creditori e conservare intatto il suo nome onorato, aveva finalmente veduto la propria onestà ricompensata dal buon successo di certe sue grandi
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sempre meglio i loro caratteri e i loro cuori dal modo in cui esprimevano l'impressione provata. - Ho piacere - disse la signora a Nello - che tu non abbia
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due come due piccoli disperati. Moschino, turbato dal brutto sogno, che doveva sicuramente essere una visione, si svegliò sobbalzando. Appena desto, si
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dov' era capitato per caso, gettatovi dal temporale, stimò una fortuna di poter barattare due parole con qualcuno della sua razza, e s' affrettò a
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le loro ricerche riuscivano senza frutto. Moschino si scosse dal suo torpore sonnolento, quasi mortale; fece uno sforzo supremo e cominciò a muoversi
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altro; che alle monellerie di Moschino! La contessa s' era svegliata con un febbrone da, cavalli; e fin dal mattino tutti erano in moto. Il conte era
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. - In fatti la contessa, che si sentiva un poco meglio, s' alzava, sorretta dalla Letizia e dal conte: i topini scesero giù dal letto, e andarono a
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regole della buona creanza. Dopo il pranzo, furon di nuovo in torno a Dodò, che riprese la narrazione dal punto dove l' aveva lasciata.
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il pensiero di lei: - A star senza la Ninì? - Allora Vittorio, incoraggiato dal sorriso di sua madre e della contessa, trovò le parole giuste. - Se mi
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andare a casa Sernici chi sa di dove bisognava passare! Dal mondo, certo.... E, a questa idea, la Ninì era còlta da uno sgomento indicibile. Perchè
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invaghito dallo scintillìo di due marenghi d' oro, che la signora aveva tirato fuori dal portamonete, dopo qualche altra chiacchiera levò Ragù e Ca
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cose buone. Dodò pigliava i suoi bocconi, serio e grazioso, dal piatto stesso del conte e della contessa, ammirato e lodato, non soltanto dalla Rita e
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, che si ricordava del povero sorcio ucciso dal gatto davanti a' suoi occhi. - No: vengo dai tetti, io. - O perchè sei tutto bigio, mentre io sono
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capelli incipriati, graziose nelle vesti cilestrine e color di rosa; Turchi barbuti da' pantaloni larghi, dal turbante bianco, con in bocca una pipa
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ogni cura e premura, togliendo dal proprio piatto quel che c' era di meglio. Il latte, per Caciotta, fu a dirittura una rivelazione. Che differenza con
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, bonissimo, il latte! Le scendeva come un balsamo fresco e odoroso giù giù dal musino dentro lo stomaco! Bevve lungamente, deliziosamente, e non si sarebbe più
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paonazzo, si tenevano i fianchi dal ridere. - Che c' è? - domandò la signora. - Guarda, guarda, mammina! - La contessa si curvò, e vide la Caciotta
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regalatale un giorno di Natale dal babbo; una puppattola che pigiata un po' sullo stomaco proferiva distintamente: papà e mammà con una vocetta nasale
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poltrona che la padroncina gli aveva data vicino al proprio scrittoio, gli occhi chiusi affatto o imbambolati dal sonno. Si destava appena quando la Rita
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. - Picchiano ancora quel povero servo sciocco! - esclamava la contessa commiserando il protetto di Rita, ma divertita e interessata dal diverso carattere di
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qualche vaso di fiori dove allungava la pancia; e così godeva il profumo che veniva dal mazzo e la frescura che l' acqua del vaso gli procurava. Un
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- Bravo Dodò! - esclamava il conte, mentre la Rita e Nello, vedendo quell' armeggìo, si tenevano i fianchi dal ridere. Forse un solo vizio aveva Dodò
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speculazioni. Delle volte, mentre si torturava il cervello a trovar qualche accomodamento, d' un tratto sentiva un balzo su le ginocchia: era Dodò, che dal
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sapeva come fare, non ostante i suoi guai, per tenersi dal ridere. Frattanto Dodò, seduto pacificamente nella libreria, si ripuliva i baffi e la testa; e
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