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Sentenza n. 1

335952
Corte costituzionale 19 occorrenze
  • 1956
  • Corte costituzionale
  • Roma
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LA CORTE COSTITUZIONALE

LA CORTE COSTITUZIONALE

I loro difensori, nelle deduzioni depositate nella cancelleria, chiedono tutti che la Corte dichiari l’illegittimità costituzionale dell’art. 113

Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 5 giugno 1956.

Affermata la competenza di questa Corte, si può passare all’esame della questione di legittimità costituzionale proposta con le ordinanze sopra

esclusiva della Corte costituzionale a giudicare sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge

, la Corte ravvisa opportuno che la decisione nei giudizi riuniti abbia luogo con unica sentenza.

29) ordinanza 1 febbraio 1956 della Corte d’Assise di Terni nel procedimento penale a carico di Picchiami Dario ed altri, pubblicata nella Gazzetta

8) ordinanza 24 gennaio 1956 della Corte d’Appello di Milano nel procedimento penale a carico di Alti Ambrogio, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale

10) ordinanza 24 gennaio 1956 della Corte d’Appello di Milano nel procedimento penale a carico di Zanaletti Luigi ed altro, pubblicata nella Gazzetta

9) ordinanza 24 gennaio 1956 della Corte d’Appello di Milano nel procedimento penale a carico di Gandini Carlo, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale

In conformità dell’art. 15 delle Norme integrative per i giudizi davanti a questa Corte, le trenta cause promosse con dette ordinanze sono state

evidente e perciò l’illegittimità costituzionale dell’art. 113 deve essere dichiarata dalla Corte costituzionale.

Sono così trenta ordinanze (18 di Pretori, 8 di Tribunali, 3 di Corti di appello e 1 di Corte di assise): ciascuna regolarmente notificata ai sensi

La Corte costituzionale deve perciò dichiarare la illegittimità costituzionale dell’art. 113 del T.U. delle leggi di p.s., fatta eccezione per il

manifestamente infondata perché, nonostante il prevalente indirizzo della giurisprudenza della Corte di cassazione a favore della perdurante efficacia del

della Corte Costituzionale.

duplice effetto che la pronuncia della Corte costituzionale è destinata ad avere, sia specificamente per la causa in corso, sia generalmente erga omnes

procedimento penale e la trasmissione degli atti alla Corte costituzionale per la decisione della questione di legittimità.

Il Nuovo Corriere della Sera

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AA. VV. 14 occorrenze

Alla Messa degli Artisti, domani, domenica, alle 12, in San Gottardo in Corte (palazzo reale) collaboreranno: Giorgio Albertazzi, Carlo Franzini

Questa «esecuzione» sarebbe avvenuta l'11 giugno 1945. Cinque anni dopo, nel 1950, l'Alta Corte di Giustizia di Parigi condannava a morte

. Saranno presenti quasi tutti i rappresentanti delle 364 famiglie che figurano nella «lista del patriziato e della nobiltà romana» esistente presso la Corte

fatta segno alla corte discreta, ma insistente, di un giovane alto, dall'aspetto distinto, che dimostrava una trentina d'anni. Ieri sera, poco dopo le

trasmessi alla Corte dei Conti; subito dopo la registrazione - e cioè domani o nei primi giorni della prossima settimana - ne sarà pubblicato il testo

Questa disposizione ha dato luogo ad una polemica, tuttora in corso, ed una recente sentenza della Corte d'appello di Torino ha deliberato che la

del movimento fascista. Qualche esagerazione forse ha fatto Vinciguerra circa la influenza di un partito di Corte, la quale si sarebbe prolungata

giurisdizione della Corte d'appello di Milano.

Ma anche la delibera della Corte d'appello di Torino non soddisfa, in quanto, pur distinguendo fra le condanne comminate sotto i due diversi Codici

resa esecutiva, agli effetti civili, dalla Corte d'appello di Roma l'11 agosto dello stesso anno.

base ad una circolare del Ministero dell'Interno del 18 gennaio 1955, ispirata ad una sentenza della Corte di cassazione, è stato stabilito che «in caso

Emanuele II, che, dopo la morte di Cavour, diventa sostanzialmente l'arbitro che dirige col suo partito di Corte le cose italiane. Fallito Ricasoli

imputati, ha chiesto al giudice istruttore di rinviare al giudizio della Corte d'assise i tre fratelli Bettelle per rispondere di concorso nella tentata

enigmatico, condannato il 6 dicembre scorso dalla Corte d'assise di Milano a tre anni e tre mesi di reclusione per il rapimento della studentessa Giovanna

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