Borromini è amaro e quasi espiatorio, perché il mito di Michelangiolo era ormai tramontato e il mito classico del Bernini era di segno contrario. Ma
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riconoscere che l’ideale classico del monumento è rinato nel monumento cristiano e che questo deve rimanere, per sempre, un unicum.
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vagamente classico: le figurazioni manifestamente ecfrastiche dei rilievi, con i loro profondi rincassi prospettici, sembrano venir fuori dall’interno
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, superfici traforate, aperte su spazi minori e più oscuri: esattamente come le scene del teatro classico, per esempio dell’Olimpico. Si otteneva così il
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’ambito di una fedeltà al linguaggio classico, certi valori tipici della religiosità corale e mistica prerinascimentale6». La stessa tradizione
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, come simbolo del tempio classico e, per estensione, del sacro. Come tale appare in vari dipinti del Cortona: per esempio nell’Età del Bronzo in
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spirituale, della potenza reale della Chiesa. Il proposito di Michelangiolo, infine, era di resuscitare il tema classico del monumento allo stesso modo che
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come il porla al centro della tomba sia sa indizio del graduale sovrapporsi di uno spiritualismo cristiano allo storicismo classico.
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: poteva mai ignorare, il Guarini, che per il razionalismo architettonico classico una soluzione siffatta era quanto di più arbitrario, anzi di assurdo
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guardar bene, è proprio il principio strutturale dell’opera. La forma, nel senso classico, è rappresentazione, conoscenza, verità; l’architettura, per il
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della casa regnante, simbolo dello Stato, e nello stesso tempo metta un accento classico sull’orizzonte urbano familiare dei colli torinesi. Il monumento
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diverrà di prammatica, al tempio classico. La facciata, benché possa ricollegarsi a un disegno del Juvarra per San Filippo Neri, è chiaramente in rapporto
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Quando Michelangiolo concepisce la prima idea della tomba si propone di creare, come s’è già detto, un «monumento» nel senso classico del termine
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certamente i nobili, che comperano antichità e opere d’arte di gusto classico e considerano il «grand tour» nel continente come il necessario complemento di
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unitariamente bellezze «disperse» ricalca, applicandolo al paesaggio, il concetto classico del bello. Ma questo concetto non ha più alcun valore teoretico: si
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più largo né si compie più nell’ambito della sola mente. In questo senso, anche un pittore classico come Reynolds si muove ancora ne1l’orbita del
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nello spazio, è ampliato perché sono aumentate le dimensioni e il numero delle statue. L’abbandono stesso del tema classico apre molte possibilità: un
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proscenio. È l’«ideale» classico che, per sopravvivere in questo frangente storico, è costretto ancora una volta a trapassare nella dimensione
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corrente lo «ideale» già identificato col classico dal Winckelmann, dal Sulzer, dal Mengs. Il gruppo statuario con cui il Canova dichiarava la propria scelta
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