inventato felicemente quel titolo. Il quadro rappresenta l’Infanta Margarita con la sua piccola corte, mentre viene ritratta da Velázquez. Ma dubito
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, architettonico o naturale, che non sia anch'esso tutto esterno, spiegato. Nel ragguaglio di società e natura, l'aristocrazia e la corte stanno al resto del
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movimento dei colori, della vita splendida della corte. Se la società è teatro, e la corte una società eletta, deve avere la sua scena e il suo pubblico. L
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Lévi-Strauss) o delle gonne lunghe e corte (alla Barthes).
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carattere nuovo, con una fisonomia propria. I suoi quadri si distinguono tra mille, anche per corte loro qualità materiali. Piccoli quadri e piccole
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fiaba. Come abbiamo già detto, si trattava di un’arte improntata soprattutto ai sofisticati ideali della vita di corte, la quale, a sua volta, era
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, particolare del corte, 1423, Firenze, Galleria degli Uffizi.
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importanti episodi politico-familiari della vita di corte dei Gonzaga. Sul soffitto della stanza, Mantegna ha dipinto appunto un finto oculo (fig. 115
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si svolgeva lo spettacolo. Nella seconda metà del Cinquecento, soprattutto a Firenze, alla corte dei Medici, si sviluppò una pratica scenografica
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supremazia prospettica, che Piero volle forse portare con sé alla corte di Urbino. Per far vedere di che cosa lui, e lui solo, era capace.
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. Con la stessa immutabile ritualità dei cerimoniali della corte di Bisanzio, la pittura era chiamata a ripetere pedissequamente modelli ritenuti
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’Alessandria, con le sue dita affusolate, la corona tempestata di gemme, le maniere aggraziate sembra in tutto e per tutto una dama di corte.
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Viene ora un latinista, il Della Corte 19, che ci dice in primo luogo come, la traduzione proposta dal Panofsky, è possibile senza essere l’unica e
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Da questa base il Della Corte ricostruisce ipoteticamente l’iscrizione che ne avrebbe tratto il dotto Giulio Rospigliosi, poi papa Clemente IX, per
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, forse solo a un profumo, ma in quel profumo raccoglie una vita. Boucher è esempio di tutta quella pittura di corte settecentesca che ha il dono di
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Nel Settecento il ritratto ha i toni galanti e superficiali della vita di corte, come possiamo apprendere dall’opera di François Boucher che è l
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mitologici, testimonia la crescente rilassatezza dei costumi che ha come modello la corte reale, più impegnata nelle attività mondane che nella gestione
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; e spesso si distingue tra un'arte di corte, con la sua “maniera grande” e un'arte borghese, con la sua maniera dimessa e descrittiva, identificando
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governo”, il re erigerà a Versailles il tipo, destinato ad avere conseguenze lontane, di un'architettura “di corte”.
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facciata è facciata e parete di cortile, divisorio tra corte e giardino, scenario di feste e rappresentazioni teatrali.
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disgrazia sotto Innocenzo X, il Bernini è l’artista della corte pontificia; il Borromini è ricercato dagli ordini religiosi, specialmente da quelli
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celebre, anche presso qualche corte straniera, come abile scenografo e progettista di apparati cerimoniali. Ha una cultura architettonica europea; l
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incombenze del governo e alla vita della corte. Anche i palazzi patrizi debbono sottostare alle norme, adattarsi al tracciato, limitare la monumentalità delle
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essere l'architetto della corte, e di una corte provinciale che fa di tutto per assomigliare a quella del re di Francia. La facciata di palazzo Madama
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misure corte, da certe simmetrie rustiche e ingenue non sappiamo proprio fino a qual punto sia voluta e consapevole e fino a quale altro involontaria. E
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champagne nelle scarpe di raso? I visitatori della Mostra rimangono assai incerti, se sorridere, oppur dissentire, di fronte al «pittore di Corte» dai
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. Lorenzo Costa era stato chiamato alla Corte di Mantova, dopo la morte del grande Andrea Mantegna, e ne era trattato con tale larghezza e bontà da non
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Corte e ritirarsi... dove morì molto vecchio, et quasi che svanito nell'arte. Con tutto ciò fu huomo in vigor d'età d'haver luogo fra i migliori del suo
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partenza dalla Corte, poiché quando egli fissò definitivamente la sua dimora a Toledo, verso la fine del 1585, né Tibaldi, né Zuccari erano ancora
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F. MALAGUZZI VALERI, La Corte di Lodovico il Moro. La vita privata e l'arte a Milano nella seconda metà del Quattrocento. Vol. 1: La vita privata
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Il terzo capitolo ci conduce addentro nella vita della Corte sforzesca; nei suoi particolari amministrativi, di costume, di coltura e in quanto essi
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interessanti per la psicologia, l'umanità e la coltura della corte sforzesca.
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Il quarto capitolo, come un supplemento, serve a farci seguire la vita della Corte nei castelli di campagna e nelle partite di caccia, e qui hanno
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a Londra verso il 1626 quando Gentileschi era l'artista più alla moda della Corte d'Inghilterra, e che è appunto dopo questo tempo che la rivoluzione
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smorte, sulle spalle eburnee, e freddine delle guardarobiere di corte, all'ombra rada e discreta dei parchi di Carlo I.
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del Domenichino. Fu quindi a Napoli vari anni. Più tardi quando il padre già vecchio fu chiamato alla Corte d’Inghilterra lo seguì a Londra e quivi morì
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se non morale dei due Gentileschi, padre e figlia - ove svariano rapide le ombre corte sotto le codette cineree; azzurro gigliato pronto a cedere a un
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F MALAGUZZI-VALERI, L'Arte alla Corte di Ludovico il Moro. II. Bramante è Leonardo. Milano, Hoepli, 1916 (in: 'L'Arte', 1916, p. 356-60).
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dimenticare insomma che «la Corte di Ludovico il Moro» è il titolo in rosso, e «Bramante e Leonardo» per quanto soverchino il primo nelle dimensioni sono
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, coll'espansione delle sue nuove forme che ne germinavano. Fin dopo il 1313 fu in patria; nel 1317 era a Napoli alla corte di Roberto d'Angiò con
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gusto di quelli, così avvenne verso il 1000 per gli artisti greci chiamati alla corte degli Ottoni. Come ricorda il C., le legature di libri
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F. MALAGUZZI-VALERI, La Corte di Lodovico il Moro. III. Gli Artisti lombardi. Milano, Hoepli, 1917) (in: ‘L'Arte’, 1917, p. 297-99).
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esorbitare dalla cornice «Corte di Ludovico il Moro», riprenda in esame fra i miniatori anche quei lombardi che lavoravano fuori di Lombardia e magari
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stile «Corte di Erode» della cerchia Wilde-Bearsdley-Hoffmannstahl-D’Annunzio-Bákst, questi innocui eccitamenti serpe serpe; ma veder vede serviti qui
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fatti dall'Amigoni, ch'era stato pittore di Corte a Madrid subito prima del Giaquinto.
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del padre con la corte estense avrebbe potuto in mille altri modi, a Padova per esempio, venire a contatto con lo stile di Piero, che traluce persino
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Corte pontifìcia; bisogna venire anche più in qua, non a Baccio Pintelli, non all’Alberti, ma al Bramante.
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giudicherebbero usciti dalle mani gentili degli allievi di Raffaello. Il Bramante non imparò dagli antichi ciò che importava sopra tutto alla Corte di Roma, la
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, non è l'Esopo che fu amato da Creso e visse nella Corte del re di Lidia, non è l’Esopo che andò a Delfo a consultare l'oracolo e per certe imprudenti
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le vite son corte.” Dante Alighieri, Divina commedia, Par. XVI, 73-81.
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