, il Re cominciò a ingrassare, a ingrassare, e in poco tempo diventò così grasso e grosso, da pesare due quintali con quel suo gran pancione che pareva
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precisamente alla Cecina, benchè fosse di giusta statura. Così fu perdonato, e da lì a poco lo sposò. Lei, per ricordo, volle sempre essere chiamata
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, lui le menò il colpo e le staccò, di netto, la testa. Rotta così la malia, dal tronco dell'albero uscì fuori una donzella, che non poteva esser
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, e così lo trascinassero fino al palazzo reale. Gli, altri, vista la mala parata, stettero zitti. E il Re, giunto al palazzo reale, si affacciò alla
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Scese laggiù, la prese in collo, e poi la fasciò così bene con un fazzoletto, che quella, alla meglio, zoppicando, potè camminare. — Grazie, ragazza
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voleva la pelle. — Venga a prendersela. — Si combatterono colle spade, e il Re Moro lo aveva conciato così bene, che il Reuccio grondava sangue da
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piedistallo; Non metter piede in fallo, Cavallo, mio cavallo. Non ebbe finito di dir così, che il cavallo di bronzo si scosse, agitò la criniera, dette fuori
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farina, la impasterà, farà la pagnotta e la stiacciata; per scaldare il forno ed infornare chiameremo Tizzoncino! — Bene! Benissimo! — E così fecero. Ma
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voce, il galletto verrà fuori. — E così fu. La cosa era troppo strana. Il galletto diventò famoso, e tornò a fare peggio di prima. Una mattina
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dito alla Reginotta quell'anello del gioielliere, e l'incanto sarà disfatto. — Così fu. La Reginotta diventò nuovamente di carne, ma pareva un tronco
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al punto d'onde era partita. Allora, da scaltra, disse al Re: — Maestà, turatemi le orecchie col cotone e versatevi su della cera. Così non sentirò
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, che non pareva più lei. Era così bella, che abbagliava. La Regina, come intese che Serpentina stava per tornare, montò sulle furie: — Se vien lei
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terra cotta, che era una meraviglia, e vi andò anche quella povera donna. — Oh Dio! È tutto il mio bambino!... Ma non era così che ti volevo Re
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i cocci del puttino e li saldò collo sputo. — Ed ora? — Ora — rispose il mago — prepari una bella festa e faccia così e così. - Il Re fece dei grandi
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principessa reale per moglie. La Regina disse al Re: - Almeno facciamogli vedere tutte e due le figliuole; così sceglierà. — Il Re, per contentarla, rispose
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annerivano il pavimento. Così per le stanze del palazzo; ma più scoteva e più gliene brulicavano addosso e se la rodevano viva viva. In un momento, Re
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Avea davanti una fila di stanze, così ricche e così splendide, che quelle del palazzo reale, in confronto, sarebbero parse vere stalle; e Testa- di
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; molto più che, con tutti quei gatti per la casa, i quali miagolavano da mattina a sera, si viveva una vitaccia d'inferno. Ma Sua Maestà ordinava così
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Topolino era cascato in disgrazia, nessuno più si rammentava del bene ch'egli aveva fatto, quando si chiamava Niente-con-Nulla: il mondo è così! Al
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fiaba di Ranocchino, porgi il ditino. La fiaba piacque ai bambini: — Un' altra! un' altra! — E così di seguito; ne raccontò più di una dozzina, e lui
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a riempirsele di questi. Così fino all'ultima stanza, dove, in un angolo, si vedevano ammonticchiate le arance d' oro del giardino reale. C' era lì
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! Quante lagrime ho sparse! — La tua sorte volea così. Ora il destino è compito. — Sua Maestà, conosciuto chi era quel contadino, le diè in dote 1' albero
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? — È morto! - Disse così per non esser seccato. E il giorno appresso, prima dell' ora fissata, andava ad appostarsi sotto le finestre del palazzo
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salteranno. E rimestava. Ed ecco saltar fuori il secondo. Così tutti e sei i fratellini. — Oh, il bel ranno! Oh, il bel ranno! Presto fuori salteranno. E
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orecchie? — Il Re, indignato, la condannava a rigovernare i piatti e le stoviglie della cucina reale. Il principe Pesciolino (lo chiamarono subito così
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. Mangiò, bevve, e poco dopo le vennero le cascaggini. — Reginotta, dormite, dormite! - Il letto Parlava. Era uno stupore. Così tutti i giorni. Non le
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! Ma per ora bada a crescere. — E qui un capitombolo per aria, prendendolo fra le mani. Gomitetto se l' ebbe a male e andò via. Ogni anno così; ed eran
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PREFAZIONE Queste fiabe son nate così. Dopo averne scritta una per un caro bimbo che voleva da me, ad ogni costo, una bella fiaba, mi venne, un
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Pagina Prefazione
poteva lavorare pochino. Faceva dei piccoli servigi alle vicine, e così lei e la sua creatura non morivano di fame. Quel figliolino era bello come il
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TESTA-DI-ROSPO C' era una volta un Re e una Regina. La Regina partorì e fece una bambina più bella del sole. Insuperbita di questa figliolina così
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RANOCCHINO Questa è la bella storia di Ranocchino porgi il ditino, e sentirete qui appresso perché si dica così. Si racconta dunque che c'era una
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disse — non vi arrischiate più a dire così, o guai a voi! - La povera donna, dalla paura, non disse più nulla. Però quel figliolino, ora che la sua mamma
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, sarai regina se Dio vuole! — E Tizzoncino che faceva l' uovo: — Se lo dicevano che erano ammattite! - Ogni notte così, fino alla mezzanotte: — Spera di
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? Allevarlo? — Dovevano allevarlo. - La povera Regina dette in un pianto dirotto: — Chi avrebbe allattato una bestia così schifosa? Lei sarebbe morta dal
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Pagina Titolo
voleva acconsentire: — Dove sarebbe andata, così sola e inesperta? Era impossibile! — Lasciatemi andare, o m' ammazzo! — A questa minaccia disperata, il
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Re non sapeva rassegnarsi: avrebbe dato anche il sangue delle sue vene invece della figliuola! Ma il destino voleva così, e bisognava piegare il capo
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peloso, che l'afferrò e la tirò giù. E così, da parecchi anni, lei viveva in fondo a quel pozzo, col Lupo Mannaro che l' avea tirata giù. In fondo al
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, e sparì. Per la strada il sarto continuò a brontolare: — Perchè non quello d' oro? — Il Signore m' ispirò così. - Le due sorelle, curiose, vennero
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