pressioni dall’esterno: premente come quello di Michelangiolo, formante come quello del Greco, ma nello stesso tempo lucido e deludente come una dimostrazione
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La tecnica del Bernini è guidata dall’immaginazione del possibile, quella del Borromini dalla fantasia dell’assurdo: il Bernini può chiamarla
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nell’alternativa che pongono, nell’impossibilità di ciascuna di affermarsi indipendentemente dall’opposta; nella necessità in cui si trova infine
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contemplazione di eterne verità rivelate ed imposte dall’alto, ma come sentimento sociale e devozione collettiva. La prova della sostanziale
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vagamente classico: le figurazioni manifestamente ecfrastiche dei rilievi, con i loro profondi rincassi prospettici, sembrano venir fuori dall’interno
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diaframma o di schermo della parete. E dalle statue lo sguardo risale, guidato ad un tempo dallo slancio verticale delle paraste e dall’interesse per la
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era dall’alto, qui avviene il contrario: la zona più luminosa è il pavimento e la riflessione è dal basso. Il repentino passaggio dal sistema di archi
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dimensioni moderate, a scala di edilizia corrente: ugualmente lontane, dunque, dall’espansione dimensionale berniniana e dalla contrazione dimensionale
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, era questa volta imposta dalla configurazione della zona: l’incombente altura capitolina da un lato, la valle del Foro dall’altro, l’arco di Settimio
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Già nella poetica del «Sublime», nata dall’interpretazione che di Michelangiolo si dà nel tardo Settecento, specialmente in Inghilterra, e poi più
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di realizzare in sé, e non più ricavandola dall’interno, la propria spazialità. Qui è l’ordine che determina il piano luminoso della fronte
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di paragone un astratto modello dedotto dall’antico, ma il principio di logica costruttiva recentemente proposto dal Lodoli: un principio, dunque
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la profondità prospettica di un portico e di una loggia. Se si pensa che quest’ultima soluzione derivava al Cortona dall’esperienza veneta e
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era fornita, a regola d’arte, dall’unica finestra aperta, in fondo alla stanza; ma ora che la luce entra a fiotti dalla finestra vicina e dalla porta
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mutamento strutturale e formale, è fondamentale l’esperienza compiuta dall’artista con la decorazione a fresco della volta della Sistina negli anni
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ciò che viene percepito dall’occhio, anche le ombre sono forme architettoniche. Ugualmente lontano dal furor ispirato del disegno borrominiano e dalla
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tradizione o inventata dall’artista, ma è un processo che determina la forma e sostituisce l'invenzione o l’immaginazione con un iter di operazioni
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necessità di giudicare l’architettura soltanto da ciò che viene percepito dall’occhio che considera la pendenza delle torri di Pisa e di Bologna un
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’esempio, servendosi spregiudicatamente di schemi strutturali presi dall’architettura musulmana. Non si tratta dell’imitazione di modelli né di meditata
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un’architettura civile o mondana. Ed anche questo, non meno della separazione della tecnica dall’esperienza e della sua identificazione alla scienza
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della pianta ,più che da un tardivo e impreciso ricordo berniniano, può essere stata autorizzata dall’ormai vittoriosa spregiudicatezza del Vittone
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, l’Alfieri aveva ricondotto un precedente disegno del Juvarra verso la tematica guariniana; ed era un ritorno dall’aulico all’ufficiale. Dal Guarini
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formano una piramide al cui vertice il papa seduto in trono domina il Cielo e la Terra. Poiché la natura è inseparabile dall’umanità e la figurazione deve
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, è l’orientamento generale della cultura artistica, la cui direzione passa, non senza contrasti, dall’aristocrazia alla borghesia.
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la mancanza, venga distinta dall’arte religiosa, che dunque è valutata come un genere imperfetto. È dunque chiaro che, per pittura di storia, Webb
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Il motivo del nobile fanatico, che crede di intendersi d’arte ed è gabbato dall’antiquario imbroglione, è un motivo già sfruttato dal teatro del
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storia ch’è travaglio e sviluppo e che dall’antichità giunge fino a noi e ci oltrepassa. Strano a dirsi, nei primi anni del Cinquecento si ripete tra
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Tutta la cultura dell’Illuminismo è caratterizzata dall’attitudine critica: e come la critica sociale porta all’azione sul terreno sociale o la
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, in linea teorica, sostiene che la natura è il generale e non il particolare, concetto dedotto dall’esperienza e non esperienza flagrante: tant’è vero
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particolarmente sviluppata nell’artista, che dunque non si distacca dall’uomo della strada se non per la maggior prontezza della mente nell’associare o
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E qui la questione si complica. Da un lato ci si richiama alla funzione della «mente attiva», che penetra, interpreta, associa e combina, dall’altro
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stadio percettivo o sensoriale: dall’immagine mentale si passa direttamente allo stadio, già sentimentale, dell’emozione, e precisamente dell’emozione
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Nel dicembre del 1790 Reynolds pronuncia il suo ultimo discorso dalla cattedra presidenziale dell’Accademia: è un congedo dall’Istituto, dai colleghi
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identificabile attraverso gli antichissimi simboli creati dall’umanità, né a rigore può dirsi se la sua essenza sia quella del bene o del male, quel
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il programma appare ridotto perché la tomba non è più un edificio ma la parte di un edificio; dall’altro, e specialmente nel senso dell’espansione
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, al mondo dal quale si sottrae e al quale rinuncia? Indubbiamente, la teorica del «sublime» non è soltanto inglese, nasce dall’incontro con altre
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» e del «sublime», bisogna rammentare che Blake è un contemporaneo di Constable e di Turner. Da un lato e dall’altro, almeno per chi guardi al problema
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, ma l’arte deve influire, dall’alto, sulla società: non più nel senso di insegnarle a «seeing properly» e ad avere idee più chiare, ma nel senso di
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declino della pittura inglese coincide, come s’è visto, con il distaccarsi della critica dall’arte militante: allora la critica tende a diventare
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’Accademia non s’era mai stancato d’ammonire che la vera arte, il «grand style», nasce da una solida cultura e non dall’alea dell’ispirazione. E il
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Londra, il giovane letterato infatuato di Rousseau era diventato pittore; a Roma, studiando Winckelmann e Mengs e disegnando dall’antico, aveva
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scintille dall’attrito, i moventi dell’agire; nella società si comprimono gli atti; nella società, che può essere volta a volta paradiso e inferno, è il loro
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. Si lascia guidare, nella dimostrazione grafica, dall’estrema vividezza ed impressività delle immagini poetiche di Shakespeare, dalla loro carica
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natura, non è Naturgefuhl né Stimmung né malinconia; nasce, all’opposto, dall’inasprito conflitto dell’ideale e del reale, dell’archetipo e dell’individuo
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diverso, salve le grandezze, dal Sublime entomologico. E la vittoria finale non tocca alla vita, ché sarebbe davvero una curiosa vittoria uscire dall
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del reale non è più affidata alla rappresentazione delle forme dipendenti dalle leggi rivelate, ma dall’indagine metodica dei fenomeni. La religione
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dell’operazione, dall’equilibrio di spinte e controspinte, trazioni e resistenze che corrono lungo la retta di quel filo teso. Evidentemente il giovane
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in musica, ma nel demitizzare (tecnicizzandolo) il soggetto mitologico per risalire poi dall’inadorna oggettività del fatto ad una astratta, «ideale
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, berniniana; sta ad indicare che la statua è situata in uno spazio assolutamente normale, lo stesso in cui si trova lo spettatore. Se appare trasfigurata dall
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modo con cui si trascorre senza sosta dall’una all’altra. Sarà dunque, il bello, un Certo non-so-che, un’intrinseca virtualità che ha la cosa di
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