di incontrarmi con la mia bella bruna, mi trovavo faccia a faccia con lei presso una famiglia di comune conoscenza. La padrona di casa mi presentava
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; dell'assessore per le liti, che rovinava il comune e i debitori di esso per la nota ragione: Fabbriche e liti , padre Priore ; dell'assessore per
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!». «Il Comune ha tesori, marchese! Ma bisogna strapparli di mano a coloro che se li posseggono tranquillamente perché non si è mai ardito di disturbarli
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capite. Stiamo passando un brutto quarto d'ora. Povero Comune!» «Niente, dottore! Riguardo ad affari comunali ... » «Ma se gli uomini come voi si tirano
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dirizzone; ma si è stancato subito ... Fate il miracolo, cugina! Dobbiamo abbandonare il Comune in mano a certa gentaccia? Che penseranno? Che il marchese di
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lui, sin dalle prime settimane della loro vita in comune, si era interposto qualche cosa, che a lei pareva freddezza e a lui istintiva repulsione; a
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accadergli. Era proprio vero che certe cose bisognava provarle per darne equo giudizio. Pensava egli forse agli interessi del Comune, alle piaghe da guarire
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affacciato al balcone. Nel vicolo, neppure un lampione davanti alle porte delle casupole; le vicine recitavano in comune il rosario. La fiammata dei focolari
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orso minaccioso. E per compensare la fanciulla della sua audacia non comune, e per ringraziarla insieme della pia intenzione che aveva avuta volendolo
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bisognava farsi amico del duca. Era facile la cosa. Nel pomeriggio aveva scorto Luciano in compagnia di Belitzine. Belitzine era un amico comune
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fanciulla per gli artisti, cosa frequentissima, anzi comune, presso le donne spagnuole, e accertatosi del fatto, l'aveva adoperato a suo pro
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