, tutte le volte che il Re andò a caccia, non potè più tirare un sol colpo. La selvaggina era sparita, come per incanto, dai forteti e dai boschi. Non
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principe reale e avrebbe avuto quattrini quanti ne voleva! — Ma i banditori andarono attorno inutilmente. E come la Cecina cresceva, per quanto poco
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come il legno. Una di esse volò dal Re: — Maestà, la Regina ha le carni dure come il legno! — Possibile? - Il Re e i ministri andarono ad osservare. La
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sposare un regnante. — C' era una volta.... 10 — E tutto allegro disse al ciaba: — Proviamo. — Il ciaba chiamò la figliuola, senza dirle del Re; e come
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ogni cosa. — Come va questa faccenda? — Maestà, la faccenda è piana. Quell'uomo ha avuto un chiodo incantato della fata Regina, e l' ha piantato sulla
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e ve la lasceremo morire. — Ma il Re come potrà crederlo? — Ci ho tutti i segnali. - Così fecero. Nel mezzo della notte, afferrarono la povera
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quest' erba, masticala bene e trattienila in bocca; — E intanto che masticava, la Reginotta ritornava bruttissima e contraffatta della persona come una
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e certi occhietti piccini piccini. Il Re non aveva voglia di ridere; ma come vide quello sgorbio, non seppe frenarsi. — Che cosa voleva? — Maestà
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' era più. Si era rizzato di terra, si era ripulito il vestitino, ed era andato via, lesto lesto, come se nulla fosse stato. — Buon viaggio! — disse
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: — Mancavano principesse? C' era la figliuola del Re d'Inghilterra: si mandasse per lei. - Il povero ambasciatore partì come una saetta, camminando giorno
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e più si faceva impertinente. A tavola beccava nei piatti del Re e della Regina; razzolava, come se nulla fosse, nei piatti dei ministri, che non
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, come se non gli avesser mai tirato il collo e non lo avessero mai pelato e abbrustolito. Il cuoco corse dalla Regina: — Maestà, il galletto è risuscitato
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Regalarglielo non potevano, perchè s'eran già guastati coi parenti di lei. Come fare? — Ci penserò io. — Il Re di Spagna si travestì da gioielliere
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batterti con me. — Il mago s' infuriò e venne fuori armato fino ai denti: ma, come gli vide in mano quella spada, urlò: — Povero me! - E si buttò
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disse, minutamente, come dovei regolarsi. Il giovanotto tornò dal mago: — Mago scellerato, ti sei fatto beffa di me! lingua per lingua, occhio per occhio
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— Ed ora che fare ? Come tornare indietro con quella mostruosità? - Risolse di tornar di notte, perchè nessuno lo vedesse. La Regina, accortasi di
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ordinò: — Mi si selli il miglior cavallo della mia scuderia! — Montò a cavallo e via, come un fulmine, per la strada del bosco. Di tanto in tanto si
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, che non pareva più lei. Era così bella, che abbagliava. La Regina, come intese che Serpentina stava per tornare, montò sulle furie: — Se vien lei
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, come se qualcuno vi prendesse quattrini a manate. Apre in fretta in fretta.... Le mille lire mancavano, ma lì dentro non c' era nessuno! — Come
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cominciò dallo scarcerare la povera donna, e tornò a mandare dal mago: — Come rintracciare il bimbo? Lo avea rapito un cenciaiuolo e non se ne sapeva più
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luna e del sole sarebbe stata sua sposa! E lui se ne tornerebbe al palazzo reale, Re come prima e più beato di prima! Ma la sua disgrazia volle che
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vera mamma siete voi! — cominciò a odiarla terribilmente, come se non fosse stata sua figliuola. E una volta disse al Re: — Maestà, no, costei non è la
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più quella schifosa testa di rospo; ma era così bella, che, al paragone, la Gigliolina, bella e bianca come un giglio, sarebbe parsa proprio una
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seppe nulla; e il bambino crebbe vegeto e vispo da quel topolino ch' egli era. Camminava su due gambe, come un uomo; solamente la mamma lo vestiva in
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gatti affamati, e stettero ad aspettare. Quando riapersero la stanza, Topolino non c' era più. E i gatti si leccavano i baffi, come se avessero
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Ed ecco, sul tardi, il mago Tre-Pi, nero come il pepe, con una barbona nera e certi occhi neri che schizzavano fuoco. — Ah, buon mago Tre-Pi
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venne ad aprire. — Che cosa volete? E chi è costui ? Temerario, come osi di venire da me! — E voleva scacciarlo via. Quelli la rabbonirono e le esposero
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po'malato. - E il Re s' acchetò. Intanto la povera Reginotta viveva in ambascia: — Cardellino traditore, te e il tuo padrone! - E come s'avvicinava
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fu quando il Re di Francia mandò a dire che fra otto giorni arrivava. Come rimediare con quella figliolaccia caparbia? Dallo sdegno, le legò le mani e
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lassù. —O come? — Maestà, ammazzate il bue e vedrete. — Il Re ammazzò il bue. — Maestà, scorticatelo e lasciate molta carne attaccata al cuoio. — Il Re
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Come rimediare? Il Re si morse una vena del braccio e ne fece schizzar il sangue. Intanto scivolava giù. Ma poco dopo la corda da capo: — Ahi, ahi
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trova nelle budella? Due orecchie di creatura umana, ancor stillanti sangue! Chiamarono subito Senza-orecchie, come le avean messo il nomignolo
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, come una pazza per ritrovar la figliuola. Salita in cima alla montagna, cercò, chiamò tre giorni e tre notti, ma non scoperse neppure un segnale; e
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cominciò a baciarlo, a carezzarlo, a farlo saltare in aria come una bambola. — Mi vuoi per marito? Mi vuoi? - La Reginotta rideva: — Ti voglio! ti voglio
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— Mi vuoi per marito? Ti feci fare apposta per me. — Lei tremava come una foglia. — Mi vuoi per marito? - Più la Reginotta sentiva quella vociaccia
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soltanto con essi, ingenuamente, come non credevo potesse mai accadere a chi è già convinto che la realtà sia il vero regno dell'arte. Se un importuno
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Pagina Prefazione
SPERA DI SOLE C'era una volta una fornaia, che aveva una figliuola nera come un tizzone e brutta più del peccato mortale. Campavan la vita infornando
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poteva lavorare pochino. Faceva dei piccoli servigi alle vicine, e così lei e la sua creatura non morivano di fame. Quel figliolino era bello come il
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E ogni volta che lei gli diceva: tu sarai Re, il bimbo accennava di sì colla testina, come se avesse capito. Un giorno si trovò a passare proprio il
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si svegliò, non trovò più la Reginotta. Cerca, chiama per, tutto il giardino; nulla! La bimba era scomparsa. Come presentarsi al Re, che andava matto
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bella, spesso diceva: — Neppur le fate potrebbero farne un'altra come questa. — Ma una mattina, va per levarla di culla e la trova contraffatta, con una
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rispondeva nessuno. Ma le parole erano, precise, quelle dell'albero che parlava. — Chi sei tu ? — Non rispondeva nessuno. La mattina, come aggiornò
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IL CAVALLO DI BRONZO C' era una volta un Re e una Regina, che avevano una figliuola più bella della luna e del sole, e le volevano bene come alla
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lo piantarono come un grullo. Parti e andò in un'altra città. E, appena arrivato, si messe a gridare per le vie: — Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol
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, dinoccolato, come se non dicessero a lui. Quando i vicini furono andati pei fatti loro, cavò di tasca lo zufolo, e ti, tìriti, tì, il seminato
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col padre la figliuola minore. Comparve la vecchia colla conocchia e col fuso e cavò di tasca, come la prima volta, tre anelli, uno d' oro, uno d
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' eran più! Figuriamoci la sua collera! — Come? Ti sei addormentato anche tu? — Maestà non ci ho colpa. È venuto un cardellino, si è posato sopra un ramo
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. — — Tizzoncino apriva l' uscio e porgeva lo staccio. — Come! Siete allo scuro l Mentre picchiavo e' era lume. — Uh! vi sarà parso. - — Fornaie, per
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un gran rumore, come di cavalli che corrano di galoppo. — Bada! bada! — Spaventato, stava per voltarsi; ma si ricordò della raccomandazione della
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avea coraggio di tornare a casa, dove gli altri figliuoli lo aspettavano come tant' anime del purgatorio, morti di fame. Ranocchino intanto gli s'era
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