Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: cuddu

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d'una mano le labbra e le strinse significativamente.  Cuddu  ripeté lo stesso gesto. E, tornato a casa, raccontò tutto
Nunzio se n'accorse e gli accorciò le cigne di esse. Così  Cuddu  poté seguirlo svelto tra le macchie, pei sentieroli della
e il padrone spiava qua e là, col fucile in mano.  Cuddu  lo guardava, pronto a turarsi gli orecchi appena glielo
insiste; ed ecco compare Nunzio che con una mano accenna a  Cuddu  di fermarsi... Il colpo era partito prima ch'egli potesse
ultimi tratti. - Prendi, mettilo nella rete della carniera.  Cuddu  non osava. Il povero animaletto che si dibatteva,
tutti i lati onde il coniglio insidiato poteva sbucare, e  Cuddu  con l' indice delle mani si comprimeva gli orecchi per non
una parte, ora dall'altra, abbaiando, ringhiando... Bum! A  Cuddu  parve di sentirsi la fiammata su la testa e si buttò per
- Oggi però non sei riuscito a farmela!... Senti come pesa!  Cuddu  sorrise mentre compare Nunzio, ficcando il coniglio nella
gli arbusti e le erbe ingombravano il terreno. Di lassù  Cuddu  vedeva la mandra e le vampe e il fumo della legna sotto la
Per quattro! Dopo i primi giorni dell' insolito spettacolo.  Cuddu  aveva preso il comando della ragazzaglia, e la sgridava
- Bravi! Ora fate per chiasso, ma poi farete sul serio.  Cuddu  intanto prendeva sul serio la parte di istruttore; e la
azzuffati. Compare Sidoro, accorso, li divise, e condusse  Cuddu  in disparte. - Ti ho mandato a chiamare; perché non sei
non vuole. - Non dirle niente. Vieni: Lascia fare a me.  Cuddu  trovò compare Sidoro con quel cavaliere in tuba, vestito
Chi ammazza sarà fucilato! - Il ragazzo è questo qui.  Cuddu  guardò in viso quel signore che lo squadrava da capo a
- Dirai un nome qualunque. Te la senti di andare fin là?  Cuddu  rispose affermativamente, con un cenno del capo. - Devi
io quel che devo dirle. - E quando sarò arrivato - domandò  Cuddu  - a chi dovrò consegnare la lettera? - La caverai di sotto
porteranno; vedrai. Più tardi, compare Sidoro, accompagnato  Cuddu  fino alla punta dello stradone, gli additava dall'alto
guadagnato un bel gruzzoletto. Tua madre sarà contenta. E  Cuddu  aveva camminato, camminato sempre diritto seguendo lo
di grano e di sommacco. Il carrettiere canticchiava, e  Cuddu  lottava col sonno senza riuscire ad addormentarsi. Oggi un
Sant'Antonino, e gliel'ha suonate bene... Non lo sai? - No.  Cuddu  non sapeva niente. Andava a Palermo come sarebbe andato in
delle rocce che sbarravano ogni via. Il sole era già alto.  Cuddu  cominciava a pentirsi della sua scappata, anche perché
la mano per afferrare il più vicino. - Ohè!... Che fai?  Cuddu  balzò in piedi, atterrito da quella voce che veniva dal
ma non vedeva nessuno. - Che fai? - replicò la voce. E  Cuddu  spalancò gli occhi scorgendo quella testa di ragazzo
Sem- brava che i piccioni si fossero passata la voce.  Cuddu  guardava con terrore il sole che abbassandosi verso le
Nunzio gli avesse stroncato le famose gambe! Così a stento  Cuddu  lo seguiva per la salita, quantunque quegli lo avesse
sul colle le prime case di Ràbbato, suonava l'avemmaria.  Cuddu  faceva sforzi per non mettersi a piangere.
di capperi spiovente da una fessura. - Aspetta; scendo giù.  Cuddu  attese, impietrito, col cuoricino che gli batteva forte,
che gli aveva rivolto la parola dall'alto della buca,  Cuddu  avrebbe voluto scappar via, non potendo ormai più dubitare
- Dove vai? Hai sbagliato strada? - No. - O dunque?  Cuddu  cominciava a rassicurarsi. Quel ragazzo mal vestito,
Dove vai? Il ragazzo continuava a parlare vedendo che  Cuddu  lo guardava senza neppur fargli un cenno col capo in
- Dove vai? - replicò. - Sono scappato di casa mia - disse  Cuddu  quasi piangente. - Perché? - Mia madre vuol farmi sarto per
mosse, saltando sveltamente da un masso all'altro, mentre  Cuddu  girava attorno ad essi, arrampicandosi con fatica dove lo
anche gli agnelli; parecchi. - Di chi sono? - Del padrone.  Cuddu  si accorse della buca di dove era uscito il ragazzo venendo
daranno una medaglia. Infatti nei primi giorni, delirando,  Cuddu  non aveva fatto che ripetere: - Avanti! Avanti!... Il
- Bravo! Ti sei meritato una medaglia! Bravo! Una medaglia?  Cuddu  veramente non capiva che cosa potesse significare una
erano rizzati a sedere sul letto, gridando: Viva Garibaldi!  Cuddu  accennò a compare Ignazio di farsi da parte. Aveva cessato
signora, che era tra quelle che più si erano affezionate a  Cuddu  per l'età, si sentiva già presa da forte commozione.
dopo la vittoria di Milazzo. E lo diceva al paesano di  Cuddu  con voce alterata dall'emozione. Un ferito, due letti più
che anche quel ragazzo potesse essere uno dei feriti.  Cuddu  credette che lo avesse riconosciuto e, togliendosi
mio paesano. - Vi ho portato una lettera a Palermo - disse  Cuddu  rincuorato. Garibaldi stette un istante pensoso, quasi
allontanato, compare Ignazio, che non sapeva spiegarsi come  Cuddu  fosse stato ferito e non poteva affatto credere che si
arriva a spiegarsi quel che ha veduto e sentito. In verità  Cuddu  non avea fatto nulla da farsi scambiare per un eroe. E ora,
a rubare, tua madre? - Che dovrei rubare? - Se ti colgo!...  Cuddu  riferì l'incontro a compare Sidoro. - Avevo paura che mi
di albagio fece atto di cavargli dal petto la lettera,  Cuddu  gli disse: - L'ho qui - additando il piede. - Perché questa
Ràbbato hai detto? - Sissignore. - Dov' è la lettera?  Cuddu  si cavò la scarpa, alzò la suoletta e trasse fuori la
porticina era rimasta aperta. L'entrata era così buia che  Cuddu  esitò un istante. - C'è la scala - lo avvertì il ragazzo. -
che si saliva, per via della luce proveniente dall'alto.  Cuddu  fu meravigliato vedendo che la buca, sembratagli da giù
un fiasco e poche scodelle di terracotta non verniciata.  Cuddu  osservava attentamente ogni cosa, chiedeva spiegazioni. -
giare anche lui. - Ed ora che fai? Tua madre starà in pena.  Cuddu  non rispose. Pensava appunto alla sua mamma e i bocconi di
di casa! - Perché mi vuole sarto per forza? - rispose  Cuddu  tardivamente, sforzandosi di vincere l' intenerimento che
ci divertiremo. Usciti all'aperto, il ragazzo condusse  Cuddu  di fronte alla roccia sotto un ulivo. Era la prima volta
e ne aveva paura. Il ragazzo chiamava, e quello rispondeva.  Cuddu  non sapeva persuadersi che dentro la roccia non ci fosse
È vero? - gridò il ragazzo. - È vero! - rispose l'eco.  Cuddu  rimase stupito.
per strada; è meglio che arrivi tu prima del vecchio.  Cuddu  era partito zufolando, con cert'aria d'importanza; e lungo
diretto alla masseria. - Dove vai?... Sei scappato di casa?  Cuddu  si trovò imbrogliato nel dar la risposta: - Mi ha mandato
a casa mia, e così avrai una scusa. Dici anche le bugie!  Cuddu  lo lasciò passare. Il Canzirro, che prendeva la
stradone montava a zig-zag. Temendo di essere in ritardo,  Cuddu  si arrampicava per le scorciatoie, zufolando, prendendo di
tetto, col bastone fra le gambe e le mani sui ginocchi.  Cuddu  si accostò quasi timoroso. - Sei tu quello delle fave? -
sgriccioli che svolazzavano tra i rami di un mandorlo. E  Cuddu  non avrebbe pensato più alla sua scappata, se Pino non gli
di ponente e sembrava sbucassero leste di cima alla roccia.  Cuddu  disse: - Me ne vado. Esitò; poi riprese ad andar dietro a
di mulacchie e di falchetti da empirne un corbello. E così  Cuddu  si era indugiato fino a che le prime goccie di pioggia
Pino a rifugiarsi nella grotta. Più tardi, a sera avanzata,  Cuddu  se ne stava accoccolato in un cantuccio, col cuore piccino
che i birri, usciti di carcere, non se la prendessero con  Cuddu  e con lei che non c'entravano. Quella vecchia aveva anche
dir niente delle lettere. Zitto! Avrebbe voluto trattenere  Cuddu  sempre in casa, non farlo parlare con nessuno; ma non era
infame! - brontolò quegli. - Le pagherai tutte insieme!  Cuddu  non sapeva spiegarsi perché compare Sidoro e quell'uomo ce
Va' là! Comare Concetta era contentissima ogni volta che  Cuddu  le portava i due tarì guadagnati, tanto più che compare
gran pensiero fino a che non lo vedeva ritornare, dopo che  Cuddu  le aveva raccontato la storiella della lettera riposta tra
sue apprensioni e i suoi timori si accrebbero la sera che  Cuddu  le raccontò: - Oggi compare Sidoro non mi ha dato la solita
stata bella che quell'omo l'avesse mangiata! - soggiunse  Cuddu  ridendo. - Lo sapeva, giacché l'ha spaccata. E questo la
in pieno inverno. E compare Sidoro intanto avea voluto che  Cuddu  fosse andato non ostante la pioggia. Poi, una mattina,
pioggia. Poi, una mattina, aprendo la porta per andar via,  Cuddu  aveva esclamato allegramente: - O mamma, ha nevicato e
compare Sidoro. - Prendi la mia mantellina vecchia.  Cuddu  si ammantò su la testa la mantellina di panno, tirandone le
soltanto da una parte, e sembrava coperto di bambagia -  Cuddu  vide venirsi incontro don Giovanni il capo-birro e altri
col calcio in su perché la neve non penetrasse nelle canne.  Cuddu  si era tirato da parte per lasciarli passare. Don Giovanni,
le sopracciglia. - Dove vai con questo tempaccio?  Cuddu  ebbe pronta la risposta: - Alla masseria del Canzirro. -
mezze schiacciate tra le mani. C'era mancato pochino che  Cuddu  non prorompesse in pianto a quel: quasi, quasi!... Se il
presa una, quella con la lettera, come pareva volesse fare?  Cuddu  si era visto ammanettato alla maniera di quei due. Giacché
pur avendo paura di venir ammanettato e messo in carcere,  Cuddu  si sentiva orgoglioso di essere adoperato in una faccenda
sorso di vino. La neve comincia a cessare. Infatti, mentre  Cuddu  mangiava il pane e il cacio che compare Sidoro gli avea
Il rumore delle fucilate si avvicinava, continuo. E intanto  Cuddu  non aveva più paura; gli sembrava di assistere a un bello
e mentre un ragazzo gli spiegava che erano cannonate,  Cuddu  vide spuntare da un vicolo un carrettino spinto innanzi da
che venne sùbito tirato da parte dietro la cantonata.  Cuddu  guardava, stupito, quella bruna che pareva schizzasse fuoco
- Che fai qui? Mettiti là, dentro quel portone!  Cuddu  si era sentito afferrare per una manica dal suo compaesano
per terra, in una pozza di sangue... Era morto. Allora  Cuddu  cominciò ad aver paura. La fucilata intanto si allontanava,
le due sponde, serviva da ponticello. Compare Nunzio, preso  Cuddu  per una mano a sorreggerlo, tornò a domandargli: - Sei
mandra. - Hai già ammazzato due conigli? Capperi! - disse a  Cuddu  il pecoraio, ridendo. Le scodelle del siero col pane in
dare quattro scoppole, compare Nunzio. Gli faranno bene.  Cuddu  cessò di mangiare. Pino gli disse: - Non aver paura.
prometta di non scappar più! - Non scapperò più! - rispose  Cuddu  in tono lamentoso. - Andiamo ora ad ammazzare due palombi
in mezzo agli ulivi e alle àgavi, compare Nunzio e  Cuddu  erano arrivati dietro il carrubo. Lo stormo dei piccioni
opposta. - Bùttati per terra e non ti muovere - disse a  Cuddu  compare Nunzio, mentre egli si addossava al tronco
mattina  Cuddu  era andato, al solito, da compare Sidoro; e, non avendolo
quasi vi attendessero il passaggio di una processione.  Cuddu  si accostò a un ragazzo. - Che cosa c' è? - Fanno la
qui? E ora? - Vengo a Messina. - Sei pazzo!... E tua madre?  Cuddu  si strinse nelle spalle. - Mia madre... Glielo dirà il
a qualche spagnolo napoletano - fece uno. - Sai sparare?  Cuddu  stava per dire di sì. - No, ho scrupolo di coscienza di
gli correva accanto: - Datemi il fucile; ve lo porto io. E  Cuddu  marciò un bel pezzo tra le Squadre, col fucile in ispalla,
glielo tolse, accorgendosi che il ragazzo era stanco,  Cuddu  si ricordò della pagnotta e del cacio che aveva nelle
alle Squadre e ai garibaldini arrivati il giorno avanti.  Cuddu  avea riveduto con gioia le camicie rosse. Tra queste doveva
qui! Non ti muovere! - urlò compare Ignazio, afferrando  Cuddu  per un braccio. - Non senti come fischiano le palle? Cuddu
Cuddu per un braccio. - Non senti come fischiano le palle?  Cuddu  si addossò a un albero, e rimase là impietrito, mentre la
riprendeva la rincorsa. Strizzando gli occhi,  Cuddu  poté capire che erano soldati a cavallo... Le camicie rosse
sparavano contro i cavalli... Ma il fumo non permetteva a  Cuddu  di distinguere bene quel che avveniva... Una gran zuffa! Le
sparava, sparava... e s'inoltrava e guadagnava terreno.  Cuddu  non poté più star fermo lassù, solo solo, e prese a
 Cuddu  cavava dal petto la lettera, il vecchio ricercava la sua in
della camicia con le proprie mani. - Bada di non perderla!  Cuddu  fece una mossa orgogliosa con la testa, che significava: -
sole dardeggiava dall'alto; doveva già essere mezzogiorno.  Cuddu  stette un po' a guardare, esitante ancora; poi si decise. -
un boccone; ti metterai in forze; il fagotto è pesante.  Cuddu  era allegro per via, quantunque il fagotto pesasse davvero.
di gabelle, di arature, e lui diceva sì, e gli altri no...  Cuddu  si era fermato su la soglia della merceria, posando a terra
vedendolo stare in ascolto. - Compare Sidoro, - disse  Cuddu  - mi manda la mamma, per quel che sapete. - Ah!... Con
Infatti quel povero diavolo era stato preso in iscambio.  Cuddu  vide che all'ultimo lo conducevano via, pallido come un
persuadere che si era ingannato. - Dove vendono il pane?  Cuddu  aveva fame e sonno, e si sentiva lo stomaco e la testa
s' intende, compare Cosimo. Pago io. - Ho due tarì - disse  Cuddu  vivamente. - Sei ricco, e nessuno lo sa!... - Li riporterai
lo sa! - replicava compare Cosimo, ridendogli in faccia.  Cuddu  trasse di tasca la moneta d'argento e la mostrò. - Questa,
di umore allegro, finse di mettersela in bocca e ingoiarla.  Cuddu  era rimasto male; già gli salivano le lagrime agli occhi.
le Squadre, tra qualche giorno - soggiunse compare Ignazio.  Cuddu  mangiava avidamente, intingendo il pane nelle due uova in
sapeva niente. Ho la mamma soltanto. - Piangerà, poveretta!  Cuddu  non poté inghiottire il boccone che stava per mandar giù. -
a casa coi carrettieri di Ràbbato, dice mio marito.  Cuddu  non rispose. Era già impressionato del ritorno e
far nulla? Sei grandicello; dovresti guadagnarti il pane.  Cuddu  stava ad ascoltare a testa bassa. Gli pareva di sentir la
 Cuddu  l'aveva passata liscia; e da due giorni non si moveva di
Chi mi voleva per mandarmi a portare una lettera? - domandò  Cuddu  dopo alcuni momenti di silenzio. - Ecco chi ti voleva. Un
affacciato su la soglia; e comare Conceta,t additandogli  Cuddu  che avea ripreso a riempire il rocchetto incominciato,
del suo primo grosso guadagno. La mattina dopo, all'alba,  Cuddu  picchiava alla porta di compare Sidoro. - Bravo! - egli
ti dica... - Sei tu quello delle fave? Ho capito - disse  Cuddu  con gravità che fece sorridere compare Sidoro. - E la
dalla luna, con la gran cappa di neve, Mongibello ; e a  Cuddu  sembrava più piccolo di quanto lo vedeva dalla spianata
lo stradone; montavano per un sentiero, tra gli olivi.  Cuddu  scorse di lassù un gran biancore... Era Catania, illuminata
cani rispondevano in lontananza, attorno, paurosamente.  Cuddu  tornava a pensare a sua madre. A quell'ora ella dormiva.
quasi avesse paura anche lei di incappare nelle fucilate.  Cuddu  era impressionato della cautela con che la Squadra
che quegli gli rispondesse con una risata. Due giorni dopo,  Cuddu  si era trovato, come egli diceva, a veder fare la guerra.
disse: - Generale, questo picciotto ha una lettera per lei.  Cuddu  era rimasto un po' indietro. Al cenno del Generale, porse
- Compare Sidoro vuole la risposta. Vedendolo sorridere,  Cuddu  prese animo, e rispose franco alle domande che quegli,
- Sì, generale - rispose il giovanotto. Il generale fece a  Cuddu  una carezza e passò oltre, seguìto dagli altri che gli
ne fai un'altra, ti storpio! - ella minacciava il figlio.  Cuddu  però gliela fece la settimana dopo, e grossa; ma senza sua
mandato a comprare un po' di pane. Nella Piazza grande,  Cuddu  aveva trovato molta gente radunata attorno a una ventina di
dei partenti, e marciavano, ridendo, in testa alla brigata.  Cuddu  si sentì preso d' invidia; avrebbe voluto portare per un
che di tratto in tratto fiancheggiavano lo stradone; e così  Cuddu  era arrivato assieme con gli altri, trafelato e stanco,
fune con una corta fune che formava solido nodo scorrente.  Cuddu  sbocconcellava una pagnottella, intanto che guardava,
passi in dietro. - Sciocco! Hai paura? Dammi il fucile.  Cuddu  lo aveva posato per terra, vicino alla siepe di fichi d'
lì; aspèttami! - All'altra rampa. - Férmati! E  Cuddu  lo aveva fatto sgolare prima di fermarsi all'ultima rampa
Concetta. E la mattina dopo ella aveva fatto indossare a  Cuddu  il vestituccio rimediato alla meglio da un vecchio vestito
molte fave per tutti. Poi, fra gli otto e i nove anni,  Cuddu  era stato invaso, quasi improvvisamente, dalla smania di
Antonio ti prende volentieri; me l'ha detto più volte.  Cuddu  rispondeva con una spallata. - Don Pietro dice che ha
e che, se tu vuoi... Mestiere pulito questo del sarto.  Cuddu  rispondeva con un'altra spallata. - Che pensi di fare? Ti
Non rispondi? - Voglio fare il sarto!... - balbettò  Cuddu  tra i singhiozzi. - Tu non vuoi far niente, lo capisco.
la valigia così zeppa che egli durava fatica a portarla.  Cuddu  aveva assistito alla partenza del postino parecchie volte e
anche in testa il berretto gallonato e con lo stemma.  Cuddu  si era avviato così lestamente, quantunque il peso della
non lo chiamavano Gambalesta, ma col nome di battesimo,  Cuddu  che pochi sapevano fosse un'abbreviazione dialettale di
poveri come lui e stracciati più di lui. A sei anni,  Cuddu  era diventato la disperazione della mamma. Appena alzato da
dal pettine forse una volta al mese. E, qualche ora dopo,  Cuddu  rientrava in casa insudiciato anche lui, perché il chiasso
- Ecco il porcellino! - esclamava la povera donna.  Cuddu  si arrestava davanti al subbio del telaio, con le mani
gli lasciava correre qualche scapaccione, ma inutilmente.  Cuddu  si scoteva di addosso gli scapaccioni con due, tre salti,
trucioli presi dalla bottega del padre. A otto anni, però,  Cuddu  aveva cominciato a rendere qualche servizietto alla mamma,
servire da trama. E, quasi questo movimento non bastasse,  Cuddu  lo accompagnava con un continuo agitar dei piedi scalzi,
mesi dopo, i viaggi di  Cuddu  erano diventati più frequenti. Andava e veniva due, tre
Non hai una cappottella? Con questo scialletto!  Cuddu  per ripararsi dal freddo e dalla pioggia portava un misero
o al ritorno, gli domandava ogni volta: - Ma dove vai?  Cuddu  rispondeva vagamente: - Qui! Lo aveva incontrato due volte
era stata sùbito trasformata in Corpo di guardia.  Cuddu  si avvicinava intanto a compare Sidoro. - Ero venuto, per
e poi, precipitandosi dal muraglione, spariva...  Cuddu  si era fermato ad ascoltare; neppure sua madre si era
 Cuddu  non si era addormentato sùbito su lo strame accanto a Pino;
a penetrare nella grotta i primi lucciconi del giorno.  Cuddu  si rizzò a sedere. - Bravo! Sei sveglio - gli disse il
e portarle resto. La sua mamma non aveva altro denaro!...  Cuddu  si sentiva stringere il cuore. Nell'osteria aveva trovato
in fila che attingevano l'acqua e la versavano nella vasca.  Cuddu  osservava meravigliato. Guardava pure due grossi uccelli
le galline e con quattro tacchini. Era la prima volta che  Cuddu  li vedeva; non sapeva neppure che si chiamavano pavoni. E
presto quattro io; me li renderai - fece uno dei ragazzi.  Cuddu  accettò. Compare Cosimo sorvegliava il giuoco, con la pipa
in bocca e le mani dietro la schiena. E, qualche ora dopo,  Cuddu  aveva già vinto una quarantina di bottoni. Non sapendo che
riporterete voi, sul carro - intervenne compare Cosimo.  Cuddu  si sentì stringere il cuore. E appro- fittando della
e le battute di mano e le grida riprendevano, assordanti.  Cuddu  si mescolò coi ragazzi. Gridava, batteva le mani anche lui,
con una giornata di paradiso. A una voltata dello stradone,  Cuddu  si era fermato stupito, lasciando passare le Squadre che
della giacchetta, lo fermò; e rientrò nello stallatico.  Cuddu  non rispose. Appoggiò le spalle allo stipite del portone e
di casa con la ferma intenzione di non recarsi dal sarto,  Cuddu  aveva errato un po' per vicoli e vicoletti, fermandosi
detto, ammiccando al vestito: - Oggi sembri uno sposino! E  Cuddu  si era allontanato aggrottando le sopracciglia, senza
sossopra, case crivellate da bombe, tetti sfondati.  Cuddu  guardava sbigottito tutto quello sfacelo. A ogni quattro
tavole, arnesi di ogni sorta e macerie affumicate. A  Cuddu  pareva di fare un brutto sogno, tanto stentava a credere ai
giorni dopo, nell'ospedale di Messina,  Cuddu  non riusciva ancora a raccapezzarsi. Si sentiva impacciato

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