Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254844
Saltini, Guglielmo Enrico 48 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
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natura dei tempi e l’indole dei nuovi studj ci faranno comprendere d’onde nasca la presente luce delle arti belle, e dove vadano a parare le voglie in

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ordine di date), uscirono dalla sua scuola; laonde anche per questo rispetto merita d’esser chiamato restauratore dell’arte. — Giuseppe Valentini da

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delle Fabbriche. Di qui poi l’incarico d’inalzare per la regina d’Etruria la facciata della villa deirimperiale; ma fattone appena il portico

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Il conte LUIGI CAMBRAY DIGNY fiorentino (n. 1779, morto 22 febbraio 1843) fu anch’esso della bella scuola. D’ingegno pronto e fatto sicuro dai buoni

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il Castinelli di Pisa, e il Bettarini di Portoferraio. Del merito di ciascuno d’essi diremo qui brevemente, per ricordare poi le opere di quei nostri

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architetto dei regi palazzi, vi conducesse la vita. D’ingegno vigoroso e versatile, e fornito di non comune erudizione, lasciò in carta molte invenzioni

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anni ventiquattro, ebbe dal principe la cura delle fabbriche dell’Opera del Duomo, e d’altri pubblici edifizi. Fu poi maestro dell’Accademia fiorentina

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. Compimento e fine dell’arcata è un vago edifizio a guisa di tempio rotondo, d’ordine dorico, tutto in pietra, con portico in giro sorretto da dieci

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, peregrinando a Roma e in altre parti d’Italia. Di ritorno alla patria fu ingegnere di ponti e strade e anche si piacque della scenografia; ma ebbe merito

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canonica della chiesa dei Santi Apostoli nella nostra città, eseguito nel 1829; molti disegni di restauri dei monumenti romani e alcuni d’invenzione

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Maria Del Fiore. Starebbe ai nostri artisti compire il gran monumento d’Arnolfo, di Giotto e del Brunellesco; e se non rimarranno inferiori a sè nel

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statue dell’Arco di porta a San Gallo, opere del Foggini, del Ticciati, del Masoni e d’altri scultori, che si reputavano allora abilissimi, basta a

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principii falsi e corrotti dei suoi tempi, sebbene contemporaneo del Canova, non la fece avanzare d’un passo. Perchè in tutte le opere sue, i monumenti

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affetti terreni, pure non ti offende; poi quel gruppo veramente sublime della Carità (1824), rappresentata in una donna d’alto lignaggio, come la dicono le

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può nè deve scordarsi mai d’essere per sua natura monumentale: a noi rimane accennare quali fossero le opere per le quali venne in cosi chiara

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) e d’Amerigo Vespucci (1846) tra le ventotto della loggia vasariana. — LEOPOLDO LORI di Firenze (n. f5 agosto 1795, m. il primo settembre 1822) fu

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. I lavori di squisito disegno e di perfetta esecuzione eseguiti nei monumenti della contessa d’Albany e dell’architetto Digny in Santa Croce di

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Firenze e alla scuola toscana, la quale, spero non vorrà negarmelo alcuno, tiene anch’oggi il primato sopra d’ogni altra italica. Non chiediamo già

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della più vera amicizia. Da lì in poi il Susini non si occupò d’altro che del disegnare e modellare membra umane, e tal volta intieri corpi. Molti Musei

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’incarico di formare un intiero gabinetto anatomico per l’Imperatore d’Austria, ebbe mestieri di circondarsi di aiuti. Ma dei quattro ammessi al suo

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Lo stato della pittura a mezzo il secolo XVIII era in Toscana, come in ogni altra parte d’Italia, assai lacrimevole. Quando dalle tenebre del medio

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un certo trovato del dipingere con sughi d’erbe sopra panni bianchi a guisa d’arazzo. — Migliore assai fu TOMMASO GHERARDINI (n. 1715, m. 1797

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cabala d’esser posto alla direzione dell’insegnamento di pittura nell’Accademia fiorentina, ciò fu a maggior danno dell’arte. Poco avea disegnato e meno

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meglio sopra i famosi dipinti degli antichi maestri. Operò assai nel Vaticano, quindi per diverse corti d’Europa e per i privati signori; ma la patria

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giovinetti nei quali parvero riposte le speranze dell’arte toscana. Faceva ammirarsi il primo per aggiustatezza d’ingegno e perseveranza negli studj, il

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VALENTINO BALDI di Pistoja (n. 1744, m. 22 ottobre 1816) fu anch’esso pittore di prospettive e d’ornati, ed ebbe rinomanza nel colorire grottesche

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A Prato poi lavoravano di prospettive GIUSEPPE CASTAGNOLI (n. 1754, m. 1832) stato maestro d’ornati nell’Accademia fiorentina, e autore di un libro

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e studiata composizione; il giuramento dei Sassoni al primo Napoleone dopo la battaglia d’Iena; gli stupendi freschi della sala d’Ercole nella

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Anche il SABATELLI (n. in Firenze il 21 febbraio 1772, m. a Milano il 29 gennaio 1850), acquistò in breve chiarissimo nome nell’arte. Dotato d

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Contemporaneo a questi due grandi artisti fu FRANCESCO NENCI d’Anghiari (n. 10 aprile 1781, m. in Siena il 4 marzo 1850). Ammaestrato in Firenze nei

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lontana la strada che di là conduce ai quadri dei più slimati nostri odierni pittori. Andare oltre è dovere, come cercare il meglio, ma ciascuno d

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amori d’Angelica e Medoro, opere che menarono assai grido in Firenze. Fu allora che il Benvenuti lo chiamò ad insegnare nell’Accademia, ove poi successe

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Ma uno dei meriti più rilevanti del Bezzuoli fu nel dipingere a fresco; e per coloro che hanno veduto di lui Alessandro il Macedone nello studio d

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composizione. Ricordiamo la sala d’Ulisse ai Pitti, ove rappresenta quel saggio che ritorna ad Itaca sua, e la cappella Spinelli in Santa Croce di Firenze

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Ma i due artisti che sopra gli altri levaronsi per altezza d’ingegno, furono i figliuoli di Luigi Sabatelli, Francesco e Giuseppe, ambedue presto

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braccia di Francesco I (1828), poi il Tasso che legge il suo poema ad Eleonora d’Este, Raffaello e la Fomarina, la morte di Atala, Stanislao Pomatowski

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rappresentare con le pietre silicee quadri di vedute architettoniche, tavole ornate di vasi etruschi, di prodotti marini e d’animali con sorprendente

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E primo d’ogni altro per ordine di tempo si fa innanzi nella bella schiera dei nostri CARLO GREGORI di Firenze (n. 1719, m. 1759) che fu incisore a

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qui ne scrissero, come fosse suo pregio singolare quella delicata soavità d’espressione che metteva così bene nei lavori, acquistata forse dalla

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fondata in Milano (1790) una scuola d’intaglio in rame, gliene affidò la direzione. E scuola fioritissima fu questa, dalla quale usci Giuseppe Longhi

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meritò l’onore di ritrarre di presenza il Granduca Ferdinando III, Napoleone Bonaparte quando era generalissimo, e poi la vedova regina d’Etruria

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belle tavole dei preziosi monumenti d’Ercolano e Pompei, pel Museo Borbonico che si pubblicava a Napoli. Fece quindi la raccolta dei sarcofagi, urne e

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Ma quegli che avanzò tutti nell’arte, e meritò di essere annoverato tra i primi incisori d’Europa, è RAFFAELLO MORGHEN (n. a Portici presso Napoli il

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Ripoli, incominciata nell’anno stesso, sono belle testimonianze di gusto e sapere. E che il Salvetti fosse uomo culto e d’imparare amantissimo ce lo dice

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. in età avanzata il 21 settembre 1852) che fu suo aiuto nella scuola d’incisione all’Accademia di Belle Arti, e che lasciò alcuni pregiati lavori

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Ma l’allievo del Morghen che più sali in fama tra noi, e che oggi è capo di una bella e fiorente scuola d’incisori, è Antonio Perfetti di Firenze (n

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Marco, pubblicò nel decorso anno uno stupendo intaglio a genere finito, la Madonna del Baldacchino, da Raffaello, opera che gli valse la medaglia d

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Ma l’uomo d’ingegno vigoroso, che colle fatiche e l’industria seppe emergere dalla oscurità a cui pareva lo avesse condannato la fortuna, fu GASPERO

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