si trovava un coniglio o una lepre, neppure a pagarla a peso d' oro. Gli accadde anche peggio. Non potendo più fare il solito esercizio della caccia
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feci un bocconcino. — Brava! E le ossa? — Se le rosicchiarono i cani. — — L' Orco non cessava d' annusar aria. — Oh, che buon odore! — Se volete
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Quando le due sorelle intesero la bella fortuna toccata alla minore e videro quella sorta di regali che loro inviava, arsero d' invidia e di dispetto
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conosco neppur di vista! — No, Maestà. Vi rammentate d' una vecchina che vi domandò l' elemosina il giorno che voi andavate la prima volta dal ciaba
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! — Pascolate per questi campi, finchè ci sia un filo d' erba. — E in un minuto i seminati, le vigne, gli alberi di quella fattoria eran distrutti. La
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attorciglia chetamente, e si mette a dormire. Lei passa oltre. Ed ecco il gigante tutto coperto d' acciaio, che si slancia incontro bran- dendo la mazza
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gallina. — E diamogli un' altra gallina! - Insomma, ne volle due dozzine. Un'altra mattina, avanti l' alba: — Chicchirichì! Maestà, vo' gli sproni d
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! Maestà! - Lei, sbadatamente, si volta, e si trova tornata al puntò d' onde era partita. — Pazienza! ricomincerò. — La seconda volta, più in là di mezza
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pelle tutta squamosa, come quella d' un serpente. — Troppa, fretta, Maestà! Ora non potrò più maritarmi! - Serpentina non avea avuto il tempo di far
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. Questo giovine è figlio d'un regnante. Una maga gli aveva fatto l' incantesimo, e per romperlo ci voleva la ragazza dal dente d' oro. Ora dovrete sposarvi
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nessuno. Se durava un altro po', il Re moriva d' inedia. Perciò mandò a consultare un vecchio mago. Il mago (che poi era quel cenciaiuolo che avea rapito
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mamma cagna. Non c' era mai stato verso d' indurla a dormire nel suo letto. La Regina, sentendole ripetere ogni giorno: — Mamma cagna, mangiate; la mia
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-rospo che dormiva in fondo, sopra un letto lavorato d' oro e di pietre preziose, con cortinaggi di seta e lenzuola bianche più della spuma. E non aveva
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paesetto del regno, nascosto fra le montagne, una povera donna aveva partorito un bambino mostruoso, col viso d' uomo e il resto del corpo di vero
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senza pietà; e Topolino, acquattato nel suo cantuccio, li guardava e non rispondeva nulla. Giusto in quel giorno, la sua mamma, avendo bisogno d' un
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! Pss! il Re dorme! - E canta, canta, canta, il Re s' addormentava peggio d' un ghiro anche lui. La mattina apriva gli occhi: le arance d'oro non ci
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forse ti riescirà. - E gli diede una stiacciata, un'arancia d' oro, un ranocchino, una serpicina, un uovo nero, tre anelli, insomma tante cose strane
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a riempirsele di questi. Così fino all'ultima stanza, dove, in un angolo, si vedevano ammonticchiate le arance d' oro del giardino reale. C' era lì
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uno scatolino tutto d'oro e di brillanti. Ma la Reginotta lo posò lì, senza neppur curarsi d' aprirlo. E piangeva. — Cardellino traditore, te e il tuo
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acconsentì. — Buona donna, quanto volete di quel Ranocchino? — Maestà, lo vendo a peso d' oro. È quel che vale. — Voi canzonate, vecchia mia. — Dico davvero
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Re, per finirla, voleva far subito le nozze. Ma la vecchia gli disse: - Bisogna aspettare ancora un mese. Intanto fate preparare una caldaia d' olio
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gli usci si spalancarono, e le venne innanzi sempre lo stesso cosino alto un gomito, vestito di stoffa a trama d' oro, col berrettino rosso sormontato
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Lupo Mannaro dietro. — Bevi un gocciolino d' acqua, un gocciolino! Quando avrò sete, berrò. — Eran già arrivati alla buca d'uscita. Come il Lupo Mannaro
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qualcuno che volesse giudicarlo non solamente come un libro destinato ai bambini; ma anche come opera d' arte. Il mio tentativo ha una scusa: le
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Pagina Prefazione
LE ARANCE D' ORO Si racconta che c'era una volta un Re, il quale avea dietro il palazzo reale un magnifico giardino. Non vi mancava albero di sorta
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padre pensò d' andarsene in una pianura e chiamare la Sorte: — Sorte, o Sorte! - Gli apparve una vecchia, colla conocchia e col fuso: — Perchè mi hai
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terrore! E poi, se le mordeva il seno? — Maestà, non abbiate paura. Avrà un dente soltanto, un dente d' oro. — C era una volta.... 15 Infatti la Regina
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a quel punto d' onde il lamento partiva, e tra l' erba scoperse una lucertolina, che agitava il moncherino della coda e nicchiava a quel modo. — Che
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il bimbo che dormiva tranquillamente, e prima d' ammazzarlo si mise a piangerlo: — Ah, coricino mio! E debbo ammazzarti con queste mani, debbo
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qualche servizio, pregava una vicina: — Comare, tenetemi d' occhio il bimbo; vado e torno in due minuti. — Un giorno le accadde di tardare. La vicina era
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Reginotta non si perdette d' animo. Appena aggiornava, era al suo posto; ma la secchia non calava. E passarono altri due giorni. Una mattina, mentre
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. — Tizzoncino fa l' uovo, — dicevan le vicine. All' Avemmaria le fornaie si chiudevano in casa e non affacciavano più nemmeno la punta del naso. D
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dell' albero che parlava. Ma i corrieri tornarono colle mani vuote. Il Re si credette canzonato da quel forestiere, e ordinò d' arrestarlo. — Maestà, se
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