corsa. Io dietro, e lo zio pure. La mia amica era ancora drizzata in ginocchio sulla panca, come si era messa per gridare quei suoi «non è vero». Scese
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lucertole si arrostivano beatamente al sole. Nella seconda grotta invece c'erano i pipistrelli, disse Ippolita. Questa grotta era come una porta nel
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so, perché una volta facevo collezione. Saltò in piedi e cominciò a rimescolare le lettere nel baule, come avrebbe rimescolato le monete d'oro
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perché dovesse prendersela tanto se avevamo fatto una figura un po' ridicola davanti a suo zio. - Hai visto come fa, - disse. Anche dalla voce si
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soggezione: non è un conte, lo zio della tua compagna? - Oh, mamma, ma questo cosa c'entra! - Ti troverai male, non saprai come comportarti con gente cosí
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: - Come eri bu-u-uffa! Quando hai detto «gridando uh accipicchia», oh che bu-u-uffa eri! Prima cosa, le mollai uno schiaffone, dicendo: - Potevi ben
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paese, dove mi conoscono tutti. Ti pare che mi darebbero il biglietto per Parigi senza il permesso degli zii? Come minimo telefonerebbero qui per
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vanno d'accordo. Dunque, zitta e mosca. Ippolita intanto aveva di nuovo messo via il ritratto, maneggiandolo con delicatezza, come se lo accarezzasse, e
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loro come gli occhi presero un'aria stupefatta. Fu allora che lei si rese conto di aver fatto un gravissimo sbaglio. Lo spiego dopo, che sbaglio fosse
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gioco della dama col trovatore. - Cosa c'è? Cos'hai? - Ero fin spaventata. Di nuovo come quel primo giorno, mi agguantò per mano e mi tirò fino in
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mentre tutte noialtre avevamo i capelli tagliati corti, alla paggio come si diceva, chi non aveva i ricci naturali; e poi perché la accompagnava a
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chiaro con la pila al di là dello specchio d'acqua, dove il raggio arrivava appena. Aguzzando gli occhi riuscivo a vedere qualcosa, una macchia nera, come
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? Non poteva negarlo, dunque disse: - Già. - Ma a Parigi ti aspetta qualcuno? Qui andava sul sicuro: - Sí, mia madre. - E come ti chiami, di' un po
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Cosí la mia vacanza al castello non era finita, come avevo creduto prima. Veramente mi ero quasi aspettata che gli zii di Ippolita mi spedissero via
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importava che finisse per venir fuori da sé, il groppo sul cuore le sarebbe rimasto lo stesso e tutto sarebbe continuato come prima. Male, cioè. Senza
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intorno sembrava che friggesse, da tanto che stridevano le cicale. Il cameriere - autista (avevo scoperto che si chiamava Remigio, come l'eroe del
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. Risultò che il Rarissimo, l'Introvabile, tra loro non c'era, cosí nonna non diventò ricca come Bonaventura, però ne ricavò lo stesso una bella somma. La
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- E questo come c'entra? Che roba è? - Il Trovatore: un'opera. La canta sempre mio papà.
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tovaglietta a trafori in testa, per fare da velo, e devo dire che come dama convinceva abbastanza. Io facevo ancora resistenza. - Guarda che non ci riesco
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ragione; anch'io ce l'avrei avuta con gli zii, se mi avessero fatto passare le vacanze come le facevano passare a lei. Già, perché anche nel pomeriggio
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. Per arrivarci ci toccò scendere un'infinità di scale, in fila indiana come dicono nei romanzi d'avventure, solo che non so se sia lo stesso una fila
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d'occhi a vedere che cosa succedeva. Volevamo passargli davanti come in parata, senza smettere di cantare, invece naturalmente ci scappò da ridere
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caso che la gran luce che ci aveva abbagliato era riflessa da un nuvolone di quelli ammucchiati su alti alti come torri. Poi l'abbiamo visto; era
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. Gli zii parlavano tra loro di gente noiosa che non conoscevo, con l'aria che non gliene importasse niente nemmeno a loro. Insomma, come se quei
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finta che tutto fosse normale. Tant'è, mi svegliai. Di soprassalto, come se qualcuno mi avesse chiamato. La stanza era al buio, pareva ancora notte
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