Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'idioma gentile

208854
De Amicis, Edmondo 31 occorrenze
  • 1905
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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gratitudine che ci lega ai nostri padri per il tesoro immenso di sapienza e di bellezza ch'essi diedero per mezzo di lei alla famiglia umana, e che è

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, pescate nel ditirambo del Redi. Questo le può dare un'idea del metodo. E ora veda lei, più innanzi, se ci si raccapezza. Nelle pagine seguenti, in fatti

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, senza trovarle, e a cui faccio festa, come si fa a un amico inaspettato, che ci venga a cavar da un impiccio. Vedo nelle parole immagini di scienziati

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poi facilmente, le voci e le locuzioni che ci riescono nuove e che ci vogliamo appropriare, cercando di fissarcene nella mente, senza l'aiuto della

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deliziosa! - Un giorno, ritornando da Cavoretto, ci disse che aveva trovato il paese tutto infestato. - Da qual malanno? - domandammo. - Ma che malanno

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fare un atto di gentilezza con un' avarizia così spilorcia d'inchiostro. PACCA, PACCHINA. - Colpo della mano aperta. - Non in' occorre, dirai; ci sono

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Sostiamo un poco, e voltiamoci indietro. Vedi, nel breve tratto percorso, quante parole abbiamo trovate, che ci hanno destato un ricordo storico

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nostre domande, ma ci svela pure molte nostre ignoranze inconsapevoli, e vi ripara ad un tempo. Cito fra le tante che ci passeranno sott'occhio una sola

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- Lo credo anch'io una buona cosa; ma allo studio della lingua non ci ho attitudine. - Oh bella! Che risponderebbe lei a chi le dicesse: - Non son

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pettinare, che con codesti ciuffi mi pari una Proserpina (la figlia di Giove e di Cerere, rapita da Pluto). - Non esce mai dal bagno: o che Ci sta in purgo

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giorno; ma non comparve. - Si dice che Può il sole, il vento in un luogo, per dire che ci batte forte, ed è un modo tanto efficace quanto lesto. Eccoci a

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- Ci ho pensato molte volte, mi ci metterei; ma ho altro da fare, mi manca il tempo. Non le può mancare. Non c'è altra materia che si presti meglio a

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Altro nelle opere dell'ingegno altrui; ci avvezziamo a non veder più bellezza che nella bellezza della parola, a non badar più che alla forma anche

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e rubare un orologio o fare una cambiale falsa. Avrebbe voluto che nel Codice penale ci fosse un articolo pere questo genere di reati. E non facevà

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A lei, signorino, che mi dice: - Ci avrò tempo! - darei volentieri una tiratina d' orecchio. Se c'è studio che un ragazzo non debba rimandare a poi

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' intendono e non si sentono se non paragonando le parole, le frasi, le forme a quelle che loro corrispondono nella lingua che ci è famigliare? E ti

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ricordare anche quelli che non parlano; quelli che nelle compagnie dove si parla italiano non vanno, o ci vanno come a un castigo, e ci stanno come

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' egli la disse, affermandoci che non ci metteva nulla di suo. Presentendo la propria fine, il buon Coso, che aveva avuto sempre religione, fece

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bocca, al modo di dire il meglio che si può quello che si vuol dire. E tu avvèzzati a pensarci. Dirai: - Non s'ha sempre tempo. - Basterà che ci pensi

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Avete riso dei piemontesismi , non è vero? E non ci ho a ridire. Ma non ne ridete troppo forte, vi prego, perchè quello che dissi della famiglia

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buffe e antipatiche, non è vero? E lo stesso effetto producono quelli che parlano affettato. Ci dispiacciono perchè, parlando diversamente da noi

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! Naturalmente, il maggior piacere che ci attirasse nel suo salotto era quello d'ammiccarsi l'un con l'altro e di sorridere di nascosto alle più belle

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comunemente nella nostra regione, e la nostra riluttanza deriva dal timore di parer Pedanti e ricercati adoperando modi insoliti; i quali appunto ci paiono

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dell'armonia, abbiano faticato a comporre tanti versi squisitamente armoniosi, quando noi li pronunziamo in maniera che se ci sentisse chi li fece ci

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, dei quali i libri non ci possono correggere, come quello di triplicare spesso le consonanti per timore di non far sentire abbastanza le doppie, come

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proprio pensiero nel miglior modo che ci è possibile, s' è immancabilmente condotti a "spiegarci con noi stessi e a meglio intenderci noi medesimi - , a

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una vera tortura a sentirlo. - Che volete? - ci diceva. Quand'io gli sento dire arimmetica per aritemetica, Enna per Etena, austríao per oustriaco, mi

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più alta toscaneggiava nei caffè e nei teatri, dove ci occorreva spesso d'osservare intorno a lui quel fatto psichico curiosissimo, che si potrebbe

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semplice, io, che non sono un linguista ne un pedante, ci trovo altrettante improprietà, quante ce ne troverebbe un francese s' ella gli raccontasse

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meglio che tu incominci coi vocaboli, che sono i più necessari, e che per qualche tempo non t'occupi d'altro. Ci sono, prima di tutto, certe consuetudini

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d'artista. Ecco come studiai e studio la lingua. Mi ci volle molta pazienza in principio; poi feci il lavoro con piacere; ora lo continuo con amore. E non

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