d'autunno; io correva nelle vie infangate, affrettandomi a una casa dove qualcuno che mi amava moriva. Correvo col capo chino sotto la pioggia
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lucentezza meridiana, ella m'apparve col suo viso smorto, disfatto, dove vivevano soltanto i carbonchi dei suoi occhi e la bocca rossa come un granato
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, sincero, e l'eco del fantasma era un no duro; egli mi accarezzava col suo sguardo innamorato, ed ella lampeggiava ferocemente gli occhi. - Non ti
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cerchiolini sottilissimi. Irritato, Fulvio batteva col cucchiaino sul piattello del gelato: - Andatevene - mormorò a un tratto, soffocando di collera
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ne prego. Ella tacque. Fulvio si era buttato con le braccia e col capo sul parapetto, soffocando i singhiozzi. Ella aveva chinato la testa sul petto
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tutti, con quel vostro pomo tricolore! Ma la bimba non voleva lasciarlo, gridava, gridava, glielo aveva dato il suo papà, quel cappellino col pomo
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col capo contro il legno della porta; ma poi ne sentirono il galoppo furioso e pazzo per la campagna. - Domani la campagna sarà piena di cavalli
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triste viaggio senza errare, col cuore solitario, ma racconsolato: per essa l'uomo che sentì mancare in sè e attorno a sè le forze e le occasioni che
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sè un pericolo permanente e minaccioso. La figliuola che più ci tormenta col suo carattere, è quella che ha delle idee poetiche per la testa e i suoi
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col sommo delle dita, spiccate allora allora dal labbro; e via di corsa, preso il cappello a volo in anticamera, era in quattro salti sulla strada
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magnifico Gian Luca. - E un po' leggermente, non vi pare? - Caro! se avete intenzione di offendermi col vostro «leggermente»... - Come voi, carissimo
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, poveraccio; e vi passeranno, ve lo prometto, vi passeranno, come son passati a me, che ci son diventato vecchio, col senno di più, e la giovinezza di
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guardasse a destra e a sinistra, e in alto e in basso. Neanche gli venne sott'occhio la cassa minuscola, col minuscolo martello; due notabili arnesi, che
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domanda col pensiero, forse aggiungendovi la cooperazione del labbro; e ciò per effetto di quel caro «duale» che, morto colle lingue antiche, rivive
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col nuovo padron di casa, andò dal solito sgomberatore, perchè gli mandasse la mattina seguente carri e manovali. Era fatto così, il signor Ascanio
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nell'inverno col tuo Dante; mi fo vento in estate col tuo Ariosto; in primavera vo dal Petrarca; in autunno dal Tasso. Poi, faccio i miei giri; la mattina
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