Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Nuovo galateo

190105
Melchiorre Gioja 38 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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L'altro estremo indicato di sopra, e che si oppone alla convenienza, si è l'eleganza affettata che ci rende ridicoli. Orazio ci addita l

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I. Rispondo dapprima in generale che, se volessimo seguire strettamente la natura, ci converrebbe andar nudi, giacché nudi usciamo dalle mani di lei

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II. Le variazioni della moda non sono sempre irragionevoli e ridicole. Noi ci siamo, tagliati i ricci e la coda; quindi minor tempo ci ruba la

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Ora, sia che questi atti con finto animo si sfuggano, o con sincero, sarà sempre fuori di dubbio che lo sfuggirli dagli accennati mali ci libera. Io

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far conoscere che la poesia d'Omero fecondò l'immaginazione de'poeti, posteriori, ci pinge il cantor dell'Iliade e dell'Odissea sotto l'immagine d'una

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Infatti allorché noi, mettendo al paraggio l'altrui potere col nostro, ci riconosciamo inferiori qual altro affetto ne può egli nascere se non è

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finché sussiste, ci espone all' eventualità di raffreddarci allorchè siamo sudati, » E pigliar per creatila un buon catarro », se ci é forza salutare molta

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II. L'uso generale ci ordina d'alzarci se passa persona distinta, e di fermarci se è autorevole. All'opposto nell'isola Tonga non è permesso ad un

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.° La situazione più bassa a cui ci ritiriamo, diviene segno di rispetto; 2.° Scendendo noi dal marciapiede, liberiamo la persona salutata dall'incomodo

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Questa condotta ci fa perdere da una banda ciò che crediamo guadagnare dall'altra ; giacché i segni di stima e d'amicizia che ottengono da noi i

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impulitezza ricusare il saluto a chi v'ha diritto, è impulitezza maggiore non restituirlo a chi con atto sensibile ci prevenne.

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nel tempo stesso la perdita della sua anima (Ella era calvinista ). - Fa d' uopo convenire che all'istante in cui ci si annuncia la morte di persona

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mancano sensazioni piccanti, la rinascente necessità di chiedere l' altrui consiglio o soccorso, l'amicizia che ci rende cara la presenza degli amici

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9.° Allorché siamo ammalati, gli amici, i parenti, i servi ci aggravano colla loro soverchia sollecitudine. Le loro mal celate sorprese, le loro

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prontamente alle dimande, giacché ogni ritardo è spiacevole; e di annunziare la ricevuta delle cose che ci vennero spedite, giacché senza di essa non é

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l'addietro un fanciullo alla presenza degli altri e che la decenza ci vieta di nominare.

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umiliato da sé stesso. L'umiliazione che ci viene dagli altri è un oltraggio; quello che sorge dal fondo del nostro Animo, è una lezione. Questa

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Non si può abbastanza ricordare ai giovani il credito o lo scredito che ci fruttano i compagni che frequentiamo, e come dalle qualità buone o ree di

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., ci si rimescola lo stomaco allorché leggiamo che i Negri della baia di Saldana ravvolgono intorno al collo e fanno cadere sul petto i fetenti

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affezione, noi proviamo pene maggiori de' piaceri di cui ci eravamo formata confusamente l'idea e concepita la speranza. E siccome, al cospetto del

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Noi non possiam reprimere l'ingrata sensazione che ci cagiona una voce rauca e discorde, lo stranutire in modo strario e violento, i gridi improvvisi

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tenebre del futuro se non colla face del passato alla mano. L'idea de'beni che abbiamo posseduti e possediamo, ci riesce aggradevole :

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All' opposto ci riesce penosa la ricordanza dei mali se non dà risalto al coraggio con che giungemmo a superarli. Enea nell' atto di raccontare a

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Quindi é somma impulitezza l'agire o il parlare in modo che nere rimembranze o moleste corrano alla mente di chi ci ascolta. E' cosa inurbana; per es

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il dolore, non riesce giammai a cancellarne la memoria. Qualunque potere, qualunque autorità abbiano gli altri sopra di noi, non ci possiamo giammai

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cacciavasi a sassate. c) Non è cosa rara che moviamo lagnanze contro chi ci suggerì un consiglio il quale per circostanze imprevisibili non sorti

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gesto analogo ai sentimenti che esprime. . . . . ci piacciono così come ci piacciono degli occhi vivaci, delle rosee guance, dei denti alabastrini

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stacca: l'una e l'altra circostanza ci priva di piaceri sociali, e a rinascenti amarezze ci fa bersaglio. » Che se il tuo palafreno, dice saviamente

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inutilmente a moverei e raddrizzarci; perciò una certa disinvoltura, facilità, scioltezza, ci riesce in tutte le cose piacevole. Nulla v'ha di più giocondo

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III. Affettazione. Se una certa timidezza ci dà un'aria imbarazzata e ci cagiona inopportuno rossore, all'opposto il desiderio troppo vivo di

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All'opposto ci piacciono ed ammiriamo le naturali e garbate attitudini, le maniere graziose, i modi gentili con facilità eseguiti, poiché l'uomo che

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languore, inerzia, inattività, infingardaggine, ci espongono all'altrui spregio, e talvolta offendono l'altrui amor proprio. Ne sono esempio il poggiarsi

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essendo straordinari, ci espongono all'altrui, ridicolo, perché dimostrano o eccessiva pretensione o non comune negligenza.

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di maravigli in occasione d'accidenti comuni, d'affari ordinari, mostrano la nostra inesperienza, e ci screditano nell'altrui opinione. I grandi

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II. Labilità di memoria. Diamo prova di memoria labile e ci screditiamo 1.° Dimenticando i nomi delle persone e delle cose, ed importunando gli altri

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partito, e non dal complesso delle sue azioni; 5.° Ammirando coincidenze inconcludenti, ecc. Tacito, raccontando la morte d'Augusto, ci addita le vane

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non conviene alle donne alcun poco agiate. Plutarco ci dice che Minerva ebbe Vergogna di sé

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I nostri atti devono riuscire piacevoli o spiacevoli agli altri secondo la situazione del loro animo, come lo stesso cibo gradito ci riesce o

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Nuovo galateo. Tomo II

194889
Melchiorre Gioia 12 occorrenze
  • 1802
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Se alla loquacità s'unisce l'egoismo, cioè se parliamo sempre di noi stessi, de' nostri gusti, delle cose nostre, in somma di quanto ci appartiene

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l'opinione degli altri, quanto è maggiore l'aria di comando con cui ci viene proposta. Chi sottopone al nostro giudizio un'idea sotto le forme del

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siete nostri amici finché avete bisogno di noi; ma quando siete saziati, ci dimenticate. - Ah! non temete nulla, rispose ridendo l'abate: Io non vi

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. All'opposto se li comunichiamo agli altri, sembra che si rinforzino e si estendano; se poi li gustiamo in loro compagnia; durano di più, ci riescono più

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La storia ci presenta negli scorsi secoli i seguenti risultati che verranno svolti ne' seguenti capitoli: 1.° Scarsezza di piaceri civili; 2

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univa nella sua casa vari amici, ella ci disse: Signori, dimani a sera non ci vedremo, perché andró al teatro - Come al teatro! - Sì, giacchè la serata

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contro la naturale » inclinazione che ci spinge continuamente » verso la barbarie, e non si mantiene che per » artifizio ».

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risentimento. Che che però ne succeda, non ti dimenticare che i nemici sono talvolta utili, poiché, avvisandoci de' nostri errori, ci dicono assai verità

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, retrogrado, irregolare. 3.° Qualche poeta ci deride, quando nelle conversazioni parliamo d'arti e di commercio, di pace e di guerra, di governo e di

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l'elogio della melanconia, come fecero alcuni scrittori detti sentimentali, è fare l'elogio delle nubi che ci tolgono la vista del firmamento. In

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La distrazione poi è dannosa a noi stessi in tre modi nella conversazione; 1.° Ci fa ripetere le stesse dimande, e prova labilità di memoria. (Una

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a giudicare gli uomini non quali sono, ma quali dovrebbero essere; la quale illusione se riesce piacevole, perché ci libera dalle spine della

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