Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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scoletta, nella quale, lungo un anno di studio, il maestro  ci  ha insegnato tante cose! Addio, vecchi banchi, che serbate
Addio, cari compagni ed amici, di ognuno dei quali  ci  è noto il nome, ci è nota la voce, l'espressione del volto
compagni ed amici, di ognuno dei quali ci è noto il nome,  ci  è nota la voce, l'espressione del volto e la figura.
debba partire per un lungo viaggio. Chi sa se un altro anno  ci  rivedremo? E addio a lei, caro maestro; addio con le
con le lacrime agli occhi e con il cuore così commosso che  ci  vieta di parlare. l nostri sguardi le dicano che lontani
non la dimenticheremo più nella vita. I consigli ch'ella  ci  ha dati ci torneranno alla mente nelle ore di dubbio, e ci
più nella vita. I consigli ch'ella ci ha dati  ci  torneranno alla mente nelle ore di dubbio, e ci parrà di
ci ha dati ci torneranno alla mente nelle ore di dubbio, e  ci  parrà di udire la sua voce buona ogni volta che saremo più
più soli nel mondo. Allora diremo: «Il nostro maestro  ci  avrebbe consigliati così, e noi ci atterremo ai consigli
«Il nostro maestro ci avrebbe consigliati così, e noi  ci  atterremo ai consigli del nostro maestro»
babbo non aveva mai voluto che andassero a scuola. - Io non  ci  ho mai messo piede, e non voglio che ci andiate voialtri:
a scuola. - Io non ci ho mai messo piede, e non voglio che  ci  andiate voialtri: camperete anche senza sapere nè leggere
tutte le insidie del nemico. Vi abitino tuoi Angioli e  ci  custodiscano in pace, e sia sempre su noi la tua
dovere del lavoro. Tutto viene dal lavoro. La casa che  ci  ricovera, gli abiti che ci vestono, i cibi che ci
viene dal lavoro. La casa che ci ricovera, gli abiti che  ci  vestono, i cibi che ci alimentano, sono frutto del lavoro.
casa che ci ricovera, gli abiti che ci vestono, i cibi che  ci  alimentano, sono frutto del lavoro. È il lavoro che fa
casa. Pare che dicano al sole: «Grazie del calore che  ci  dài». Le piante mostrano le prime gemme e l'ape si fa
che ridà loro la vita. Benedetto il sole di primavera che  ci  dona luce, calore, letizia!
qui alcuni pensieri che non dobbiamo dimenticare mai e che  ci  faranno buona compagnia se sapremo metterli in pratica:
occhi, chi non sa è cieco affatto. Chi vuoi ben parlare,  ci  deve ben pensare.
andreai a scuola», egli non avrebbe fatto opposizione,  ci  sarebbe andatodi buona voglia. Ma il padre aveva detto
nè lo beffava. Diceva solamente: - Se mio padre mi  ci  mandasse, studierei volentieri anch'io.
RISORTA Quando la primavera trionfa siamo grati a Colui che  ci  largito nuovamente luce, fiori, speranze! Eleviamo quindi a
Gennaio polveraio empie il granaio. Gennaio caldo, Dio  ci  abbia in misericordia. Quando gennaio mette erba, se tu hai
di rispetto. 2. Tutto viene dalla terra: il pane che  ci  nutrisce, gli abiti che ci vestono, e quanto occorre alle
viene dalla terra: il pane che ci nutrisce, gli abiti che  ci  vestono, e quanto occorre alle industrie che forniscono le
dà. DOMANDE: 1. Qual è la più utile delle arti? 2. Che cosa  ci  dà la terra? - Chi fa fruttare la terra? 3. La terra,
già accendere la lampada nel tinello, altrimenti non  ci  si vede abbastanza per fare il còmpito. Le serate sono
e siamo entrati la prima volta in una scuola. Il maestro  ci  ha accolti come fossimo suoi figlioli. Ci ha detto che in
Il maestro ci ha accolti come fossimo suoi figlioli.  Ci  ha detto che in un anno impareremo a leggere e a scrivere.
che serviva per la fontana dell'altra grotta. - Se è cosí  ci  dovrebbe essere un condotto, di là. Un cunicolo, no? Anche
diceva: «A te ti ha fatto palpitare? a me no».) - Se non  ci  fosse tutta quest'acqua di mezzo si potrebbe andare a
nero, nossignori, non mi sorrideva proprio. - Sai cosa?  Ci  vorrebbero gli stivaloni di gomma. - Ottimo! Torniamo
di compiti da fare. Siamo rimaste sorprese di quanto poco  ci  volesse a uscire dalla galleria, ora che andavamo verso il
ritratto. Chi vuol disegnarlo a penna o a lapis, avanti,  ci  si provi! Ma credo che ognuno di voi farà uno sgorbio.
predilette creature. Il Signore Iddio, infinitamente buono,  ci  ama, e ci fa del bene ogni giorno, ogni ora, ogni istante
creature. Il Signore Iddio, infinitamente buono, ci ama, e  ci  fa del bene ogni giorno, ogni ora, ogni istante della
 ci  sono un sacco di altre cose da dire, prima che si arrivi a
ai guai di famiglia di Ippolita e ad avercela con gli zii.  Ci  divertivamo insieme, eccome, nelle ore che lei aveva libere
aveva libere da compiti e ripassi. Un ridere, certe volte!  Ci  attaccavamo la ridarella a vicenda, io a lei o lei a me, e
stazione e al paese. E poi, naturalmente, nelle cantine. Io  ci  tenevo alle cantine, perché avevo la fissa di cercare il
non doveva esserci, ma insomma non si sa mai. Per arrivarci  ci  toccò scendere un'infinità di scale, in fila indiana come
romantico era buffo, non c'era via di mezzo.) Dentro non  ci  sentivano, erano troppo occupati a battibeccarsi tra di
era la cosa più promettente di tutte. - Cosa dici che  ci  sarà, qui sotto? Un ripostiglio di quelli che diceva tuo
tuo zio? - Probabile. - Proviamo a guardare? Chissà che non  ci  sia il tesoro! - Guic guic! - Guic guic! Ma la botola era
modo, oppure era troppo pesante per noi, e per quanto  ci  facessimo in quattro, con la lingua fuori, non si mosse di
con la lingua fuori, non si mosse di un millimetro.  Ci  toccò piantar lí, tutte sudate e nere di polvere. - Che
Cosí non possiamo saperlo, se c'è o no! - Mah, sai, io non  ci  credo mica tanto a queste storie dei tesori nascosti. -
- disse Ippolita, facendo la voce lugubre, - può darsi che  ci  sia uno scheletro bell'e disteso, luuungo, con tutti i suoi
a sinistra. Il gallo stramazzò con la testa rotta: il gatto  ci  perse i baffi; il cane ci lasciò la coda; il lupo se ne
con la testa rotta: il gatto ci perse i baffi; il cane  ci  lasciò la coda; il lupo se ne andò tutto spelacchiato.
è di nessuno.- - Non è vero; è di tutti. E poi che piacere  ci  trovi - aggiunse Enzo. Ma il compagno cattivello non volle
appartamento, mica l'ha venduto quando è andata in America;  ci  ho abitato un sacco di tempo e potrei abitarci di nuovo. Ci
ci ho abitato un sacco di tempo e potrei abitarci di nuovo.  Ci  si arriva in un momento, a Parigi, col vagon-lit! Ed è per
so di sicuro. - Ma scusa, a loro cosa gliene importa? Cosa  ci  guadagnano? - Loro vogliono che stia con mio padre, quando
Te l'ho detto che l'hanno sempre avuta antipatica.  Ci  pensai un momento; e sí, mi convinceva. Non sapevo
anzi nemmeno di aver avuto una lettera, le diceva, e piú  ci  pensavo piú ne restavo schifata, perché non era il modo di
disse, - che se mai immaginavo che la mamma era cosí vicina  ci  sarei andata di corsa! Cosí preferiscono non farmelo
sapere. - Però adesso lo sai, - mi venne da dire allora; e  ci  siamo di nuovo guardate in faccia. In quel preciso momento
deliziosa letterina, che voi vedete qui di fronte, e che  ci  mostra il Fogazzaro allora come oggi, cercatore fortunato «
buona amicizia lega ora il Fogazzaro a Sofia Bisi Albini, e  ci  lusinghiamo che la nostra pubblicazione riesca anche ad
Gentile donna Conny, Ebbi le delicate confidenze ch'Ella  ci  fa così nobilmente, attraverso il Suo fitto velo di donnina
è ben lusinghiero per quella cara vanità che noi uomini  ci  figuriamo di saper nascondere. La mia ne fu tocca nell'
fatto, con l'economia, un po' di risparmio? Per arricchire  ci  vuol molto: ma per andare in rovina ci vuol poco. Con la
Per arricchire ci vuol molto: ma per andare in rovina  ci  vuol poco. Con la scioperatezza la miseria viene a tutta
àl camposanto, perchè alcune sue compagne avevano detto che  ci  si vedevano i morti, e non ci sarebbero passate per tutto
compagne avevano detto che ci si vedevano i morti, e non  ci  sarebbero passate per tutto l'oro del mondo. Mario, l'altro
si dorme bene! Questa gioia del lavoro cresce ogni giorno,  ci  fa contenti del nostro stato, e ci anima a continuare nella
cresce ogni giorno, ci fa contenti del nostro stato, e  ci  anima a continuare nella stessa vita attiva e laboriosa.
premio del lavoro. Dio  ci  obbliga tutti al lavoro; ma ci fa trovare in esso una
premio del lavoro. Dio ci obbliga tutti al lavoro; ma  ci  fa trovare in esso una sorgente di felicità, e di benessere
una volta! Ma Pinotto si disse: «Ci vorrà tempo e pazienza;  ci  ho messo quindici anni quando avevo gli occhi buoni». E
E faceva sempre meglio, lavori sempre più fini. Pareva  ci  vedesse con gli occhi di una volta. E studia che studia,
un poco, e il millantatore tornò a domandare: - Quanto  ci  corre di qui a quel ponte? - Ci corre un miglio. - Ho fatto
tornò a domandare: - Quanto ci corre di qui a quel ponte? -  Ci  corre un miglio. - Ho fatto per dire, sapete. ma le nostre
il terribile ponte. Il forestiero rallentò il passo. -  Ci  siamo, amico; vedetelo là. - Ho fatto così per dire,
di puro acciaio inossidabile, mentre lo diceva. - Allora  ci  vado. Scappo. E tu mi devi aiutare. Lo sapeva da tanto
che si alzino Remigio e le donne. Con la bicicletta non mi  ci  vorrà molto a arrivare a X a prendere il treno. - A X? (Era
un bel patatrac. Aveva ragione, niente da dire. Mentre  ci  pensavo su sentii di nuovo il frrzz frrzz frrzz della
dei dubbi piú intelligenti: quello del passaporto, che  ci  voleva, a quei tempi, per andare all'estero, e quello dei
potevano bastare. - Poi non importa se rimango pelata,  ci  penserà la mamma, lassú, a comprarmi tutto quello che mi
mi serve. Porterò solo la mia valigina piú piccola, quella  ci  sta, sulla bicicletta. Anzi, fammi ricordare di mettere da
un'ospite. Tutt'al più ti rimanderanno dai tuoi; ma tanto  ci  devi tornare in tutti i modi, cosa ci staresti a fare qui
dai tuoi; ma tanto ci devi tornare in tutti i modi, cosa  ci  staresti a fare qui senza di me? Già. E questo voleva dire
mi ero voluta provare a raccontarle una bugia. Be': non mi  ci  ero provata piú, non dico altro. A proposito. - Guarda, -
proposito. - Guarda, - saltai su (tutti questi pensieri non  ci  avevano messo piú di dieci secondi a passarmi per la
mente), - guarda che non mi va di raccontare le bugie. Non  ci  ho la pratica, mi imbroglierei subito, e dunque non so mica
a tirarla in lungo con i tuoi zii, come hai detto tu. Lei  ci  pensò su un momento e poi disse; - Fa lo stesso. Basta che
musici e scenografi avvolsero gli eroi della sua favola, ma  ci  apre egli stesso, con la semplice lettera di questa favola,
di questa favola, le ali dell'immaginazione. Egli non  ci  chiede che di abbandonarci per un momento, quanti siamo,
abbiamo disimparato a riconoscere l'anima delle cose che  ci  sono più vicine, la poesia del creato che è a portata della
- dice Maeterlinck - Da quando le fate son morte essi non  ci  vedono più affatto e non se ne accorgono nemmeno!» Noi
cosa della vita, sembri pure informe o inanimata - egli  ci  dice invece - ha una voce, ha un' anima ed una bellezza,
tutto s'appassiona e deve appassionare nel mondo. Non  ci  sono pietre preziose e pietre non preziose. «Tutte le
morte? Il tenebrore e l'orrore freddo della morte? Ma non  ci  sono morti, non esiste la morte, tutto è vivo al di là come
la morte? - chiedono i morti. «Ogni volta che pensate a noi  ci  risvegliamo e vi rivediamo!» Quando si aprono le tombe nel
«Dove sono i morti? - si domandano l'un l'altro. - Non  ci  sono morti!» L'Oiseau bleu è la fiaba della realtà che è
vedere il bello e il buono di quello che la provvidenza  ci  ha dato, nel saper tenere gli occhi e il cuore aperti ad
avanti di questo passo il groppo che aveva sul cuore non  ci  avrebbe messo molto a sciogliersi, però mi sembrava inutile
quatti nei nascondigli della volta. Al chiaro del giorno  ci  siamo riviste in faccia. Eravamo uno spettacolo: bagnate,
che tornasse Remigio dal cercarla in giú. Le feste che  ci  hanno fatto non si possono ridire. E anche la Vittorina e
possono ridire. E anche la Vittorina e l'Adele, che appena  ci  sentirono (e non era una cosa difficile, perché eravamo
brava! alla seconda volta l'ha proprio indovinata lei -. Mi  ci  voleva, questa soddisfazione, dopo che mi ero tanto
una più vicina, che direbbe tuo padre? - Non mi  ci  manderebbe, perchè dice che imparare a leggere e a scrivere
Casale, piú un paio di altri cugini sotto Ferragosto. Nonna  ci  faceva dei gran minestroni con la verdura dell'orto, degli
insalata con le uova sode, e buonanotte al secchio. Non  ci  stavo male, anzi. Però rimasi lo stesso molto contenta
della sua famiglia. Più che contenta: emozionata. - Per me,  ci  vengo di corsa, - dissi. Il sangue mi aveva fatto ciuff ed
lontana anche lei. Ippolita non ne parlava tanto ma forse  ci  soffriva, anzi mi ero fatta l'idea che su questo argomento
preferita perché mi faccia compagnia, dunque vedi che non  ci  saranno difficoltà. Messa cosí, la cosa mi entusiasmava
teste. Un giorno mi girò di difenderla, io e la Guasti  ci  pestammo nei gabinetti e fu cosí che diventammo amiche. Io
esclamò la Maria. Porteremo le nostre bambole in giardino e  ci  divertiremo ugualmente! - Questa volta Lucio si è mostrato
era proprio fuori di sé. - Mio zio, dico. Hai visto come  ci  ha mortificate. Cercai di difenderlo: - Ma no. Ci ha solo
come ci ha mortificate. Cercai di difenderlo: - Ma no.  Ci  ha solo prese un po' in giro, non c'è mica niente di male -
classe nostra l'aveva, a parte Ippolita. Ascoltando dischi  ci  siamo messe a parlar d'altro e dopo un po' fu quasi come se
Nicoletta - a nessuno! - Come faremo? - dice Alano. - Se  ci  fosse la mamma! - mormora Francesco. - A nessuno, a
facesse rumore? - E se qualcuno venisse in soffitta? - Non  ci  viene mai nessuno, - risponde Francesco. - Faremo in modo
sermone.... e sarà di nuovo come prima.... La mamma forse  ci  aiuterebbe.... ma non ritorna tanto presto; ha cominciato
nostro stomaco, sarebbe meglio darci una lavatina di più, e  ci  accorgeremmo che la sete passa ugualmente.
 ci  fanno tutti insieme 4 Al geniale Genovese 6 Un giorno di
4 Al geniale Genovese 6 Un giorno di Maggio 8 In cucina  ci  son ceci 10 Un cuoco pinguino 12 Lunghi, lunghi pomeriggi
cominceranno i forti calori che faranno maturare le messi.  Ci  avviamo alla stagione più faticosa per il contadino che non
udita piangere. Certe volte è così silenziosa che non  ci  si accorge nemmeno della sua presenza. Un giorno la
cieli. Perchè noi potessimo eseguire il suo comando, Iddio  ci  ha fatto il cuore capace di un amore infinito: Egli infuse
la più bella, la più santa, la più divina delle virtù. Essa  ci  insegna ad amare, a compatire, a perdonare, a beneficare.
alla contemplazione dell'eterno e al culto delle idee. Non  ci  farà dunque male oggi, percorrere con Maeterlinck gli ardui
sulle orme del poeta confortatore. Egli, almeno,  ci  persuaderà a riflettere che anche dal flagello che abbiamo
riflettere che anche dal flagello che abbiamo attraversato  ci  può venire un qualche bene spirituale. Ci persuaderà a
attraversato ci può venire un qualche bene spirituale.  Ci  persuaderà a credere che i nostri morti, invece di
lo scompiglio nei nostri pensieri e nelle nostre tendenze e  ci  ha fatto dubitare dei beni più sacri che credevamo nostri e
distrutti ed avulsi dalla terra. Questo poeta non  ci  insegna la debolezza, lo smarrimento, l'annientamento, come
a ridonare al mondo la sua purità e la sua bellezza. Non  ci  crediamo, troppo piccoli e troppo poveri per riuscire ad
La salute è il più prezioso dei beni che possediamo. Se  ci  manca questo dono di Dio, a che giovano tutte le altre
a conoscerlo dopo che si è perduta: quando una malattia  ci  fa impotenti al lavoro, inutili a noi, e di peso agli
pensato nel buco nero invece non parlava, io credo che non  ci  riuscisse. Una volta che provai a domandarle che cosa
questa della madre di Ippolita, nemmeno da paragonare, però  ci  avevo patito. Per un po' Ippolita rimase zitta. Stava
con lui. Gli zii erano molto cari, diceva (gli ex aguzzini,  ci  sarebbe proprio stato da ridere), ma d'ora innanzi sarebbe
una persona discreta. A Lugano, mi pare. Vedendola, non le  ci  volle tanto a capire che non era stata una cosa proprio
tanto adattata in una casa cosí poco stilé, ma invece  ci  si trovò subito benissimo. Si seccava solo un po' quando i
con tutte le altre cose che erano successe, e adesso  ci  rincresceva. Ne parlavamo un giorno, apparecchiando la
e dei posti dove dovevamo guardare per vedere se magari  ci  fosse, solo che purtroppo non l'avevamo fatto (fuorché in
non l'avevamo fatto (fuorché in cantina e nelle grotte).  Ci  senti la mia mamma e disse: - E pensare che proprio qui in
nostro tesoro. - Mai più! - rispose la mamma, che invece  ci  giurava. - Non era tipo da scherzare su queste cose! No,
adesso) ma che prima era stata dello zio Pio. Lei però  ci  sperava, credo anche per aver da pensare a qualcosa di piú
sedile imbottito, che pure quello era stato dello zio. -  Ci  hanno mai guardato, i tuoi, dentro l'imbottitura? Purtroppo
non serviva piú a niente (ai tempi andati, diceva mamma,  ci  tenevano i lumi). Dell'imbottitura non sapevo niente,
che poi si era dovuta rifare. Dopo queste due delusioni  ci  fu una pausa. Giocavamo all'ometto nero coi miei fratelli,
mai esistite. - Allora da dove è uscita fuori l'idea che  ci  fossero? Già, da dove? Non me lo ero mai domandato. Cercai
mica un bugiardo, la nonna me l'ha detto tante volte.  Ci  siamo guardate. Stavamo toccando il nodo del mistero. Stava
quel punto dietro le costole dove non ho mai capito bene se  ci  stia la punta del cuore oppure il principio dello stomaco.
su in solaio: nessun altro le aveva toccate e nemmeno  ci  aveva pensato, insomma non erano sembrate importami a
erano sembrate importami a nessuno. Erano ancora lassú, se  ci  faceva piacere vederle. Eccoci dunque ripartite in
busta e guardando anche in mezzo ai fogli piegati, caso mai  ci  fosse la banconota. Allora mi ci misi anch'io, un po' piú
ai fogli piegati, caso mai ci fosse la banconota. Allora mi  ci  misi anch'io, un po' piú al ral - lentatore perché non ero
successe fu che si mise a piovere. Sorpresa sorpresa: chi  ci  pensava piú, con quel caldo. Uscendo dalla grotta non
dalla grotta non avevamo fatto caso che la gran luce che  ci  aveva abbagliato era riflessa da un nuvolone di quelli
suoi, io un paio in dotazione del castello, che i piedi mi  ci  ballavano dentro; ma solo per fare un salto nel parco tra
diceva solo baci, scriverò. Su quelle due parole Ippolita  ci  aveva studiato un'ora. - Da New York? - Lei diceva New,
perché quel giorno non arrivò niente, dunque è inutile che  ci  torniamo. Allora andiamo alla mattina dopo, quando venne la
quali perché non ero ancora al corrente. Al momento non  ci  feci caso. Non mi costava niente farle questo piacere di
dall'ingresso imponente perché ormai c'ero abituata e mi  ci  sentivo come a casa mia; e intanto disegnavo scheletri sui
rebi da guardare prima di provare a decifrarle, peccato che  ci  riuscivo solo coi piú facili, e con le barzellette fresche
dalla sua mamma, cioè una si, ma era per la sua zia. - Non  ci  credo, - saltò su, nemmeno l'avessi punta con uno spillo. -
Veramente era strano. Neanche a me tornava tanto, ora che  ci  pensavo. La mia mamma per esempio non era granché tipo da
Hai visto il timbro? O il francobollo, almeno? - No, non  ci  ho fatto caso. Ippolita pensò un momento. Il suo occhio
in camera sua. Figuriamoci che bell'imbroglio. Io non  ci  volevo mica stare, solo che la contessa venne fuori a dirmi
per arrivarci quando buttai fuori, mezzo sottovoce caso mai  ci  fosse qualcuno in giro: - E allora? L'hai letta? Tant'è, la
Ma i bambini sono fermi davanti ai carretti dei balocchi;  ci  sono bambole vestite, ci sono dei «camions» di legno, col
davanti ai carretti dei balocchi; ci sono bambole vestite,  ci  sono dei «camions» di legno, col motore fintoli, ci sono
ci sono dei «camions» di legno, col motore fintoli,  ci  sono cavallini bardati, palloni di gomma e fischietti,
poi sudare, non resisteremmo all'ardore del sole; il sudore  ci  rinfresca, e ci fa sopportare l'alto calore di quelle
resisteremmo all'ardore del sole; il sudore ci rinfresca, e  ci  fa sopportare l'alto calore di quelle giornate. Così le
pugno sopra a quello di Giangia. Comincia il gioco: - Che  ci  sta qui dentro? - Le formiche. - Che mangiano? - La semola.
ragnatela. Dopo pochi passi la galleria faceva un gomito e  ci  siamo trovate di punto in bianco nel buio piú fitto. Non ci
ci siamo trovate di punto in bianco nel buio piú fitto. Non  ci  si vedeva proprio un accipicchia di niente, fortuna che
Cioè, il muro mi arriva solo alla vita. Aspetta, ora  ci  guardo. Alzai il raggio della pila, muovendola con
nera come il catrame; il cerchiolino di luce della pila  ci 
uno di que' paesi adombrati, morti, che talora  ci  fuggono dinanzi agli occhi ne' sogni. L'alpigiano mi
due grame vacche, poveracce! le venderò sulla fiera; perchè  ci  aspettiamo una trista invernata, e non potendo far vivere
tra i bambini non ancora nati. Poichè, grazie al Diamante,  ci  è concesso di visitare questa regione che gli uomini non
Venite a vedere i piccoli Viventi!... TYLTYL Perchè  ci  chiamano i «piccoli Viventi»?... LA LUCE Perchè essi non
TYLTYL Quando si trema, ecco, così brrr!... brrr!... e  ci  si soffia sulle mani, e si buttano le braccia di qua e di
e di là, così... (Si sbraccia vigorosamente). IL BAMBINO  Ci  fa freddo, sulla Terra?... TYLTYL Sì, qualche volta,
Perchè manca il fuoco?... TYLTYL Perchè costa caro, e  ci  vuole molto denaro per comprare la legna.... IL BAMBINO Che
sieno così belli i Viventi!... TYLTYL Sì, non c'è male....  Ci  sono gli uccelli, i dolci, i balocchi.... Ci sono dei
c'è male.... Ci sono gli uccelli, i dolci, i balocchi....  Ci  sono dei bambini che ne hanno tanti; ma però quelli che non
guardare gli altri ..... IL BAMBINO Dicono che le mamme  ci  aspettano dietro la porta.... Sono buone le mamme, non è
Che cosa fai con codeste grandi ali azzurre?...  Ci  giuochi?... IL BAMBINO Queste, dici?... Servono per
No, non si sente nulla.... TYLTYL Peccato!... IL BAMBINO  Ci  lavoro intorno tutti i giorni.... È quasi finita... Vuoi
cosa straordinaria!... IL PICCOLO BAMBINO AZZURRO Quando  ci  sarò io, al mondo, saranno tutte così.... TYLTYL Quando ci
ci sarò io, al mondo, saranno tutte così.... TYLTYL Quando  ci  sarai?... IL PICCOLO BAMBINO AZZURRO Fra cinquantatrè anni,
TYLTYL E quel rossino laggiù che cammina come se non  ci  vedesse?... È cieco, forse?... IL BAMBINO Non ancora;
già fin da ora?... Di' al babbo che accomodi la culla....  Ci  si sta bene, a casa nostra?... TYLTYL Non ci si sta mica
la culla.... Ci si sta bene, a casa nostra?... TYLTYL Non  ci  si sta mica male.... La mamma è così buona!... IL BAMBINO E
IL BAMBINO E il cibo, com'è?... TYLTYL Secondo....  Ci  sonò dei giorni in cui ci danno perfino dei dolci; non è
com'è?... TYLTYL Secondo.... Ci sonò dei giorni in cui  ci  danno perfino dei dolci; non è vero, Mytyl?... MYTYL Il
mamma, i dolci.... TYLTYL Che cos'hai costì nel sacco?...  Ci  porti qualche cosa in regalo?... IL BAMBINO (con fierezza)
nascere oggi.... TYLTYL Come faranno a discendere?...  Ci  sono delle scale?... IL BAMBINO Ora vedrai.... Il Tempo sta
una bella malattia; a me è indifferente.... ma qualcosa  ci  vuole.... (Scorgendo un piccino che, sospinto innanzi dagli
lasci restare qui con lei!... IL TEMPO impossibile!... Non  ci  restano più che trecentonovantaquattro secondi..... IL
IL PRIMO BAMBINO Quando essa scenderà sulla Terra, io non  ci  sarò più!... IL SECONDO BAMBINO Non lo vedrò più!... IL
siamo pronti finalmente.... (Consultando la clessidra). Non  ci  restano che sessantatrè secondi.... (Ultima violenta
piaciuta tanto la giostra, era il mio fratellino Robi che  ci  andava matto.) La storia si ripeteva. Ippolita che non era
La mia amica in quei giorni era una ragazza disperata,  ci  voleva poco a capirlo, anche se non piangeva; tanto piú se
da ieri! Mi venne il cuore in gola, dalla speranza che  ci  fosse davvero. Ci avrei quasi scommesso, in quel momento.
il cuore in gola, dalla speranza che ci fosse davvero.  Ci  avrei quasi scommesso, in quel momento. Mancavano ancora
di colazione, avevo tutto il tempo di andare a vedere.  Ci  andai, ma non c'era. Mi misi anche sul verone a guardare di
ma in ogni modo m'immagino che, ripensandoci sopra, loro  ci  fossero già arrivati da sé. Mi credettero subito. Si vede
molla. Si precipitarono a suonare per Remigio, come se non  ci  fosse tempo da perdere. Sta a vedere che avevo fatto male
mattina (qui fece «ehm ehm» in gola, con aria discreta)  ci  aveva pensato lui a metterla sottochiave, tanto cammino la
al paese. Ma lo zio, sempre molto nero: - Ammesso che  ci  sia andata, dalla parte del paese. Non si preoccupava
per benino. - Quella nel pavimento della cantina più bassa.  Ci  siamo andate, una volta, e Ippolita mi ha detto che le
favore, per favore, per favore andiamo subito giú a vedere!  Ci  mancò poco che Remigio mi ridesse sul muso. - Ma per
mi ridesse sul muso. - Ma per carità, signorina, non  ci  starebbe nemmeno un gatto, là sotto! Questo mi sembrò un
parlato... - È assurdo, - fece lo zio, - ma andiamo, purché  ci  si sbrighi. Cosí siamo scesi, in fila indiana come io e
su, cosí la facciamo finita disse lo zio. Si capiva che non  ci  sperava per niente. E anch'io, vedendo che Remigio stentava
Né Ippolita né altro, solo polvere e fiaschi vecchi.  Ci  siamo guardati in faccia tutti e quattro. Quattro facce che
poter dimenticare tutto, dispiaceri, ricordi, tutto quanto.  Ci  aveva pensato, Ippolita? Mi sarei morsa la lingua in due
anche là non c'era niente? Grazie tante, stavolta non  ci  cascavo. Zitta e quatta me ne andai a cercare gli stivali
il mio scheletro ricco col cilindro e glí anelli. Be',  ci  credete? laggiú al buio mi metteva paura anche lui. Non