Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: ci

Numero di risultati: 1655 in 34 pagine

  • Pagina 1 di 34
 Ci  guarda con certi occhi! ...
delle leggi razziali si stessero stringendo intorno a noi,  ci  preoccupava senza angosciarci, e non ci impediva di trarre
intorno a noi, ci preoccupava senza angosciarci, e non  ci  impediva di trarre profitto dei nostri venticinque anni. La
di trarre profitto dei nostri venticinque anni. La montagna  ci  permetteva di trovare gratificazioni che compensassero le
di trovare gratificazioni che compensassero le molte che  ci  erano vietate, e di sentirci uguali ai nostri coetanei di
che guardavano malevoli i nostri sacchi da montagna, e  ci  imbarcammo poi sulla corriera che da Sondrio ci doveva
montagna, e ci imbarcammo poi sulla corriera che da Sondrio  ci  doveva portare a Chiesa in Val Malenco. La corda l'
luogo, consegnammo i documenti e cenammo. Verso le dieci  ci  ritirammo in camera e ci disponemmo ad andare a letto,
e cenammo. Verso le dieci ci ritirammo in camera e  ci  disponemmo ad andare a letto, poiché ci aspettava una
in camera e ci disponemmo ad andare a letto, poiché  ci  aspettava una levataccia, ma sentimmo bussare nervosamente
una ragazza magra ed olivastra, dall' aria zingara, che  ci  bisbigliò atterrita: _ Ci sono i carabinieri che vi
dall' aria zingara, che ci bisbigliò atterrita: _  Ci  sono i carabinieri che vi aspettano di sotto. Scendemmo,
Nel vestibolo c' era un maresciallo, ed a prima vista  ci  sembrò che fosse ubriaco: più precisamente, uno di coloro
un fascicolo e parlava animatamente con l' albergatore.  Ci  salutò con cortesia, ci indirizzò un sorriso luminoso, e ci
animatamente con l' albergatore. Ci salutò con cortesia,  ci  indirizzò un sorriso luminoso, e ci disse che eravamo in
Ci salutò con cortesia, ci indirizzò un sorriso luminoso, e  ci  disse che eravamo in contravvenzione: ci accorgemmo allora
luminoso, e ci disse che eravamo in contravvenzione:  ci  accorgemmo allora che ubriaco non era, voglio dire non di
entusiasmo professionale, anzi, con toni di gratitudine che  ci  stupirono, e che comprendemmo solo al procedere del suo
un encomio anche da noi, e si mostrò deluso quando  ci  lesse in viso piuttosto la contrarietà che l' ammirazione.
come uno specchio al di sotto del punto di rugiada.  Ci  assicurò che contro di noi non aveva alcun risentimento
noi, invece di collaborare, andassimo in cerca di cavilli.  Ci  chiese quali erano le nostre intenzioni per il giorno
venuti a Chiesa per prendere aria buona; il maresciallo  ci  pensò su e disse che l' unica soluzione era di portarci in
sollevò invece un' altra obiezione, in camera di sicurezza  ci  stava già un contrabbandiere, tutto il paese lo sapeva, e
mandato eccetera. L' albergatore andò alla cassa, frugò e  ci  rese i quattrini: disse che così era più semplice e più
dopo, quella delle undici, e tutti andammo a letto. Noi due  ci  svegliammo al mattino dopo freschi e riposati, ed inoltre
del campanile che segna le dieci e mezza ; nell' altra  ci  sono io che mi sto lavando una faccia molto assonnata: l'
rammento bene. LA REGINA DORMIGLIA: Sì, sì, quello che non  ci  volle vendere l'orto che formava tutta la sua felicità ...
 Ci  siamo! (Il gracido lentamente smuore, e sorgono dall'acqua
me ne parlate, Regina!  Ci  dev'essere stato un tradimento. Or ora mi si è presentato
fiducia in lui. Fra tutti gli sconosciuti che  ci  si erano affollati intorno, con offerte o richieste
mai sentito parlare? Fece un sorriso timido e rapido:  ci  fidassimo di lui, non ci saremmo pentiti della diversione.
Fece un sorriso timido e rapido: ci fidassimo di lui, non  ci  saremmo pentiti della diversione. Ci consigliammo con i
fidassimo di lui, non ci saremmo pentiti della diversione.  Ci  consigliammo con i signori Torres, due giovani sposi della
volgari, una mattinata di silenzio e di relativa solitudine  ci  avrebbe fatto bene. Agustìn ci spiegò che il tempio non era
e di relativa solitudine ci avrebbe fatto bene. Agustìn  ci  spiegò che il tempio non era molto lontano: mezz' ora di
stranamente, non vi cresceva un filo d' erba. Agustìn  ci  raccomandò di passare in fila indiana lungo il margine,
che era contrassegnata con una fila di paletti.  Ci  mostrò che dal suolo sporgevano qua e là, verticali od
di un palmo o due, altri erano appena visibili; e  ci  disse che erano punte di spade e di lance. Il suo paese, ci
ci disse che erano punte di spade e di lance. Il suo paese,  ci  raccontò, era stato spesso terra di invasione: alcuni
appunto quella che filtrava attraverso le lacune del tetto.  Ci  occorsero alcuni istanti perché i nostri occhi si
occhi si avvezzassero alla semioscurità. Vedemmo allora che  ci  trovavamo al margine di un' arena coperta, di forma
larghi e bassi (alcuni erano talmente bassi che un uomo non  ci  sarebbe potuto entrare che strisciando sul ventre). Di
che fosse stato estratto e riinserito in posizione obliqua.  Ci  siamo attardati a lungo per cercare di capire come un
secoli, ma addirittura esistere. Nella mezza luce a cui  ci  stavamo abituando, si distingueva che alcune delle colonne
questi intervalli si scorgeva il cielo opaco della laguna.  Ci  sforzammo inutilmente, i Torres e noi, di venire a capo di
venire a capo di questa apparenza assurda, che svaniva se  ci  avvicinavamo, ma si imponeva con l' evidenza pesante delle
appariva invasa da una vegetazione folta e bassa. Agustìn  ci  trattenne ai margini, e ci fece salire su un cumulo di
folta e bassa. Agustìn ci trattenne ai margini, e  ci  fece salire su un cumulo di macerie; poi, senza parlare, ci
ci fece salire su un cumulo di macerie; poi, senza parlare,  ci  indicò una forma oscura che si spostava frammezzo gli
l' impossibilità dello scenario entro cui era rinchiusa.  Ci  guardammo intorno: la platea aveva parecchie aperture, ma
le vie d' uscita. Uscimmo nella luce del pomeriggio, che  ci  parve abbagliante. La signora Torres ci fece notare che
del pomeriggio, che ci parve abbagliante. La signora Torres  ci  fece notare che nelle fenditure delle pietre si annidavano
tende nere, e vi stavano accovacciati al riparo dal sole.  Ci  guardavano con curiosità insolente ed insistente, ma non ci
Ci guardavano con curiosità insolente ed insistente, ma non  ci  rivolsero la parola. _ Aspettano la bestia, _ disse
vitalità leggendaria. In "La conquista della felicità" egli  ci  enumera, bonariamente ma con la precisione consueta, i
sono accessibili alla nostra ragione. È un buon amico:  ci  dice che la condizione umana è miserabile, ma che è ozioso
 ci  è arrivata in casa una triste notizia; il signor Venanzio è
Giulia la quale non aveva voluto ancora lasciare la tolda -  ci  ha portato via il nostro John!». «Povero giovane!» rispose
ARBEIT MACHt FREI, il lavoro rende liberi. Siamo scesi,  ci  hanno fatti entrare in una camera vasta e nuda, debolmente
sete abbiamo! Il debole fruscio dell' acqua nei radiatori  ci  rende feroci: sono quattro giorni che non beviamo. Eppure
è una beffa, "essi" sanno che noi moriamo di sete, e  ci  mettono in una camera, e c' è un rubinetto, e Wassertrinken
la porta si è aperta ed è entrata una SS, sta fumando.  Ci  guarda senza fretta, chiede: _ Wer kann Deutsch? Si fa
attenzione di non farcele rubare. Rubare da chi? perché  ci  dovrebbero rubare le scarpe? e i nostri documenti, il poco
un certo angolo, e noi le mettiamo, perché ormai è finito e  ci  sentiamo fuori del mondo e l' unica cosa è obbedire. Viene
dà all' esterno, entra un vento gelido e noi siamo nudi e  ci  copriamo il ventre con le braccia. Il vento sbatte e
il tedesco la riapre, e sta a vedere con aria assorta come  ci  contorciamo per ripararci dal vento uno dietro l' altro;
robusti e floridi. Noi facciamo molte domande, loro invece  ci  agguantano e in un momento ci troviamo rasi e tosati. Che
molte domande, loro invece ci agguantano e in un momento  ci  troviamo rasi e tosati. Che facce goffe abbiamo senza
che faremo la doccia. Se faremo la doccia, è perché non  ci  ammazzano ancora. E allora perché ci fanno stare in piedi,
doccia, è perché non ci ammazzano ancora. E allora perché  ci  fanno stare in piedi, e non ci dànno da bere, e nessuno ci
ancora. E allora perché ci fanno stare in piedi, e non  ci  dànno da bere, e nessuno ci spiega niente, e non abbiamo né
ci fanno stare in piedi, e non ci dànno da bere, e nessuno  ci  spiega niente, e non abbiamo né scarpe né vestiti ma siamo
per ridere di noi e vilipenderci, e poi è chiaro che  ci  uccidono, chi crede di vivere è pazzo, vuol dire che ci è
che ci uccidono, chi crede di vivere è pazzo, vuol dire che  ci  è cascato, io no, io ho capito che presto sarà finita,
all' altro e provare ogni tanto a sederci sul pavimento, ma  ci  sono tre dita d' acqua fredda e non ci possiamo sedere.
sul pavimento, ma ci sono tre dita d' acqua fredda e non  ci  possiamo sedere. Andiamo in su e in giù senza costrutto, e
Il tedesco se ne va, e noi adesso stiamo zitti, quantunque  ci  vergogniamo un poco di stare zitti. Era ancora notte, ci
ci vergogniamo un poco di stare zitti. Era ancora notte,  ci  chiedevamo se mai sarebbe venuto il giorno. Di nuovo si
occhiali, un viso più civile, ed era molto meno robusto.  Ci  parla, e parla italiano. Oramai siamo stanchi di stupirci.
parla, e parla italiano. Oramai siamo stanchi di stupirci.  Ci  pare di assistere a qualche dramma pazzo, di quei drammi in
in campo non si entra se non si fa la disinfezione. Certo,  ci  sarà da lavorare, tutti qui devono lavorare. Ma c' è lavoro
presto le rivedremo, ma non dice né come né dove. Invece  ci  racconta altro, cose strane e folli, forse anche lui si fa
in Lager si diventa matti. Dice che tutte le domeniche  ci  sono concerti e partite di calcio. Dice che chi tira bene
cuoco. Dice che chi lavora bene riceve buoni-premio con cui  ci  si può comprare tabacco e sapone. Dice che veramente l'
dice, "ha un po' di cuore". Noi gli chiediamo ancora se  ci  sono altri italiani in campo, e lui dice che ce n' è
mentre ha suonato una campana, e lui è subito fuggito, e  ci  ha lasciati attoniti e sconcertati. Qualcuno si sente
quattro (forse sono i barbieri) che, bagnati e fumanti,  ci  cacciano con urla e spintoni nella camera attigua, che è
nella camera attigua, che è gelida; qui altra gente urlante  ci  butta addosso non so che stracci, e ci schiaccia in mano un
altra gente urlante ci butta addosso non so che stracci, e  ci  schiaccia in mano un paio di scarpacce a suola di legno,
a suola di legno, non abbiamo tempo di comprendere e già  ci  troviamo all' aperto, sulla neve azzurra e gelida dell'
fino ad un' altra baracca, a un centinaio di metri. Qui  ci  è concesso di vestirci. Quando abbiamo finito, ciascuno è
sull' altro. Non c' è ove specchiarsi, ma il nostro aspetto  ci  sta dinanzi, riflesso in cento visi lividi, in cento
fantasmi intravisti ieri sera. Allora per la prima volta  ci  siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per
In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà  ci  si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non
più misera non c' è, e non è pensabile. Nulla più è nostro:  ci  hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se
gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non  ci  ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci
anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se  ci  ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il
parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non  ci  capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo
ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero.  Ci  toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo,
è stata lievemente dolorosa, e straordinariamente rapida:  ci  hanno messi tutti in fila, e ad uno ad uno, secondo l'
occorsi vari giorni, e non pochi schiaffi e pugni, perché  ci  abituassimo a mostrare il numero prontamente, in modo da
le quotidiane operazioni annonarie di distribuzione;  ci  son voluti settimane e mesi perché ne apprendessimo il
grottesca e sarcastica. Finita l' operazione di tatuaggio,  ci  hanno chiusi in una baracca dove non c' è nessuno. Le
baracca dove non c' è nessuno. Le cuccette sono rifatte, ma  ci  hanno severamente proibito di toccarle e di sedervi sopra:
severamente proibito di toccarle e di sedervi sopra: così  ci  aggiriamo senza scopo per metà della giornata nel breve
in molti, tempestandolo di tutte le domande che finora  ci  siamo rivolti l' un l' altro inutilmente. Ma non parla
e non sappiamo niente; a che scopo perdere tempo con noi?  Ci  spiega di malavoglia che tutti gli altri sono fuori a
che solo pochi giorni dopo già doveva parermi favolosa) se  ci  avrebbero restituito almeno gli spazzolini da denti; lui
pas à la maison _. Ed è questo il ritornello che da tutti  ci  sentiamo ripetere: non siete più a casa, questo non è un
il sole tramonta in un vortice di truci nubi sanguigne,  ci  fanno finalmente uscire dalla baracca. Ci daranno da bere?
nubi sanguigne, ci fanno finalmente uscire dalla baracca.  Ci  daranno da bere? No, ci mettono ancora una volta in fila,
finalmente uscire dalla baracca. Ci daranno da bere? No,  ci  mettono ancora una volta in fila, ci conducono in un vasto
daranno da bere? No, ci mettono ancora una volta in fila,  ci  conducono in un vasto piazzale che occupa il centro del
in un vasto piazzale che occupa il centro del campo, e  ci  dispongono meticolosamente inquadrati. Poi non accade più
"Rosamunda", la ben nota canzonetta sentimentale, e questo  ci  appare talmente strano che ci guardiamo l' un l' altro
sentimentale, e questo ci appare talmente strano che  ci  guardiamo l' un l' altro sogghignando; nasce in noi un'
nella vasta piazza; quando l' ultimo drappello è rientrato,  ci  contano e ci ricontano per più di un' ora, avvengono lunghi
quando l' ultimo drappello è rientrato, ci contano e  ci  ricontano per più di un' ora, avvengono lunghi controlli
grande quasi come un catino. Anche noi nuovi arrivati  ci  aggiriamo tra la folla, alla ricerca di una voce, di un
accolto sulla soglia della casa dei morti. Moltissime cose  ci  restano da imparare, ma molte le abbiamo già imparate. Già
I corridoi di disimpegno sono così stretti che a stento  ci  si passa in due; la superficie totale di pavimento è così
mezzo al Lager è la piazza dell' Appello, vastissima, dove  ci  si raduna al mattino per costituire le squadre di lavoro, e
portano la stella ebraica, rossa e gialla. Le SS  ci  sono sì, ma poche, e fuori del campo, e si vedono
quale sia il posto più conveniente a cui aspirare quando  ci  si mette in coda. Abbiamo imparato che tutto serve; il fil
dei bottoni della giacca, che devono essere cinque. Di più,  ci  sono innumerevoli circostanze, normalmente irrilevanti, che
bisogna portarsi dietro tutto, sempre e dovunque, e mentre  ci  si lavano gli occhi, tenere il fagotto degli abiti stretto
futuro prossimo: quanto si mangerà oggi, se nevicherà, se  ci  sarà da scaricare carbone. Se fossimo ragionevoli, dovremmo
e prossima; gli altri, che, per quanto dura sia la vita che  ci  attende, la salvezza è probabile e non lontana, e, se
noi ha la pelle gialla, qualche altro grigia: quando non  ci  vediamo per tre o quattro giorni, stentiamo a riconoscerci
brevi: nel caso di una guerra nucleare estesa, non solo non  ci  saranno né vinti né vincitori, ma gli effetti combinati
della storia, la triste saggezza delle guerre recenti non  ci  aiutano per nulla. Eppure non ci pensiamo, o non ci
delle guerre recenti non ci aiutano per nulla. Eppure non  ci  pensiamo, o non ci pensiamo molto; meno che tutti, pare, ci
non ci aiutano per nulla. Eppure non ci pensiamo, o non  ci  pensiamo molto; meno che tutti, pare, ci pensano i giovani,
ci pensiamo, o non ci pensiamo molto; meno che tutti, pare,  ci  pensano i giovani, che sono nati nell' era atomica, e che
livello più o meno conscio, una modesta dose di ottimismo  ci  viene dal ricordo di quanto è avvenuto intorno a noi nel
come potenza e penetrazione capillare, ma, per ragioni che  ci  sfuggono, le probabilità che crescano fra noi individui
di conservare il potere per sé e per i loro gregari. Non  ci  entusiasmano, ma abbiamo imparato a diffidare degli
conferiva forza a Hitler ed a Stalin. Il futuro che  ci  promettono questi nuovi leaders felicemente modesti (anche
potenziali decisionali enormi: nelle stanze dei bottoni  ci  sono loro e solo loro. Su di loro dobbiamo influire, da
so; molti non giureranno, molti spergiureranno, ma qualcuno  ci  sarà pure che terrà fede, e il numero degli apprendisti
e il numero degli apprendisti stregoni diminuirà. La parola  ci  differenzia dagli animali: dobbiamo imparare a far buon uso
imporre poche idee chiare e semplici agli uomini che  ci  guidano, e sono idee che ogni buon mercante conosce: che l'
incomodatevi più a lungo; il pranzo del sindaco vi aspetta,  ci  rivedremo stasera. Non se lo fece dire due volte. - A
Mansueta, mi disse il più alto dei due, o dorme o non  ci  vuole aprire. E il papà che ci ha detto di venire, e che è
alto dei due, o dorme o non ci vuole aprire. E il papà che  ci  ha detto di venire, e che è su dal signor curato? - Suona
orfanelli della povera Gina; non sanno che la sia morta;  ci  penserà Don Luigi - intanto il pranzo è preparato ....
del sindaco, mi disse, e si accommiatò. I due fanciulli  ci  avevano seguiti ed entrarono nella camera con me. Il povero
- Non ditele che è morta la loro mamma; la mia Mansueta  ci  penserà a prepararli .... Il buon Beppe mormorò: - Grazie,
Sotto il tuo manto lieve vaghiamo. La nostra Fata seco  ci  mena: Quante miserie noi confortiamo! (Si vede sorgere
- Ma non sai - ha ripreso lui - che per fare il deputato  ci  vogliono dimolti, ma dimolti quattrini? Sai chi sarà
in cima ai monti a fare i discorsi, mentre il Maralli, se  ci  vuole andare, bisogna che ci vada a piedi... - Nel paesi di
mentre il Maralli, se ci vuole andare, bisogna che  ci  vada a piedi... - Nel paesi di campagna? Il mio cognato,
e se il tuo zio va in campagna anche con l'automobile  ci  troverà delle brave bastonale! - Bum! A parole! - C'è poco
tormentato dai calcoli. Con dolore mi separo dai voi. -  Ci  rivedremo? - Ne dubito. Ho l'anima percossa da sinistri
grande passo: se più lungo o no delle nostre gambe, per ora  ci  sfugge. Sappiamo che cosa stiamo facendo? Da molti segni è
Da molti segni è lecito dubitarne. Certo conosciamo, e  ci  raccontiamo l' un l' altro, il significato letterale, sto
vasto quanto è possibile; poiché, notoriamente, le "aiuole"  ci  fanno feroci, e la vicinanza del nostro simile scatena
scienza del "futuribile", sappiamo dove questo passo  ci  porterà. Le grandi svolte tecnologiche dei due ultimi
minacciano gravemente l' equilibrio vitale del pianeta, e  ci  stanno costringendo a frettolosi ripensamenti. Nonostante
grande balzo, è vecchia ormai di sessant' anni, e non  ci  ha dato altri poeti se non Saint-Exupéry, ed uno scalino
un poeta vi trovi alimento. Certo è chiedere troppo, ma  ci  sentiamo defraudati. Più o meno consapevolmente, vorremmo
virtù, oltre alle molte altre che li rendono egregi: che  ci  sapessero trasmettere, comunicare, cantare quanto vedranno
e senza fine, dalla contrada del Tohu e del Bohu, non  ci  sono giunte finora parole di poesia, eccettuate forse poche
verde mister che mi invaghiva, questo motto gentil: " Tu  ci  hai compresi! ".
genitori brontoloni e per i maestri tiranni! ... Ma oramai  ci  vuol pazienza! e i ragazzi, con la scusa di farli studiare,
dell'oceano e dirigersi verso di loro. "Che quegli abitanti  ci  abbiano visti?" disse O'Donnell. "Lo credo" rispose
più le àncore, mio povero amico." "Dannati naufraghi!  Ci  è costato caro, ben caro l'averli aiutati!" "E vero,
verso l'ovest." "Pure, Mister Kelly, mi sembra che il vento  ci  spinga invece verso l'est. Guardate il monte dell'isola
esclamò l'ingegnere. "È vero." "Che qualche nuova corrente  ci  abbia presi?" "Non lo credo, ma è un fatto, però, che noi
abbia presi?" "Non lo credo, ma è un fatto, però, che noi  ci  avviciniamo alla costa africana, descrivendo una linea
un gesto di rabbia. "Miserabili!" esclamò. "Quei naufraghi  ci  hanno rovinati." "Che si siano riaperti gli strappi?" "Non
mezz'ora saremmo da capo. Rinforziamo i fusi col gas che  ci  rimane." "Quanta zavorra ci rimane da gettare?" "Circa
Rinforziamo i fusi col gas che ci rimane." "Quanta zavorra  ci  rimane da gettare?" "Circa duecento chilogrammi. Aiutatemi,
e non so come mi sia sfuggita. Affrettiamoci, che l'oceano  ci  è vicino." Il Washington cadeva. Il suo gas, dopo tanti
toccarci." "Hurrah per la Senegambia, dunque!" "Non  ci  siamo ancora." "Ci giungeremo, Mister Kelly: il cuore me lo
Santa Maria e Sanguonar, ne sono certo." "Dunque noi  ci  troviamo ora? ... " "A 13o 30o di latitudine e a 19o di
chee comincia a disegnarsi nettamente. Fra venti minuti  ci  libreremo sopra le isole dell'estuario." "No, Mister
il vento abbia fatto un salto, come dicono i marinai." "Ma  ci  spinge sempre all'est." "No, Mister Kelly" disse O'Donnell
impregnate, dei freni caldi, del carbone combusto,  ci  affliggevano di un disgusto profondo. Eravamo stanchi di
fatto di insofferenza, di frustrazione e di tensione.  Ci  sembrava di avere qualcosa da dire, enormi cose da dire, ad
e ascoltare in umiltà il nostro racconto. Ma nessuno  ci  guardava negli occhi, nessuno accettò la contesa: erano
vece. Se a Szòb avevamo imbarcato un ospite, dopo Monaco  ci  accorgemmo di averne imbarcato una intera nidiata: i nostri
italiani, i quali, nella carenza delle autorità costituite,  ci  portarono il saluto della patria, e distribuirono
sulle soglie delle nostre case, per il bene o per il male,  ci  attendeva una prova, e la anticipavamo con timore.
noi: con quali armi, con quali energie, con quale volontà?  Ci  sentivamo vecchi di secoli, oppressi da un anno di ricordi
pur duri, di vagabondaggio ai margini della civiltà,  ci  apparivano adesso come una tregua, una parentesi di
ma irripetibile del destino. Volgendo questi pensieri, che  ci  vietavano il sonno, passammo la prima notte in Italia,
lentamente la val d' Adige deserta e buia. Il 17 di ottobre  ci  accolse il campo di Pescantina, presso Verona, e qui ci
ci accolse il campo di Pescantina, presso Verona, e qui  ci  sciogliemmo, ognuno verso la sua sorte: ma solo alla sera
poiché Avesa, il suo paese, era a pochi chilometri. E  ci  benedisse, il vecchio bestemmiatore: levò due dita enormi e
il vecchio bestemmiatore: levò due dita enormi e nodose, e  ci  benedisse col gesto solenne dei pontefici, augurandoci un
augurandoci un buon ritorno e ogni bene. L' augurio  ci  fu grato, poiché ne sentivamo il bisogno. Giunsi a Torino
del 1920, e la crudeltà di questi due racconti  ci  lascia muti. Fino a che punto è lecito sfruttare
punto è lecito sfruttare letterariamente la violenza? Che  ci  sia un limite, è certo; subito al di là, si cade in peccati
dell'anno capitasse almeno un paio di volte al mese, e  ci  starebbe anche la sora Matilde, la quale ieri mangiò tanti
e neppure tanto belle, mentre il mondo era in fiamme, non  ci  sembrava né strano né vergognoso: ci proclamavamo nemici
era in fiamme, non ci sembrava né strano né vergognoso:  ci  proclamavamo nemici del fascismo, ma in effetti il fascismo
perché suonavano le sirene dell' allarme aereo, e questo  ci  sembrava un incidente ridicolo e gratificante; gli Alleati
e potenti, avevano le portaerei e i "Liberators". Noi no,  ci  avevano dichiarato "altri" e altri saremmo stati;
dichiarato "altri" e altri saremmo stati; parteggiavamo, ma  ci  tenevamo fuori dai giochi stupidi e crudeli degli ariani, a
russo, e che noi tendevamo a censurare. La nostra ignoranza  ci  concedeva di vivere, come quando sei in montagna, e la tua
Il fascismo li aveva ridotti al silenzio per vent' anni, e  ci  spiegarono che il fascismo non era soltanto un malgoverno
vuole essere servo, sulla menzogna sistematica e calcolata.  Ci  dissero che la nostra insofferenza beffarda non bastava;
incanalata in una rivolta organica e tempestiva: ma non  ci  insegnarono come si fabbrica una bomba, né come si spara un
come si fabbrica una bomba, né come si spara un fucile.  Ci  parlavano di sconosciuti: Gramsci, Salvemini, Gobetti, i
seconda storia, una storia parallela a quella che il liceo  ci  aveva somministrata dall' alto? In quei pochi mesi convulsi
umana. Il tempo per consolidare la nostra preparazione non  ci  fu concesso: vennero in marzo gli scioperi di Torino, ad
disfatto e diviso, siamo scesi in campo per misurarci.  Ci  separammo per seguire il nostro destino, ognuno in una
del Piemonte, e probabilmente anche i più sprovveduti.  Ci  credevamo al sicuro, perché non ci eravamo ancora mossi dal
anche i più sprovveduti. Ci credevamo al sicuro, perché non  ci  eravamo ancora mossi dal nostro rifugio, sepolto da un
nostro rifugio, sepolto da un metro di neve: ma qualcuno  ci  tradì, ed all' alba del 13 dicembre 1943 ci svegliammo
ma qualcuno ci tradì, ed all' alba del 13 dicembre 1943  ci  svegliammo circondati dalla repubblica: loro erano
sigaretta, e disse: "Mi rincresce per i miei cromosomi".  Ci  picchiarono un poco, ci ammonirono di "non fare atti
rincresce per i miei cromosomi". Ci picchiarono un poco,  ci  ammonirono di "non fare atti inconsulti", ci promisero di
un poco, ci ammonirono di "non fare atti inconsulti",  ci  promisero di interrogarci poi in un certo loro modo
subito dopo, si disposero in gran pompa intorno a noi, e  ci  mettemmo in cammino verso il valico. Durante la marcia, che
bombe nel torrente per uccidere le trote. Giù a valle  ci  aspettavano diversi autobus. Ci fecero salire, sedere
le trote. Giù a valle ci aspettavano diversi autobus.  Ci  fecero salire, sedere separati, ed io avevo militi tutto
insieme con diversi di loro, ma non ne ebbi il coraggio.  Ci  condussero alla caserma, che era alla periferia di Aosta.
favore un regime carcerario conforme ai regolamenti; così  ci  mise nelle cantine della caserma, uno per cella, con branda
menti, pesava un segreto brutto: lo stesso segreto che  ci  aveva esposti alla cattura, spegnendo in noi, pochi giorni
a riparo dalle schegge dei bombardamenti aerei. Ogni tanto  ci  venivano a chiamare per gli interrogatori. Quando ad
temibili gli interrogatori di Cagni. Cagni era la spia che  ci  aveva fatti catturare: spia integrale, per ogni grammo
campo di raccolta a Carpi, loro non erano dei sanguinari,  ci  sarei rimasto fino alla vittoria finale. Ammisi di essere
con Guido ed Aldo, che erano nelle due celle contigue.  Ci  riuscii, ma era estenuante: occorreva un' ora per
comunque, era un essere umano con cui scambiare parola.  Ci  condusse nel locale caldaia, che era fosco di fuliggine,
per intero dalla caldaia, ma caldo: un sollievo. Il milite  ci  fece sedere su una panca, e prese posto lui stesso su una
notte e si tira fuori uno o due grammi: ma non finisce mai.  Ci  torni quando vuoi, la notte dopo o dopo un mese, secondo
ganga. _ Non lo vendo mica tutto, _ continuava l' altro: _  ci  sono troppo affezionato. Ne tengo un po' da parte e lo
ginocchia cadde a terra con fracasso. Lo sconosciuto ed io  ci  scambiammo un rapido sguardo, ci comprendemmo al volo, ci
Lo sconosciuto ed io ci scambiammo un rapido sguardo,  ci  comprendemmo al volo, ci alzammo di scatto dalla panca: ma
ci scambiammo un rapido sguardo, ci comprendemmo al volo,  ci  alzammo di scatto dalla panca: ma non facemmo in tempo a
arma. Si ricompose, guardò l' ora, bestemmiò in veneto, e  ci  disse ruvidamente che era tempo di rientrare in cella. Nel
per sogno. Eppoi, anche se me la prendessi con te, credilo,  ci  sarebbe la sua brava ragione." "Perché?" "Perché, volere o
ricorderò sempre! ... ma oramai t'ho bell'e perdonato e non  ci  penso più. Però tutte le volte che quella colazione mi
di ricattarmi ... ma oramai ti ho bell'e perdonato e non  ci  penso più! E per l'appunto, che fame avevo quel giorno! Una
campo ... Meno male che oramai t'ho bell'e perdonato e non  ci  penso più! ... " "Basta, basta!" interruppe Raffaello, che
buona volontà, non ero arrivato a far tutto il compito che  ci  avevan dato! Ma oggi non posso proprio fare a meno di
i grandi, per quel gran viziaccio di esagerare che hanno,  ci  perseguitano ingiustamente, perché qualche volta son
avrei piacere che questo sposalizio si facesse, perché così  ci  sarà un altro pranzo dì nozze, e chi sa quanti dolci e
pendenti lungo i fianchi, senza parlare. Intorno, tutto  ci  è nemico. Sopra di noi, si rincorrono le nuvole maligne,
le nuvole maligne, per separarci dal sole; da ogni parte  ci  stringe lo squallore del ferro in travaglio. I suoi confini
tutto intorno, la presenza cattiva del filo spinato che  ci  segrega dal mondo. E sulle impalcature, sui treni in
gli uni e l' odio gli altri, ogni altra forza tace. Tutti  ci  sono nemici o rivali. No, in verità, in questo mio compagno
ed è prevedibile che, quando lo manderanno alla morte,  ci  andrà con questa stessa totale indifferenza. Non possiede
me, perché sono debole e maldestro, così spesso accade che  ci  troviamo accoppiati. Mentre, a mani vuote, ancora una volta
i piedi dal magazzino, una locomotiva fischia breve e  ci  taglia la strada. Contenti della interruzione forzata, Null
Contenti della interruzione forzata, Null Achtzehn ed io  ci  fermiamo: curvi e laceri, aspettiamo che i vagoni abbiano
vagone è passato, e, come al sollevarsi di un sipario,  ci  sta davanti agli occhi la catasta dei supporti di ghisa, il
accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta. Ma non  ci  capita sovente, e non sono lunghi sogni: noi non siamo che
fila che fa capo alla sala delle visite. In questa fila  ci  si spoglia progressivamente, e quando si arriva verso la
verso la testa, bisogna essere nudi perché un infermiere  ci  infila il termometro sotto l' ascella; se qualcuno è
mi hanno chiamato fuori con altri tre della mia baracca.  Ci  hanno portati in un angolo della piazza dell' Appello, dove
e scuotono il capo: da uno che ha un numero così alto  ci  si può aspettare qualunque sciocchezza. Poi ci hanno
così alto ci si può aspettare qualunque sciocchezza. Poi  ci  hanno contati, ci hanno fatti spogliare fuori al freddo, ci
può aspettare qualunque sciocchezza. Poi ci hanno contati,  ci  hanno fatti spogliare fuori al freddo, ci hanno tolto le
ci hanno contati, ci hanno fatti spogliare fuori al freddo,  ci  hanno tolto le scarpe, ci hanno di nuovo contati, ci hanno
fatti spogliare fuori al freddo, ci hanno tolto le scarpe,  ci  hanno di nuovo contati, ci hanno rasa la barba i capelli e
ci hanno tolto le scarpe, ci hanno di nuovo contati,  ci  hanno rasa la barba i capelli e i peli, ci hanno contati
nuovo contati, ci hanno rasa la barba i capelli e i peli,  ci  hanno contati ancora, e ci hanno fatto fare una doccia; poi
la barba i capelli e i peli, ci hanno contati ancora, e  ci  hanno fatto fare una doccia; poi è venuta una SS, ci ha
e ci hanno fatto fare una doccia; poi è venuta una SS,  ci  ha guardati senza interesse, si è soffermata davanti a uno
idrocele, e lo ha fatto mettere da parte. Dopo di che  ci  hanno contati ancora una volta e ci hanno fatto fare un'
da parte. Dopo di che ci hanno contati ancora una volta e  ci  hanno fatto fare un' altra doccia,benché fossimo ancora
e questa camera la camera dei gas di cui tutti parlano, che  ci  potrei fare? Tanto vale appoggiarsi al muro e chiudere gli
non soffrono la fame. Ho provato a chiedergli se sa quando  ci  faranno entrare. Lui si è voltato all' infermiere, che gli
parlato e riso insieme senza rispondere, come se io non  ci  fossi: poi uno di loro mi ha preso il braccio e ha guardato
per farsi beffe di noi. Sarebbe questo l' ospedale?  Ci  fanno stare nudi in piedi e ci fanno delle domande.
Sarebbe questo l' ospedale? Ci fanno stare nudi in piedi e  ci  fanno delle domande. Finalmente anche per me si è aperta la
a fette sottili, e mangiare sdraiati con tutta calma; poi  ci  si può riaddormentare, fino alla distribuzione del brodo di
disegnano solo a intervalli, col capriccio del vento. Noi  ci  guardiamo l' un l' altro dai nostri letti, perché tutti
rito mostruoso, e perché, oggi ancora, quando la memoria  ci  restituisce qualcuna di quelle innocenti canzoni, il sangue
restituisce qualcuna di quelle innocenti canzoni, il sangue  ci  si ferma nelle vene, e siamo consci che essere ritornati da
lui vuole farsi capire. Fa tacere Walter con un cenno,  ci  penserà lui a farmi persuaso: _ Mostrami il tuo numero: tu
molte cose: Schonungsblock vuol dire baracca di riposo, qui  ci  sono solo malati leggeri, o convalescenti, o non bisognosi
ha una enterite assai leggera, è qui da venti giorni, e  ci  sta bene, si riposa e ingrassa, se ne infischia delle
(da rimunerarsi con zuppa o pane), e se quello  ci  sta, e l' infermiere ha un momento di disattenzione,
vuote, vi si parla di altro che di fame e di lavoro, e  ci  accade di considerare che cosa ci hanno fatti diventare,
di fame e di lavoro, e ci accade di considerare che cosa  ci  hanno fatti diventare, quanto ci è stato tolto, che cosa è
di considerare che cosa ci hanno fatti diventare, quanto  ci  è stato tolto, che cosa è questa vita. In questo Ka-Be,
avrebbero fatto a ricordarci questo maggior pericolo che  ci  minaccia. Se dall' interno dei Lager un messaggio avesse
è per noi: da cuccetta a cuccetta, nonostante il divieto,  ci  scambiamo visite, e parliamo e parliamo. La baracca di
mondo di fuori popolano i nostri sonni e le nostre veglie,  ci  accorgiamo con stupore che nulla abbiamo dimenticato, ogni
stupore che nulla abbiamo dimenticato, ogni memoria evocata  ci  sorge davanti dolorosamente nitida. Ma dove andiamo non
scelte, forse anche resistere al lavoro e alla fame che  ci  consumano: e dopo? Qui, lontani momentaneamente dalle
bagnati dall'umido della nebbia che avvolgeva ogni cosa,  ci  tenevamo per le mani sotto la coperta che avevo steso sulle
lontani cento miglia dalla città, in un posto dove nessuno  ci  conosceva. Bastava. Quel po' di mistero era una felicità.
Quel po' di mistero era una felicità. Quando si vuol bene  ci  si appaga quasi di niente. Tre anni fa, chi di noi due
niente. Tre anni fa, chi di noi due avrebbe mai creduto che  ci  saremmo trovati lí, in quel legno, a quell'ora, con quella
legno, a quell'ora, con quella dolce intimità di cuore che  ci  sorrideva negli occhi? Durante il viaggio io pensavo a
e mi guardavi quasi smarrita. Pareva avessi paura non  ci  lasciassero soli. Io mi feci coraggio. Accostai un po' piú
porta, dietro il cancello di ferro; casetta civettuola, che  ci  aveva fatto fermare pensosi tutti e due su la strada
dal silenzio e dalla pace che covava in quel nido. - Come  ci  si starebbe bene! - Facemmo insieme la stessa esclamazione
la stessa esclamazione e restammo tristi. A che pensarci?  Ci  trovavamo lí senza sapere veramente perché. Anzi, secondo
di rubare un momento di felicità alla mia cattiva sorte.  Ci  perdemmo pei campi. Fra gli sterpi delle siepi affacciavano
arida. Il sole la faceva apparir bianca, con riflessi che  ci  abbagliavano. E noi c'inoltravamo per le strade deserte,
Vattel'a pesca! Certamente di cose deliziosissime. Non  ci  accorgevamo della vampa del sole, né del vento che scompo
e che ridevano o facevano smorfie, secondo i discorsi.  Ci  contentavamo di quello spettacolo, invece dell'altro che
lontani dagl'importuni. Pioveva? Tanto meglio; non  ci  stancavamo a correre pei campi, com'era nostra intenzione.
- dicevi tu. Sciocchezze! Ma eravamo felici. Allora  ci  venne l'idea di scrivere anche i nostri nomi su quell'album
fino allora dei russi e dei loro modi di procedere, non  ci  sembrava probabile che al confine ci aspettassero dei
modi di procedere, non ci sembrava probabile che al confine  ci  aspettassero dei cambiavalute. Perciò il buon senso, e
il buon senso, e insieme il nostro felice stato d' animo,  ci  consigliavano di spendere fino all' ultimo zloty la non
una vecchietta grinzosa, dall' aria bisbetica e diffidente.  Ci  guardò attentamente attraverso gli occhiali di tartaruga,
attentamente attraverso gli occhiali di tartaruga, poi  ci  disse chiaro e tondo, in ottimo tedesco, che secondo lei
al più, poteva concederci di essere croati: anzi, ora che  ci  pensava, aveva proprio incontrato dei croati che ci
ora che ci pensava, aveva proprio incontrato dei croati che  ci  somigliavano. Eravamo croati, la cosa era fuori
sembrarono distendersi. Allora era un' altra faccenda.  Ci  fece passare nel retrobottega, ci fece sedere, ci offerse
era un' altra faccenda. Ci fece passare nel retrobottega,  ci  fece sedere, ci offerse due bicchieri di birra autentica, e
faccenda. Ci fece passare nel retrobottega, ci fece sedere,  ci  offerse due bicchieri di birra autentica, e senza por tempo
bicchieri di birra autentica, e senza por tempo in mezzo  ci  raccontò con orgoglio la sua storia favolosa: la sua
con cui a Katowice eravamo stati trattati. Dancenko  ci  pregò inoltre di menzionare esplicitamente la sua persona e
di sempre si era fatto realtà. Alla stazione di Katowice  ci  aspettava il treno: un lungo treno di vagoni merci, di cui
su quei vagoni sconnessi, dormendo sul pavimento nudo, non  ci  preoccupava affatto, e neppure ci preoccupavano le risibili
sul pavimento nudo, non ci preoccupava affatto, e neppure  ci  preoccupavano le risibili scorte alimentari assegnateci dai
mani attraverso non immaginabili traversie. Il resto,  ci  assicurarono i russi con l' abituale noncuranza, ci sarebbe
resto, ci assicurarono i russi con l' abituale noncuranza,  ci  sarebbe stato distribuito durante il viaggio. Partì alla
di medico e di console della comunità itinerante.  Ci  sentivamo in buone mani, lontani da ogni dubbio o
buone mani, lontani da ogni dubbio o incertezza: a Odessa  ci  aspettava la nave. Il viaggio durò sei giorni, e se nel
dopo la partenza era apparso chiaro che i russi di Katowice  ci  avevano messi in viaggio allo sbaraglio, senza prendere
cosa fare di noi. I capistazione e i comandanti di tappa  ci  guardavano arrivare con occhio attonito e desolato, ansiosi
risposto "nicevò", che il suo magazzino era vuoto, che  ci  voleva l' autorizzazione, che avrebbe provveduto l'
giunse al tramonto, la locomotiva fu staccata, e Gottlieb  ci  assicurò che fino al mattino non saremmo ripartiti. Ci
ci assicurò che fino al mattino non saremmo ripartiti.  Ci  disponemmo pertanto a pernottare in stazione. La sala d'
cosparsa degli avanzi di innumerevoli bivacchi di gente che  ci  aveva preceduti, e il soffitto e i muri erano affumicati
breve ogni traccia di sonno e di stanchezza fuggì da noi, e  ci  sentimmo invece vivificati da uno stato d' animo
Cesare. _ Qualche parola. _ Dài, allora: attacca. Vedi se  ci  stanno. Quella notte tutto mi sembrava facile, perfino
più chiare: un ebreo è un ebreo, e un russo un russo, non  ci  sono dubbi né ambiguità. Loro erano due sfollate, mi
Zmerinka, nodo ferroviario a 350 chilometri da Odessa. Qui  ci  attendeva una grossa sorpresa e una feroce delusione.
del luogo, fece il giro del convoglio, vagone per vagone, e  ci  comunicò che tutti dovevamo scendere: il treno non
in stazione: la sconfitta di Gottlieb, la prima,  ci  sembrava di pessimo auspicio. Il mattino dopo, la nostra
alle nostre domande nei modi più sconcertanti. Un russo  ci  disse che sì, da Odessa erano partite diverse navi con
e americani che rimpatriavano, e anche noi, presto o tardi,  ci  saremmo imbarcati: da mangiare ne avevamo, Hitler non c'
avevamo, Hitler non c' era più, perché lamentarsi? Un altro  ci  disse che la settimana prima un convoglio di francesi, in
verso nord "perché i binari erano interrotti". Un terzo  ci  informò che aveva visto con i suoi occhi un trasporto di
con la macchina fotografica a tracolla: quasi dei turisti.  Ci  guardavano dall' alto in basso, come parenti poveri: loro
dai russi di aggregarci a loro, allora anche noi a Odessa  ci  saremmo arrivati. Con molta degnazione, ci fecero capire
noi a Odessa ci saremmo arrivati. Con molta degnazione,  ci  fecero capire che loro, infatti, erano gente di riguardo:
rischiarata da una finestra le cui imposte erano aperte, e  ci  fermammo dinanzi a una porticina nascosta nel muro. - Il
era il riso, quell'odiato riso che nel collegio Pierpaoli  ci  era servito a tutti i pasti, tutti i giorni, meno il
la porticina tornammo cautamente per la strada già fatta e  ci  separammo dinanzi al mio dormitorio. - Tutto è andato bene!
posto e poi a letto... Uno per tutti! - Tutti per uno - e  ci  stringemmo la mano. Io zitto zitto andai a letto; ma ero
il più caldo e unanime saluto... Noi della Società segreta  ci  si guardava ogni tanto con un sorriso diverso da tutti gli
per il bene comune? Anche nelle storie delle nazioni  ci  sono i popoli che ogni tanto si stancano d'aver sempre
ignora chi è stato che ha fatto cambiar minestra? A noi  ci  basta la coscienza d'aver fatto quel che abbiamo fatto per
di tutti. Però gli altri soci della nostra Società segreta  ci  han fatto molta festa, a me e al Michelozzi, per la
riuscita dell'impresa, e Tito Barozzo stringendoci la mano  ci  ha detto: - Bravi! Vi nomineremo i nostri petrolieri
nostri petrolieri d'onore!... - Intanto Maurizio Del Ponte  ci  ha fatto una comunicazione molto importante. - Ho visto la
il nostro bravo Stoppani ha aperto il suo finestrino che  ci  sarà di una utilità incalcolabile. Ho potuto penetrarvi
nostro scopo è di arrivare a primavera. Di altro, ora, non  ci  curiamo. Dietro a questa meta non c' è, ora, altra meta. Al
po' più caldo di ieri; fra due mesi, fra un mese, il freddo  ci  darà tregua, e avremo un nemico di meno. Oggi per la prima
ma non siamo abituati a vederlo. Per la prima volta  ci  siamo accorti che, ai due lati della strada, anche qui i
nebbia l' umidità dell' inverno. Oggi è una buona giornata.  Ci  guardiamo intorno, come ciechi che riacquistino la vista, e
guardiamo intorno, come ciechi che riacquistino la vista, e  ci  guardiamo l' un l' altro. Non ci eravamo mai visti al sole:
riacquistino la vista, e ci guardiamo l' un l' altro. Non  ci  eravamo mai visti al sole: qualcuno sorride. Se non fosse
una legge prospettica definita. Questo è provvidenziale, e  ci  permette di vivere in campo. Ed è anche questa la ragione
a che questa abbia eventualmente a venir meno, e allora  ci  si stupisce dolorosamente al vedere che dietro ve n' è un'
Perciò, non appena il freddo, che per tutto l' inverno  ci  era parso l' unico nemico, è cessato, noi ci siamo accorti
l' inverno ci era parso l' unico nemico, è cessato, noi  ci  siamo accorti di avere fame: e, ripetendo lo stesso errore,
tutti lo fanno tacere, e non passano dieci minuti, che Béla  ci  descrive la sua campagna ungherese, e i campi di
Franco ed io, in Italia al campo di smistamento, quando  ci  è giunta a un tratto la notizia che all' indomani saremmo
noi sciocchi, noi insensati: se avessimo saputo! E se  ci  dovesse succedere un' altra volta .... Assurdo; se una cosa
se una cosa è certa al mondo, è bene questa: che non  ci  succederà un' altra volta. Fischer, l' ultimo arrivato,
del sole oggi è giorno di gioia: a mezzogiorno una sorpresa  ci  attende. Oltre al rancio normale del mattino, troviamo
di quelle della Cucina di Fabbrica, quasi piena. Templer  ci  guarda trionfante: questa "organizzazione" è opera sua.
altri due, andremo a turno nel pomeriggio alla baracca, e  ci  saranno eccezionalmente concessi cinque minuti di
pieno. Che si potrebbe desiderare di più? Anche il lavoro  ci  pare leggero, con la prospettiva dei due litri densi e
leggero, con la prospettiva dei due litri densi e caldi che  ci  attendono nella baracca. Periodicamente viene il Kapo fra
almeno per qualche ora, sazi, così non sorgono litigi,  ci  sentiamo buoni, il Kapo non si induce a picchiarci, e siamo
sempre fra il sonno. "Ora vi dirò tutto. Volete sapere chi  ci  darà il vestiario? ... Indovinatelo! Ce lo darà lo zio
"Non è precisamente il vestiario del Rigoletto, ma  ci  corre poco. Sono strisce di raso rosso, verde, turchino, di
turchino, di tutti i colori: e con quelle strisce noi  ci  faremo i calzoni, i vestiti e i berretti ... " "Ma se tu
e i berretti ... " "Ma se tu fai da Re di Francia, ti  ci  vorrà la corona di Re", disse Orazio. "Come sei
gli Imperatori andassero fuori con l'ombrello ... " "E tu  ci  credi alla Storia Romana? Povero bambino, lo spendi bene il
al teatro costava una lira: dunque, essendo in tre,  ci  volevano almeno tre lire. Inventando una scusa di libri da
allora c'intenderemo ... ". "Gua'", disse Pierino, "se lei  ci  fida anche cento lire, noi le si pigliano volentieri."
così penetranti, che se non si riaddormentasse subito ...  ci  farebbe tagliare a tutti le teste! ... M'inganno? (Si ferma
accompagnarle fino a Bologna. All'uscio di camera mia non  ci  sono stati più assalti. In ogni modo io son deciso a
potrebbe essere, senza rettorica e senza ipocrisie. Voi  ci  troverete qualche cosa che vi appartiene, ch'è il frutto
ch'è la manifestazione dei vostri gusti. I greci innamorati  ci  lasciarono la statua di Venere; noi lasceremo il cancan
e in fondo ad esso, quand'è esclusivo come oggi, non  ci  troverete altro, se avete il coraggio e la buona fede di
in bolognese in modo che fa proprio ridere, perché non  ci  si capisce niente. Tutti in casa sono felici e contenti che
è troppo vasta per essere razionalmente accettata. Non  ci  pesa addosso come sarebbe da aspettarsi: ha assunto la
che esso si verifichi. Questo concetto è astratto, non  ci  aiuta. Qui il danno è massimo: è infinito? No, perché la
prodotto, la nostra paura, rientri in limiti tollerabili, e  ci  permetta di dormire, mangiare, fare l' amore, procreare
lo scenario è nuovo: siamo privi dell' unico strumento che  ci  aiuta a stimare la probabilità di un evento futuro, cioè il
internazionali fanno seguito le guerre, alle guerre,  ci  dice l' esperienza, fanno seguito epidemie e carestie. Ma
e prossima; gli altri, che, per quanto dura sia la vita che  ci  attende, la salvezza è probabile e non lontana, e, se
liberi dal bisogno ma non dalla paura. A quanto pare,  ci  è difficile la gamma intera del possibile; la credulità e
perché essa è fonte di male. Sia lo zero, sia l' uno,  ci  spingono all' inazione: se il futuro danno è impossibile o
assumerne nuovi, diversi o anche opposti: purché un modello  ci  fosse. Già Plinio citava gli improbabili Iperborei, al di
senza il timore di un conflitto con la realtà. Comunque,  ci  eravamo fabbricata una meta: la nostra bussola puntava in
della delega pare finito, ad Ovest ed anche ad Est: non  ci  sono più le Isole Felici né i capi carismatici (forse, l'
il fallimento. Il nostro futuro non è scritto, non è certo:  ci  siamo svegliati da un lungo sonno, ed abbiamo visto che la
gallina, e la notte passata all' addiaccio,  ci  fecero bene come medicine. Dopo un buon sonno, che ci
ci fecero bene come medicine. Dopo un buon sonno, che  ci  ristorò quantunque avessimo dormito sulla nuda terra, ci
ci ristorò quantunque avessimo dormito sulla nuda terra,  ci  svegliammo al mattino in ottimo umore e salute. Eravamo
e salute. Eravamo contenti perché c' era il sole, perché  ci  sentivamo liberi, per il buon odore che veniva dalla terra,
era gente non malevola, anzi arguta e disposta al riso, che  ci  avevano bensì sparato, ma poi ci avevano accolti bene e ci
e disposta al riso, che ci avevano bensì sparato, ma poi  ci  avevano accolti bene e ci avevano perfino venduto un pollo.
ci avevano bensì sparato, ma poi ci avevano accolti bene e  ci  avevano perfino venduto un pollo. Eravamo contenti perché
civile, e cioè dal misterioso campo di Staryje Doroghi,  ci  separavano però trenta chilometri di vertiginosa strada in
che cosa si poteva comperare per il meglio con otto rubli.  Ci  avviammo, e strada facendo ci venne un' idea: non merce, ma
per il meglio con otto rubli. Ci avviammo, e strada facendo  ci  venne un' idea: non merce, ma servizi. Il miglior
qualche capo di vestiario: tanto faceva molto caldo. Così  ci  presentammo sull' aia, accolti con saluti affettuosi e
nella stalla, tornò con un mulo, lo attaccò fra le stanghe,  ci  fece segno di montare, caricò qualche sacco sempre in
delle lingue e l' abilità diplomatica. In realtà,  ci  accorgemmo poi (e purtroppo se ne accorsero anche i
Doroghi comunque, per non so quali suoi affari, e forse  ci  avrebbe caricati anche gratis. Ci mettemmo in strada verso
suoi affari, e forse ci avrebbe caricati anche gratis.  Ci  mettemmo in strada verso mezzogiorno, sdraiati sui non
noi insolito, e stupendo. La pianura, che il giorno prima  ci  aveva oppressi con la sua solenne vacuità, non era più
deserte, ma poco prima del tramonto notammo che qualcuno  ci  inseguiva: un uomo, nero sul bianco della polvere, che
la falce di Kronos. Si accingeva a sorpassarci come se non  ci  vedesse o non ci riconoscesse. Cesare lo chiamò e lo invitò
Si accingeva a sorpassarci come se non ci vedesse o non  ci  riconoscesse. Cesare lo chiamò e lo invitò a salire con
alla litania blasfema che perpetua gli occupava la mente.  Ci  superò, e proseguì la sua mitica marcia verso l' orizzonte
centimetri per uomo. Da principio protestammo, perché  ci  sembrava poco: ma il comando russo ci fece cortesemente
protestammo, perché ci sembrava poco: ma il comando russo  ci  fece cortesemente osservare che il nostro reclamo era
nome ogni cinquanta centimetri. Lo stesso si poteva dire, e  ci  fu detto, a proposito del vitto. Ricevevamo un chilo di
così com' era (così facevano molti russi): per cuocerlo,  ci  mancavano i recipienti, il condimento, il sale e l' arte.
i recipienti, il condimento, il sale e l' arte. Presto  ci  convincemmo che la miglior cosa era rivenderlo ai russi
ancora sopra: ma poi, come un eroe stendhaliano,  ci  aveva pensato su. Perché non imitare la natura? Perché non
merce: _ Mi sono fatto incastrare _. Per due giorni non  ci  fu modo di rivolgergli la parola, se ne stava raggomitolato
fiamma. Ti scongiuro, ti scongiuro, non obliarmi poi quando  ci  desteremo nel freddo paese, nei giorni tristi, quando
amabilmente all'autore. "Suppongo che i suoi amanti non  ci  vorranno mica dei flaneurs in questa valle delle rose. E se
 Ci  si costruisce (strada facendo: ma ci si illude di averlo
si costruisce (strada facendo: ma  ci  si illude di averlo fatto a priori) un proprio decalogo
sembrata lunga. Perciò non appena arrivammo a casa sua,  ci  chiudemmo nel suo studio e di tacito accordo si venne
di chimica? E dalla selezione di ottobre? Alberto ed io  ci  poniamo spesso queste domande, e molte altre ancora.
le prime incursioni, nel colmo dell' estate: la fenilbeta  ci  si incollava sotto gli abiti alle membra sudate e ci rodeva
ci si incollava sotto gli abiti alle membra sudate e  ci  rodeva come una lebbra; la pelle si staccava dai nostri
acuto della fenilbeta impregna il nostro unico abito, e  ci  accompagna giorno e notte come la nostra ombra. Finora, i
che non sia l' ultima. In qualunque momento del giorno  ci  accada di prestare ascolto alla voce dei nostri corpi, di
le nostre membra, la risposta è una: le forze non  ci  basteranno. Tutto intorno a noi parla di disfacimento e di
la voce della lotta leggendaria nel ghetto di Varsavia, e  ci  hanno raccontato di come, già un anno fa, i tedeschi hanno
misterioso burocrate tedesco che sovrintende a queste cose  ci  ha autorizzato alla erezione di uno "Zweiplatziges
c' è dubbio possibile. Io sono uno dei tre eletti. Il Kapo  ci  squadra con un riso astioso. Un belga, un rumeno e un
anno, l' aria mite del maggio in Italia. Herr Stawinoga  ci  assegna i posti di lavoro. Stawinoga è un tedesco-polacco
Con noi non parla volentieri, ma non sembra mal disposto.  Ci  chiama "Monsieur", il che è ridicolo e sconcertante. In
è meravigliosa: il termometro segna 24ä. Noi pensiamo che  ci  possono anche mettere a lavare la vetreria, o a scopare il
ormai ho un anno di Lager, e so che se uno vuole rubare, e  ci  si dedica seriamente, non esiste sorveglianza e non
i francesi camminano di nuovo a testa alta. Gli inglesi  ci  strizzano l' occhio, e ci salutano di nascosto con la "V"
nuovo a testa alta. Gli inglesi ci strizzano l' occhio, e  ci  salutano di nascosto con la "V" dell' indice e del medio; e
e scrivo quello che non saprei dire a nessuno. Poi  ci  sono le donne. Da quanti mesi non vedevo una donna? Non di
è diverso. Di fronte alle ragazze del laboratorio, noi tre  ci  sentiamo sprofondare di vergogna e di imbarazzo. Noi
e di imbarazzo. Noi sappiamo qual è il nostro aspetto:  ci  vediamo l' un l' altro, e talora ci accade di specchiarci
è il nostro aspetto: ci vediamo l' un l' altro, e talora  ci  accade di specchiarci in un vetro terso. Siamo ridicoli e
da un attaccapanni di legno. Siamo pieni di pulci, e spesso  ci  grattiamo spudoratamente; siamo costretti a domandare di
lavato, ma l' odore di Häftling, scialbo e dolciastro, che  ci  ha accolti al nostro arrivo in Lager ed esala tenace dai
e poi cercano di darne a noi la colpa; quando scopano  ci  scopano i piedi. Con noi non parlano, e arricciano il naso
i piedi. Con noi non parlano, e arricciano il naso quando  ci  vedono trascinarci per il laboratorio, squallidi e sudici,
Stawinoga mi ha detto che, per ogni questione di lavoro,  ci  dobbiamo rivolgere a lui direttamente. Queste ragazze
tutte le ragazze di tutti i laboratori del mondo, e questo  ci  rende profondamente infelici. Discorrono fra loro: parlano
della determinazione temporale vi è dolcemente sfumato. Non  ci  stupì, e neppure ci addolorò oltre misura. Quando la
temporale vi è dolcemente sfumato. Non ci stupì, e neppure  ci  addolorò oltre misura. Quando la partenza fu certa, ci
ci addolorò oltre misura. Quando la partenza fu certa,  ci  accorgemmo, con nostra stessa meraviglia, che quella terra
e primordiali, quella gente vigorosa e amante della vita,  ci  stavano nel cuore, erano penetrati in noi, e vi sarebbero
gran festa la stazione di Staryje Doroghi. Il treno c' era,  ci  aspettava, non era una illusione dei nostri sensi; il
come un monumento di se stessa, stava dalla parte giusta.  Ci  affrettammo a tastarne il fianco: ahimè, era freddo. I
dell' orizzonte, ed era come se la stessa terra cantasse.  Ci  preparammo per la notte. Dopo tanti mesi e trasferimenti,
costituivamo oramai una comunità organizzata: perciò non  ci  eravamo distribuiti a caso nei vagoni, bensì secondo nuclei
i tiranti si tesero, e le ruote cominciarono a girare.  Ci  guardammo a vicenda, quasi smarriti. Avevamo resistito,
di Katowice; dopo i trasferimenti insensati, per cui  ci  eravamo sentiti dannati a gravitare in eterno attraverso
della lunga estate, alla minaccia dell' inverno prossimo, e  ci  rendeva impazienti, avidi di giorni e di chilometri. Ma ben
chilometri. Ma ben presto, fin dalle prime ore di viaggio,  ci  dovemmo rendere conto che l' ora dell' impazienza non era
di pericolosi banditi, ma era tutta apparenza: presto  ci  accorgemmo che le loro ispezioni si accentravano sempre più
Italia, è inteso come rappresentazione allegorica del Giro:  ci  riuscì perciò strano l' entusiasmo con cui fu assimilato
la sera del 16 a Bobruisk, la sera del 17 a Ovruc; e  ci  accorgemmo che stavamo ripetendo a ritroso le tappe del
ritroso le tappe del nostro ultimo viaggio verso nord, che  ci  aveva portati da Zmerinka a Sluzk e a Staryje Doroghi.
sua né mia, nella lingua fredda dell' invasore, e subito  ci  separammo, poiché il treno ripartiva. Nel vagone, che
sponda, nel treno fermo, ansiosi che la luce del giorno  ci  rivelasse la terra rumena. Fu infatti una drammatica
un centro di assistenza. Se avevamo un' ora o due di tempo,  ci  consigliava di recarci in delegazione a questo centro:
Anzi, poiché il suo tram stava per partire, che montassimo,  ci  avrebbe fatti scendere alla fermata giusta, e al biglietto
avrebbe fatti scendere alla fermata giusta, e al biglietto  ci  avrebbe pensato lui. Andammo Leonardo, il Signor
da tavolati provvisori. In un ufficio buio e polveroso  ci  ricevettero due anziani patriarchi, dall' aspetto poco più
ma erano pieni di affettuose premure e di buone intenzioni,  ci  fecero sedere sulle tre sole sedie disponibili, ci
ci fecero sedere sulle tre sole sedie disponibili,  ci  colmarono di attenzioni e ci raccontarono a precipizio, in
tre sole sedie disponibili, ci colmarono di attenzioni e  ci  raccontarono a precipizio, in yiddish e in francese, le
pronti alle lagrime e al riso: al momento del congedo,  ci  invitarono perentoriamente a un brindisi di terribile
a un brindisi di terribile alcool rettificato, e  ci  consegnarono un canestro d' uva da distribuire fra gli
e le loro stesse tasche, una somma in "lei" che lì per lì  ci  parve astronomica; ma, a ripartizione avvenuta, e a conti
a ripartizione avvenuta, e a conti fatti con l' inflazione,  ci  accorgemmo poi che il suo valore era principalmente
figli del rajah, l'invito ad andarla ad ammazzare. Che cosa  ci  sarà sotto tutto ciò? Fortunatamente ho la Tigre della
semplice rappresentazione quella che ne pagherà le spese.  Ci  vuol ben altro! Una corona per Surama e per me. - Lanciò
Allora fa' preparare le tue armi. Prima che il sole spunti  ci  troveremo al palazzo del rajah. - Che cosa dici, Yanez? -
mentre noi, che siamo dei dilettanti e degli inurbati,  ci  nutriamo di errori. Noi seguiamo devotamente i loro
quelli richiesti e quegli altri, che il padre Farago  ci  grida attraverso la recinzione quando ci vede commettere
il padre Farago ci grida attraverso la recinzione quando  ci  vede commettere qualche enormità, o quando i frutti delle
né desiderabile; o forse ancora, anzi probabilmente, non  ci  vogliono insegnare troppe cose: che, non si sa mai, non ci
ci vogliono insegnare troppe cose: che, non si sa mai, non  ci  venisse in mente un giorno o l' altro di rubargli il
vai per la tua strada. Adesso che è cresciuta, anche lei  ci  dà consigli e spiegazioni, ma di altra natura. Mi ha
ferro e vecchio non so quanto: ecco, quello è la gramigna.  Ci  passano su le mucche e la calpestano e non muore: se la
via per uscire. L' unica è il fuoco. Io con la gramigna non  ci  parlo. Le ho chiesto se parla con le altre piante, e mi ha
complicato come il nostro, solo è buio mentre qui è luce;  ci  sono caverne, gallerie, ruscelli, fiumi e laghi, e in più
sono caverne, gallerie, ruscelli, fiumi e laghi, e in più  ci  sono le vene dei metalli, che sono tutti velenosi e
tranne il ferro, che entro certi limiti è amico dell' uomo.  Ci  sono anche tesori: alcuni nascosti dagli uomini in tempi
altre che protestano, cercano di scappare, e qualche volta  ci  riescono. Se non ci stai attento, inselvatichiscono e non
cercano di scappare, e qualche volta ci riescono. Se non  ci  stai attento, inselvatichiscono e non dànno più frutto, o
buio, e non c' era luna. I lumi del paese e della spiaggia  ci  davano solo un' idea vaga della direzione che avremmo
che avremmo dovuto seguire per discendere: in breve  ci  trovammo malamente intrigati nei rovi e nei terrazzi in
lontani come prima. Si udì a un tratto un cane abbaiare.  Ci  fermammo: veniva proprio verso di noi, galoppando
lui faceva bene ad abbaiare, era il suo mestiere, ma se  ci  avesse insegnato la strada che portava a casa sua avrebbe
nemici dei ragni, prima di dare inizio al brivido rituale,  ci  attardiamo a contarne le zampe; che del resto spesso sono
Anzi, amiamo proprio il loro pelo, di uno strano amore che  ci  spinge a tosarli, o addirittura a scuoiarli per adornarci
a scuoiarli per adornarci della loro pelliccia. Né  ci  incutono ribrezzo altre bestiole villose come le api o i
prudente limitarne l' uso alle opere dell' uomo. Non  ci  sono oggetti naturali brutti, né animali né piante né
né animali né piante né pietre né acque, né tanto meno  ci  sono astri brutti in cielo. Ci hanno insegnato a chiamare
né acque, né tanto meno ci sono astri brutti in cielo.  Ci  hanno insegnato a chiamare brutti ("brutta bestia") alcuni
la sua tela grande quanto un francobollo commemorativo, e  ci  si apposta ad aspettare la minuscola preda. È nato adulto,
la forma. Non ha bisogno di andare a scuola: è questo che  ci  fa orrore? Ci sono spiegazioni più audaci. Chi può fermare
ha bisogno di andare a scuola: è questo che ci fa orrore?  Ci  sono spiegazioni più audaci. Chi può fermare uno psicologo
farebbe un simbolo materno: il ragno è la madre-nemica che  ci  avvolge e ingloba, che vuole farci rientrare nella matrice
rappresentata stravolta, coi seni prosperosi dove  ci  si aspetterebbe di vedere la schiena, e dalla schiena le
triste: altrettanto lo è riprendere in mano un autore che  ci  ha detto qualcosa e che oggi non la dice più, o la dice
oggi non la dice più, o la dice male, con una voce che non  ci  sembra più quella di prima. Sarà colpa sua o nostra? Sulla
io che c'entro? - C'entri benissimo. Com'è che mio zio non  ci  vede più con le sue lenti mentre ci vede con quelle
Com'è che mio zio non ci vede più con le sue lenti mentre  ci  vede con quelle d'Ambrogio? E com'è che Ambrogio non ci
ci vede con quelle d'Ambrogio? E com'è che Ambrogio non  ci  vede più con le sue e ci vede con quelle dello zio
E com'è che Ambrogio non ci vede più con le sue e  ci  vede con quelle dello zio Venanzio? - Uhm! Bisognerebbe
nell'immenso corridoio, svegliandone l'eco. - Dove  ci  conducono? - chiese Rokoff a Fedoro. - Dal capo della
questo è veramente il celebre monastero di Dorkia. - Come  ci  accoglierà? - Come figli di Buddha o santi per lo meno. Ti
volano fra le nubi sul dorso di un'aquila gigantesca? - E  ci  spacceremo veramente per esseri superiori? - E perché no? -
tale - rispose Fedoro. - Dobbiamo anche noi inginocchiarci?  Ci  penso poco io. - No, come figli di Buddha gli siamo
solcare gli spazi come le aquile e di sfidare le tempeste.  Ci  fu fra di loro un silenzio abbastanza lungo e anche molto
Fedoro, con calma imperturbabile. - Il possente Dio  ci  aveva pregato di venire a visitare i conventi del lago
che in quel momento fosse più forte di noi e chi sa dove  ci  avrebbe spinti se noi non ci fossimo lasciati cadere fra le
più forte di noi e chi sa dove ci avrebbe spinti se noi non  ci  fossimo lasciati cadere fra le onde del lago. - Voi non
sia questo quello di Dorkia - pensò Fedoro. - Purché non  ci  invitino a recarci colà! Mi spiacerebbe che il capitano non
invitino a recarci colà! Mi spiacerebbe che il capitano non  ci  trovasse più qui. S'inchinarono dinanzi alla statua di
dei bricchi col collo assai lungo e molto artistici. - Che  ci  sia da mangiare, lì dentro? - chiese Rokoff. - Certo -
chiese Rokoff. - Certo - rispose Fedoro. - Se questi monaci  ci  lasciassero ora soli! Non mi piace che vedano come mangiano
noi occupiamo, ma altissima di certo, al rispetto che  ci  dimostrano questi monaci. - Diventiamo allora buddisti -
è ancora spenta - disse Fedoro. - Che cosa vogliono da noi?  Ci  hanno chiamato, è vero? - Ci invitano ad aprire. - Che sia
- Che cosa vogliono da noi? Ci hanno chiamato, è vero? -  Ci  invitano ad aprire. - Che sia giunto il capitano? - Uhm!
coi loro inchini - disse Rokoff. - Sarebbe stato meglio se  ci  avessero lasciato dormire fino a domani. Che cosa vogliono?
cosa vogliono? - Non ne so più di te - rispose Fedoro. - Se  ci  pregano di seguirli, ci sarà qualche cosa di nuovo che ci
so più di te - rispose Fedoro. - Se ci pregano di seguirli,  ci  sarà qualche cosa di nuovo che ci riguarda. - Che ci
ci pregano di seguirli, ci sarà qualche cosa di nuovo che  ci  riguarda. - Che ci conducano ancora da quella mummia
ci sarà qualche cosa di nuovo che ci riguarda. - Che  ci  conducano ancora da quella mummia vivente? - Lo vedremo,
Il vecchio Lama li aspettava pregando dinanzi al Dio. -  Ci  mancherebbe altro che ci facesse inginocchiare dinanzi a
pregando dinanzi al Dio. - Ci mancherebbe altro che  ci  facesse inginocchiare dinanzi a questo pezzo di terracotta
quel colloquio, non senza celargli le sue apprensioni. - Se  ci  rifiutassimo? - chiese il cosacco. - Il Lama di Dorkia, a
che ascendono forse a delle migliaia? - Sicché non  ci  rimane che obbedire. - Purtroppo Rokoff. - Ah! Diavolo! Mi
cosa d'altro. - Ossia? - Che temesse che il Lama che  ci  ha ospitati ci nascondesse, facendo poi spargere la voce
- Ossia? - Che temesse che il Lama che ci ha ospitati  ci  nascondesse, facendo poi spargere la voce che noi eravamo
mai stati veduti volare sul dorso d'un uccello. - E noi  ci  lasceremo sequestrare tranquillamente? - Pel momento ci
noi ci lasceremo sequestrare tranquillamente? - Pel momento  ci  conviene adattarci alle circostanze e fare buon viso alla
Tutto sarebbe finito e la nostra santità, che per ora  ci  protegge, sfumerebbe subito. Non scherziamo coi tibetani,
noi siamo degli europei, chissà quanti orribili tormenti  ci  farebbero soffrire. No, manteniamoci tranquilli, fingiamo
ritorno del capitano. - Che cosa potrà fare lui se i Lama  ci  tengono prigionieri? - Dispone di mezzi potenti colla sua
ANTONIO GALATEO AMICO MIO, Quando Emilio Praga  ci  leggeva la prima parte di queste sfortunate MEMORIE DEL
prima parte di queste sfortunate MEMORIE DEL PRESBITERIO, e  ci  offriva di collaborare con lui e terminare il lavoro, non
esattamente nella catastrofe del romanzo. Una sola cosa  ci  ho messo di mio, od almeno mi sono sforzato di metterci, ed
devi pensare al posto da farti nella società ... - Va bene;  ci  penserò ... La sua voce s'era a un tratto turbata. Mentre
non sono piú una bambina: devo pensare alla mia sorte, e  ci  penserò; lasciami fare. C'è un destino per tutti. Vo'
Sappi dunque che alla mia situazione, al mio avvenire  ci  ho pensato lungamente. Son cresciuta fin oggi quasi
forse queste le lezioni apprese in collegio? - Il collegio  ci  rende quali ci ricevette! - rispose Giacinta. - Sei
lezioni apprese in collegio? - Il collegio ci rende quali  ci  ricevette! - rispose Giacinta. - Sei un'ingrataccia! - No,
spiegherei se tu fossi piú calma. - Sono calma, calmissima;  ci  vuol altro per agitarmi. Che significa dunque? ... E
... Non darti piú pensiero del mio avvenire ... Non  ci  penserò nemmeno io ... Qualcosa nascerà ... vedrai ...