tit. I art. I)
noi anticipata e descritta nel Libro Primo di quest' opera;  dalla  quale descrizione apparisce maggiormente la reale
pare a noi, a cui non si può ripugnare, perchè dedotte  dalla  rettitudine, e non possono aver contro di esse se non se
nostra Assemblea, ed alla instituzione che supponiamo fatta  dalla  medesima, secondo gli ordini voluti dall' equità. Il primo
società. Tali ragioni erano forti ed erano state prevedute  dalla  Commissione, la quale nel suo progetto si era proposta di
tutto ciò che era minor di quel termine; questa deviazione  dalla  rigorosa giustizia doveva esser la minima che si potesse, e
di tali Assemblee si riduca la irregolarità o deviazione  dalla  teoretica giustizia; cioè quanto poca sia la proprietà che
quinta. Vediamo adesso un poco quanta sia l' irregolarità  dalla  giustizia teoretica, che ammette un tal piano in tale
seguenti: 1 di convocare l' Assemblea nei casi prescritti  dalla  legge: 2 Di essere l' organo permanente dell' Assemblea
dar luogo all' equità; e tutti gli uomini erano obbligati  dalla  stessa giustizia a declinare alquanto dal proprio diritto
da essa stessa, ma è alla medesima estrinseco, cioè nasce  dalla  malvagità degli uomini che di essa abusano, il perchè a
la società. - Ma si ripete, chi tolse via quei mali  dalla  società, rendendo più fermo ed indipendente il poter
instituzione. Ed anche queste poche ed incerte traccie  dalla  parte del popolo si osservano. E così doveva essere, perchè
costituzione fosse concertata. Niente affatto. Ella nasceva  dalla  natura della cosa. La società si lascia governare (quand'
della Monarchia assoluta cristiana sono tutte da ripetersi  dalla  sua propria imperfezione; la sua natura rimane sempre la
o in Assemblee stabilite, o da tutto il popolo, o  dalla  classe dei Nobili. Sulla bontà della Legge, od istituzione
ed i giudizŒ suoi debbono essere puramente regolati  dalla  religiosa coscienza. Nell' Impero all' opposto gli
ragione comune che veniva continuamente assalita e violata  dalla  forza particolare. Ma dove esiste ella la ragione comune?
non si saprebbe giammai se il suo giudizio provenisse  dalla  ragione sua particolare o dalla comune: oltre di che i
il suo giudizio provenisse dalla ragione sua particolare o  dalla  comune: oltre di che i particolari non vanno giammai d'
civile indipendenti fra loro e supreme egualmente, e che  dalla  loro concordia solamente possano i popoli giudicare se è
nelle mani della Chiesa, la quale sembra fatta a ciò  dalla  sua stessa natura, mentre la sua natura è certo quella di
sempre e costantemente voluto: questo doveva risultare  dalla  natura della religione cristiana a cui essi presiedono: di
di questo stato di distinzione le verità sono percepite  dalla  mente umana confuse insieme, per modo che di molte si fa
permise che i giudici si potessero prendere egualmente  dalla  quarta, nella quale si trovavano i cittadini più poveri. 1)
sarebbe impossibile per quella legge che l' umanità rifugge  dalla  propria distruzione. Ma dividendo in articoli separati le
adunque di mettere sott' occhio le dette proposizioni che  dalla  storia risultano come leggi o fatti costanti, e poscia
institutore della divisione del popolo romano in centurie.  Dalla  divisione di Romolo erano trascorsi centottanta anni circa
deliberazioni: 1) prevalenza che se non veniva legalizzata  dalla  costituzione dello Stato, era già essa stessa un attentato
determinò il governo per una forza della natura, secondata  dalla  saviezza dei reggitori. Al dividersi della proprietà si
influenza, e nella sua massima parte doveva esser formata  dalla  maggiore somma degli interessi, o sia dalla proprietà: idea
esser formata dalla maggiore somma degli interessi, o sia  dalla  proprietà: idea quanto vera, tanto ripugnante al presente
che ad osservare quanto avvenne allorquando si dipartirono  dalla  legge della natura: quando vollero atterrare la loro
si resistette alquanto dai due altri ordini, non immuni  dalla  vertigine delle teorie, e il giorno 17 di Giugno i Comuni,
era tale, che il diritto al potere non nasceva già  dalla  proprietà, ma dall' abilità personale. E come questo
si vedrà, che tutta la storia conferma questa legge uscente  dalla  natura delle cose; che la proprietà ed il potere tendono ad
industriale e commerciale dipende come da suo primo fonte  dalla  ricchezza territoriale. Ma non è già per questo vero, che i
nelle Società civili si è, che quando esse passano  dalla  legge famigliare alla nazionale, e perciò dall' avere una
è il caso del principato assoluto, unico caso somministrato  dalla  storia. Per ciò il principato assoluto è il più saldo fra
dal momento che è sempre in dubbio di essere abbandonata  dalla  forza alleata, ed ha sempre da temere che l' opposizione
pericolo di cadere. Le costituzioni del medio evo prodotte  dalla  natura delle cose, e dalla docilità degli uomini nell'
del medio evo prodotte dalla natura delle cose, e  dalla  docilità degli uomini nell' arrendersi a ciò che tale
la costituzione veniva loro strappata un poco alla volta  dalla  natura delle cose, così essi la formavano pezzo per pezzo
feudi, o delle donazioni, li sollecitavano continuamente  dalla  corona. La corona che non era ricca abbastanza per
Milizia; ma la mutazione della seconda stirpe fu operata  dalla  prevalenza della proprietà. Ugo Capeto era conte di Parigi
della Bassa Lorena posto fuori della Francia ricevuto  dalla  liberalità dell' imperatore Ottone, di cui s' era con ciò
di appartenervi. [...OMISSIS...] Il sistema feudale nacque  dalla  conquista, cioè dalla distribuzione delle terre conquistate
Il sistema feudale nacque dalla conquista, cioè  dalla  distribuzione delle terre conquistate fra i vincitori. In
autorità principesca. Il ricevere che si faceva le terre  dalla  mano del principe, ed il diritto che egli aveva di
a distinguere col pensiero, e colle parole, il diritto  dalla  modalità del diritto: e invece di dire che il principe
proprietà sulle terre feudali fosse stata vera e non finta  dalla  legge, ma come dicevamo il re non aveva che la modalità
simile espediente fu suggerito alle nazioni conquistatrici  dalla  stessa natura della conquista. Nel primo tempo che il
tutti i membri della nazione ricevessero le terre divise  dalla  mano del loro capo, perchè con ciò si otteneva il primo
colla quale una nazione guerriera, che riconosceva tutto  dalla  guerra, e che nella guerra sola riponeva la sua forza e la
le quali trapassino la misura della modalità fissata  dalla  costituzione, egli non potendo trapassare quella misura,
»2) » Si rileva da Nitardo che questo trattato fu fatto  dalla  nobiltà. Fino dunque che il principe poteva esercitare con
terre, cioè fino che la nazione glielo permetteva costretta  dalla  necessità di sostenersi, la finzione della proprietà del
anche ai Romani, i quali perfezionando il sistema fondato  dalla  legge regia legalizzarono il dispotismo. Noi abbiamo fatto
di un potere esagerato che tiravano gli interpreti normanni  dalla  costituzione feudale, soggiunge: Ma non era già questa
politico viene come strappato e tirato da due forze: cioè  dalla  forza veniente dal diritto personale e dalla forza veniente
forze: cioè dalla forza veniente dal diritto personale e  dalla  forza veniente dal diritto reale. Ora siccome il diritto
incontrato un ostacolo insuperabile che veniva loro opposto  dalla  stessa natura delle cose. Per esempio noi abbiamo veduto
reale fatta in questi, dovette essere temperata  dalla  rappresentanza personale fatta in quelli: così l'
natura; e di ciò viene il detto, che è diversa la teoria  dalla  pratica. Le maggiori dissensioni esistenti fra i politici
altri non fanno che un sistema: è una teoria che differisce  dalla  pratica: la teoria che non differisce dalla pratica sarà
che differisce dalla pratica: la teoria che non differisce  dalla  pratica sarà quella che insegna a far che coesistano queste
bensì attaccata ora con più forza ed ora con minor forza  dalla  maggiorità. Se la minorità si vede attaccata con molta
media è la più saggia, come quella che viene suggerita  dalla  natura. Non essendo però giunto a formarsi questa idea
cose pubbliche al caso, o negare che possano essere aiutate  dalla  saviezza, sarebbe ancora un lasciare la sovranità da
che hanno più forza. Il secondo disordine, che nascerebbe  dalla  costituzione civile fatta rigorosamente secondo la legge
sè, ma per la difesa del popolo, che si ha ricevuto in cura  dalla  provvidenza. Il feudalismo che aveva rimesso il principe
fatto dagli uomini probissimi indipendentemente al tutto  dalla  loro ricchezza e povertà. L' amministrazione perfetta
poteva organizzarsi perfettamente, fino che non era divisa  dalla  magistratura; nella quale non debbe prevalere la ricchezza,
ed anche una forza suprema: dunque è impossibile di levare  dalla  società il caso in cui non si ritrovi la detta tentazione.
sta nel vedere se si può diminuire il pericolo che nasce  dalla  loro debilezza o dalla loro malvagità; e diciamo, che
può diminuire il pericolo che nasce dalla loro debilezza o  dalla  loro malvagità; e diciamo, che dovendosi la società esporre
i loro secoli, e che vincenti o vinti furono giudicati  dalla  posterità? se non finir di ostentare giustizia nelle parole
della giustizia: per poco che questo uomo sia dominato  dalla  passione d' acquistare, ella il moverà a romper le leggi
il proprio, e di sostenere una rappresaglia aggravata  dalla  vendetta che rallegra l' ira degli oltraggiati, e la cui
le tenaci prevenzioni, il Tribunale politico sarà domandato  dalla  pubblica voce, ed unanimemente dai grandi e dai piccioli
contro cui tutto perde sua forza: di quella opinione dico  dalla  quale sola nasce la forza fisica e senza la quale qualunque
niuno potrebbe resistere, si crede facilmente disobbligato  dalla  fatica paziente della investigazione della verità, ed
il Tribunale. Se fosse impossibile dividere il giudice  dalla  parte, e fosse necessario che una delle due parti fosse
delizie, nè invanita dalle gravi inezie, nè lasciata rozza  dalla  mancanza del tempo richiesto dagli austeri e placidi studŒ
altra, che i poveri abbiano diritto di essere mantenuti  dalla  società; massima che pure distrugge la società stessa
uomini che nascono, quando non sieno i maritaggi regolati  dalla  prudenza di quei che l' incontrano: mentre come abbiamo
credere al popolo che egli abbia diritto d' esser nutrito  dalla  società dei ricchi; e i movimenti della plebe si rendono
altra c' era il bisogno di forza fisica per difenderlo  dalla  prevalenza delle altre famiglie. La nostra regola adunque
di questa famiglia, queste sono tante persone tentate  dalla  miseria di spogliare le altre famiglie per vivere; e se
il bisogno di questa legge, mentre la loro esistenza viene  dalla  società civile protetta. Ma come la forza unita di tutte
e la legge di compenso messo ne' godimenti dei beni  dalla  natura: esse sono quelle famiglie, le quali dopo aver
altrettanti loro discendenti in quella stessa mendicità  dalla  quale sottraggono gli stranieri. La legge da noi posta
» afferma che al tempo suo (sec. III e IV) si conservava  dalla  Chiesa di Efeso l' originale di questo Vangelo, e si dice
non sia uscito materialmente, preso identico come sta,  dalla  bocca di Cristo; deve però essere uscito dalla sua bocca
come sta, dalla bocca di Cristo; deve però essere uscito  dalla  sua bocca tutto il succo di esso, senza che le nuove fogge
che nei varii Codici si possono notare: quelle di esse che  dalla  Chiesa non vennero rigettate o non si possono convincere d'
di tempo. E tuttavia quelle espressioni vengono adoperate  dalla  Scrittura, che vuol comunicare le sue verità a tutti gli
quell' atto è eterno, cioè di una natura scevra al tutto  dalla  legge del tempo; là dove il suo effetto, almeno il mondo
dove il mondo è un termine di quell' atto, che si distingue  dalla  divina essenza; tuttavia il mondo conserva col Verbo una
Intanto però il Verbo divino può esser considerato  dalla  nostra mente, che concepisce le cose divine come atte ad
che esprimeva una cosa interna, un oggetto pronunciato  dalla  mente. Volendo dunque nominare questa cosa interna
comincia a distinguere nell' uomo la sua parola esteriore  dalla  sua parola interiore significata da quella prima. Poi
assoluto Verbo; nè possiamo in altro modo, se non salendo  dalla  considerazione del verbo umano. Conviene dunque riflettere
rispetto a questi enti l' essenza è cosa diversa al tutto  dalla  sussistenza; non sussistono per propria essenza, ma perchè
poichè l' intelligente e l' inteso sono correlativi,  dalla  sostanzialità o piuttosto dalla sussistenza del primo si
l' inteso sono correlativi, dalla sostanzialità o piuttosto  dalla  sussistenza del primo si può argomentare alla sostanzialità
adunque i confini determinati e speciali dell' ente finito?  Dalla  potenza creatrice appartenente alla sussistenza divina:
acciocchè egli imitasse il più possibile l' Ente infinito.  Dalla  qual dottrina deriva che il creato non può esser che uno,
tracciati nella sussistenza divina, convien dedurli  dalla  divina sapienza che liberamente li pone. Ora la sapienza
nella divina sussistenza, convien che sia determinato  dalla  sussistenza sua propria; la quale sussistenza ha luogo
la sussistenza del mondo è l' oggetto posto liberamente  dalla  stessa Sapienza creatrice. Quest' atto unico adunque fa ad
della potenza all' atto. Il Verbo divino non passa  dalla  potenza all' atto, ma è sempre in atto, sempre generato ab
molti verbi, perchè egli è un essere limitato escludente  dalla  sua sussistenza tutti gli altri esseri limitati, i quali
la quale perciò si dice soprannaturale, perchè non viene  dalla  natura finita, ma immediatamente dall' Essere infinito
ossequio della fede a Dio rivelante, non furono ricevute  dalla  superbia dei filosofi, che tutto volevano trarre dal
oggimai in che e quanto differisca la filosofia naturale  dalla  scienza de' santi che san Bernardo espresse
quest' oggetto di quella antica rivelazione fosse avvivato  dalla  percezione spirituale, acciocchè dèsse un effetto
o storico7naturali, ma dovevano essere accompagnate  dalla  grazia e dal lume interiore che convien sempre ridursi a
le quali in lui non sono nè divise fra loro, nè divise  dalla  personalità, ma sono divise nell' uomo a cui vengono
che si possano dire la Parola sussistente di Dio, ma però  dalla  loro origine tengono de' caratteri divini, come sarebbero
l' altra, ma abbiamo una notizia esclusiva affatto separata  dalla  notizia di tutte l' altre cose. 2 Da questa moltiplicità di
per rilevarne le varie relazioni. 3 La terza ragione deriva  dalla  moltiplicità che si trova in ciascuna sostanza creata,
ad un diverso affetto dello spirito conforme o difforme  dalla  legge della moralità: quindi la pluralità delle virtù e de'
si riconoscerà agevolmente ch' ella dipende appunto  dalla  moltiplicità dichiarata fin qui dell' ordine naturale dell'
rivela come persona. Tutte le verità speciali che abbiamo  dalla  divina rivelazione si riducono a verità che dichiarano la
cristiani quel luogo di Mosè acquistò nuova luce appunto  dalla  venuta di Cristo, dovendosi con questo nuovo lume
mosaico si parla della giustizia che nasce a noi redenti  dalla  fede nella misericordia e redenzione di Cristo: giustizia
dichiara l' Apostolo: « « Or poi della giustizia che vien  dalla  fede dice così: « Non vorrai dire in cuor tuo: Chi
salvare dai tuoi peccati e così darti la giustizia che è  dalla  fede in lui). « « O chi discenderà nell' abisso? cioè per
e pel battesimo che in conseguenza di tal fede si riceve  dalla  Chiesa, viene data all' uomo la percezione del Verbo
lo stesso metodo. Ella muove dall' idea dell' essere, come  dalla  prima cosa che conosce: l' essere ideale è per sè noto, è
parole dimostra la distinzione della persona del Verbo  dalla  persona del Padre. Si domanderà perchè qui Iddio significhi
quelle che hanno un' infinita distanza dall' eccellenza e  dalla  natura del Creatore. Dunque ciò che di natura sua è appo
nella sua prima istituzione significa vicinanza di luogo,  dalla  quale fu poscia trasportata a indicare vicinanza o
dignità infinita che acquistò la sacratissima umanità  dalla  sua congiunzione personale collo stesso Verbo. Rimane
quella dell' accidente colla sostanza quale viene espressa  dalla  particella in applicata alle cose corporee; e l' in
che Gesù Cristo non fosse preesistente alla Vergine,  dalla  quale avesse preso l' essere e il cominciamento della
il quale ammetteva che Iddio, che aveva preso carne  dalla  Vergine, non avesse avuto da questa principio e fosse
che non era altra la persona del Padre, che ab eterno era,  dalla  persona del Figliuolo che s' era incarnato. La terza
umano si distingue anche nelle cose create sovente la forma  dalla  materia di cui sono composte, e della forma si fa un
costrutto che Iddio operante sia qualche cosa di diverso  dalla  sua essenza, ma non contiene errore quando si intenda dire
questa parte della sapienza e della virtù creatrice  dalla  totale sapienza e virtù di Dio; mediante la qual
questa sapienza e virtù parziale e quantitativa  dalla  totale ed infinita sapienza e virtù di Dio che è la sua
divina che il Creatore adoperò nella fabbrica mondiale  dalla  sua essenziale sapienza e virtù, non ha luogo se non
nelle creature si distingue l' oggetto, che è l' essenza,  dalla  sussistenza che è la realità delle medesime. In quanto
giunsero neppure a conoscerlo come Iddio per sè cognito:  dalla  qual parte altresì difetta la dottrina platonica. All'
relativo, che colla sua azione non può uscire dai limiti e  dalla  relatività dell' essere; all' incontro Iddio è l' essere
delle tre persone, e che questo pronunciamento è fatto  dalla  natura divina comune a tutte e tre le persone, non dal solo
anatema chi dicesse altramente. Perocchè era lontanissimo  dalla  mente di quel Concilio il sottoporre al Padre il Figlio o
propria persona, indicando così che la persona non è divisa  dalla  vita, ma questa vita è nella persona stessa. Ma perchè l'
alle piante ha un significato specificamente diverso  dalla  parola vita applicata agli animali; quella della pura
in cui per conseguente la persona è distinta realmente  dalla  natura. Da ciò consegue che la vita del Verbo dee essere
la vita sia limitata? La limitazione della loro vita viene  dalla  limitazione del loro termine vitale, il quale non dipende
qualche cosa di analogo al sentimento morale che sorge  dalla  perfetta consensione del soggetto, come volontà, all'
il fondamento che « « nel Verbo era vita » », perocchè  dalla  vita essente nel Verbo quelle tre opere si derivano e si
ha la sua spiegazione compiuta nella vita che è nel Verbo,  dalla  partecipazione della quale, secondo diversi gradi,
di principio, ma sol di termine. Non par dunque alieno  dalla  dottrina filosofica e teologica il supporre che Iddio ad
un principio sensitivo, di diversa e contraria natura  dalla  stessa materia, pe' quali principii la materia sussista
è il sentimento semplice e cieco, perchè non illuminato  dalla  vista di alcun oggetto. Quindi, ove noi dall' effetto
stesso è l' essere assoluto nella forma di oggetto7persona.  Dalla  forma di oggetto che prende la vita (e l' essenza di Dio
e quindi la vita per sè intesa, per sè amata, è sollevata  dalla  spirazione unica del Padre e del Figliuolo ad una esistenza
unisce alla vita il lume, ma ben anco fa derivar questo  dalla  vita, giacchè la vita posta in genitivo, secondo il
genitivo, secondo il favellare orientale, indica « causato  dalla  vita », e propriamente « figliuolo della vita », ovvero
essere in se stesso essenzialmente vita, anche prescindendo  dalla  considerazione e dalla cognizione del Verbo, onde si chiama
vita, anche prescindendo dalla considerazione e  dalla  cognizione del Verbo, onde si chiama continuamente nelle
soprannaturale, dotato della divina grazia. E quantunque  dalla  parte dell' uomo non vi avesse alcun diritto a questo stato
potea essere intelligente, e però nè tampoco uomo; tuttavia  dalla  parte di Dio era convenientissimo, e di una necessità
mente la questione: Se i primi uomini usciti recentemente  dalla  mano del loro fattore avessero impresso nelle loro anime il
il carattere impresso nell' intelligenza del primo uomo,  dalla  grazia santificatrice della sua volontà. Perocchè il primo
è animale; di poi quello che è spirituale. Il primo uomo  dalla  terra, terreno; il secondo uomo dal cielo, celeste. Quale
». Questo secondo uomo venuto dal cielo, e non cavato  dalla  terra, è il nostro Signor Gesù Cristo, come risulta
secondo Adamo fu Dio, fu il Verbo divino, proveniente non  dalla  terra, ma dal cielo sede di Dio; fu il Signore,
dell' antico Adamo. Laonde il primo uomo trasse l' origine  dalla  terra corruttibile, benchè poi Iddio lo vivificasse col suo
che egli era la vite e i suoi discepoli erano i tralci che  dalla  vite suggevano l' umore vitale di cui si nutrivano e
è unita con gran timor di se stesso di non istaccarsi forse  dalla  sua vita, cioè dallo stesso Signor nostro Gesù Cristo coll'
così fiacca che non sorge a combattere la volontà lusingata  dalla  concupiscenza, o, se sorge scossa dalla bellezza della
volontà lusingata dalla concupiscenza, o, se sorge scossa  dalla  bellezza della virtù che gli dimostra innanzi l'
di Adamo, e questa legge è la concupiscenza che, non vinta  dalla  grazia di Cristo, cattiva l' uomo, lo spoglia della sua
degli angeli: ma quella era un' umiltà lungamente diversa  dalla  cristiana, consistendo unicamente nel riconoscere i limiti
uomini in altrettante divinità. Fu probabilmente ingannato  dalla  grandezza della natura angelica che gli si diede a
considerare il secondo sentimento, prodotto nel Cristiano  dalla  presenza in lui di Cristo, ed è quello della magnanimità .
dotato di una natura umana perfetta, doveva ascendere  dalla  perfezione fisica alla intellettuale, e dalla perfezione
ascendere dalla perfezione fisica alla intellettuale, e  dalla  perfezione intellettuale alla morale. La natura fisica come
Tutt' altra è la via del Cristiano. Questa non incomincia  dalla  perfezione fisica o intellettuale, ma dalla morale. Quelle
non incomincia dalla perfezione fisica o intellettuale, ma  dalla  morale. Quelle due prime non contano più nulla perchè
. Il disprezzo della vita intellettuale nuda separata  dalla  morale, fu pure espresso da S. Paolo così a que' di
» Laonde tutte le cose dell' universo avvengono dirette  dalla  Provvidenza al bene e al perfezionamento dei Santi:
non corrotte e non corruttibili promesse al Cristiano  dalla  voce di Cristo in un altro tempo, di cui potrà goderne
nel loro stato tranquilli. Ma nè pure il cristiano esce  dalla  sua quiete per intraprendere di proprio moto e senza
l' impulso e gli manifesterebbe, cogli avvenimenti diretti  dalla  sua Provvidenza e in altri modi altresì, il suo volere. In
della vita intellettiva e della grazia del Verbo.  Dalla  congiunzione fisica7intellettuale7morale dell' uomo con
di ricevere il battesimo di Cristo, o il battesimo datogli  dalla  Chiesa di Cristo: perocchè se egli o avesse intenzione
che opera secondo gli istinti della nuova vita ricevuta  dalla  congiunzione con Cristo. Nulladimeno, quantunque chi vive
alla carne armi carnali, ma spirituali, cioè tolte  dalla  vita di Cristo di cui egli partecipa, e di cui solo tien
se non trova ostacolo, in modo che l' uomo si lasci muovere  dalla  grazia, che è quanto dire dallo spirito di Cristo, e
difensiva che protegge la testa, perchè la speranza procede  dalla  mente, dove sta la fede in Cristo, ne' suoi meriti, e nelle
mangiato, sarebbero morti: il quale precetto amorevole  dalla  parte di Dio era d' altra parte opportuno per dar all' uomo
ed obbedienza: il che era un vantaggio che Iddio traeva  dalla  malizia degli angeli ribelli. Questi dunque, posti all'
indefinitamente grande (1); dall' altra, sollucherata  dalla  grandezza della promessa e dalla pienezza di cui godeva
dall' altra, sollucherata dalla grandezza della promessa e  dalla  pienezza di cui godeva della vita umana, tenendosi sicura
che le mostrava il frutto oltremodo bello ed appetibile, e  dalla  curiosità di farne la prova, falsamente conchiuse esser
creazione, onde Iddio non aveva più cagione di difenderlo  dalla  morte; e dall' altra era entrato il demonio a guastare e
erano disfatti da uomini perdendo la vita soggettiva; nè  dalla  morte v' aveva possibile ritorno. L' Uomo7Dio nacque
penali degli altri uomini, e quindi nè pure a togliersi  dalla  persecuzione che gli sarebbe fatta a cagione della sua
l' essere oggetto persona, amato ossia voluto per se stesso  dalla  sussistenza, cioè dal Padre, è lo Spirito Santo dove
accepi a Patre meo (1) ». E che il sacrificio dipendesse  dalla  sua libera volontà era stato già predetto anche da Isaia
all' umanità di Gesù Cristo, in quanto questa è indivisa  dalla  divina persona. Questa comincia nel tempo a fruire di tal
che rappresenta la giustizia, il bene morale, facendo che  dalla  virtù morale proceda la forza; e dice che nel giorno del
il peccato originale, in quanto esso consiste e procede  dalla  corruzione della carne, dando ai risorti, quanto a sè,
della natura da lui assunta, divenne loro redentore  dalla  morte e dal peccato originale, loro maestro e salvatore da
»(3) » Laonde il solo sacrificio della morte di Cristo,  dalla  quale risorse glorioso, fu accettevole ed efficace per
di essere esaudito in ogni suo desiderio, pregò mosso  dalla  sua carità per noi, e il priego che manifestava il suo
ad essi congiunto come il capo alle membra, sarà illustrato  dalla  luce del suo Spirito, e avranno coscienza di possederlo, e
la nostra giustificazione; giacchè, se questa fu meritata  dalla  Passione di Cristo, fu però attuata e compiuta mediante la
di Cristo la nostra rigenerazione: [...OMISSIS...] E deduce  dalla  risurrezione medesima di Gesù Cristo, la virtù che ha il
quale luogo S. Paolo argomenta la risurrezione dei morti  dalla  risurrezione di Cristo; perocchè gli uomini non avrebbero
con esso lui della stessa natura umana. Ma particolarmente  dalla  resurrezione gloriosa di Cristo argomenta la risurrezione
ad esso si presta; perocchè, giacendo gli uomini prostrati  dalla  morte, non può dirsi rimesso il peccato a quelli, in cui ne
la nostra speranza di felicità, si fa per essa dipendere  dalla  risurrezione: la remissione stessa dei peccati, o la
dei peccati, o la giustificazione si afferma dipendere  dalla  risurrezione medesima. Ora noi sappiamo per fede che l'
essere, e quel deposito di abiti rimanenti nell' anima  dalla  precedente sua unione col corpo, che dà a lei un' esistenza
Questo ragionamento fa dipendere la vita di que' Patriarchi  dalla  loro futura resurrezione. Perchè sono vivi? perchè
di deporla. Cristo come Dio conservava il suo corpo immune  dalla  corruzione, lo conservava in suo potere, nè perciò
morto della sua vita naturale, di quella vita che gli venia  dalla  terra e non dal cielo, che gli veniva dalla carne e dal
che gli venia dalla terra e non dal cielo, che gli veniva  dalla  carne e dal sangue e non da Dio: « qui non ex sanguinibus,
offerens, exauditus est pro sua reverentia (3). » Ora  dalla  morte naturale Cristo non fu immune, non fu esaudito; e,
e quest' acqua salirà fino alla vita eterna, giacchè  dalla  fede germinano le altre grazie, e la vita che comunicano e
avrebbe l' intuizione dell' essere e certi abiti conservati  dalla  sua precedente unione col corpo; ma non però avrebbe vita,
perfette, qual è l' allegrezza nel fare il bene significata  dalla  specie del vino che « laetificat cor hominis (3), » e la
cose del cielo: il corpo naturale di Cristo era venuto  dalla  terra perchè composto del sangue della Vergine, e però fu
sono chiare ed assolute, a tal che, prima che fosse deciso  dalla  Chiesa l' assunzione dell' Eucaristia non essere di
dato a quelle anime fedeli, esse saranno tantosto liberate  dalla  loro oscura prigione, ottenendo quella vita di Cristo colla
» Essendo dunque questa vita divina, e per sè indipendente  dalla  carne e dal sangue ma per divino consiglio all' umanità di
vita spirituale e la vita che il cristiano viatore riceve  dalla  percezione della santissima Eucaristia sta primieramente in
Perocchè l' anima separata dall' uomo che muore riceve  dalla  vita eucaristica quella unione perenne con Cristo glorioso
vivere nel tempo della grazia del Salvatore, quando usciamo  dalla  vita presente senza macchia di peccato, siamo tantosto
risurrezione dell' anima di cui dice Cristo che passa  dalla  morte alla vita [...OMISSIS...] E le due risurrezioni, cioè
crede al Padre che lo ha mandato ha l' eterna vita e passa  dalla  morte alla vita, tosto aggiunge dell' altra resurrezione
Salvatore: onde alla predicazione di Cristo la luce uscente  dalla  sua parola dee essere splenduta altresì a quelli che erano
vino eucaristico è soprattutto il cibo del Sacerdote, a cui  dalla  Chiesa venne riserbato in proprio il calice, specialmente
sposo sulla sposa; e la vita di Cristo come uomo assunto  dalla  divinità poteva operare sulla vita nostra soggettiva, e
in Cristo. E di questa vita soggettiva, a noi comunicata  dalla  vita umana7divina di Cristo, sono quelle parole di S. Paolo
S. Paolo, nella stessa imagine di Cristo, non li toglieva  dalla  morte e dalla corruzione di sè come umani soggetti; onde
stessa imagine di Cristo, non li toglieva dalla morte e  dalla  corruzione di sè come umani soggetti; onde coll' aver
ancor che fatte in nome di Cristo, non potevano salvarli  dalla  morte soggettiva, e dalla condanna al limbo: conveniva
di Cristo, non potevano salvarli dalla morte soggettiva, e  dalla  condanna al limbo: conveniva prima, che risorgessero e
eccellenza durante la presente vita, quanto del passaggio  dalla  chiarezza o gloria interna, che ha il giusto cristiano in
divina) ha per oggetto Cristo umanato, quale ci è proposto  dalla  fede; onde il Signore soggiunge al « quia me amastis, »
manducaturi . » Quindi, per indicare quel passaggio  dalla  condizione presente del Cristiano alla futura, talora si
a tutto il corpo della Chiesa. Talora poi il passaggio  dalla  condizione nostra presente alla gloria futura si appella «
procede che gli effetti eucaristici dipendono unicamente  dalla  volontà e podestà dello stesso nostro Signor Gesù Cristo,
mossa e governata, come da suo proprio principio supremo,  dalla  persona del Verbo. La comunicazione di Dio soggettiva all'
che Pietro e Giovanni fecero del processo loro intentato  dalla  Sinagoga dopo la guarigione dello storpio alla porta del
avvengano egli è cosa segreta: tuttavia non crediamo aliena  dalla  dottrina cattolica, che sola è verità, la seguente
et sanguinis Christi ». Un' altra obbiezione si cava  dalla  Psicologia. In questa fu da noi detto che se due principii
come dice S. Paolo, quando pregò d' essere campato  dalla  morte: onde l' Eucaristia si chiama pane vivo, e non fu
esso era una custodia del Verbo e dello Spirito. E S. Paolo  dalla  stessa dottrina trae più altri precetti morali (giacchè,
pel rispetto che debbono avere a' proprii corpi santificati  dalla  dimora in essi di Cristo: [...OMISSIS...] Dallo stesso
conseguenze del peccato d' origine riceva qualche influenza  dalla  grazia di Cristo, e coll' eucaristia riceva altresì qualche
spiritus est (4). » Questa unione spirituale che procede  dalla  corporale, come lo Spirito di Cristo procede da Cristo, fu
comunicare fra loro nella natura. Gli uomini, prescindendo  dalla  grazia, convengono nella medesima specifica natura, quindi
vita è soggettiva), ma perchè è determinata necessariamente  dalla  sola percezione immanente e primitiva dell' oggetto, ove
sempre distinta la consapevolezza divina dello Spirito,  dalla  consapevolezza umana dell' uomo, nel quale lo Spirito si
si distingue la giustizia di Dio, « qua ipse justus est »,  dalla  giustizia di Dio « qua nos justos facit (6); » perocchè,
umana natura in quel passaggio, pel quale ella è sollevata  dalla  sua caduta e ricuperata alla perfezione e santità. Il qual
infinità della creatura intelligente non è propriamente  dalla  parte di lei, ma dalla parte del mezzo formale che essa usa
intelligente non è propriamente dalla parte di lei, ma  dalla  parte del mezzo formale che essa usa a conoscere, il qual
intelligente rimane sempre imperfetta, cioè lontana  dalla  sua ultima possibile perfezione fino a tanto che l' oggetto
perfezionamento? Conviene considerare che ciò era richiesto  dalla  stessa natura umana, la quale voleva che il progresso
rendendolo intelligente; ma questa operazione non è diversa  dalla  stessa creazione dello spirito: Iddio con essa crea,
e si può dire che la grazia era come un calore che esce  dalla  luce e che accresce la luce medesima (1). Ora rimane a
a sollevare la mente dell' uomo al Creatore dipendeva  dalla  conformazione dell' universo. Qui adunque si debbe cercare
Creatore. Ecco adunque quale fu questo principio seguìto  dalla  divina Sapienza nel dare educazione all' umana specie.
uomo. E perchè l' uomo fosse avviato a questo conoscimento  dalla  stessa natura delle cose, faceva uopo, come dicemmo, che il
dire che si forma l' idea astratta del dolore aiutato  dalla  parola male, il significato della qual parola viene poscia
idea della lingua primitiva, ben diversa, a mio parere,  dalla  ebraica e da ogni altra lingua vivente. Le grandi parti
astraesse la grandiosità e sublimità di tali cose sensibili  dalla  loro materialità; e quella grandezza e sublimità astratta
anche la guarigione dell' anima, procedendo così la grazia  dalla  parte inferiore alla superiore dell' uomo, dalla natura
la grazia dalla parte inferiore alla superiore dell' uomo,  dalla  natura alla persona (1). In questi fatti però, nei quali le
santi, nei quali è sparso un cotal splendore che non viene  dalla  natura, ma che è l' effetto soprannaturale di una vita
di esseri che niente aver potevano in sè il qual non fosse  dalla  vital virtù della grazia accompagnato. Gli altri tre generi
gran tutto. 2. Questo poi veniva, quasi direi, interpretato  dalla  lingua simbolica, divina e umana: la prima appartiene alle
nobile di cui l' uomo goder possa, è quella che nasce a lui  dalla  partecipazione della sapienza , cioè di una scienza vitale
sortiva dai sotterranei del tempio, quest' acqua che emana  dalla  sede di Dio e dell' Agnello acconciamente S. Ambrogio la
da Cristo come Dio, dice S. Giovanni, che scaturisce  dalla  sede di Dio e dell' Agnello, cioè da quella sede dell'
vario significato che può ricevere il vocabolo Sacramento,  dalla  quale vedere, come può dirsi veramente, che nel primo tempo
peccato non furono necessarii i Sacramenti, « può pigliarsi  dalla  rettitudine di quello stato, nel quale le superiori potenze
e che Iddio aveva dato questo mezzo delle sensibili cose,  dalla  sua virtù confortate, perchè l' uomo venisse per esse
tutte le sue potenze. La ragione fu offuscata e perturbata  dalla  sensualità e la volontà resa tarda al bene insensibile.
Secondo la giustizia Iddio doveva essere onorato senza modo  dalla  creatura intelligente, la volontà della quale doveva
l' onore dovuto a Dio uscendo come necessaria conseguenza  dalla  stessa natura divina, e questa pure essendo immutabile e
la creatura, lasciata sola colle proprie forze e spogliata  dalla  grazia, ciò che succede pure per lo peccato, non ha alcuna
lei perturbato. Ora non potendosi quest' ordine ristabilire  dalla  natura umana, dalla parte di Dio non poteva più essere
non potendosi quest' ordine ristabilire dalla natura umana,  dalla  parte di Dio non poteva più essere placato il suo sdegno,
Iddio avvicinarsi all' uomo soggetto della sua punizione. E  dalla  parte dell' uomo non poteva nè ricomporsi l' armonia
è lontanato dall' uomo e sdegnato con lui, cioè mosso  dalla  sua giustizia a punirlo: dunque manca al tutto il rimedio,
que' mezzi che erano convenienti alla umana natura e fino  dalla  prima istituzione dell' uomo adoperati da Dio. E di questo
aggrava lo spirito, e quindi di levare dall' anima, cioè  dalla  suprema parte della volontà, quella tendenza che è un
ordine soprannaturale l' elemento materiale, avvalorato  dalla  parola, dispone l' uomo a ricevere la vita della grazia
all' errore ed alle passioni; così nell' uomo rigenerato  dalla  grazia il principio supremo di agire è la stessa grazia
grazia e al peccato soggetta, e la persona nuova informata  dalla  grazia e da lei mossa: « Quando ERAVAMO NELLA CARNE » (ecco
acciocchè fruttificassero alla morte. Ora poi siamo sciolti  dalla  legge della morte » (cioè della carne destinata alla
loro persone; giacchè le nature loro non sono ancora esenti  dalla  corruzione che le danna alla morte. E ciò perchè non sono
distrutto senza venire annichilato, perchè l' uomo risulta  dalla  unione di due elementi, il corpo e l' anima, tolta la quale
dire, altrettanti atti di quel sacrificio che era richiesto  dalla  giustizia offesa, e col quale questa veniva placata, e però
ma l' istituzione de' Sacramenti non fu se non  dalla  serie dei segni coi quali Iddio parlava all' uomo, un
merito e lume maggiore; conciossiacchè investito l' uomo  dalla  grazia, tutto in lui può essere da questa vivificato, e
istruttivi: il primo da Adamo fino ad Abramo, il secondo  dalla  vocazione di questo Patriarca in poi. Nel primo tempo Iddio
ottenuto e compito al tempo in cui Israello tornò  dalla  schiavitù babilonica, riedificò Gerusalemme, le mura, la
anni dopo la legge pubblicata sul Sinai è riconosciuto Re  dalla  tribù di Giuda, acquistano un ampliamento di luce da quanto
la rivelazione, e che poscia ne facesse brillare il lume  dalla  Giudea anche all' altre nazioni, acciocchè queste se ne
In secondo luogo esse ci vengono rappresentate anco  dalla  imaginazione, essendo il senso già a lei preceduto. Per ciò
l' uomo senza Dio. Ma l' uomo vi entrava avvolto e rapito  dalla  divinità, come il Profeta Ezechiello che viene dall' impeto
quelli che sono incorporati in Cristo, sono portati dentro  dalla  divinità che li circonda e assume seco: gli altri non
di mangiare la carne col sangue: e ciò per rimuoverli  dalla  ferocia e dal metter le mani nel sangue umano:
di animali, e mi rimetto all' opera de' Principii discussi  dalla  società Ebrea7Clementina, dove si traggono fuori i diversi
l' alleanza rinnovata da Neemia dopo il ritorno  dalla  schiavitù di Babilonia, come detto è innanzi, sono
una nostra opinione: ella è una verità positiva insegnataci  dalla  stessa Scrittura, la quale a un tempo registra i simboli e
si chiama Dio di tutta la terra (1). Quel tempo che passò  dalla  morte di Giacobbe in Egitto (2) fino al tempo della
astrazione da tutte le cose sensibili e terrene e massime  dalla  felicità familiare: non poteva concepire una felicità al
doveva nascere il Messia. A questa alleanza e protezione  dalla  parte di Dio doveva rispondere da parte di Abramo la
delle celesti. Anche questa spiegazione risulta manifesta  dalla  lettera del sacro Testo: [...OMISSIS...] . d ) Nel
cosa di molta importanza. Poscia divise questi beni terreni  dalla  giustizia e lasciò questa sola, e con tale artificio
solo molto tempo dopo la loro morte, quattrocento anni  dalla  chiamata di Abramo (1). Quest' era la seconda operazione
della natura. Ma un altro spediente messo in opera  dalla  sapienza di Dio per maggiormente scolpire nella mente all'
che non sono in natura è questa. Iddio anche circondato  dalla  carne è però cosa così augusta e così lontana dal trovare
sentiva il genere umano l' alienazione che egli aveva  dalla  divinità; era la profonda coscienza della colpa originale
o eccita nello spirito delle imagini variamente accozzate  dalla  efficacia della lingua stessa in modo che pel loro
giorni della sua gioventù e come a' giorni della sua uscita  dalla  terra di Egitto« (1). » 3. Talora il discorso simbolico si
Una percezione innominata è tenue, e svanisce tosto  dalla  mente. Ma quando il suo oggetto ha acquistato un nome,
nell' ordine in cui gli abbiamo registrati; cominciamo  dalla  percezione, a cui corrisponde l' istituzione de' nomi
ad Adamo per esprimere con esso che Adamo era stato formato  dalla  terra. Ma un nome che significa un oggetto composto di
un composto di terra, dovendo essere un oggetto percepito  dalla  mente ed espresso con quel nome in quel modo appunto che la
lui un solo vocabolo. Per non prendere gli esempi se non  dalla  lingua ebraica, molti sono i nomi a cui è affisso dal loro
[in] altra certamente che in virtù della memoria che dura  dalla  prima sua istituzione: sicchè anche un nome così
l' uomo non sarà già ferito tanto dal suo colore quanto  dalla  sua estensione; il firmamento sarà quindi nominato oggetto
a tali idee. Così l' istituzione de' simboli ebbe origine  dalla  natura stessa e dalla prima istituzione della lingua
istituzione de' simboli ebbe origine dalla natura stessa e  dalla  prima istituzione della lingua primitiva. Ed egli è
e che questi simboli aveano la chiara loro intelligenza  dalla  notizia tradizionale della loro istituzione, che trapassava
Fu dunque il cielo denominato dall' altezza sua, la terra  dalla  sua bassezza in rispetto al cielo, cioè il nome proprio del
quali essi sono istituiti: il quale stato viene determinato  dalla  natura della grazia da cui sono illustrati. Conviene
modo di agire della materia de' Sacramenti santificata  dalla  forma. Io non parlo che del pane e del vino consecrato,
che contemporaneamente e congiuntamente viene operata  dalla  grazia. Per tal modo è bensì necessario il contatto alla
che lo riceve. Ora la potestà viene conferita semplicemente  dalla  volontà di chi la possiede e ne può disporre, e può
come segno stabilito a manifestare la volontà di Cristo;  dalla  qual sola quella potestà si trasferisce. Finalmente il
(1): la qual maniera prende luce di evidentissima verità  dalla  dottrina da noi esposta sul modo onde l' umanità di Cristo
di salute in sè il trae dall' abbandonarsi a Cristo, o  dalla  fede in lui, nella sua potenza e virtù salutifera « per le
se il poter fare quest' azione reale viene loro comunicato  dalla  reale umanità di Cristo, che restava adunque di virtù a
delle idee ; e come dopo Cristo gli uomini sono salvati  dalla  sua reale azione, così avanti Cristo erano salvati, se mi è
Cristo erano salvati, se mi è lecito così esprimermi,  dalla  sua azione ideale . Che cosa è l' idea di una cosa? egli è
tutti gli antichi Padri ebbero ogni loro salute e virtù  dalla  fede, e dice che di questa fede era « autore« » Gesù,
il disubbidiente. La salute avanti Cristo non veniva che  dalla  fede in Cristo. Perciò egregiamente dice l' Angelico:
giungono le forze della volontà naturale, se non sorrette  dalla  grazia. Egli è dunque questo principio extra7volontario in
E questa ideale comunicazione di Dio era quella, che veniva  dalla  grazia illustrata e vivificata. Ma questa era una
che abbiamo dichiarato poc' anzi, sottraendola massimamente  dalla  potestà de' demoni (4). Ora la natura umana è cotalmente
quale si comunicano; perocchè, come detto è, partecipano  dalla  reale umanità di Cristo una reale virtù di comunicarci
in colpa la legge, no, dice l' Apostolo, non dipendette  dalla  legge la materialità colla quale fu intesa; ella nel suo
per significare che ogni santità nel nuovo patto procede  dalla  rivelazione e fede nel Verbo manifesto. E se ancora si
rendeva anzi più peccatore. Questa è la giustizia che nasce  dalla  legge, della quale S. Paolo mette fuor di speranza gli
che S. Paolo dice nascere non dalle opere della legge, ma  dalla  fede (4). Or qual sentimento involgeva la fede in Cristo
condizione di amici in che erano i discepoli suoi, appunto  dalla  percezione data a questi di Dio ed a quelli non data.
fede, come cosa che doveva comunicarsi loro in futuro. Ora  dalla  percezione della Divinità scaturisce la nuova vita, l' uomo
quasi direbbesi in potenza ed in germe, la quale  dalla  reale venuta di Cristo doveva essere attuata e addotta a
di quell' antica giustificazione. Ella nasceva tutta  dalla  fede. Si formava con questo sentimento che l' uomo formava
gloria. Tale era l' effetto dell' antica giustizia nascente  dalla  fede in Cristo venturo. Perciò S. Paolo dopo aver mostrato
Paolo dopo aver mostrato che la giustificazione non viene  dalla  legge ma dalla fede, dice che « la legge è stata posta per
mostrato che la giustificazione non viene dalla legge ma  dalla  fede, dice che « la legge è stata posta per trasgredirla
la fede di quelli che li ricevevano e li amministravano.  Dalla  fede poi annessa al Sacramento nasceva la giustificazione,
Dio positivamente voluti (7), e che i Sacramenti avvivati  dalla  fede erano concausa della giustificazione. Questa
e l' addirizzamento della volontà. Il Sacramento avvivato  dalla  fede otteneva innanzi a Dio la sospensione del pagamento;
da S. Paolo « segnacolo di quella giustizia che viene  dalla  fede« (1). » E col rito del circoncidersi, tutti gli Ebrei
cioè nella fede di Abramo (1). La fede adunque significata  dalla  circoncisione era la fede in Cristo, e l' esser fatta in
a dargli perfezione morale era il redimerlo dal peccato e  dalla  pena di morte che di conseguente meritava. Ma perchè l'
di conseguente meritava. Ma perchè l' uomo traesse profitto  dalla  redenzione dovea credere nel Redentore, umiliando sè stesso
del Signore a dar morte a' primogeniti Egiziani, salvò  dalla  strage le case degli Ebrei tinte col sangue dell' agnello.
non recava agli Ebrei alcun bene, ma solo li esentava  dalla  morte; il che acconciamente dimostrava qual fosse l'
e la passione di questo, in virtù della quale liberati  dalla  morte del peccato dovevano pervenire al cielo significato
morte del peccato dovevano pervenire al cielo significato  dalla  terra promessa verso cui uscendo dall' Egitto si
con verità la legge (4). La lamina d' oro poi pendente  dalla  mitra sacerdotale con su la scritta:« Santità del Signore«
del Signore« dimostra come tutte le virtù discendono  dalla  contemplazione continua della divina santità (5). E il
virtù e della propria luce secondo certe leggi e riti  dalla  volontà di Cristo costituiti. Or dovremmo parlare come il
si può dare senza che la volontà ne venga piegata al bene  dalla  sua presenza, e questo è essenziale alla grazia, sicchè la
egli le varie differenze che separano il Battesimo  dalla  circoncisione, venuto alla quarta differenza dice così:
propriamente è simbolo del cristiano dissipato e partito  dalla  casa paterna; il quale però è riconosciuto dal padre per
i doni dello Spirito Santo, e mostra come dipende  dalla  buona volontà nostra il mantenerne gli effetti. Non poteva
il mantenerne gli effetti. Non poteva però far dipendere  dalla  volontà nostra il mantenimento del segnacolo stesso, che
perduta la grazia, e questo carattere è radice sempre viva  dalla  quale, levato il peccato che la impediva, pullula e
di sè della grazia, e quando questa emanazione è impedita  dalla  perversa volontà, riman però viva nel carattere la potenza
i Sacramenti cristiani, ed è segno che difende i segnati  dalla  morte (1). Nè nuoce alla verità della similitudine, che il
che il carattere non difenda i cristiani peccatori  dalla  dannazione; perocchè questo è accidentale impedimento posto
rimane nella fronte, scrittovi con inchiostro mistico, non  dalla  persona segnata, ma da un uomo biancovestito, che si
alla grazia del Redentore, ove non sia posto obice alcuno  dalla  volontà. Il Sacramento della Penitenza e quello dell'
Giovanni Battista, il quale confessava di avere ricevuto «  dalla  pienezza di Cristo« (2). » Il modo onde l' umanità di
unito al Verbo, era però sempre soggetta e dipendente  dalla  volontà di Cristo; la quale poteva, secondo ciò che
in quello stato in cui si ritrovava. Or abbiamo detto, che  dalla  volontà di Cristo dipendevano gli effetti della virtù
e però che certi determinati doni e grazie provenissero  dalla  sua umanità ancora vivente in questo mondo, certi altri
ancora vivente in questo mondo, certi altri scaturissero  dalla  sua morte; certi dal suo corpo risorto, e finalmente certi
siete più nella carne, ma nello spirito« (4). » Come poi  dalla  vita di Cristo veniva la giustificazione, e dalla morte il
Come poi dalla vita di Cristo veniva la giustificazione, e  dalla  morte il fermo proposito di non più peccare; così dalla
e dalla morte il fermo proposito di non più peccare; così  dalla  Risurrezione l' Apostolo stesso deduce l' effetto di una
Parole che assai acconciamente esprimono come  dalla  morte di Cristo scaturisca qual proprio effetto la piena
crediamo che vivremo anche insieme con Cristo« (3). »  Dalla  costanza poi della vita nuova di Cristo viene la costanza
Ascensione poi di Cristo appartiene lo Spirito Santo che  dalla  destra del Padre Cristo mandò sulla terra: « Dio è che
del solo Cristo? il tener ciò non è punto sentenza  dalla  Chiesa riprovata (4). D' altra parte, egli pare più
s' incorpora a Cristo, secondo la frase consacrata  dalla  Chiesa, e così partecipa , in Cristo, della visione di Dio
sè come una vite, e i discepoli come tralci che escono  dalla  vite, onde ricevono la nutrizione e tutta la vegetazione
le membra (2); altra volta egli è il seme marcito sotterra  dalla  sostanza del quale sbuccia l' albero rappresentante la
dell' uomo da tale unione; come si dee distinguere il seme  dalla  pianta che esce da quello, e la generazione del
infonde all' uomo coraggio, il quale dipende in gran parte  dalla  fisica disposizione, conciossiachè il timore è anche
dello Spirito Santo, e la distinguano più chiaramente  dalla  comunicazione de' suoi doni, di quello che faccia in un
è distinta la preparazione dell' uomo a ricever lo Spirito,  dalla  discesa dello Spirito stesso; la venuta parziale dalla
dalla discesa dello Spirito stesso; la venuta parziale  dalla  venuta intera di esso Spirito; nè può darsi intiera
i Greci, non si richiedesse imposizion delle mani distinta  dalla  stessa unzione, perchè mai ne' primi secoli sarà stata
fortezza per quanto dipende dall' uso delle potenze diverse  dalla  volontà non sia necessariamente connessa colla santità di
» e gli Apostoli, immediati discepoli di Cristo e riceventi  dalla  sua bocca le parole della vita, avrebbero ricevuto
La Scrittura dice che l' uomo vive di ogni parola, che esce  dalla  bocca di Dio (5); e le parole di Cristo avranno forse avuto
quando anche al Battesimo non proviene la forza sua se non  dalla  parola del Verbo? (6) non sono chiamate parole di vita
in queste pagine nulla di nostro a quanto da lui medesimo e  dalla  sua chiesa noi abbiamo imparato. E prima mi si conceda di
(7), 4 [...OMISSIS...] . Si fa poi l' obbiezione tratta  dalla  maraviglia che v' ha in una trasmutazione sì maravigliosa
sono quelle particelle di mio corpo che ebbi in nascendo  dalla  Vergine; ma disse «« questo è il mio corpo« » volendo
nel corpo e nel sangue di Cristo vivo o certo informato  dalla  divinità, noi veggiamo un cangiamento totale del soggetto,
e perciò mi basta di confutarla come una sentenza diversa  dalla  mia, senza imputarla a nessuno. Dico però che questa
il corpo di Cristo si mutarono, Se il corpo non si mutò mai  dalla  sua identità, Dunque l' identità di questo non è legata
argomenti or cavati dall' autorità della Scrittura, ora  dalla  ragione teologica; e gli uni e gli altri mostrano qual sia
loro chiara verità tante altre maniere di dire consecrate  dalla  più antica e più costante tradizione: e perchè più tosto
l' investirsi del pane e del vino in un modo ineffabile  dalla  virtù del corpo di Cristo che in sè li trasforma. 4. Odone
dimostrano certi nomi dati dal pane Eucaristico tolti  dalla  natura dell' operazione, che sopra di lui si esercita, come
una operazione ineffabile di questa, sempre indivisa  dalla  divinità, si apparecchiasse e quasi concorresse agli uomini
[...OMISSIS...] . Or considerando la similitudine tratta  dalla  terra di cui Iddio compose il corpo di Adamo, non v' ha qui
la carne viva di un uomo è certamente un soggetto diverso  dalla  polvere sciolta ed inanimata. A simigliante maniera perciò
introduce la similitudine della produzione del frumento  dalla  terra: [...OMISSIS...] . Or chi non vede che quegli
dobbiamo continuarci con degli argomenti somministrati  dalla  ragione teologica. Già abbiamo veduto che gli avversari
diventando nulla. Vogliamo oltreciò considerare la cosa  dalla  parte del corpo di Cristo, in cui il pane si dee
La conversione adduttiva adunque non differisce  dalla  conservativa se non in questo, che l' oggetto che si
degli avversari una vera transustanziazione sia consentita  dalla  natura della sostanza corporea. E qui si dee partire da
l' oggettivo [estrasoggettivo] : però la verità di questo  dalla  verità di quello interamente dipende (1). Or dunque, o noi
il proprio corpo nella dimensione di spazio circoscritta  dalla  specie del pane e del vino. Non si può rispondere, che o
« idem per idem «. Ma tralasciando la dimostrazione diretta  dalla  falsità della dottrina che vorrebbe porre l' essenza del
ne dubito. Perocchè avendo distinto l' estensione del corpo  dalla  essenza del corpo, rimane a dimandare: ciò che voi
la quantità della quale viene necessariamente determinata  dalla  estensione. Quest' aggiunta fu creata da Dio? perocchè se
sostanziale) del corpo, dall' estensione di lui prodotta  dalla  mole o forza di resistere e di impellere. Il Bellarmino
e del vino? come si dirà ch' egli, se non è circoscritto  dalla  propria estensione oggettiva [estrasoggettiva] sia però
oggettiva [estrasoggettiva] sia però circoscritto  dalla  estensione esterna e oggettiva [estrasoggettiva] del pane e
dogma del peccato d' origine. A redimere l' umana famiglia  dalla  perdizione, in cui l' ebbe rovesciata la disubbidienza del
uomo in una parola ristretto alle forze della sua mente e  dalla  grazia non sollevato più su, è agevolmente razionalista;
co' concetti loro il peccato d' origine. Furono condannati  dalla  Chiesa; e dall' istante che la Chiesa definì esplicitamente
teologiche, che convenendo tutte in quello che trovavano  dalla  Chiesa chiaramente ed espressamente definito, e sempre
per definire; giustamente si meritarono egual protezione  dalla  Santa Sede, che non di rado con divina sapienza e
colpevole e demeritorio in qualche cosa indipendente  dalla  libera volontà, per non accompagnarsi alle sette eretiche
questo studio di evitare e di combattere gli errori opposti  dalla  Chiesa proscritti? Or non si dee egli dire giustamente, che
la purità della fede? Dividansi adunque, come dicevo,  dalla  tendenza inerente alle varie Scuole cristiane, la quale è
in sospetto d' uno degli errori estremi proscritti  dalla  Chiesa: un' altra si mette in sospetto principalmente dell'
Scuole cattoliche egualmente proscrive gli errori tutti  dalla  Chiesa proscritti, nè niuna d' esse riconoscerebbe per suo
anche quando questa li preme e sollecita a distaccarsi  dalla  fede; così parlandosi dell' università degli uomini, noi
promettendo di sciorre l' enimma. Quelli che si dipartirono  dalla  spiegazione cristiana produssero le prime eresie (1). I
Iddio stesso alla necessità del peccato: [...OMISSIS...] .  Dalla  qual maniera di fatalismo invano cerca il Beausobre (1) di
alla sua perfezione. Questa dottrina fu sempre condannata  dalla  Chiesa come contraria alla rivelazione: fu anche sempre
come contraria alla rivelazione: fu anche sempre riprovata  dalla  ragione, alla quale non fu difficile il dimostrarla
individuo, ma cominciata a nascere nelle menti umane fino  dalla  più remota antichità discese da una mente nell' altra
attribuire il bene ed il male ad una causa al tutto diversa  dalla  volontà umana e però necessitante; così l' errore opposto,
sua libera volontà vi incorra, sicchè dipende interamente  dalla  libertà umana l' essere immune da qualsivoglia male morale«
(2): [...OMISSIS...] . Ora se col solo libero arbitrio  dalla  grazia non aiutato dalla grazia non si può essere
. Ora se col solo libero arbitrio dalla grazia non aiutato  dalla  grazia non si può essere perfettamente giusto, nè vincere
peccato senza che il libero arbitrio possa difendersene, se  dalla  grazia di Cristo non è assistito; e questa stessa grazia
soprannaturale, viene immessa nelle anime nostre non  dalla  libertà nostra, ma dallo Spirito Santo; egli è forza
male. Giacchè chi è sollecitato al male da altra causa che  dalla  sua libertà, dee riconoscere una forza traente al male; e
ma ch' egli tuttavia non può fare certe cose imposte  dalla  ragione come moralmente buone, e che allora queste cose
primi eretici: è un' eresia che venne introdotta più tardi  dalla  filosofia Alessandrina. In Origene si è formulata,
perfezione è tale per sè, e tale perchè tale viene indicata  dalla  ragione, anche prescindendo dalla considerazione del potere
tale viene indicata dalla ragione, anche prescindendo  dalla  considerazione del potere che s' abbia accidentalmente l'
il qual libro fu fatto conoscere alla Chiesa occidentale  dalla  versione latina lavorata da Rufino (3). Teodoro Vescovo di
uso, per operare un bene morale qualunque, necessitato  dalla  dominante cupidigia a far sempre il male, senza un aiuto di
coazione, benchè per necessità, venendo tutti informati  dalla  libertà con cui fu commesso da Adamo il primo peccato. Che
cristiana fede furono spinti nel campo di tali ricerche  dalla  necessità di ribattere e di confutare le eresie, che,
sotto un Dio giusto? E non sembrano parole uscite  dalla  bocca di Pelagio quell' altre d' un teologo, che ci
Una varietà importante dello stato morale dell' uomo nasce  dalla  doppia attività di cui è fornita la sua volontà, secondo la
modo di operare è sempre spontaneo , e però è sempre libera  dalla  coazione: ma non si dice che opera liberamente, se non
quella volontà umana che nel fine riposa, come consta  dalla  definizione, con questo cedere e consentire della persona,
e consentire della persona, la passione e l' abito passa  dalla  natura ad effettuare anche essa persona, e in questo senso
cose morali) «è una deviazione della volontà personale  dalla  legge eterna« » la qual definizione si trova esposta
la natura di lui« in una deviazione della volontà personale  dalla  legge eterna«, ossia dal fine dell' umana vita, rimane a
di peccato ne' bambini è una deviazione della loro volontà  dalla  legge eterna, ossia dal fine dell' umana vita. E posciachè
teologiche nel santo battesimo. Sono abiti che si ricevono  dalla  volontà dell' uomo per generazione anche tutte le buone o
erravano ugualmente per non sapere distinguere il peccato  dalla  colpa, negando i primi il peccato ne' bambini, perchè non
a nostro avviso, essere sostanzialmente definita  dalla  stessa Chiesa, o certamente manifesta risultare dalle sue
e se ne penta; 3. che esso peccato viene tolto via  dalla  redenzione e satisfazione di Cristo immediatamente come
imputabile a colpa, e però demeritorio, senza che sia posto  dalla  libera volontà di quello a cui si imputa, e di novo tra le
ne' bambini fosse loro colpa, cioè fosse peccato commesso  dalla  loro libera volontà, le conseguenze di esso (almeno quando
non ha ragione di colpa e di demerito, se non come prodotto  dalla  libera causa che fu la volontà di Adamo: apparirà chiaro,
di Adamo: apparirà chiaro, che si può dire già definita  dalla  Chiesa, come dicevamo, la dottrina che da una parte
non riconoscono la specie di peccati che si commettono  dalla  volontà libera dalla necessità, unde liberum sit abstinere
la specie di peccati che si commettono dalla volontà libera  dalla  necessità, unde liberum sit abstinere . 39. S. Agostino
l' Angelico nel bambino esiste il solo peccato, separato  dalla  colpa, quel peccato che S. Agostino dichiarava peccato pena
che egli distinse nel peccato dei bambini il peccato  dalla  colpa, confessando quello inesistere in essi come vero
di Giansenio, e quella d' altre simili proposizioni  dalla  Santa Sede anatematizzate. Ripeterò qui dunque le parole
gianseniana), perciò è necessario separare il peccato  dalla  colpa e dimostrare che quello, e non però questa, ci può
modo esista in un' anima, sia formalissimo peccato consegue  dalla  definizione da noi data del peccato sulle vestigia di S.
se non come una vana metafora. Di poi, il tutore non si dà  dalla  legge civile a quelli che non sono ancora concepiti, e però
spiegare come vengano a soggiacere al peccato), di uomini  dalla  libera volontà de' quali in istato ancor buono e perfetto
il sistema di Vasquez (1) e d' altri teologi che deviarono  dalla  tradizione scolastica d' accordo con quella de' Padri,
in senso bono e in senso non bono . Sarebbe stato inonesto  dalla  parte di Adamo, che non poteva nè avere alcuna autorità di
sebbene costituito in grazia. Sarebbe stato inonesto  dalla  parte degli stessi discendenti, volendo attribuir loro non
noi distinguiamo la carenza della grazia santificante  dalla  privazione della medesima. Se Iddio avesse voluto creare l'
specie di privazione, sebbene questo più non sia dimandato  dalla  natura stessa. Si ricorre dunque al vocabolo di privazione
privazione della grazia con cui sono puniti i bambini,  dalla  qual privazione provengono tutti gli altri loro mali,
contrario, esservi cioè una moralità ed un peccato distinto  dalla  colpa, che non alla sua volontà, ma alla stessa natura può,
del peccato semplice che ha nozione di peccato astraendo  dalla  libera volontà, dalla colpa che esige il libero arbitrio:
che ha nozione di peccato astraendo dalla libera volontà,  dalla  colpa che esige il libero arbitrio: quando i Giansenisti
ben distinte che si manifestano in essa, l' una dipendente  dalla  natura degli oggetti che essa apprende e a cui aderisce
la sostanza di quella moralità; l' altra dipendente  dalla  sua propria libera elezione, per la quale essa stessa tra i
della nostra santa fede. c ) L' oggetto voluto che sia  dalla  volontà, in qualunque maniera lo voglia, costituisce la
l' astrazione per la quale distingua la ragione del peccato  dalla  ragione del fatto. Onde viene la regola morale, che niuno
la forma dell' immoralità. d ) Infatti l' oggetto voluto  dalla  volontà e la volontà che vi aderisce formano qualche cosa
differisce la natura morale in Dio, dove è natura completa,  dalla  natura morale dell' uomo, dov' è solamente iniziale, che ha
cogli altri non pretendono tanto, ma sono obbiezioni tratte  dalla  difficoltà di spiegare gli stessi dogmi, e da certe
intendere come ciò sia, non conviene separare la persona  dalla  natura, quasi che siano due separati sussistenti, ma
Voi dite che la persona viene altronde e non immediatamente  dalla  generazione, e con questo volete dire certamente che essa
e l' essere reale? La natura dell' uno è veramente distinta  dalla  natura dell' altro? Questa interrogazione, signori,
il reale? Onde nasce più l' applauso dato alle loro opere?  Dalla  materia o dalla forma? Sono i colori che Tiziano, come
nasce più l' applauso dato alle loro opere? Dalla materia o  dalla  forma? Sono i colori che Tiziano, come rispondeva a chi gli
che pel bello , e che il bello non giace che nella idea che  dalla  mente si contempla, e che per questo oggetto interior della
natura che dell' arte: onde il gentil Filosofo fiorentino  dalla  bellezza della sua donna argomentava all' altezza di quella
via l' argomento ammesso da tutte le genti, pel quale  dalla  natura reale si conchiude all' esistenza di una prima
viva qual si trova nell' animale è un' entità diversa  dalla  vita che la informa, ma si può egli dare la materia viva
ideali ugualmente; l' una e l' altra è immune affatto  dalla  corporeità e dallo spazio. L' estensione dunque e la
mi date uno spirito finito e reale qualsiasi, egli passerà  dalla  potenza all' atto, egli soggiacerà a diverse modificazioni
viaggio abbiamo fatto sin qui, qual frutto abbiam cavato  dalla  nostra investigazione volta a conoscere la diversa natura
poichè essi si separano dal senso comune come gli eretici  dalla  Chiesa, e ragionano allo stesso modo. Infatti quando i
che si conoscono è rispetto a noi anteriore e indipendente  dalla  nostra cognizione. Badate bene, miei signori, che cosa da
si legano acciocchè divengano un tutto solo, sieno creati  dalla  mente dell' artista; se la convenienza di questi nessi
la mente del secondo. Poichè niuna idea si può contemplare  dalla  mente umana, se la mente non giunge a far l' atto
Se dunque le idee non si producono, nè si posson produrre  dalla  mente nostra, ma solo si riguardano e si contemplano, qual'
forse ne' reali? Prendiamo un corpo, un arancio che pende  dalla  pianta del giardino. L' idea intuita dalla mente quando
che pende dalla pianta del giardino. L' idea intuita  dalla  mente quando quell' arancio cade sotto i miei sensi, pende
si rimarrebbe per questo quella stessa che è, distintissima  dalla  realtà? Certo che da tale ipotesi si avrebbe la strana
è fuori di esse non aggiunge niente agli oggetti conosciuti  dalla  mente. Ma pure quando si viene a sapere che uno degli
E` dunque quel nuovo atto, che essenzialmente si distingue  dalla  cognizione, che è fuori di essa e che perciò appunto si
di questa idea, i suoi confini, il suo modo, è fissato  dalla  quantità e dal modo del reale medesimo. Ma non è meno vero,
porzione, se così lice esprimersi, dell' esistenza intuita  dalla  mente senza modo e confine. Ma qui mi direte: non s'
nella sfera medesima. Se si tirano altrettante linee  dalla  superficie al centro, lo stesso punto è il termine di tutte
resa esplicita . Dunque negli esseri ideali possono vedersi  dalla  mente moltissime cose e distinguersi moltissime entità
triangolo è l' essere universale intuito senza limitazione  dalla  mente: quest' essere universale viene nello spirito
dell' essere universale; è quella stessa idea, ma veduta  dalla  mente con uno sguardo che non l' abbraccia tutta , ma che
ma dirò così di un solo raggio; è limitazione formata  dalla  mente che limita sè stessa, limita il suo sguardo, perchè
acqua e l' acqua è identità d' idea, è identità di essenza  dalla  mente intuita, la quale si realizza ugualmente sì nell'
Che altro mai abbiamo noi ricevuto, o riceviamo in noi  dalla  realità di Firenze, se non sensazioni? Ma le sensazioni
sentimento con violenza, cioè con una forza diversa  dalla  nostra propria; onde l' esser noi consapevoli che non siamo
dei reali che ci rimane dopo la percezione, dipende  dalla  prima affermazione, e in qual parte dipende ella dalle
conviene isolare quest' attività del reale su di me  dalla  persuasione della sua sussistenza. E bene, egli è chiaro in
il senso e se ne muti il valore, trasportando il discorso  dalla  prima tesi in un' altra; e ciò fatto riuscirà evidente la
e ciò fatto riuscirà evidente la dottrina che raccogliemmo  dalla  precedente lezione, cioè l' uomo non conoscere niente di
abbiamo una nuova cognizione, di natura non diversa  dalla  precedente: è la percezione stessa del sentimento
trovare una quarta specie di cognizioni che non venga  dalla  riflessione, e che non reincida nelle tre annoverate? Io
in quella prima materia che a lei precede e che le viene  dalla  natura somministrata; la qual materia è intuitiva, come
s' appartiene prendere in mano i prodotti più elaborati  dalla  riflessione e svestendoli successivamente di tutte le forme
riflessione e svestendoli successivamente di tutte le forme  dalla  riflessione ricevute, restituirli alla prima loro nudità,
nel modo che abbiamo già dichiarato. Togliamo dunque via  dalla  percezione l' atto dell' affermare. Ciò che ci rimarrà sarà
quella che viene posta dal legislatore e non è data  dalla  natura stessa ragionevole, e però non si può avere a
una sostanza. Ma oltracciò l' essere della cosa significato  dalla  parola essenza non può dir altro che l' essere conoscibile,
essenze dell' entità prettamente mentali, cioè fabbricate  dalla  nostra mente, come sarebbe il nulla. Il nulla non è nè può
la pronuncia. Tutti gli altri esseri mentali, cioè formati  dalla  mente, hanno più o meno del negativo: tutti gli astratti
diciamolo di nuovo, quella che si cava immediatamente  dalla  percezione, universalizzandola, cioè togliendo da essa
di conoscere è limitata; ma questa limitazione nasce  dalla  limitazione dell' uomo stesso, e non da un qualche modo
chi di voi non ha letto in mille libri, chi non ha udito  dalla  bocca de' maggiori sapienti deplorare la profonda ignoranza
un continuo attento confronto tra l' idea positiva datagli  dalla  percezione e l' essenza dell' essere? Ora, che sia limitata
rilevarsi, se si considera quali sono gli strumenti datici  dalla  natura al percepimento delle cose. Questi, non uscendo mai
dovendosi ancora distinguere l' assoluta cognizione  dalla  completa); col riconoscere che tanto l' assoluta cognizione
l' ideale e il reale contro coloro che tentano di levarla  dalla  Filosofia, il che è quanto dire che non arrivano a
essi comprendere niun' altra maniera di essere, distinta  dalla  realità. Ora vediamo un po' qual sarebbe la conseguenza del
il nostro studio consiste in tener separata l' idealità  dalla  realità della cosa, e noi la teniamo così separata, o se
che dal Saint7Simon presero il nome, trassero già  dalla  teoria che il Gioberti ora ripete ristretta ne' suoi
i termini da cui muovono siano diversi; poichè vi ha tanto  dalla  natura a Dio, quanto vi ha da Dio alla natura, e il dire
voglia dire che l' oggetto di un tal sapere sia costituito  dalla  sola forma senza più contro a ciò che si propone la
Iddio: egli sostiene, che l' essere possibile si trova  dalla  mente colla riflessione dopo il reale che è l' oggetto
si contiene la REALITA`, anzi ella è la realità stessa;  dalla  quale colla riflessione si astrae poscia la possibilità. Se
in che modo poi egli vuole che si distingua l' idea  dalla  materia del sapere? in che modo dichiara panteismo il non
l' idea che contiene la possibilità dell' ente contingente,  dalla  realità di quest' ente, e allora vi ha distinzione tra la
Gioberti stesso insegna che se non si distingue la materia  dalla  forma del sapere, e si fa che entrambi sieno oggetto dell'
parla di un oggetto solo, nel quale distingue la materia  dalla  forma. Ma o convien dire, che il corpo non sia mai oggetto
possa asserire ch' essa sia stata precisamente condannata  dalla  Chiesa in Wicleffo (1), ma certo a me sembra manifestamente
possibilità, secondo lui, è soggettiva, cioè prodotta  dalla  riflessione ed astrazione dell' uomo, che la distacca dirò
che per avventura potrebbero ritrarre i nostri connazionali  dalla  nostra discussione. Imperocchè egli è troppo importante, o
che l' ideale nell' ordine contingente di cose è separabile  dalla  realità, è in ogni modo un manifesto assurdo, sia poi un
dell' intuito chiamasi Dio, quello stesso diviso poi  dalla  riflessione e dall' astrazione diviene uomo, e chiamasi
è quanto dire, che l' umano dell' idea, non si può separare  dalla  medesima idea, la quale avrebbe perciò ad un tempo stesso
Gioberti insegna, che « « l' idealità non è separabile  dalla  realità nell' ordine assoluto, oggetto dell' intuito » »;
diverso? Di più, se « « l' idealità non è separabile  dalla  realtà nell' ordine assoluto, oggetto dell' intuito, ma
che nell' ordine contingente l' idealità è separabile  dalla  realtà, pare che l' ordine contingente si componga di
non essendo nella causa, si deve argomentare movendo  dalla  causa, e venendo all' effetto; e questo sarebbe un
potremmo conoscerle se non per via d' un' argomentazione  dalla  causa all' effetto, o, per dir meglio, dall' esistenza
delle creature per via di argomentazione che parte  dalla  causa e viene all' effetto, e finalmente nessuno di buon
Gioberti riputò bisognevole il suo sistema per nettarlo  dalla  taccia di panteismo, e non omettemmo industria affine di
è una necessità cieca, ma una mente guidata dal consiglio e  dalla  sapienza, ed è ancora distinto dal mondo. Procediamo a quel
o signori, queste parole, poichè, anche prescindendo  dalla  questione del panteismo, esse ci accordano più cose che
come può essere di pietra quella colonna astratta,  dalla  quale coll' astrazione abbiam tolta via la pietra? Così
e questa è quella confessione che noi vogliamo raccogliere  dalla  sua bocca. Che se noi abbiamo ragionato bene dicendo che
tutti i lati, e che è Dio stesso non punto nè poco diviso  dalla  divina natura. Ma dice di più che non ne viene da questo,
poter salvare in qualche modo il sistema dell' ab. Gioberti  dalla  taccia gravissima che egli incorrerebbe, secondo i fatti
e semplicemente il dogma della creazione, quale è insegnato  dalla  fede cristiana, egli non è panteista. A malgrado di tutto
signor Gioberti ad ogni piè sospinto, di avere tali autori  dalla  sua, se tali autori appunto, a detta di lui, sono
Onde adunque, nascono secondo Gioberti, le cose create?  Dalla  concretezza e dalla generalità. E dove sono la concretezza
secondo Gioberti, le cose create? Dalla concretezza e  dalla  generalità. E dove sono la concretezza e la generalità?
quel concetto di creazione che può purgare un filosofo  dalla  taccia di panteismo? O piuttosto non vediamo noi che un
del Gioberti. Questa immensa differenza nasce unicamente  dalla  diversa maniera colla quale lo spirito nostro vede lo
e psicologisti a quanti muovono da quest' idea separandola  dalla  sussistenza. Perocchè non è già l' Ente come sussistente
come si divide coll' astrazione il centro d' un circolo  dalla  sua periferia. Ora udite, che divisione sia questa, e se
benchè sia indivisibile, come il centro è indivisibile  dalla  periferia! Povera gente, a cui non è riuscito di trovare
importante, mostrando forza che egli ha di assolvere  dalla  colpa di panteismo il giobertiano sistema. Secondo queste
intuito; e in quest' oggetto l' idealità è inseparabile  dalla  realità; questa è quella sintesi la quale precedentemente
l' ordine assoluto nel quale l' idealità è inseparabile  dalla  realtà? G. Sì, l' ho detto. - Non avete anche detto che il
dividono l' una cosa dall' altra, per esempio l' idealità  dalla  realità, e le dividono con successione di tempo, onde
meno. - L' ordine adunque delle cose contingenti è formato  dalla  riflessione, che scompone e ricompone l' ordine assoluto,
da una parte va contro al senso comune ed alla ragione;  dalla  altra parte è un professare il più compiuto panteismo.
ricorre, come ad unico scudo, onde salvare il suo sistema  dalla  brutta taccia che tanto teme: m' ero proposto di esaminare
egli pel primo la virtù informatrice dell' Idea ripetendola  dalla  sua VIRTU` CAUSATRICE, la qual virtù causatrice è quella
»(1) ». Perocchè il signor Cousin si difendeva appunto  dalla  taccia di panteismo, dichiarando d' ammetter la creazione,
parola, quest' arma impotente colla quale credea difendersi  dalla  vergogna del panteismo. La logica dee avere il suo luogo,
seconde sostenute da quella, come l' atto è sostenuto  dalla  potenza che lo produce (2). La stessa conclusione si
(2). La stessa conclusione si raccoglie, miei signori,  dalla  definizione che il nostro Filosofo ci dà poco appresso del
(4). Onde, le creature sono apprese come contingenti  dalla  riflessione, ma nell' intuito sono idee, e perciò hanno la
convien dire che le sostanze seconde non differiscono  dalla  prima di sostanza, ma solo di modo . Tali sono le sostanze
Se la radice del Gioberti è di sostanza diversa affatto  dalla  sostanza delle due piante che si fanno nascer da essa (la
idee riflesse, e del concreto dei sensibili? Le fa uscire  dalla  riflessione dell' uomo preceduta però e creata dalla
uscire dalla riflessione dell' uomo preceduta però e creata  dalla  riflessione dell' idea, cioè del Dio7Idea. Ma questa
pianta, perchè una sostanza è ciò appunto che si concepisce  dalla  mente senza ricorrere ad altra sostanza, quando l'
questo riferirsi? Nell' emergere, dice il Gioberti,  dalla  sua causa per mezzo dell' individuarsi che fa questa causa,
e in tal caso di nissun pregio, nè diversa dal fanatismo e  dalla  superstizione; ovvero ch' ella abbia pure in sè del lume di
pensiero, il problema che gli è dato a risolvere, riceve  dalla  sua natura limitata una condizione che lo rende sommamente
Poichè si vide dapprima che i numeri subiettivati non erano  dalla  mente concepiti sempre in un solo e medesimo modo, ma non
essendo questo, come dicevamo, facilissimo ad aversi  dalla  mente, e anche per la sua semplicità non aggravandola di
unità che contiene, una per una, di maniera che si pervenga  dalla  moltitudine, ossia dal numero indefinito, alla moltitudine
quali sono le specie, dev' essere tenuto insieme di novo  dalla  forma dell' uno. Onde l' uno primo ha nel suo seno la
Convien dunque, o si parta dall' uno indeterminato, o  dalla  pluralità indeterminata che è in lui, venir coll' analisi a
e anche noi abbiamo riconosciuto che il quanto è posto  dalla  natura del reale e non è proprio dell' idea ( Psicol. n.
o realità. Il numero e la grandezza si può determinare  dalla  mente, e questo è il processo dialettico; la realità è ciò
indubitato doversi distinguere l' uno indefinito di Platone  dalla  materia ideale e dalla materia reale nel suo seno contenuta
l' uno indefinito di Platone dalla materia ideale e  dalla  materia reale nel suo seno contenuta potenzialmente «en
il viso di Cicerone. Le specie risultano per Platone  dalla  materia ideale che venendo determinata presenta alla mente
la qualità dalle forme e dalle idee e la quantità  dalla  materia, nel sistema Aristotelico, in cui si negano le idee
nel sistema Aristotelico, in cui si negano le idee separate  dalla  materia, esse doveano collocarsi dopo di questa, di cui
. Questa è una deduzione ontologica degli enti mondiali  dalla  prima causa, ma è proprio di Platone l' avervi aggiunto la
ammette altre specie inferiori, rimane questa partecipata  dalla  realità, cioè s' è pervenuto col pensiero agl' individui
costituzione dell' essere o dell' ente come tale, allora  dalla  dialettica stessa egli è introdotto sul territorio dell'
dell' ente e la più semplice e facile a concepirsi  dalla  mente, è che sia uno . Dalla meditazione dunque del puro
semplice e facile a concepirsi dalla mente, è che sia uno .  Dalla  meditazione dunque del puro uno si potea pervenire
tutto, e così il tutto non è nè un medesimo nè un diverso  dalla  parte. Ora lo stesso uno non è nè parte di se stesso, nè
è immutabile e sempiterno. Il che quanto sia vero apparisce  dalla  Teoria delle Categorie che noi daremo in appresso, dove
l' origine del concetto di categoria suggerito naturalmente  dalla  questione de' generi degli enti. Poichè, considerandosi per
aristoteliche che si dicono abbracciare gli accidenti (2).  Dalla  dialettica dunque, cioè dal considerare come nell' umano
è fallace e mentitore. Così la sofistica fu recisa fino  dalla  sua più profonda radice. Ma noi dicevamo che questa
deve derivare (3). Ma come proviene questa seconda mente  dalla  prima? Ecco il gran nodo, il mistero della creazione.
(1), o profluenza [...OMISSIS...] , come il fiume  dalla  fonte (2), o come la vita, che si espande dal suo principio
o come la vita, che si espande dal suo principio e quasi  dalla  radice ai rami d' un grand' albero [...OMISSIS...] , o come
così che l' ente può prendersi in un' estensione maggiore,  dalla  quale non si può sottrarre nè pure l' uno, se dev' essere
della prima. Laonde, non uscendo nulla dal primo Uno, nè  dalla  prima Mente, senza che ciò che esce tosto non perda l'
Mente, o Anima universale, sia essenzialmente diversa  dalla  prima Mente. E lo stesso si può argomentare circa le altre
non è più lui ma la Mente; il terzo, cioè quello che esce  dalla  Mente già costituita, non potendo esser la Mente perchè
già costituita, non potendo esser la Mente perchè eccede  dalla  sua costituzione, è l' Anima; il quarto che esce dall'
il quarto che esce dall' Anima già costituita, eccedendo  dalla  natura dell' Anima, non è più cosa che appartenga al mondo
di sè l' uno, l' altro comunicativo: il primo veniente  dalla  Mente, il secondo dall' Anima stessa che contemplando sè
[...OMISSIS...] . La prima Anima dunque è separata  dalla  materia: ma, come l' intende Marsiglio, contemplando sè
intelligibile; e, in quant' è anima vegetale, sia tratta  dalla  sua propria natura verso il sensibile e materiale. Ora,
secondo che ella è più forte, o più debole, il che dipende  dalla  generazione, tende al bene, o si abbandona volontariamente
questa contemplazione posteriore della tenebrosa materia?  Dalla  debolezza di quell' anima che ha immediatamente generato la
che abbiamo fatta del sistema plotiniano, quello che nasce  dalla  stessa origine si è che Plotino, al pari degli altri
più cose: 1 Quando Plotino distinse dall' Uno la Mente e  dalla  Mente l' Anima, disse che la differenza si riduceva a una
al sistema del filosofo. E tuttavia, benchè si tragga tutto  dalla  totalità dell' essere supposta in un modo supposto, si osa
degli enti che contengono: l' infimo grado è occupato  dalla  materia ossia dal mondo sensibile: una cerchia più su
cono di enti è quella somma natura, che ne tiene la cima,  dalla  quale come da fonte emanano le cose riversandosi e cadendo
da quello stato puro e divino in condizione più abbietta  dalla  regione intelligibile nell' umile e terrena feccia quasi
come affermazioni sorrette dall' autorità, non giustificate  dalla  ragione. Al qual modo di filosofare si diedero specialmente
altro uscirono bastevolmente, colla meditazione filosofica,  dalla  mente umana. La realità dell' ente finito nondimeno prende
quali i concetti e i pensieri umani non sono significati  dalla  lettera; al qual fine Aristotele scrisse i due libri «
e nel colore, benchè non così nella essenza significata  dalla  parola uomo . Ciò non può avvenire se non rispetto a que'
E però il parlare dell' analogia, movendo unicamente  dalla  proporzione che passa tra diverse quantità e ragioni di
vivamente conosciuta. Le metafore sono suggerite all' uomo  dalla  facoltà d' imaginare, e da quella legge del pensare umano,
E poichè il positivo della cognizione si trae unicamente  dalla  percezione, perciò la parte positiva della cognizione che
in sè, ammette però che esistano da sè soli e separati  dalla  materia nella mente: e questo basta, perchè se ne possa
conobbe chiaramente quell' ente razionale che nasce  dalla  negazione e quello che nasce dalla relazione . S. Tommaso
ente razionale che nasce dalla negazione e quello che nasce  dalla  relazione . S. Tommaso accenna queste due fonti degli enti
l' ente ideale è per sè oggetto , ed è affatto indipendente  dalla  mente dell' uomo, e distinto da ogni mente, benchè escluda
che è per sè oggettivo; 2 c' è il reale, che non è prodotto  dalla  mente, ma dato nel sentimento; 3 e c' è l' unione di questi
e del suo atto è un' esigenza ontologica, cioè uscente  dalla  natura stessa e dall' ordine intrinseco dell' ente; e però
specie: a ) Talora i due o più elementi formali, distinti  dalla  mente in un oggetto, quantunque non separabili, cioè tali
secondi, o sono negazioni di atti, non si possono concepire  dalla  mente, se ella non li veste della forma di enti, e perciò
forma della materia, e nella mente come specie, separate  dalla  materia corporea, ma non da una sostanziale intuizione. L'
detta) divisa dagli accidenti, nè ci hanno accidenti divisi  dalla  sostanza; ma la sostanza e gli accidenti formano un ente
sua ontologia riuscì angusta, perchè cavata principalmente  dalla  considerazione dell' infima specie degli enti, quali sono i
infima specie degli enti, quali sono i corporei, anzichè  dalla  considerazione dell' ente in se stesso, senza restrinzioni
contengono; dall' altra, se queste categorie si escludono  dalla  categoria della relazione, questa non abbraccia quasi più
vera entità a parte sui , per cosa soggettiva, razionale,  dalla  mente lavorata e prodotta. Onde il dialettico Kant diede
dall' esperienza, debba necessariamente esser prodotta  dalla  stessa nostra facoltà di conoscere, e che le cognizioni
senso esterni; onde se per esterni si intende staccati  dalla  potenza, è falso che il senso percepisca meglio che l'
ossia li conosce come enti, come oggetti distinti  dalla  facoltà; 3 Che la intelligenza per conseguenza ha un
limitazione e mutabilità delle cose contingenti, riferita  dalla  mente all' illimitazione, immutabilità, ed eternità dell'
modo di concepire simultaneo ed immobile, e questo ci viene  dalla  natura dell' ente intuìto che è fuori dello spazio e del
e condizion sua necessaria; è una forma, ma forma distinta  dalla  stessa sensitività, come più a lungo abbiam detto nell' «
in se stessa una patente contraddizione; la quale nasce  dalla  confusione fatta da questo filosofo tra concetti e giudizŒ;
più distinguere la scienza che si ha per via di concetti,  dalla  scienza che si ha per via di giudizŒ; e che definisse il
« Nuovo Saggio », a cui rimandiamo il lettore (1). Di più  dalla  critica, che testè abbiamo fatta delle classificazioni de'
tavola di categorie ontologiche , non conveniva cominciare  dalla  quantità, la quale suppone antecedentemente la sostanza, e
oggetti veramente, quasi fossero oggetti in sè indipendenti  dalla  funzione predetta della ragione: nulla di ciò; essi non
non possono essere altro che illusioni poichè non sono dati  dalla  sensitività!!! La sensitività ha l' esclusiva virtù di dare
della coscienza. E però, non essendo un tal soggetto dato  dalla  intuizione sensitiva, egli non può essere un oggetto reale;
altri argomenti. Che lo spazio sia finito, Kant lo prova  dalla  supposizione che egli fa, che lo spazio non sia altro che
quali non sono parti reali), cioè ha solo parti immaginate  dalla  mente, la quale può suddividere il continuo
che adduce è questo: « « Il semplice non può essere dato  dalla  percezione de' sensi; ma la sola percezione sensibile (ch'
serie de' fenomeni successivi del mondo, contro il supposto  dalla  proposizione. Ma, come abbiamo detto di sopra, si nega al
del pensare (1). 2 Che le idee sono ancora più lontane  dalla  realità oggettiva; perocchè esse hanno per loro immediato
sistematica. 3 Finalmente l' ideale è ancor più lontano  dalla  verità oggettiva; perocchè per ideale intende un prototipo
esser date dall' idea che serve loro di fondamento, ma  dalla  sensitività stessa. Con questo sarebbe venuto a conoscere,
Tuttavia distinse la materia dell' oggetto sensibile  dalla  forma . Questa ei pretese che venisse dallo spirito, il
che venisse dallo spirito, il qual vestiva la materia data  dalla  sensitività, delle due forme dello spazio e del tempo. Ma
[...OMISSIS...] Il principio, che non si deve uscire  dalla  coscienza empirica, è certamente specioso. Ma in prima
le quali tutte per poco presuppongono una coscienza diversa  dalla  sperimentale, che chiamano ora razionale, ora
immaginazione. Ora del principio, che non si deve uscire  dalla  coscienza, abusano gli idealisti; e della distinzione di
senso possa esser vero il principio, che non si deve uscire  dalla  coscienza, e quale ne sia l' abuso che ne fanno gl'
Fichte; ma egli coglie da questo appunto cagione d' uscire  dalla  coscienza, dicendo che questa dualità non si può spiegare,
esiste; e questo è quanto dire, che il filosofo è uscito  dalla  sfera della coscienza, in cui si proponeva di rimanere. Nè
oggetti è essenzialmente e incomunicabilmente distinta  dalla  natura dell' IO. Così, quando io affermo me stesso da una
consapevole, e questa unità di principio mi è attestata  dalla  coscienza; tuttavia tanto è lungi che sia necessario, per
cioè se non si suppone, che quelli enti, che sono distinti  dalla  coscienza, siano distinti realmente. Fichte adunque cozza
Fichte è infedele al suo principio di non dovere uscire  dalla  coscienza anche in un altro modo, cioè distinguendo, oltre
che adopera Fichte, colla quale argomentazione parte  dalla  coscienza empirica in virtù del principio della ragione
perocchè altro è lo spirito intelligente, il quale è dato  dalla  natura, altro è l' Io , il quale è quello spirito già
non inteso così « di dover muovere il ragionamento nostro  dalla  coscienza », ma non così « di dover fermarsi entro i
là dove egli muove i passi, lo spirito nostro esce  dalla  coscienza, cioè a dire, non prende la sola coscienza per
e quel certo attraente che esercitano sugli spiriti dipende  dalla  « Logica » che incatena l' uno coll' altro gli assurdi più
egli dà per ragioni altri fatti da lui supposti e disdetti  dalla  coscienza, i quali hanno bisogno assai più de' primi di
non si dovesse uscire dal pensiero; non si dovesse uscire  dalla  coscienza: benchè pur si usciva (ed era contraddizione
siamo intimamente persuasi, che l' ente non dipende punto  dalla  nostra affermazione, e che egli ha de' caratteri opposti a
quando afferma un ente come cosa stabile e indipendente  dalla  stessa sua affermazione, non può farci cadere in alcuna
coscienza dell' uomo. Egli adunque con ciò: 1 Era uscito  dalla  sfera dell' esperienza, e aveva stabilito un principio a
anch' esso un' illusione trascendentale; 2 Era uscito  dalla  sfera dell' Io umano , perocchè la parola Io esprime un
cose s' indentificano in Dio, la filosofia sarebbe liberata  dalla  molestia d' una tale questione. « Conviene adunque
moron tu theu». IV Quando aggiunge che la natura, separata  dalla  ragione , non è veramente, egli direbbe vero, se intendesse
dell' identità assoluta, tolse in fatto le categorie  dalla  filosofia come inesplicabili; il che in sostanza aveano
principale delle filosofie tedesche, con un esempio tolto  dalla  Filosofia della ragione di Schelling, com' egli di presente
è l' umana essenza. Quest' essenza, in quanto è intuìta  dalla  mente, si chiama idea . L' essenza dell' uomo è l' uomo
una mera relazione dell' essenza, che è trovata ben presto  dalla  mente, ma che non è compresa nel primo intuito. Onde si
non contiene nulla di reale , venendo escluso il reale  dalla  stessa parola idea . L' intuizione è l' atto con cui lo
questa espressione propria: « l' ente ideale è conosciuto  dalla  mente ». Conoscer l' essere ideale, ossia l' essenza mera
cardinale di Hegel, il quale vuol cavare le cose stesse  dalla  sua idea. Ecco come s' esprime il signor Gioberti:
anche il negativo. Affine dunque di strigare la verità  dalla  rete d' innumerevoli enti di ragione e di concetti fattizi
applicata all' essere , il quale si può benissimo concepire  dalla  mente nostra privo di determinazione. Che anzi l' essere, a
perocchè in Dio non v' hanno modi realmente distinti  dalla  sostanza medesima. In terzo luogo è un errore fondamentale
è punto il mondo, nè è nel mondo reale, ma nel mondo già  dalla  mente conosciuto. Cousin applica la sua formula a tutte le
anco iustitia fidei , cioè la giustizia che nasce all' uomo  dalla  fede , dalla pienissima fiducia e confidenza ch' egli mette
fidei , cioè la giustizia che nasce all' uomo dalla fede ,  dalla  pienissima fiducia e confidenza ch' egli mette nella bontà
a' nostri peccati, e di giustificarci per la fede avvivata  dalla  carità, mentre non possiamo giustificarci per le pure
dell' amor proprio che prende piede e vigore nell' animo  dalla  pochezza della fede nella bontà di GESU` Cristo:
se stessi; ma vi ha un abbassamento cattivo, che nasce  dalla  poca fede in Dio e produce un tristo scoraggiamento, e
pensiero di essere in sua disgrazia; perocchè il passare  dalla  sua disgrazia alla sua grazia è l' opera della sua bontà,
che insinua il demonio nell' animo nostro per distaccarci  dalla  fede alla parola di Dio. Come potremo adunque guarentirci
troncare il filo del ragionamento ingannoso, ad espellerlo  dalla  nostra mente, a non volerlo punto nè poco ascoltare, per
i sottili ragionamenti di Satana da quelli che vengono  dalla  verità, da Dio, si è quello di osservare se sono tortuosi,
dunque i miei dubbi sono insussistenti, essi provengono  dalla  limitazione della mia ragione: voglio adunque rinunziare a
a risolverle. A conferma di questo gran principio suggerito  dalla  logica, io bramerei che Ella volesse trovare tempo da
il mondo, è buono, purchè non sia tale che vi distragga  dalla  santa ubbidienza, la quale è ancora migliore; purchè non vi
al celeste Padre. Io mi accorgo, caro fratello,  dalla  vostra lettera che non conoscete appieno, non avete
cenno sul modo di educare la numerosa gioventù affidatale  dalla  Provvidenza, e benchè le angustie di una lettera non
non è da lasciarsi passare una frase caduta, son certo,  dalla  penna dell' illustre scrittore per mera inavvertenza, ma
Ma posciachè le stesse lingue orientali furono ordinate  dalla  Provvidenza e scelte ad esprimere gli oracoli della divina
scusa appieno dell' inavvertenza che può benissimo scorrere  dalla  penna anche di noi ecclesiastici. Laonde, se a voi non
la unità; 5 che l' Istituto nostro, che trae il nome  dalla  carità di Cristo, dee opporsi alla tendenza degli uomini, e
al prossimo, secondo le occasioni che le verranno offerte  dalla  divina Provvidenza, perchè non v' ha niente di più caro al
neppure s' istituisce solidamente nella sacra teologia,  dalla  quale si troncano le più vitali questioni, credendole
farà anche conoscere, che la divisione dell' Inghilterra  dalla  Chiesa cattolica è avvenuta per un atto di questa potestà
io lessi nella medesima lettera, che ciò che tiene lontane  dalla  Chiesa cattolica le persone religiose d' Inghilterra, non
dall' altra; come pure è certo che la parte divisa  dalla  Chiesa non può esservi ricongiunta, se non per un altro
Quale salubrità di balsamo non è egli questo versato  dalla  fede nelle piaghe sanguinanti della natura! La volontà di
ed è pure difficile nettarsene interamente, ancora lontana  dalla  visione della faccia del suo Creatore, a cui non può essere
da sì duri avvenimenti per istaccarci e liberarci vieppiù  dalla  servitù delle cose visibili ed unirci con Dio, considerando
Dio, considerando il tempo della vita presente come datoci  dalla  Provvidenza per fare il maggior bene possibile a' nostri
Ad ottenere tale doppio intento l' Istituto fu esentato  dalla  giurisdizione vescovile, acciocchè i propri Superiori
come professore di vita ritirata e nascosta, aspettando  dalla  Provvidenza le occasioni di esercitare la carità, senza
». A costoro l' un necessario non è più liberare l' anima  dalla  servitù del peccato, ma liberare l' Italia dalla servitù
l' anima dalla servitù del peccato, ma liberare l' Italia  dalla  servitù degli Austriaci. Dal qual principio logicamente
flagelli delle nazioni vengono dai peccati degli uomini; e  dalla  fede, dalla speranza, dall' amore, dalle sopraumane virtù
nazioni vengono dai peccati degli uomini; e dalla fede,  dalla  speranza, dall' amore, dalle sopraumane virtù vengono
mio dolcissimo: [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.47 Rilevo  dalla  cara sua lettera che il Signore sapientissimo ed ottimo
degli Istituti approvati da' Sommi Pontefici ricevono  dalla  Chiesa l' autorità in quel modo che viene dichiarata nelle
il conto di una vita più lunga, sarebbe forse stato còlto  dalla  diffidenza, o mancatogli quell' ardore che è proprio dell'
e colla lotta valorosamente sostenuta, meritiamo noi stessi  dalla  divina bontà la grazia del consolidamento dell' opera
stessi lo spirito di San Domenico: così saranno benedetti  dalla  Madonna. Ma l' altra pratica, del libro di devozione da
unicamente pel ben della Chiesa, pei popoli loro affidati  dalla  divina Provvidenza. Il sommo Pontefice non considera mai sè
era del mondo , cioè non proveniva dalle arti del mondo,  dalla  violenza, dall' astuzia, nè dagli uomini del mondo; ma
nè dagli uomini del mondo; ma bensì traeva l' origine  dalla  potestà di suo Padre, e dalla santità colla quale egli
ma bensì traeva l' origine dalla potestà di suo Padre, e  dalla  santità colla quale egli avrebbe tirato a sè tutte le cose:
a sè tutte le cose: « omnia traham ad meipsum ». E in vero  dalla  santità da lui infusa nel mondo provennero poi tutte le
vostra santa vocazione, in occasione che vi hanno rimosso  dalla  scuola: ora voi non ricordate più le molestie che voi avete
assai più che dalle mie proprie riflessioni, lo aspetto  dalla  sapienza dell' Eminentissimo Cardinale Mai, a cui ora
pura sua bontà. Qualunque decisione poi fosse per emanare  dalla  Santa Sede, io l' accoglierò con tutto l' animo mio e mi vi
Santa Chiesa Romana mia maestra, e questo pure lo spero  dalla  grazia di Gesù Cristo. La comunicazione che V. E. Rev.ma mi
in Gesù Cristo. [...OMISSIS...] 1.49 Ricevo pur ora  dalla  mano del R. P. Boeri il veneratissimo suo foglio dato da
perchè possiate arrecare quel frutto plurimum che esige  dalla  vite che egli va potando. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...]
fare il cinto ed il tabarro di cui abbisogna, come vedrete  dalla  annessa lettera. La carità pazientissima usata da lui col
come ho fatto con pienezza di cuore, al decreto emanato  dalla  autorità competente e riuscitomi del tutto improvviso ed
venendo l' occasione di doversi manifestare, si mettono  dalla  parte contraria. Io però non veggo tutte le cose presenti
cercando d' intenderne lo spirito e la lettera, e che  dalla  Liturgia si traesse, come da uno de' fonti, l' istruzione
appreso un compendio contenente tutte le verità definite  dalla  Chiesa, un compendio di Morale, un altro di Diritto
fatte conoscere all' Europa dagli Inglesi, specialmente  dalla  loro società di Calcutta; ma converrebbe mettere a suo
si scioglie. Non che questa letizia possa venire all' uomo  dalla  condizione della sua natura, ma certo da quel Cristo
al cibo più ghiotto. Sollevatevi dunque, carissimo figlio,  dalla  bassezza della tiepidità in cui pare siate caduto, e
cui pur troppo siam gravi. [...OMISSIS...] 1.50 Ho inteso  dalla  vostra lettera, mio carissimo in Cristo figlio, le vostre
ma umile insieme, corrispondere. 1.50 Parmi di rilevare  dalla  vostra ultima letterina che non abbiate ben inteso lo
del mio caro fratello, il quale però confido che  dalla  presente lotta uscirà vincitore, e ritrarrà grandissimo
queste sole sono quelle cose che distolgono l' uomo  dalla  virtù e dalla giustizia, non mai alcuna ragione, alcuna
sole sono quelle cose che distolgono l' uomo dalla virtù e  dalla  giustizia, non mai alcuna ragione, alcuna intelligenza,
provveduto. Ed ecco che ora lo ricevo, doppiamente caro,  dalla  sua gentilezza, accompagnato da una cortese lettera. E`
fortunata occasione. [...OMISSIS...] 1.50 Duolmi di sentire  dalla  cara vostra del 26 corrente i difetti di alcuni nostri
IX che (essendo già pubblicate le due note operette) mosso  dalla  bontà del suo cuore, spontaneamente mi manifestò il suo
su quell' argomento. [...OMISSIS...] 1.50 M' accorgo  dalla  informazione che mi date del vostro interno, che il vostro
del Superiore, e dentro quella sfera egli è obbligato  dalla  stessa ubbidienza ad operare da sè, non però a capriccio,
spirito d' intelligenza. Così nella vostra Casa, cominciate  dalla  Superiora centrale, e venite giù agli altri uffizi della
ardente di perfezionare la carità col perfetto distacco  dalla  propria stima e desiderio sincero dei disprezzi ed
di condurre a perfezione le opere di carità e il distacco  dalla  propria stima, e di più il desiderio sincero del disprezzo
esige essenzialmente una carità universale, un distacco  dalla  patria, dalla famiglia, da tutte le cose proprie, e un
una carità universale, un distacco dalla patria,  dalla  famiglia, da tutte le cose proprie, e un campo vasto, anzi
perfetta a tutto ciò, a cui può esser chiamato un uomo  dalla  medesima Provvidenza, senza distinzione di luogo o d'
beni; e però è da preferirsi la moderata indipendenza  dalla  giurisdizione vescovile e la stretta unione e sommessione
che, avendo noi sommamente desiderato una tal cosa sino  dalla  prima formazione dell' Istituto, abbiamo studiato di
che, come i Superiori dell' Istituto sono obbligati  dalla  loro professione di promuovere coll' attività dell'
vi avrà perfetta armonia; non vi avrà no, assoluto dominio  dalla  parte del Vescovo, ma non è questo che fa il bene nella
che nel fatto è la più potente per fare il bene, e vi avrà  dalla  parte dell' Istituto la più umile e perfetta sommissione, e
e quella servitù di Cristo, che non è disgiunta  dalla  libertà pure di Cristo. Se i reverendissimi Vescovi
facendo il soverchio zelo di alcuni; così io mi sento mosso  dalla  riconoscenza e dalla carità reciproca, quasi trasformato in
zelo di alcuni; così io mi sento mosso dalla riconoscenza e  dalla  carità reciproca, quasi trasformato in esse, essere
all' opera, dandomi avviso del risoluto. 1.51 Il sentire  dalla  vostra dell' 11 agosto che voi col dilettissimo Furlong
o per carità; ed allora egli cava la sua gloria anche  dalla  nostra debolezza, da' nostri errori, dalle nostre stesse
tanti affetti di fiducia e d' aspettazione di cose grandi  dalla  bontà divina che ci ha in cura. - Con questi mezzi e colla
essere scacciati dal paradiso della virtù evangelica, cioè  dalla  Religione. Al fine di vincerlo e svergognarlo, facendolo
ad esse il ramoscello d' olivo che seminato da' travagli e  dalla  costanza de' presenti, cresce occulto alla pace degli
generazioni oggimai si trasfondono in uno colla natura  dalla  quale pare indivisibile; questa verità finalmente che
di loro? Duro è all' umana natura sentirsi strappare tanto  dalla  virtù, che non si possa oggimai più ingannare sulla sua
smarrito in una immensa foresta per essersi allontanato  dalla  sua madre. E che conforto di letizia non debbe aver portato
o per dir meglio l' effetto preso direttamente di mira  dalla  istituzione. E tuttavia gli effetti nocevoli, che quasi
dal diritto suo fine. E` solo l' opera del savio, guidata  dalla  esperienza de' tempi, quella che debbe occuparsi nell'
l' educazione dell' uman genere debb' essere accompagnata  dalla  Religione, bisogna dire ancora ch' ella debbe essere una e
e pruni selvaggi, mentre ora pare un giardino ridotto  dalla  mano industre dell' agricoltore alla più util coltura,
umana l' unità. E questo avviso seguiva Bossuet ispirato  dalla  Religione, quando ammaestrando il Delfino riduceva tutt' i
e pressanti bisogni dei nostri tempi. E già movendo  dalla  prima fondamentale specie d' unità penetriamo tutta l'
sia fornito di cert' ordine fisso, immutabile, dipendente  dalla  prima cagione e non dal loro arbitrio: al quale ordine gli
del Cristianesimo. Poichè lo spirito del mondo o togliendo  dalla  natura Dio, o a lui non pensando, o pensando mozzamente a
verrebbero da lui propaginati per una generazione intatta  dalla  carne e dal sangue, ma tutta spirituale, opera di quello
tosto, come ape che trae miele da fiore velenoso, cavatala  dalla  vecchia, a cui era stato non condonato, ma differito l'
valore e merito da solvere il debito contratto con Dio  dalla  prima natura umana, al cui pagamento era stato accordato un
e invocarlo. Qui dunque s' intende primieramente esser  dalla  dottrina della Religione concedute all' uomo tutte le altre
che non diamo ricreamento e conforto alla nostra umanità  dalla  vaghezza o coattitudine dei terreni oggetti più di quello
al furore, finalmente svanisce, se l' uom non venga aiutato  dalla  natura della cosa che imprende, cioè da una forza fuori di
debbano prezzare più le cognizioni dal loro numero, ovvero  dalla  scelta e qualità loro (1): e credo che qualunque assennato
non ostante concediamo che per quel limite che ha ricevuto  dalla  propria natura il nostro spirito, quanto più attende ad una
Il perchè questa ampiezza e moltitudine di cognizioni  dalla  Religione promossa e voluta, non si ferma a ragunarle
opera di molti, ed il senno e la mano di chi è incaricato  dalla  Provvidenza a procacciare il bene della cristiana società.
co' membri della propria famiglia, cioè la schiatta, e  dalla  schiatta molti nativi impulsi, eredità di tradizioni, e
di filosofi nella Germania. Altri furono colpiti vivamente  dalla  bellezza dell' amor di una patria: ma volendo che questo
industria fusa o scolpita. E ben vedo quanto stiamo lontani  dalla  perfezione di questo desiderio. Restringendo perciò l'
di quel disegno: allo stesso modo come più quadri disegnati  dalla  medesima mano, se vengono coloriti da mani diverse, danno
come, tutto ciò venendo dalle più prossime informazioni e  dalla  pratica accidentale che una persona più tosto che un' altra
quanto utili e necessarie, appariscono altrettanto lontane  dalla  mediocrità degl' ingegni. Ma che a comporre un libro da
e consumato senno, oltre le ragioni dette, si prova anche  dalla  natura di tutti i compendii o breviarii delle scienze.
ma che suppone studio assai profondo della scienza stessa:  dalla  quale bisogna spremere il puro succo, e cogliere, quasi
o dall' essere accaduto forse un solo accidente, e perciò  dalla  possibilità e non dalla probabilità che si rinnovi; o dalle
forse un solo accidente, e perciò dalla possibilità e non  dalla  probabilità che si rinnovi; o dalle relazioni degl'
dall' arbitrio umano, ma non a religione proclamata  dalla  parola divina. La proposta però di una dotta assemblea, a
affissandola e ritraendola con una sola vasta intuizione  dalla  idea esemplare della sua mente, ne dimostrasse manifesto il
alla società e vivuto nella società co' suoi simili fin  dalla  culla, con voce di natura è chiamato a due scopi, o a due
(1), e che mi parrebbe assai comodo anche in Italia, se  dalla  lingua tedesca ci fosse tradotto. La connessione poi di
pure come il fonte della giustizia, scaturendo questo fonte  dalla  stessa dottrina della fede sposta nella prima parte, e
e queste bellezze della Religione fosser tratte sì  dalla  profondità de' dogmi, che dalla santità dei morali
Religione fosser tratte sì dalla profondità de' dogmi, che  dalla  santità dei morali precetti. Per la Filosofia fosse la
sono state ancora comprovate bastevolmente, o perfezionate  dalla  pubblica discussione, e perchè finalmente la posteriore non
ancor nuovo, che non può ch' essere ricevuta sterilmente  dalla  memoria, e giacere in essa come un penoso ingombro, ovvero
lettere; vizio che quasi passato per eredità e suggellato  dalla  lunga consuetudine si fece fors' anche caro altrettanto,
conveniva muovere i passi a ritornare pur una linea in su  dalla  valle profonda dell' ignoranza nella quale erano
fossero opere di gente tutta d' altra natura ed indole  dalla  loro. E questo spiega quella non so quale incredibile
è separata la verità dall' errore, la superstizione  dalla  pietà, e dal vizio la virtù? Questo è ciò di cui dubito, e
proporre che sieno rimossi i Classici greci e latini  dalla  cristiana educazione; ma che sieno a' principii cristiani
quelle destinazioni alle quali possa essere sortito  dalla  natura. A tutti adunque que' vari posti ai quali egli fosse
e quell' arte di renderle care, che assai procede  dalla  discrezione delle indoli. Nello stile giova studiare
una cotale freschezza nelle menti, e aiutando le solleva  dalla  fatica dell' applicare. In questa Amenità studiavano
ma ve n' ha una altresì spontanea e pura, la quale nasce  dalla  verità del nostro stato umano, ed è tutta ad esso conforme
che è più, non a fatica capricciosa, ma tutta regolata  dalla  ragione, e questa stessa ordinata fatica reca la sì utile
s' abbia in vista la pietà dei Principi cristiani chiamati  dalla  Religione alla educazione de' loro popoli, ai quali
figli della patria, e però devono tutti essere educati  dalla  lor madre », non può durare tuttavia nello stato della
Santo, e il dono dell' inerranza, riconosciuti per tali  dalla  Chiesa Cattolica, e raccolti in una Collezione che si dice
di propagare intorno a ciò quello che hanno imparato  dalla  Chiesa, o attinto alle fonti dalla Chiesa approvate senza
che hanno imparato dalla Chiesa, o attinto alle fonti  dalla  Chiesa approvate senza nulla aggiungere di contrario a
piuttosto una dottrina che un' altra, indipendentemente  dalla  Chiesa Cattolica, o impedisse loro di tenere o di
la natura delle cose, dico in diritto legale, sancito  dalla  forza pubblica, che in tal caso viene adoperata a sostegno
solo , fa molto più, quel principio vero nol può purgare  dalla  lesione dei diritti naturali de' cittadini, ch' egli
luogo, basta ad ottenere, che gl' ignoranti s' astengano  dalla  presunzione di fare i maestri di quel che non sanno. Si può
d' insegnare, sarà facile il vedere, come le medesime,  dalla  prima fin all' ultima, violino apertamente il diritto che
in questo modo il diritto d' insegnare sarebbe riservato  dalla  legge ai soli mediocri, come i soli, che, a giudizio del
un uomo ordinario, uno de' volgari maestri che escono  dalla  forma stabile del metodo governativo, dalla quale la
che escono dalla forma stabile del metodo governativo,  dalla  quale la sapienza del Governo intende che devano uscire
condotto nel miglior modo possibile. Ma questo dipende  dalla  più giusta scelta degl' istitutori e maestri; e la miglior
fossero compresse o isterilite dal dispotismo governativo o  dalla  presunzione di scienza che hanno i governanti, gli sarebbe
gioverà ci torniamo anche sopra. I padri di famiglia hanno  dalla  natura e non dalla legge civile il diritto di scegliere per
anche sopra. I padri di famiglia hanno dalla natura e non  dalla  legge civile il diritto di scegliere per maestri ed
non è una facoltà arbitraria e capricciosa ma temperata  dalla  ragione e dalla morale: è una facoltà di fare del bene ai
arbitraria e capricciosa ma temperata dalla ragione e  dalla  morale: è una facoltà di fare del bene ai figliuoli, e non
soltanto una consorteria, e non tutti quelli che n' hanno  dalla  natura il diritto? « Noi non vogliamo favorire una
temporale, se non a ritrarre il maggior guadagno possibile  dalla  speculazione? Perciò lo speculatore (presciendendo da una
in tali stabilimenti, qualora non sia determinato  dalla  volontà espressa del fondatore e benefattore, converrebbe
Crediamo doversi distinguere la rappresentanza comunale  dalla  rappresentanza provinciale come istituzioni di natura
autorità, ed altro i Comuni stessi, e per isciogliere  dalla  tutela quell' autorità, non crediate di rendere libero il
di propagare intorno a ciò quello che hanno imparato  dalla  Chiesa , o attinto alle fonti dalla Chiesa approvate, senza
che hanno imparato dalla Chiesa , o attinto alle fonti  dalla  Chiesa approvate, senza nulla aggiungere di contrario a
di propagare la dottrina che egli professa, e ha imparato  dalla  Chiesa, senza nulla aggiungere del suo di contrario alla
religiosa contraria a quella insegnata da Gesù Cristo e  dalla  Chiesa, e che questo diritto di natura sia anche esso una
della corruzione, e c' è una umanità nuova, rigenerata  dalla  grazia di Gesù Cristo; e queste due umanità non possono
e credono che sotto l' ali della grazia si possa riparare  dalla  perdizione la natura stessa. Ed ecco la ragione delle
La compiutezza è il carattere che distingue la vera morale  dalla  falsa, la pretesa morale del mondo dalla morale di Gesù
la vera morale dalla falsa, la pretesa morale del mondo  dalla  morale di Gesù Cristo. Gli uomini del mondo pretendono di
di fare il maestro in opera di morale, indipendentemente  dalla  Chiesa, non essendoci, nè potendoci essere un' altra
condizionata e sottomessa , quando n' abbiano avuto  dalla  Chiesa l' incarico ossia la missione, che è quello che
uomini che hanno voluto farsene maestri indipendentemente  dalla  Chiesa, o di quelli che non poterono giovarsi del beneficio
disordinata questa forza, e quasi come un astro uscito  dalla  sua orbita non perturbi l' ordine della giustizia. Le
o diminuire, o alterare, senz' essere condannato  dalla  Chiesa medesima: è una dottrina che ha salvata la società
che vi s' insegnano, e trovatene di quelle che divergono  dalla  dottrina cattolica, di riferirne al Governo stesso,
al consolidamento delle libere istituzioni consacrate  dalla  religione. Ma tra le tenebre viene l' uomo inimico, e
religiosa che ha fatto Gesù Cristo; istituzione aliena  dalla  politica fin che questa si limita ai negozi temporali e
cui facoltà si sviluppano a gran passi: egli domanda quindi  dalla  religione un nutrimento accomodato a' suoi bisogni; al
è la moderazione. - La moderazione risulta dal complesso,  dalla  totalità delle vedute. Sacrificano ad un' idea sola tutte
questo concetto sia retto , separando lo spirito affatto  dalla  materia, e sia positivo , non arrestandosi a definizioni
preceda il ragionamento. Dimostrazione diretta, tratta  dalla  definizione del ragionamento « un' operazione dello spirito
di quelli, che negano doversi, o potersi cominciare  dalla  definizione, sia priva di ogni verità; dico solo che ha
si aveva scomposto, così ritornarsi dalle parti al tutto,  dalla  moltiplicità all' unità dell' essere uomo, il che è quanto
compiuta e piena, quanto più esser può, conviene che nasca  dalla  scienza perfetta, conviene, come dicevo, che riunisca in sè
e questo è appunto quello che manca ai sensisti; poichè  dalla  sensazione saltano alla cognizione arbitrariamente e
stessa tutta la forza, ma perchè, dipendendo la persuasione  dalla  volontà, manca loro il coraggio e la forza di aderire ad
animo pienamente assenziente. - Altro esempio si può trarre  dalla  « Teodicea », dove si dimostra che, per quelli che
macchiati di sensismo. Dunque non è sufficiente a purgarli  dalla  taccia di sensismo il dire che non tutte le cognizioni si
Iddio), la qual sia ad un tempo soggetto ed oggetto, e  dalla  quale procedano l' intelletto, il senso e la natura, a quel
». 9 L' anima in ciascun uomo è unica. - S' argomenta  dalla  coscienza dell' Io. 10 Difficoltà. - Questione dell'
dall' uomo nella verità prima ed essenziale. 3. L' uomo  dalla  verità è scorto al bene assoluto. - Niun altro bene può
2 Divisione degli astratti. - Questi sono pensati soli  dalla  mente e considerati come altrettanti enti. Ma la facoltà
cui vi trovate. Eccovene a ragione di esempio alcune tratte  dalla  Scrittura, e dall' uso della Chiesa: 1 Il segno della
o mio Dio, in me un cuor mondo » (4). 3 « Non rigettarmi  dalla  tua faccia » (5). 4 « Rendimi la letizia del tuo Salvatore
bocca sua, e la legge della bontà governa la sua lingua ».  Dalla  pratica della virtù sembra inferire, che ella abbia appreso
di questo gran Dottore nella somiglianza con Dio formata  dalla  intelligenza da lui a noi comunicata, sopra la quale non v'
qualunque cosa operino nella vita, esse sappiano altresì  dalla  bocca vostra come convenga operarlo a utilità del loro
Dal conoscere che non è nostra cotesta dottrina, nè tolta  dalla  terra, ma che essa è di Cristo e dal cielo discesa, ne
intendono di quanto è dentro non deve turbarle. Ma cessando  dalla  inquieta sollecitudine d' intendere alcuna cosa difficile,
grandi padri, a considerare continuo quali essi sieno fatti  dalla  redenzione di GESU`, e per quale porta entrati in questa
questa bellissima verità dallo scarso numero de' giusti  dalla  creazione insino al diluvio, al tempo del quale la sola
la loro propagazione fino che il Verbo si chiamò Abramo  dalla  Caldea, e in tutto il mondo, adoratore degli idoli e
senza Cristo, alieni dal consorzio d' Israello », cioè  dalla  famiglia prescelta, « e ospiti de' testamenti », perchè
e i Gentili lasciati a se stessi vi aveva, rappresentata  dalla  parete, che nel tempio di Gerusalemme tenea dal luogo
le opere della vita. Per mezzo poi della fede ricevuta  dalla  grazia del battesimo si principia in noi, come dice S.
che le viene dal suo principio, dallo scopo a cui tende, e  dalla  abbondante vita che ne consegue. Dopo avere l' Apostolo
donazione di Cristo ». Mostra qui la varietà delle membra  dalla  diversa abbondanza di vita che ricevono dal capo. Di qui si
schiava la schiavitù , cioè data all' uomo coll' amicizia  dalla  parte d' Iddio la possibilità di salvarsi; possiede Cristo
e forma non aveva ad occhi umani di peculiar società.  Dalla  chiamata di questo popolo doppio vantaggio ne scaturì. Si
dalle cerimonie legali, l' aggiungere o il detrarre  dalla  sua legge, il torgli da Dio; ma solo la verificazione delle
resa da Mosè cogli Apostoli del Testamento nuovo, che  dalla  propria bocca di Gesù udirono le dottrine. « Ed egli
Apostolato di cui parliamo in questo consista, nell' avere  dalla  stessa bocca di Dio l' istruzione e l' inviamento.
sinchè dura la Chiesa, o sieno questi messi da Dio, o  dalla  Chiesa stessa istituiti. De' primi nell' antico Israello
che a Dio non sia devota, o dedicata: non tempo, in cui  dalla  unione con Dio ci possiamo dividere. Questo è il precetto
particolare oggetto religioso. Commendabili sono queste, se  dalla  Chiesa approvate; ma chi può negare che non per difetto di
sè v' ha di buono? No: ma quanto v' ha di cattivo, quanto  dalla  carità viene escluso, il corporeo, il carnale. Le fiamme di
» (4), non rigetta veruna di quelle pratiche inventate  dalla  cristiana pietà, che dopo esame maturo buone rinvenga, anzi
che l' hanno per cosa triviale; perchè resa frequente  dalla  profusa generosità del Signore: insomma ogni dì formerà bei
struggendo in sè quanto non sia puro amore di Gesù Cristo.  Dalla  quale unione, come dicea, di noi colla vittima sacrosanta,
per lo poco fervore, e produrrebbero nuove colpe. Perciò,  dalla  frequenza del comunicare in antico, nessuno pretenda di
e' pare, che le chiese fossero le case de' fedeli. Così  dalla  lettera di Paolo a Filemone veggiamo, che la Chiesa avea
che sono in chiesa, cade di toccare nel capo seguente.  Dalla  meditazione de' riti e delle cerimonie dalla Chiesa usate
capo seguente. Dalla meditazione de' riti e delle cerimonie  dalla  Chiesa usate quali cose e quante non impara il Cristiano!
lontani ci conviene essere ne' nostri modi dallo sprezzo,  dalla  non curanza, dalla freddezza verso a nessuno, non che io
essere ne' nostri modi dallo sprezzo, dalla non curanza,  dalla  freddezza verso a nessuno, non che io dica dalla
curanza, dalla freddezza verso a nessuno, non che io dica  dalla  presunzione, dall' alterigia, e dall' insulto, che sono pur
dal loro Sabbato numeravano i giorni, così i Cristiani  dalla  Domenica presero a numerare le loro ferie. E come il
fra l' anno sparse le feste della Madonna, rassomigliata  dalla  Chiesa per la sua spirituale bellezza alla luna. Ogni mese
Pentecoste, insegna con ciò, come il Battesimo ha sua virtù  dalla  morte e risurrezione di Cristo, e come dal Santo Spirito
di che ci chiama a parte nel possesso. Ciò s' esprime  dalla  Chiesa con quella cerimonia del mettere che fa il Sacerdote
rappresentato da Mosè, l' acqua dal mare, lo Spirito  dalla  nube. [...OMISSIS...] E quanto acconcio non è il titolo di
celesti, è protetta principalmente dall' umiltà, guernita  dalla  fortezza, esercitata dalla carità. Non si parla di stretta
dall' umiltà, guernita dalla fortezza, esercitata  dalla  carità. Non si parla di stretta giustizia a chi crederebbe
all' amor proprio, comandate loro all' occasione offerta  dalla  Provvidenza, nelle quali essi stessi veggano, che Iddio
che io sola desidero. E sebbene mi par di poter prevedere  dalla  medesima, che l' Istituto della Carità non possa aver luogo
immunità dall' autorità episcopale: immunità approvata  dalla  Chiesa. Non mi è ignoto che i malvagi hanno voluto
e con quanta facilità vengano questi distratti e stolti  dalla  loro santa vocazione. Io accordo pienamente che avendovi un
della sua Diocesi così differenti ed aliene ben sovente  dalla  vita religiosa, mancasse il tempo, le forze, o l' animo da
amando e rispettando tutti i Corpi religiosi approvati  dalla  Chiesa, pretendono talora da essi quello che non possono
una medesima religiosa educazione, hanno tutti bevuto sino  dalla  loro gioventù lo stesso spirito, spirito che viene
che l' opposizione venga dalle leggi dello Stato, anzichè  dalla  volontà di V. A.. Se è anche la volontà di V. A. che
quello che vuol S. Paolo che facciamo, tenendoci lontani  dalla  tristezza propria de' gentili, « qui spem non habent », e
allo spirito del fanciullo la verità salutare, confortata  dalla  grazia; 2 col fargli contemplare la bellezza di questa
la luce poi onnipotente di questa verità non viene che  dalla  divina grazia. Ora, acciocchè venga posta innanzi agli
l' amor de' nostri simili, ecc.. 2 L' utilità che ci viene  dalla  pratica della virtù; per esempio, dalla temperanza la
che ci viene dalla pratica della virtù; per esempio,  dalla  temperanza la salute del corpo, dall' industria la
cercando da che dipenda la costanza della virtù, risponde  dalla  purità d' intenzione . Quest' è l' autore del libro dell' «
bene afferrato che tutte le cose esteriori non dipendenti  dalla  vostra volontà (sieno per sè buone o cattive) possono
non ha, nè può avere fini secondari: non è inspirato che  dalla  pura carità fraterna. Da molto tempo questa lo fa gemere
aver voi perduto di vista, e che può ben essere spregiato  dalla  mondana sapienza; ma spregiato, non diviene che più
e a propagare per tutto uno spirito di sedizione e rivolta  dalla  parte dei soggetti contro i loro sovrani ». Voi parimenti
la durèe ». A che dunque si riducono le cose decise  dalla  Chiesa coll' Enciclica? Tutto si riduce a dichiarare essere
Santa Sede proibisca ai popoli di usare dei mezzi permessi  dalla  legge? Voi adunque esagerate a voi stesso le decisioni
stante dimostrate una nazionalità, che è ben tutt' altro  dalla  cristiana carità, e parlate di finanze, d' industria, di
al vostro temperamento, è un puro accidente (disposto però  dalla  Provvidenza). E da un puro accidente volete far dipendere
ex operibus , quasi ella venisse da noi, ma ex fide , cioè  dalla  confidenza in Dio misericordioso. Leggevo tempo fa in un
giace in noi stessi una infinita imperfezione (astraendo  dalla  grazia di Cristo); così nell' ordine intellettuale giace in
anime nostre, ha mostrato in sè stesso, massime pendente  dalla  croce: le quali sono l' umiltà, la povertà, l' abnegazione
possibile, ed è quello che, venendoci presentato a fare  dalla  sua Provvidenza, non è scelto a nostro, ma a suo arbitrio.
nel dobbiamo ringraziare; peraltro ciò non ci dee distorre  dalla  confessione, la quale è un atto di profonda umiltà e di
intendere le lezioni che ci ha dato Gesù Cristo suo Figlio  dalla  sanguinosa cattedra della Croce. Ci potrebbe anco condurre
firmamento di verità, e nell' esempio dei Santi che furono  dalla  Chiesa canonizzati. Perocchè chi ha questa viva fede, ha lo
perocchè è la propria ragione di chi ubbidisce, illuminata  dalla  grazia di Dio, che persuade al vero ubbidiente essere cosa
di presagio lietissimo, è quel superiore appunto datoci  dalla  Provvidenza e dalla misericordia di Dio nella religione
è quel superiore appunto datoci dalla Provvidenza e  dalla  misericordia di Dio nella religione qualunque ei sia;
anche in principio del mondo, e non valse a sostenerlo  dalla  corruzione: la stessa tradizione antichissima della unità
che gli uomini conosceranno quali sieno i suoi discepoli,  dalla  carità che eserciteranno fra di loro. Questa è la vera
noi saperlo? Ce lo fa sapere la voce di Dio che noi udiamo  dalla  bocca del suo Ministro che ha cura dell' anima nostra:
o fautori d' eresia sono state condannate giustissimamente  dalla  Chiesa: io le ho sempre condannate e detestate insieme con
io segua costoro? e voglia esser anch' io un tralcio reciso  dalla  vite, buono da gittarsi solo sul fuoco? Dio mio! l' udir
Ella ritenga sempre, che questa mia persuasione dettatami  dalla  coscienza insieme e dalla cognizione non leggera delle
questa mia persuasione dettatami dalla coscienza insieme e  dalla  cognizione non leggera delle materie nei miei scritti
Iddio, lo invocherà senza posa, praticando i doveri imposti  dalla  santa Chiesa Cattolica, e facendo uso, con viva fede e
ossa esulteranno: « exultabunt ossa humiliata . Io veggo  dalla  cara vostra, che mi ha rallegrato, come il Signore sta ad
anche nella cara vostra delle cose, che sono ben lontane  dalla  vera sapienza spirituale. Sul detto comune « niuno è buon
dagli esempi di N. S. GESU` Cristo, e sopratutto illuminato  dalla  sua grazia, sa ben conoscere che nel patimento delle
« Iddio castiga quelli che ama ». Questi so e vedo  dalla  sua lettera che sono i sentimenti da cui Ella è penetrata,
che non sanno fare se non le anime strette da ogni parte  dalla  tribolazione, e che giungono al cuore dell' Eterno; Ella
la loro speranza. La Chiesa non ha da sperar altro che  dalla  santità , a cui serve tutto. La parte dell' uomo consiste
bell' ornamento del suo Paradiso. Non lasciamoci ingannare  dalla  carne: il punto della morte è penoso, è vero; ma finalmente
in questo di sè stessi, non dando luogo a giudizi suggeriti  dalla  fantasia, che è la madre dei giudizi temerari; ed è più
la prego, i miei cordiali saluti a' Padri Villoresi e  Dalla  Via, e i miei ossequi al M. R. P. rettore di cotesto
In voi stessi, privi i più d'istruzione e soggiogati tutti  dalla  fatalità d'un lavoro fisico male ordinato, dormono mute
preteso diritto divino, in virtù d'un privilegio derivato  dalla  nascita, o in virtù di ricchezza. La libertà dev'essere per
ignoto alla filosofia antica, venne studiato di proposito  dalla  moderna psicologia; ma solo nell'ipotesi cartesiana
all'arrivo di Fernando Cortez, soprafatti e atterrati  dalla  cavalleria, tra il tumulto e lo stupore e lo spavento
l'opera d'un'analisi interna e fedele non venga ripresa  dalla  posterità. È per tal modo che nella scienza primitiva li
gli volle con quella affermazione dell'io, disciogliersi  dalla  natura dalla società. a la natura era già passata d'innanzi
con quella affermazione dell'io, disciogliersi dalla natura  dalla  società. a la natura era già passata d'innanzi al suo
scientifica. Quella voce che gli pareva surgere solitaria  dalla  sua coscienza, era la prima parola d'un problema già
per quintine. È manifesto ch'ella deve aver preso le mosse  dalla  primitiva analisi d'una sola mano. sopravivono pur troppo
fedele osservazione in vaga poesia, le moltitudini passano  dalla  miseria del selvaggio alla miseria dello schiavo. Il
più o meno libere e audaci ch'esse avevano recato seco  dalla  madre patria, la potenza dell'analisi si esaltò ad un grado
quello, a cui si devono gl' immensi progressi fatti  dalla  Fisica nei moderni tempi (1). Ora, di tutti questi metodi
e se in quelle nazioni nelle quali l' istruzione è guidata  dalla  pubblica autorità, ella si vede procedere d' un andamento
o minore di passare da un' idea all' altra, o viceversa  dalla  torpidezza colla quale si movono a questo passaggio; onde i
non suppone adunque più un pensiero solo fatto già prima  dalla  mia mente; ma almeno due, due pensieri di distinzioni, uno
di fiori, poi che è una pianta. Se poi mi piace condurlo  dalla  generalità all' individualizzazione, io comincerò a dirgli
prima di venire a un altro passo, un terzo errore preso  dalla  sua mente. Perocchè prima, che io gli mostrassi la Saffo
chiamare) universalissima, quella di cose (di enti );  dalla  classe universalissima poi di cose scendono a formarsi il
e insieme una regola metodica d' insegnamento suggerita  dalla  natura: prima si mostri al fanciullo il fondamento, la
intendimento ha un corso nel suo sviluppo prestabilitogli  dalla  natura, ed egli non può andare che facendo quel corso e non
tutti osservano quel metodo rigoroso, qual viene richiesto  dalla  natura dell' intendimento, e quelli che trattano le altre
oggetto vuol dire altro che ente . Col percepirsi adunque  dalla  mente le sensazioni, esse si trasformano in altrettanti
spirito. Qui comincia quell' arte di osservare, che uscendo  dalla  culla del bambino si fa gigante nello spirito di un
mia fantasia un' imagine di melagrana, imagine rimastami  dalla  percezione avutane, ma che io non riferisco più alla
avesse potuto avere. Il passaggio, che fa l' intendimento  dalla  percezione all' idea specifica7piena7imperfetta, chiamasi
Laonde ammettendo questa conghiettura ne verrebbe che fino  dalla  prima infanzia del bambino dovrebbe distinguersi due età
un dato stato, a ragion d' esempio in quello di gioia (3):  dalla  naturale benevolenza nasce la simpatia, cioè il comporsi ai
nasce la simpatia, cioè il comporsi ai medesimi sentimenti:  dalla  simpatia l' istinto d' imitazione . La simpatia in tal caso
si genera la simpatia ; 4 l' istinto d' imitazione nascente  dalla  simpatia; 5 l' istinto e bisogno di agire semplicemente pel
nell' uomo quella naturale affezione è tosto ritrovata  dalla  volontà, la quale se ne compiace, e vi genera quasi in
qui comincia la stima pratica degli oggetti distinta  dalla  percezione verso di essi; mentre nelle volizioni affettive
e a perfezionare le sue percezioni. La percezione, che  dalla  natura è stata messa a fondamento di tutta la gran piramide
e che da un ordine, e più ancora da un ordine buono posto  dalla  sapienza dell' educatore nelle percezioni del fanciullo, se
d' intellezioni. Ora il linguaggio, che il fanciullo ode  dalla  società, fa appunto questo: 1 Muove l' intendimento umano a
linguaggio. Un' altra predisposizione al linguaggio posta  dalla  natura nell' uomo si è la simpatia e l' istinto d'
il linguaggio che egli sente, e gli vien comunicato  dalla  società (2). Queste intellezioni sono di due maniere.
che l' elemento da lui astratto non esista, e sia finto  dalla  sua imaginazione, o non sia quello che costituisce la
mente viene mossa dal bisogno d' intendere e viene aiutata  dalla  contemporaneità del suono cane colla presenza de' cani e
ed una credenza . - Dico una credenza per distinguerla  dalla  percezione . Quando l' uomo giudica che una cosa esiste,
non ricava ancora tutto il frutto, che le verrà appresso,  dalla  regolarità colla quale abbiamo accennato doverglisi
interamente, e solo adesso sembra doversi sperare assai  dalla  bellissima invenzione delle scuole infantili. Anco
le cose assenti, le invisibili e i concetti venutigli  dalla  sua facoltà d' integrare. Egli è certo che fino da quest'
vegetabile dal vederlo piantato in terra, dal color verde,  dalla  forma più comune delle piante, dalla freschezza e umidità
dal color verde, dalla forma più comune delle piante,  dalla  freschezza e umidità delle foglie, ecc.: tutto ciò non è il
e operare. L' ingiustizia di codesti educatori nasce  dalla  loro ignoranza. Essi si sono fatte delle regole di operare,
regola del suo operare è diversa in quanto alla forma  dalla  regola presentatagli dalla natura stessa durante il primo
è diversa in quanto alla forma dalla regola presentatagli  dalla  natura stessa durante il primo ordine delle sue
secondo quella regola di virtù, che in lui si trova formata  dalla  natura e non secondo un' altra. Il non esigere dal tenero
oggetti sensibili, perocchè fu di questi, che sentì dirsi  dalla  madre o dalla nutrice « questo è buono, questo non è buono,
perocchè fu di questi, che sentì dirsi dalla madre o  dalla  nutrice « questo è buono, questo non è buono, questo è malo
altramente non potrebbe estrarre l' idea del bene  dalla  percezione; ma egli non lo riconosce come soggettivo ; lo
esterne delle vesti usurpate, di cui si coprirono fino  dalla  nostra infanzia, si abbellirono, e per così dire
e però imparziale, fornita di disinteresse, preceduta  dalla  stima dell' oggetto da lui amato: insomma è quella
e però egli se li forma coll' uso del linguaggio che riceve  dalla  società. Egli è vero che chi gli parla da principio non può
due potenze. Tuttavia hassi a distinguere l' immoralità  dalla  disposizione alla immoralità: i falsi concetti e le false
a riprodurre in sè quegli atteggiamenti stessi che sono  dalla  natura associati a quegli stessi affetti, sia che l' una e
allegrezza? Ma non è egli anche il timore un affetto posto  dalla  natura nel seno dell' anima umana? Perchè dunque ve l' ha
altre, di cui parleremo in appresso, si appalesano fino  dalla  prima infanzia, nella quale età l' operar sensuale può
questa loro relazione diventano giuste ed appetibili anco  dalla  persona morale. Ma quanto non è grande il pericolo che si
in corruzione. A tal fine all' onore verso Dio suggerito  dalla  naturale ragione congiunse e contrappose il precetto dell'
vien migliorato inserendo in esso l' onore comandato  dalla  legge di Dio: questo determina qual debba essere la qualità
di pecore sia grandemente diversa da quella, che riceve  dalla  vista di una pecora, neghiamo al tutto che la diversità
delle operazioni che va facendo l' intendimento, quando  dalla  materia datagli da' sensi giunge effettivamente a lavorarsi
da parte: può dunque ripetere la stessa operazione e cavar  dalla  frotta, che restagli, un altro soldato: egli può ripetere
più ampŒ o più ristretti i principŒ non dipende se non  dalla  maggiore o minore ampiezza che hanno le idee che vengono
abbia idea del merito; ma sente la necessità, uscente  dalla  sua natura intelligente e morale, di ammirare e di amare
terz' ordine, sieno vere o false, sieno conformi o diformi  dalla  natura delle cose, lo ingannino o lo dirigano rettamente. E
dunque delle regole morali, ch' egli si forma, dipende  dalla  composizione che ha preso il suo animo nella precedente
non alterata dall' arte, non avvelenata dall' ignoranza e  dalla  malizia; perocchè se le stesse regole morali del suo
morali del suo operare vengono contraffatte e falsificate  dalla  prima mala forma che prenda l' animo suo, come potrà
Questa spontaneità poi non essendo temperata e diretta  dalla  libertà colla quale l' uomo comanda a se stesso, si spiega
azione, parte è messa dall' attività dello spirito, parte  dalla  legge d' inerzia, per la quale « ciò che è già in moto si
di movimenti ed azioni esterne è spiegata appunto  dalla  sconnessione delle sue idee. Nella seconda età le
la parte formale non può essergli aggiunta che dal dovere,  dalla  legge morale. Se nel primo ordine d' intellezioni il
può venire al fanciullo se non dall' esperienza; come pure  dalla  sola esperienza gli può venire l' idea che dall' aderire
soggetto. L' operare in quant' è morale, prende forma  dalla  concezione e dall' intenzione di chi opera. Se dunque l'
ciò che è simile in più oggetti si può appercepire e notare  dalla  mente in due modi, o come una qualità semplice (più
Convien dunque che cavi da sè un atto nuovo, non datogli  dalla  natura, ma mosso dalla sua spontaneità suscitata da qualche
da sè un atto nuovo, non datogli dalla natura, ma mosso  dalla  sua spontaneità suscitata da qualche bisogno o stimolo:
sia uniforme. Questo fatto come pure tanti altri dipendono  dalla  legge generale, « che quanto più lungamente e
nell' intelletto del bambino; così non potrebbe l' uomo  dalla  sua malevolenza e durezza di cuore esser reso a credere e
rallargate, onde prende lo spirito umano un nuovo corso che  dalla  rozza incredulità lo spinge soavemente di nuovo verso la
soavemente di nuovo verso la credulità primitiva data  dalla  natura al bambino, restituita in parte ad esso da una
razionali della Germania, i quali escludono francamente  dalla  Bibbia ciò che essi dichiarano impossibile, misurandolo da
dirige secondo gli impulsi della natura, egli è determinato  dalla  sua spontaneità; nè può nascere alcun combattimento morale
come abbiam veduto, per degli inganni tesi al suo giudizio  dalla  falsità delle persone che lo attorniavano: ma finalmente le
degli enti della natura (1), o discordare  dalla  volontà della persona che lo governa. Che cosa nasce
apparito. Ecco la prima concezione di un Dio distinto  dalla  natura che si forma nella mente infantile. In questa
e svilupparlo; debbono finalmente non solo cavar profitto  dalla  grazia de' sacramenti, ma da quella che possono ottenere al
è sì grande, che se per qualsivoglia motivo, sedotto  dalla  tentazione, egli lo pospone ad un altro bene qualsivoglia,
qualche grado di fortezza, colla quale l' uomo che si mette  dalla  banda della bontà morale, combatte e vince l' allettamento
dall' amore del sapere dedottone e dai vantaggi ritratti  dalla  docilità, bastano a far sì che le volontà degl' istitutori
oggetto vietato distacca interamente la sua attenzione  dalla  volontà, che gli è legge, e quasi gliela cuopre per un
considerare il linguaggio come lo strumento universale dato  dalla  natura allo sviluppo intellettivo dell' uomo », e però di
condurre il fanciullo nostro graduatamente da' pensieri e  dalla  lingua propria d' un ordine inferiore a' pensieri ed alla
intellezione superiore. Dico non solo da' pensieri, ma anco  dalla  lingua; perocchè uno stesso pensiero può essere espresso
del fanciullo si trovano, dee farlo discendere gradatamente  dalla  massima classificazione che egli ha in mente alle minori, e
da parte le altre due maniere d' intellezioni venienti  dalla  forza unitiva dell' animale e dalla forza unitiva dell'
intellezioni venienti dalla forza unitiva dell' animale e  dalla  forza unitiva dell' uomo, ma è un dar ordine a queste
desidera. Ma questo stesso effetto non si ottiene meramente  dalla  natura abbandonata a se stessa, ma dall' arte. Conviene che
l' ordine oggettivo dee essere riconosciuto compiutamente  dalla  volontà, e quant' è più compiutamente, più egli divien
a conservatore, a fonte di ogni bontà dee rivocarsi  dalla  mente del fanciullo tutte le cose: ma dee farsi sempre
creature, si distingue in Dio stesso l' ottima volontà  dalla  sua natura7intellettiva. La conformazione de' proprŒ
di quella: e che si faccia così il fanciullo discendere  dalla  classe massima alle minime delle cose. Ma e quali saranno i
si debbono far trovare al fanciullo, anche qui menandolo  dalla  cosa più composta alla meno, per esempio, dal mondo alle
di quelle parti che il fanciullo già conosce: per esempio,  dalla  casa si potrà farlo discendere all' idea delle stanze,
ma ben anco per tutte le altre avvenire. Cominciamo  dalla  necessità che le parole degli istitutori sieno appieno
è un effetto della sua benevolenza. L' abusarne adunque  dalla  parte degli adulti è un atto di turpe ingratitudine.
che venendo in questo mondo, riceveranno sortiti loro  dalla  Provvidenza tali educatori! Oltre il danno che i fanciulli
di ubbidire, di conformarsi alla volontà altrui, nasce  dalla  credenza che s' è formata in lui che questa volontà sia
di giudicare della sua bontà da ragioni intrinseche, cioè  dalla  natura ragionevole o no, giusta o no, delle cose volute e
però di cadere, egli usa tutte le industrie per declinare  dalla  prova, per conciliare, se gli vien fatto, i due suoi
con sommo avvedimento e con somma prudenza. E cominciando  dalla  voglia d' influire che ha il fanciullo nella volontà de'
dare all' animo suo una tempra di durezza e inclinarlo fino  dalla  culla alla tristezza e alla crudeltà, chiudendolo all'
del fanciullo giunto al quint' ordine. Egli è costretto  dalla  necessità morale di operare a farsene qualche soluzione: e
a quella tenersi. Questa scelta può certamente esser fatta  dalla  natura, mediante la spontaneità, quando non si trattasse
nel primo stadio della moralità egli era diretto  dalla  natura, maestra sicura e soave: la sua spontaneità lo
e della virtù (1). Questa può nascere ed esser coltivata  dalla  prima infanzia, prima ancora del tempo della lotta; ma dove
parole. Osserva M. Necker de Saussure che « « ogni azione,  dalla  quale non risulta immediatamente patimento a nessuno, pare
tutta quella immensa ricchezza, che l' imaginativa acquista  dalla  composizione d' imagini, varia all' infinito. Questi
una contemplazione tanto più nobile quanto è più segregata  dalla  fredda realità. Egli è l' istinto d' imparare a conoscere
lo considera, riguarda sempre una cosa esterna e materiale,  dalla  quale si passa ad una cosa interna ed oggettiva. E quand'
sempre però ciò si effettua per questo modo; che egli  dalla  cosa esterna passi prima a contemplare quella, che egli ha
un altro mobile tuttavia, e questo è il piacere che ritrae  dalla  realità. Convien riflettere, che l' uomo è un essere reale,
a fissarsi nella cosa in se considerata ci stacca  dalla  realità, che le riesce del tutto inutile; la tendenza a
non mettendo egli confini a questi, se non è costretto  dalla  necessità dell' esperienza e delle cognizioni in lui
alla realità delle sue imaginazioni, non violentato a ciò  dalla  forza reale di esse, nè condotto da un principio
mal principio, da un animo che ha cominciato già a torcere  dalla  morale rettitudine. Se si considera attentamente, come si
può cominciare prima che l' uomo abbia inteso se stesso.  Dalla  notizia adunque dell' Io comincia la possibilità del vero
Fra i vantaggi morali poi, che viene traendo l' uomo  dalla  coscienza di se stesso, si è quello della memoria delle
e procurerà di eseguirle fedelmente. - Del resto rilevo  dalla  vostra lettera che non vi manca punto il vero spirito e lo
senza essere sacerdote; ma questo cruccio da che mai nasce?  Dalla  passione , che vi esagera, e vi fa vedere il disonore, dove
per vostro bene. Il darvi a credere, come rilevo con dolore  dalla  vostra lettera, di non essere amato dai Superiori e di
dai Superiori e di essere una spina nei loro occhi, nasce  dalla  stessa radice infetta, la quale vi rende cieco, e prendete
questo non dobbiamo già aspettare un' altra rivelazione; 2  dalla  volontà de' Superiori, che rappresentano Iddio sopra la
vos audit, me audit »; 3 dalle circostanze esterne disposte  dalla  divina Provvidenza e interpretate sempre in modo, che il
che furono praticati da' santi, per liberarsi il più presto  dalla  tentazione, e non lasciarla dimorare in noi lungamente. E`
che ella non ci fosse stata manifestata dal Vangelo, e  dalla  dottrina de' santi e dalla Chiesa. E` un errore il credere
stata manifestata dal Vangelo, e dalla dottrina de' santi e  dalla  Chiesa. E` un errore il credere e un atto di superbia e una
alle soddisfazioni della natura; ed è una dottrina dettata  dalla  sensualità il pretendere poi di più, che col mortificarsi
religiosa. Tale è l' Istituto della Carità approvato  dalla  Chiesa, il quale non mette nessun limite all' azione
all' uomo perfezione. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.53  Dalla  lettura delle lettere, che mi avete indirizzato, ho
Istituto che voi avete professato. [...OMISSIS...] 1.53  Dalla  consolazione che il Signore v' ha dato di gustare nel
sentimento istintivo, mi sono limitato a cavarne l' esempio  dalla  vita animale. Ma, come ho detto, c' è un sentimento
che, opponendo all' istinto una riflessione illuminata  dalla  fede e gli altri mezzi accennati, l' uomo può vincere per
Cristo tutte coteste tentazioni che sorgono spontaneamente  dalla  morbosa natura; ma la riflessione stessa, qualora congiuri
ovvero, rimanendo nell' oscurità, ci troviamo agitati  dalla  stessa incertezza. E` meglio dunque dire al Signore: « Io
come fratello. E oh le soavissime consolazioni, che sortono  dalla  mano di Dio! Se poi essi portavano il pensiero a Gesù
dunque di dirlo io? e mi vergognerò d' ascoltare la verità  dalla  bocca di quelli eziandio che sanno meno di me? e ricuserò
sant' Agostino gli eretici che, rompendo, fuggono  dalla  rete: e poi veder si possono quei cristiani che, colla
quelli che appunto sono fuori della Chiesa, sono staccati  dalla  vera unità, il declamare eccessivamente contro i tempi
quella che nasce, si nudrisce, si perfeziona e si santifica  dalla  religione. Oh quanto dovrebbe sentirsi questa verità dai
dai cristiani! Quanto non dovrebbero essere mossi anche  dalla  dolcezza di questo purissimo sentimento a collegarsi
giovanetti, che raccoglie ne' dì festivi dallo svagamento e  dalla  dissipazione, e li trattiene fra le istruzioni, le
senza dubbio grandissimi, che ci si attraverseranno  dalla  parte e dei cattivi, e degli ignoranti, e dal mondo, e dal
santa Chiesa, principalmente perchè sono latine, e perciò  dalla  maggior parte non intese: ma non mi sembrerebbe però
sviano alquanto, per la umana limitazione, i cristiani  dalla  pubblica, compiuta, ed esterna unione che nasce nella
e poi di altri Confessori, il primo de' quali a venerarsi  dalla  chiesa fu, se ben mi ricorda, S. Martino di Tours, crebbero
quelle che si tengono in una certa relazione o distanza  dalla  Pasqua, la quale essendo fissata coll' anno lunare, cioè
non le pare che riceverebbe non so quale perfezionamento  dalla  perfettissima instituzione di Gesù Cristo, a cui si
Quanto mi piace il concetto che ho sentito più volte  dalla  sua bocca, che bisogna avere un cuore grande; che il nostro
con l' ordine della Carità . Questo tutto dipende  dalla  saviezza de' Superiori, ai quali debbono essere portate le
e le proprie tenere sollecitudini, proviene primieramente  dalla  raccomandazione che ne ha fatta Gesù Cristo con quelle
dei poveri è necessario che sia con parzialità presa  dalla  Congregazione dei Fratelli della Carità, perchè lo spirito
Ben altro è il sollievo, che pare all' uomo di cavare  dalla  turbolenta agitazione delle esterne cose, la quale lascia
fare bene le operazioni che sono nostre; la virtù in somma,  dalla  quale sola può avvenire all' uomo lode, come di cosa sua; 2
di sentire il parere, spero che in gran parte provengano  dalla  brevità onde si trovava esposta la idea del progetto che Le
che vedere il pesce attratto dall' esca, o l' uccello  dalla  pastura. « Confortare » adunque « et esto robustus valde »,
a confessare, a fare tutto ciò, a cui siete meno portato  dalla  natura, o meno inclinato dall' abitudine. A me sembra che
incorporati colla Chiesa, ciò che è massimamente richiesto  dalla  particolare indole della instituzione. Intanto dunque che
e quindi a stabilire nelle costituzioni, che solamente  dalla  prima classe possano cavarsi i superiori della società ed i
nella congregazione a cui appartiene; non si dividerà  dalla  carità di Cristo per cercare i propri interessi, ma
la serva, la quale viene sempre tenuta in soggezione  dalla  padrona. Le instituzioni religiose debbono essere tutte
Capo. Nè se l' amore dei religiosi viene in parte diviso  dalla  società e dato al gregge di Cristo, verrà per questo la
Godo che abbiate trovato acconcio il monte di Domodossola;  dalla  descrizione che io ne udii, a me pure sembra così. Desidero
de' cristiani: spirito tranquillo, moderato, veniente  dalla  carità, nella verità del nostro, ma particolarmente del mio
lui. Ella sente un non so quale timore in se medesimo nato  dalla  coscienza della propria debolezza. Ed in vero è ragionevole
oro la croce. Ella è ne' medesimi sentimenti come intendo  dalla  cara sua. Ah quanto è grande questo tesoro, quanto è
che facessimo in essa unitamente: pregare nel digiuno  dalla  santa Chiesa prescritto, pregare di consenso a tutti i
il suo regno di cui Cristo è il Re, quel regno preordinato  dalla  costituzione del mondo, quella Chiesa che deve distendersi
immaginazione delle cose soprannaturali che mi accenna e  dalla  sollecitudine di ricercare se sieno da un principio buono o
oggetti idonei a darci le soddisfazioni momentanee volute  dalla  nostra natura inferiore. Ah se il nostro tesoro fosse in
da sè stesse, dal loro esterno apparato, dal loro numero,  dalla  loro pomposità, in somma da una falsa apparenza che non ci
[...OMISSIS...] 1.29 Ringrazio Iddio che, come vedo  dalla  cara vostra, le cose costì seguitano bene. Il Cardinale
esattamente, perchè voi veggiate, che noi sappiamo adesso,  dalla  bocca stessa del Vicario di Gesù Cristo, qual norma noi
te non finirò », e così proseguì il suo lavoro, liberato  dalla  tentazione. Così dobbiamo fare noi: lavoriamo pure
nella tenera età, tutta occupata e quasi istupidita  dalla  folla delle impressioni de' sensi. Intanto non conviene
certo d' istituzione di Gesù Cristo, ed il terzo è posto  dalla  Chiesa, sulle traccie del suo Fondatore. Nulla dunque dee
carissima. Questi sono i vostri sentimenti, come raccolgo  dalla  cara vostra; e non mi faccio maraviglia se in questa piena
che pochi versetti al giorno, ma pensando che vengono fuori  dalla  bocca di Dio, e che si debbono intendere con semplicità, e
noi ardente mentre si ascoltano. Questo consiglio mi cade  dalla  penna in contandovi dello star bene del mio corpo, cioè di
del sentimento della nostra impotenza. Che se poi ciò nasce  dalla  poca vivezza della nostra fede, anche allora l' esperienza
e perfezione e con vera utilità del genere umano, se non  dalla  radice divina del Vangelo. Non è già ch' io ammetta
Guai a tutti quelli altresì che si lasciano scandalizzare  dalla  mala consuetudine di quei primi, e si trascinano dietro il
contro lo spirito che abbiamo eletto e distruggerebbe fino  dalla  radice quell' Istituto, che la sola misericordia di Dio e
del nostro Dio: la fede viva e la longanimità tanto lodata  dalla  Scrittura ne' patriarchi: e quel « sustine Dominum », che è
non c' è alcuno che non sia stato qui evidentemente mandato  dalla  Provvidenza. Mi riserbo a voce di contarvi i progressi che
probo e savio potesse vedere male simili società desiderate  dalla  Chiesa, promosse ed approvate da' Sommi Pontefici: sicchè è
mal grado di tutto questo, e di quel più che taccio, perchè  dalla  loro bontà non sarei creduto, mi trovo impegnato nell'
il pontefice. Dove tutto ciò si confermi nei loro cuori  dalla  voce dello Spirito, io comincierò ben volentieri a
Monsignor Scavini; giacchè vogliamo pendere intieramente  dalla  sua volontà: non gli scrivano però, ma aspettino di
sebbene apparentemente religiosi! No, no, cacciamo  dalla  nostra mente tutto quell' ingombro, cacciamo dal nostro
degli uomini non mi ritrarranno mai, coll' aiuto di Dio,  dalla  manifestazione di questi principii, che credo gli unici
per addietro, e che conviene riconoscere come spuntati  dalla  parola di Cristo, e con amore cristiano coltivare. Guai,
la verga per consolarci, e son ben certo, e il veggo già  dalla  vostra lettera, che dalla meditazione della bontà paterna
e son ben certo, e il veggo già dalla vostra lettera, che  dalla  meditazione della bontà paterna di chi percuote voi sapete
Provvidenza li voglia nel secolo, come voi, che sento  dalla  lettera vostra in trattato di presto sposarvi: nel che vi
preparati. Ora è tempo da pregare assai, e da disporci: voi  dalla  vostra parte, noi dalla nostra. Ma, come dico, soprattutto
pregare assai, e da disporci: voi dalla vostra parte, noi  dalla  nostra. Ma, come dico, soprattutto è da farci orazione
ma gli venivano portati, e ci volle molta instanza  dalla  parte della Cananea per essere esaudita, dicendo egli: «
che gli altri, si è di assumere le opere di carità, offerte  dalla  divina Provvidenza, prudentemente . Ma nell' osservare
sacerdoti; e, la Dio mercè, tali che certamente è ancor più  dalla  loro qualità che dal loro numero che si può conoscere
mio ritorno da Roma, insistendo sull' indirizzo datomi  dalla  santa memoria di Pio VIII e da Vostra Beatitudine
negli uomini. Eh! chi è spoglio di ogni speranza e fiducia  dalla  parte degli uomini, chi non pensa a protezioni umane, ma
illusione. E il senso di tanta nostra miseria vien reso  dalla  grazia il veicolo che ci conduce alla cognizione di Dio.
dimande del prossimo. Dimanda ancora S. Em.za, come intendo  dalla  sua lettera, qual sarebbe il sistema e modo di agire che
mostrar dee i buoni effetti temporali venienti spontanei  dalla  osservanza della legge: « Mirabile cosa, diceva pur bene
Colui che non aveva ove reclinare il capo. Ben è vero che  dalla  radice della povertà nasce un frutto contrario alla madre:
differenza da reclusorio a reclusorio, il che nasce  dalla  diversità de' loro regolamenti e del primo loro impianto:
che il sentimento della nostra compassione sia suscitato  dalla  vista delle miserie de' nostri simili? E` questo sentimento
cuore il comando; la cosa è chiara, noi siamo ben lontani  dalla  perfezione, e colle penitenze che facevamo prima, c'
che il giovanetto non viene corretto e abbonito, se non  dalla  interna operazione di Dio, che l' aiuta a custodire i
che mi hanno fatto essere assente, come sono ancora,  dalla  casa di Trento. Ora sono con voi, la cui lettera mi fu
mai definitivamente stabilite, se prima non sono provate  dalla  sperienza e quindi confirmate dalla Santa Sede. Tanto è poi
prima non sono provate dalla sperienza e quindi confirmate  dalla  Santa Sede. Tanto è poi vero che quelle regole sono
o che io assuma i vostri impegni e che disaggravi voi  dalla  direzione dell' Istituto della Provvidenza, promettendomi
facciate alcuna nuova difficoltà a questa vostra promessa,  dalla  quale tanto dipende sia riguardo all' anima vostra, sia
parti d'un commune sensorio elle genti incivilite. 11. Così  dalla  vaga, incerta, spesso contradittoria sensazione