parole che avevo scritto con tanta passione, e non mi pentivo, anzi un'onda di tenerezza mi saliva dal cuore, al ricordo del martirio di quell'ora
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Bisognava dunque più che mai procurarmi un posto; non lontano, però; anzi lì vicino, il più vicino possibile. Il domani mattina andai dal droghiere
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Verso la una ero davanti alla drogheria deserta, accecato dal sole della strada, dal barbaglio del mare che pareva uno specchio mosso, e dai miei
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, anche Tobia, anche il padre di Fiora, anche la zia. A questa, però, non dicevo ancora nulla. E anche Tobia si guardava bene dal dir nulla del nostro
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ogni cosa sotto iI mio piede. In questo stato di furore tornai nella casa di Fiora: ma invece di passare per l'aia come l'altra volta entrai dal portone
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facessi per finzione. Poi fui condotto dal Commissario di polizia. Camminavo come un ubriaco: sebbene convinto che il portafoglio mi era stato rubato
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intiere buttato sulla sabbia, istupidito dal sole e dalla disperazione. Non avevo neppure scritto a Fiora: che cosa dovevo scriverle? Non avevo più nulla
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, con le sue nuvole rosse e gialle che cadono sul mare e dietro i monti; e la sabbia levigata, appianata dal vento, sembra il limite di un deserto, con
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staccava intera dal suo corpo rossastro; ed era tranquillo come se invece di un uomo avesse pescato un pesce. Per cambiarsi anche i calzoni mi volse
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tentativo. Si cenò come le altre sere, come se io tornassi dal mio solito vagabondare: la zia mi riempiva il piatto, mi accennava sempre se ne volevo
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padrona si volse un poco a guardarlo, senza però muover le mani dal grembo: e la vecchia pareva a sua volta godersi la loro curiosità. - Come ti chiami
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tristezza infinita mi avvolgeva: adesso sì, ero davvero sordo e muto anche dentro. Poi, a tratti, balzavo con furore, come una fiamma sospinta dal vento, e
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' arrossato dal tramonto. Entro, sfiorando la parete come per appoggiarmi, tanto sono turbato: ed ecco la donna è lì, al suo posto, con la sua sciarpa che s'è
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. Bimbi ricoperti di sacchi, scalzi, passano diguazzando nell'acqua fangosa, come piccoli selvaggi venuti dal bosco; topi morti galleggiano qua e là, e
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profonda dovevo decidere, o era già decisa per me dal destino. Esitavo quindi a muovermi: d'altronde il restare ancora lì dentro mi soffocava. Mi
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adesso, maturato dal dolore: tutto potevo fare, ma non commettere più una colpa d'amore. Eppure mi arrabbiavo contro me stesso per questa mia onestà: e la
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faceva nebbiosa: un vapore biancastro veniva dal mare, dai campi, e la luce del fanale non riusciva che a spandere un'aureola dorata intorno al crocevia
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prendermi l'onore. E io stavo lì a piangere contro il muro come un bambino a cui sia stata strappata una cosa dal pugno. Ma una fiamma mi illuminava già la
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rispose, ma quando rientrai un'altra volta nella camera mi diede una busta con dentro del denaro. E io andai dal dottore. Il dottore abitava piuttosto
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della sua bambina è contagiosa? Perchè togliere la mia creatura dal suo nido caldo e pulito, al suo avvenire di benessere, e buttarla come uno straccio in
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latte alla bambina a quell'ora, poi cenava alla tavola coi padroni, e infine riprendeva la bimba dal salotto e la portava con sè a letto in una camera al
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dal nido? Se piangeva non la sentivo; agitarsi non poteva. La scoprii di nuovo; non la distinguevo bene, nell'ombra, ma tornai a palparla; era tiepida
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picchiare, far guardare la bimba dal dottore, farla tornare in vita: si può, credo: il vecchio marinaio non mi ha ridato il respiro, la volta che mi sono
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. Bisognava portarla dal dottore: ed ecco mi dirigo ancora alla casa del dottore: adesso mi orientavo bene, nella pineta, capivo flnalmente dov'era il mare
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via così, di notte. - Gli uomini non hanno cuore, Albina. Se avessero avuto cuore.... Non proseguì, con la gola stretta dal suo ricordo: ma Albina
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tutto fosse stato un incubo: e che Dio cancellasse quindici anni dal libro della vita, e il piccolo Elis sognasse, sfidando ancora, nel letto della serva
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peggiore di ogni agitata disperazione. Poi parve ricordarsi di qualche cosa che doveva fare di premura e si gettò dal letto gridando: - Bisogna dunque che
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sempre lì, ai suoi piedi, come un vecchio cane lebbroso, e vedeva tutto. E lei voleva esser sola, non spiata, non distolta un attimo dal suo pensiero
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sua visita usava offrirgli. Ella chiamò Albina: ma il dottore, sedendosi sulla panca vicino a lei, le battè una mano sulla spalla come per scuoterla dal
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padrona non protestò nè pianse, ma si astenne dal chiamare il bambino con quel nome. Del resto non se ne curava più che tanto: pareva ricaduta nello
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profondamente quando egli tardava a rientrare. Si decise dunque a scendere dal calesse: d'un balzo fu in terra, agile nonostante la sua non più giovane
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Così il marito, di ritorno dal Consiglio, la trovò ancora nel cortile, col bambino, il "Mau,, , la farfalla che si divertiva per conto suo intorno a
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sordo e muto. La mia mamma morì dal dolore: così almeno mi raccontava una sua sorella che mi prese con sè e mi allevò. Più tardi entrai in un Istituto di
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egli come ubriacato dal profumo del giardino che odorava tutto come una grande rosa, ci lasciò soli nel prato ove si giocava. In un attimo, appena fu
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la ragazza sui miei passi. Io m'ero alzato, ancora stordito dal vino e dai mali sogni, e andavo lungo la siepe, guardando dal di fuori il mio terreno
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Mi sembra di vederla: con i capelli che nella lotta le si erano sciolti e sgorgavano a ondate nere dal fazzoletto rosso, e gli occhi spauriti, ove Ia
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sull'orlo del mare, scomposte dal lampeggiante splendore dell'acqua: se si fermavano, però, nere sull'azzurro e sull'argento, parevano quelle figure di
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