Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Trasparenze

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Praga, Emilio 22 occorrenze

Trasparenze

corrente in cui si specchia la ricciuta fanciulla oppur al vecchia che ti guarda ridente. Aneli alla mestizia solitaria per cui l'arte respiri insiem

Trasparenze

mio, molte sciagure di cui farai tesoro: esse valgono - sai? - nell'ore oscure oh! molto più dell'oro! Ti lascio i sogni e le illusïoni, mille imagini

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nostro invito: fu certo un cenno della mia sorella che di me ti ha invaghito, o un sospir di mia madre! - Ero un intruso di cui dicean " morrà presto

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È l'ora in cui gli augelli accovacciati la testolina ascondon sotto l'ala; le lucciolette ricamano i prati, e canta a vespro la fulva cicala

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Coronato di rovi e di pruina ecco il Febbraio. Buone madri, cui desta alla mattina la pioggia che vien giù rapida e fina, e il canto del rovaio

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mondo è un rachitico fratello, di cui ti stanca la elegante posa; e tu cali il telone, schiudi i tubi, lasci la folla vana e vanitosa agli ombrelli

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occaso, e par che inviti colle fiamme estreme le razze a unirsi insieme! Addio sussurri di cui Dio soltanto ha la profonda chiave; addio lene compianto

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troppo superba! - Mai non volle fermarsi per cinguettar coll'erba! - Sdegnò sempre dell'orto la procace verdura! - Del limo in cui cantiamo pareva aver

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tugurio a capanna d'intorno che susurro, che ciancie, quel dì! Che dirà questa povera gente, cui repente - il miracolo appare ? Vecchierelli, aspettate

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nostra cortina da cui, stanchi e lividi, ci assal la mattina! Tu dici: " O amatissimo, sei Giove, e io son Frine!... " scotendo sugli omeri le chiome

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fortunose, poesie... casi ignorati di sogni e di congiure, epopea di cui rapsode avvilita è l'età che noi giovani viviamo!... Ma parmi udir, da

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Gennaio! È il mese in cui la Dea Speranza, la Dea che accanto a me più non ritrovo, fanciulle mie, bussa alla vostra stanza, vestita a nuovo. - Certo

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della gloria, ch'ora, ironie dell'esistenza schiava, piangon nella memoria. Albe, concenti, aureole svanite, in cui fu il mio bambino animo assorto, voi

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' sentieri agresti, delle canzoni! Del focolar con cui spesso, nel verno, si viveva del prossimo in disparte, rimescolando fra di noi l'eterno tema

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dolci ore dell'estro, le rime in cui son destro fatte d'argento e d'or, fatte di lapislazzuli, di gemme e perle fine che saran serto al crine del

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all'anime ansie ancor del mio destino, e susurralo all'orecchio del mio pallido bambino: non un verso a Bruto o a Cesare, non un sol gettato ai venti in cui

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, quelle cui veglian, nelle grotte buie, gli Incubi, iddii dalle pupille fuie, la cospergean di innumeri scintille. Rosseggiava il rubino, come

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povero armadio e sono il tarlo, sono il martel spietato e il debil muro, e in questa vita da cui vuoi fuggire, è da gran tempo che a sarcasmi immani

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io sono un romano! Nuda!… del nonno mio rinnegherei La fede, e con qualunque apostasia Fuorchè nel caso in cui potesi a lei spiegar l’Eucarestia.

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soavissimo primo vagito dell'atteso bimbo! È un vero e una parvenza: è la tua bella di cui scorgi il nimbo e attendi la presenza! Giovinettina dai

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o di un bisavolo; zoppicava, aleggiava, certo in cerca di un buco, sul foglio sparso di versi neonati. Rideano i giorni in cui sbuccia il sambuco, e

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paggio tutto pallido e biondo e triste e altero. Però sul tuo passaggio castellane, baroni e giovinetti sorridendo dirian: " Dolce straniero cui fan

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