Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: coscienza

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non in altro luogo si pone che nella coscienza, come da una  coscienza  ebbe il crisma che la pose nel mondo. Donde
che, all’atto della recezione, avviene fra l’opera e la  coscienza  ricevente, perché, proprio in quel momento, la coscienza
la coscienza ricevente, perché, proprio in quel momento, la  coscienza  ricevente non può non attestare, nel suo riconoscimento, un
è impossibile un’attività artistica senza una presa di  coscienza  con la natura. E la più diretta è la presa di coscienza con
di coscienza con la natura. E la più diretta è la presa di  coscienza  con la terra sulla quale camminiamo.
tela come specchio dilatato della  coscienza 
come essenza capace di rivelarsi. In quel momento stesso la  coscienza  storicamente determinata, che s’istituisce tramite, si
se anche, ciascuna volta, nel foro interiore di una  coscienza  individuale. E pertanto, o non si ammette la possibilità di
di verifica e quindi di senso, oppure, se si ammette che la  coscienza  possa intenzionare un siffatto oggetto, che nell’esser
che lo fa tale, e la possibilità in generale che la  coscienza  ha di accedervi.
dell’opera d’arte nei suoi mezzi fisici al di fuori di una  coscienza  che la individua come tale si riduce all’esistenza di un
della loro realtà senza esistenza è indispensabile una  coscienza  21.
quindi fare i conti con la realtà e infatti anche la mia  coscienza  del reale ha migliaia di risvolti a seconda del mio
struttura, quanto sul modo di affiorare dell’opera ad una  coscienza  ricevente, discenderà come deduzione da quell’unico modo
che solo in virtù del trapasso da una determinata  coscienza  l’opera d’arte si rivela come tale, e cioè sempre e solo
noi qui lasceremo i novatori perchè meditino con  coscienza  su queste parole sacrosante, dettate al celebre filosofo da
a porre la pittura come processo della percezione che la  coscienza  costruisce; La Tour (forse informato dalle novità romane
a decantare in lirismo sofferto il drammatico contrasto di  coscienza  e realtà da conoscere.
 coscienza  materialistica, ossia la necessità di cose chiaramente
è il mio contributo alla  coscienza  di sé, dei propri limiti, dei propri eccessi, delle proprie
è subentrata alla conoscenza immaginativa. Abbiamo  coscienza  di un mondo che esiste e si spiega per se stesso, e che non
è il seguente: la fotografia induce non già ad una  coscienza  dell ’esser-là della cosa fotografata, ma ad una coscienza
coscienza dell ’esser-là della cosa fotografata, ma ad una  coscienza  d’essere-stata-là. Si tratta d’una categoria nuova dello
tal senso la fotografia viene a ricollegarsi ad un tipo di  coscienza  puramente spettatoriale, e non alla coscienza finzionale,
ad un tipo di coscienza puramente spettatoriale, e non alla  coscienza  finzionale, progettiva, magica, da cui dipenderebbe il
e le aspettanze che informano una data percezione, la  coscienza  avrà sempre la scelta fra il costituirsi del percepito
pro aliquo. E per flagranza intendiamo la presenza che la  coscienza  realizza a contatto di una realtà esistente, mentre, per
mentre, per astanza, la particolare presenza che la  coscienza  prova di fronte alla realtà pura dell’arte. Flagranza ed
due realtà. D’altronde in questa duplice apertura, che la  coscienza  ha sul percepito, risiede la possibilità di distinzione fra
automaticamente ad un oggetto, non resta men vero che la  coscienza  possiede l’oggetto dal di dentro: per revocare il percepito
il percepito da una rappresentanza diretta dell’oggetto, la  coscienza  non ha che da staccare la corrente che unisce il percepito
del linguaggio si basa proprio sulla prerogativa della  coscienza  di far rifluire la flagranza o la astanza della realtà a
della corda battuta dal martelletto del pianoforte. Per la  coscienza  si tratta invece di elaborare certe percezioni, che, dalla
di segno è indubitabile. Tuttavia nel trapasso che opera la  coscienza  sul percepito, assunto come realtà e successivamente posto
di suoni — non richiede l’esistenza di nessi esteriori alla  coscienza  in cui l’imposizione del significato avviene.
ultime attitudini l’opera d’arte ha dunque subito, nella  coscienza  del ricevente, una valutazione che finora non si era
perciò in seconda istanza se l’attitudine che assume la  coscienza  per decifrare (decodificare) un messaggio sia compatibile o
avvenga nello spazio esterno o nel foro interiore della  coscienza  in cui, comunque, dall’altroche-sé perviene — la
di prodursi come un eterno presente non contrasta con la  coscienza  storicistica dell’opera d’arte, poiché a questa,
ubiquitario, ma storicamente determinato in una determinata  coscienza  (e dunque, società, epoca) compete un’adeguata
in atto da vari secoli. Da questo nuovo stato della  coscienza  sorge un’arte integrale, nella quale l’essere agisce e si
deve proprio all’aver individuato l’oscuro richiamo della  coscienza  comune a questo rovesciamento di tendenza, e non certo ad
è probabilmente la presa di  coscienza  d’una insufficiente finalità estetica e ideologica delle
uno nel fatto che l’opera è astanza, realtà pura solo nella  coscienza  che la riceve e la riconosce come tale. Donde si configura
in quanto che si completano per compensazione nella  coscienza  del ricevente. Se non si arriva a questa desunzione della
ma da queste sue qualità non corrette né sostenute da una  coscienza  inflessibile d'artista, decorre un eclettismo anche più
dopo lo sforzo puro fantastico, ne perde subitamente  coscienza  e passa dall'estremo lirico all'estremo pratico. Aveva
senza saperlo dipingendo il mondo»; ora veramente perdendo  coscienza  di sé, e dell'arte converte l'attivismo fantastico nella
nel modo di porsi in relazione con l’oggetto: da un lato la  coscienza  lo visualizza in maniera da isolarlo e farsene un
un particolare e ineffabile simbolo, dall’altro la stessa  coscienza  non può arrivare ad interiorizzarlo interamente. Il modello
la volontà di caricare di un soprappiù psichico, di dare  coscienza  e intenzione a questo amoralismo formale del Cinquecento.
ad una coscienza, il modo di presentificarsi alla  coscienza  non è deducibile né predeterminabile, ma può essere solo
solo attestato, individuato al momento che si attua, dalla  coscienza  stessa. E quindi, se anche, fenomenologicamente, questa
tecnica e sulla abilità manuale, oggi risiede nella  coscienza  di una possibilità di ricreare, moltiplicare e diffondere.
d’altro canto, sempre di più la  coscienza  dei danni prodotti dalla tecnologia, dall’inquinamento,
ma per quello che potremmo definire una presa di  coscienza  dell’intervento dell'uomo su elementi che presentano un
già dalla risposta al segno inteso come stimolo, ma dalla  coscienza  che si oggettualizza nel segno, riporta la considerazione
dell’opera d’arte — almeno come punto di partenza — alla  coscienza  che produce l’oggettualizzazione, e quindi, quella a cui
o di semanticità in cui rientra ogni prodotto della  coscienza  umana, e perfino, di eventuali forme larvali di coscienza
coscienza umana, e perfino, di eventuali forme larvali di  coscienza  non umana, se veramente le api hanno potuto elaborare un
tipiche con cui astanza e semiosi si presentificano alla  coscienza  stessa. In modo particolare, per quel che riguarda l’opera
con cui offrono la propria astanza di opera d’arte alla  coscienza  sia rappresentato dal linguaggio, e cioè dal sistema
solo per quello che realizzano a vista, e cioè alla  coscienza  che le intenziona come opera d’arte. In questo senso, anche
allora la collimazione reciproca dell’opera d’arte e della  coscienza  ricevente, ma proprio per siffatta estrazione fenomenica
quei modi nuovi in realtà rispondono ad uno status della  coscienza  attuale estremamente diffuso anche se confuso, e che si
sempre delle giustificazioni; indizi quindi d’una cattiva  coscienza  dell’autore. Anche nel caso presente: è questa, infatti, la
rispetto alla perdita del futuro, è nell’alienazione della  coscienza  attuale al presente, che sta l’origine, identica per
nel settore che stiamo esaminando, indicano una presa di  coscienza  da parte dell’artista dell’importanza d’un’arte che non
o improbabile allo stato attuale e normale della nostra  coscienza  (mentre sarebbe sia pur raramente possibile in condizioni
ed è su questo percepito, avulso dal suo contesto, che la  coscienza  investirà le sue intenzioni per lo più ineffabili, ma
di presenza, secondo l’intensità con cui hanno toccato la  coscienza  e del posto che vi occupano. Alcune figure intere oppure
per questo che in tutte le mie azioni cerco di far prendere  coscienza  all’uomo delle sue possibilità creative, le uniche che gli
esterno alla coscienza, ma risulta da un intervento della  coscienza  sul percepito. La doppia articolazione del linguaggio, che
ma il presente è, per lui, il momento della più lucida  coscienza  e non dell'incontrollata passione. In questo, appunto, si
ha la precisione, la chiarezza di uno spazio geometrico. La  coscienza  umana ha una struttura propria, in nessun modo analoga a
chiara, autonoma, tale che veramente realizzi la  coscienza  nel suo essere. Solo nel Settecento tardo, quando il gusto
altro caso, pure questo caratteristico d’una presa di  coscienza  della pluralità dei codici usabili per un fine unico, è