ingoiava tutto! Lavoravano per Re pancione! — Come se Re pancione ci avesse avuto il suo piacere! Lo sapeva soltanto lui, quello che pativa, con la Cecina
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. - Colla fatatura, ci volle un batter d' occhi per tornare al luogo dove trovavasi l'albero che parlava. La strega non e' era, e l' albero gli disse
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, si guardarono in viso senza osar di rispondere: — Maestà, è una granata! — Il Re in quella granata ci vedeva la figliuola del ciaba, la più bella
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e ve la lasceremo morire. — Ma il Re come potrà crederlo? — Ci ho tutti i segnali. - Così fecero. Nel mezzo della notte, afferrarono la povera
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. La sua figliuola l' ha lì, chi volesse vederla. — Dunque tu ci hai corbellati! — E la misero in prigione. Le rimaneva in tasca il sonaglino. Disperata
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non ci sentiva. — Maestà, e la mia metà del regno? —
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Ma quello cambiava discorso: da quell'altro non ci sentiva neppure. — Bella parola di Re! — gli disse il Nano una volta. — Ah, nanaccio impertinente
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il mago arricciò il naso: — Pagnottaccia, stiacciataccia Via, lavatevi la faccia! - E le buttò al cane. Avea subito capito che ci avea messo le mani
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altro vestito più ricco di quello. La sarta ci si messe con impegno; figuriamoci che vestito!... Ma prima che la Regina lo indossasse, va il galletto e
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; ma chi ci si mette? — E il galletto, di tanto in tanto, dal fondo dello stomaco di Sua Maestà, dava la voce: — Chicchirichì! — Chiamatemi la vecchia
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. — Non lo voleva dire, provava rossore, ma sentiva una gran voglia d'uscir fuori a razzolare. Tornarono a chiamare i dottori, ma non ci capivano niente
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Regalarglielo non potevano, perchè s'eran già guastati coi parenti di lei. Come fare? — Ci penserò io. — Il Re di Spagna si travestì da gioielliere
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nulla, e potrò arrivare dalla Fata gobba: altrimenti non ci sarà verso. — Il Re le turò le orecchie a quel modo, e lei partì. Giunta davanti la grotta
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. Questo giovine è figlio d'un regnante. Una maga gli aveva fatto l' incantesimo, e per romperlo ci voleva la ragazza dal dente d' oro. Ora dovrete sposarvi
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— Se ci si combina, lo prendo. — Ve lo do per un soldo. — Il cenciaiuolo le tolse il bimbo di braccio e le mise in mano un soldo bucato. A quella
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sponsali, e il Reuccio e Tizzoncino vissero a lungo, felici e contenti.... E a noi ci s'allegano i denti.
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sbagliare, in questo incantato ci ho messo un diamante di più. — Ho capito. — Chiamò le due figliuole e disse: — Ecco due bei vestiti; provateveli
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, potrò provare. - Si acconciò alla meglio, e finse di dormire. — In quel canile ci doveva essere un mistero; voleva scoprirlo. — Verso mezzanotte
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, che ci mancava poco non contasse più di lui. — Come fare per levarselo di torno? Occorreva un pretesto. — Il pretesto lo trovò una mattina, che la
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! Pss! il Re dorme! - E canta, canta, canta, il Re s' addormentava peggio d' un ghiro anche lui. La mattina apriva gli occhi: le arance d'oro non ci
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ci si divertiva più dei bambini. Poi andò in un'altra città: — Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuoi sentire le fiabe? — E ricominciò da capo. I bambini
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casa di Ranocchino pareva tutti i giorni carnovale. Spendi e spandi; mezzo vicinato banchettava lì e i danari andavano via a fiumi. Finalmente non ci
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— Maestà, — dissero, all' ultimo; — qui ci vuol Ranocchino, o la Reginotta è spacciata. - Il Re si disperava: — Dove prenderlo quel maledetto
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, ahi! Mi spezzo! Dammi da bere! - Il Re, visto che ci voleva pochino a toccar terra: — E spèzzati! — rispose. Infatti si spezzò; ma lui, per sua
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. — Sono la Reginotta! Son la figliuola del Re! — Non ci credeva nessuno, nemmeno il Re. Pure ordinò di fargliela venire dinanzi: — Chi sa, poteva
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. Giunsero ad una buca, che ci si passava appena. La vecchierella attaccò un capo del refe a una pianticina e disse: — Chi semina raccolga, Chi ti
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passati sette anni. Intanto la Reginotta s' era fatta una ragazza, che ci volevan quattro paia d' occhi per guardarla. Una notte non potendo prender
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mago: — Devi farci un incanto per la figlia del Re, il peggiore incanto che ci sia. — Fra un mese l'avrete. — Passato il mese, il mago si presentò
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, non ci ho colpa. È venuto un cardellino, si è posato sopra un ramo e si è messo a cantare. Canta, canta, canta, mi si aggravavano gli occhi. Lo
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tornò a casa senza nulla. — Ah, gallettina mia! Oggi resteremo a gozzo vuoto. — Pazienza ci vuole: Mangeremo domani. - Il giorno appresso, sul far dell
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pozzo c'era una grotta grande dieci volte più del palazzo reale. Stanze tutte oro e diamanti, una più bella e più ricca dell'altra. È vero che non ci
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una ricca tenda là vicino, le disse: — Ci avete fiabe nuove? — Fiabe nuove non ce n'è più; se n'è perduto il seme. — Poco persuaso di questa risposta
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sottoterra. - Era una stanzuccia senz' aria, senza luce, coll' umido che si aggrumava in ogni parte; non ci si viveva. Ma la notte, anche nel carcere criminale
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