reincarnazione) dovuta ad un processo analogo a quello dei ready-made dell’antico dada (l’oggetto meccanico «trovato» e manipolato), ripiombano nel limbo
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presentare alcuni esponenti delle correnti cinetiche non si vede perché dovevano essere presenti tutti (o quasi tutti: mancava Grazia Varisco, e Dada
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priorità nell’avventura dada. La differenza tra dada e pop art fu, in effetti, che il primo dei due movimenti volle demistificare la «bella pittura» con il
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umori e scoperte, mutate dall’antico dada (Duchamp in quegli anni aveva visitato spesso Milano in occasione di sue mostre alla Galleria Schwarz e della
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corpi propri o altrui, per imbastire un discorso, talvolta sadico, talvolta memore del dada; mentre Kounellis ha allargato il campo delle sue ricerche
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tutto quanto è accaduto nel panorama oggettuale nel periodo che va dal primo dada all’ultimo pop (ivi compresi arte cinetica e programmata e le infinite
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sospettosità del pubblico. Quello che poteva sembrare - e spesso era un gioco distruttore ordito dal nichilismo dadà o un’invenzione solo giocosa e metaforica
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«macchine inutili» di Munari che consistevano in organismi mobili ma ancora prevalentemente basati sopra una mentalità surrealista o dada. In un
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altri artisti isolati come Dada Maino e Enzo Mari, ha la preminenza la ricerca degli effetti ottico-luminosi ottenuti con mezzi diversi entro strutture
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