Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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C'era una volta...

218673
Luigi Capuana 36 occorrenze
  • 1910
  • R. Bemporad e figli
  • Firenze
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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, Palazzo per me! — Il Re dal gran ridere, teneva aperta la bocca; la Cecina, dentro e giù per la gola: — Pancione del Re, Palazzo per me! — Figuriamoci lo

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qui delle pedate. — Son forse le vostre. — Ah! son le mie? — La strega afferrava una mazza di ferro e: — Di dove vieni? Vengo dal mulino. — Basta, per

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, lui le menò il colpo e le staccò, di netto, la testa. Rotta così la malia, dal tronco dell'albero uscì fuori una donzella, che non poteva esser

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sorella; Se dal buio volessi uscire, Del mal fatto ti dèi pentire. — Rispondo a mia sorella: Sto bene sotto terra. Dio gli dia male e malanno! Vo' la

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paese, il Re accompagnato dal servitore passò e ripassò davanti la bottega del ciaba, finchè non gli riuscì di vedere la bella ragazza, che era la più

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vale. — Pensa e ripensa, un giorno il Re, visto che il suo servitore era tutto sudato dal gran lavorare che aveva fatto: - Vien qua, — gli disse — vo

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accorto che gli era stato rubato l' anello, ed era uscito dal palazzo reale, piangendo la sua sventura. Fuori le porte della città avea trovato la

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. Che darti? Il mio sonaglino. — Che cosa vuoi me ne faccia ? Tienlo caro. Un giorno forse, ti servirà. - La Reginotta le staccò dal collare il

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pesciolino di meschina apparenza. La fortuna lo aveva aiutato: era il pesce senza fiele. — Va bene; — disse la Reginotta — mettetelo lì. Ora si mandi dal

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parlava, e della metà del regno nemmeno. Il Re, ora che avea lì la figliuola, e che l' Uomo selvaggio era stato ucciso dal Nano, non intendeva più

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. Gli tastava il ciuffo, gli accarezzava il collo, lo spronava leggermente col tacco; e intanto diceva scherzando: Cavallo, mio cavallo, Salta dal

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giornata di meno degli altri. Allora il Reuccio lo mandava dal Gran Turco per la sua figliuola. Ma l' ambasciatore arrivò troppo tardi: la figliuola

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' di petto, a chi il codione: serbò per sè il collo e la testa colla cresta e coi bargigli. Avea terminato appena di mangiare, che dal fondo del suo

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disgrazia. — Ti sei lasciato canzonare! Tieni questo pugnale e ritorna dal mago; vedrai che questa volta non si farà beffa di te. — E gli disse

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disse, minutamente, come dovei regolarsi. Il giovanotto tornò dal mago: — Mago scellerato, ti sei fatto beffa di me! lingua per lingua, occhio per occhio

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. Aspetto la bella dal dente d' oro che deve passare di qui. — Usignuolo, beli' usignuolo! Son io la bella dal dente d' oro. - E mostrò il dente. — O

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. Questo giovine è figlio d'un regnante. Una maga gli aveva fatto l' incantesimo, e per romperlo ci voleva la ragazza dal dente d' oro. Ora dovrete sposarvi

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, chiama.... L' avete più visto? Figuriamoci che pianto, quella povera mamma, quando apprese la sua disgrazia! Corse subito dal Re: — Giustizia, Maestà! Mi

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cominciò dallo scarcerare la povera donna, e tornò a mandare dal mago: — Come rintracciare il bimbo? Lo avea rapito un cenciaiuolo e non se ne sapeva più

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gli dà retta. Disperato, ritorna al campicello, dal contadino. Dov' era il pagliaio, vede, con sorpresa, un palazzo che pareva una reggia. Monta le

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-di-rospo stava per farle! - Il brutto scherzo fu che il Reuccio, uscito dal canile, disse al Re: — Maestà, vi chieggo la mano di Testa-di- rospo. — La

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megera. Accecata dal furore, la Regina pensò: — Ora entro, e, mentre dorme, la strozzo colle mie mani. - Ma il muro si richiuse a un tratto, e lei vi

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uccisi, traeva un respiro dal profondo del petto. — Voi siete barone! — Che mi vale, Maestà, l'esser barone, se non ho da mangiare? — disse una volta un

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suono delle trombe, ecco il Re, i Ministri e la Corte, tutti vestiti in gran gala, preceduti dal carnefice, con una torcia accesa in pugno. La Reginotta

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dal Re. — Babbo, se mi vuoi bene, devi comprarmi quel Ranocchino. — Che vorresti tu farne? — Allevarlo nelle mie stanze: mi divertirò. - Il Re

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c' era due pesci soltanto, e nessuno sapeva che razza di pesci si fossero, neppure i pesciaioli. Ed eran lì dal giorno avanti, e cominciavano a

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dei sassolini ali' impòsta della finestra. Chi poteva essere, a quell' ora? Si fece coraggio, saltò giù dal letto, aperse adagino adagino impòsta, e

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TOPOLINO C'era una volta un Re, che più non viveva tranquillo, dal giorno in cui una vecchia indovina gli aveva detto: — Maestà, ascoltate bene

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stati eseguiti! E se la prese coi ministri. Ma appena questi gli riferirono che le povere guardie, dal gran scalpicciare di quella nottata, non si

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di sè dal gran dolore. Fece subito un bando: — Chi riporta la Reginotta, gli si concede qualunque grazia. - Ma eran già passati sei mesi, e al palazzo

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scacciai da quel ramo, ma andò a posarsi sopra un altro. Canta, canta, canta, non mi reggevo dal sonno. Lo scacciai anche di lì, e appena cessava di cantare

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pupilla degli occhi. Un giorno venne uno, e disse al Re: — Maestà, passavo pel bosco qui vicino, e incontrai l'Uomo selvaggio. Mi disse: Vai dal Re, e

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dal Re e gli riferì ogni cosa. Il Re montò sulle furie peggio di prima: — La intendono in tal modo? Sian messe nel, carcere criminale, quello

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? Allevarlo? — Dovevano allevarlo. - La povera Regina dette in un pianto dirotto: — Chi avrebbe allattato una bestia così schifosa? Lei sarebbe morta dal

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so più dove dar di capo. Sapete che ho pensato? Domani mi farò prestar l' asino dal nostro vicino, gli porrò le ceste e vi porterò attorno per

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il seme. — E tre! Vedendolo rimasto male, quella fata gli disse: — Sapete, quell' uomo, che dovreste voi fare? Dovreste andare dal mago Tre-Pi che n

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