Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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con piacere la campanella che  ci  chiamava a tavola, dove speravo di veder un quadro più
a pensare e a sentire. Così, più d'una volta noi  ci  soffermiamo nelle nostre passeggiate dinnanzi ad un
guardiamo con calma e indifferenza, senza che quella vista  ci  abbia ispirato la menoma idea. Altre voile invece
un bambino che dorme nella culla, senza che quella vista  ci  ispiri alcun affetto o eserciti in qualche modo il nostro
che ne sono forniti. Il disordine e la confusione invece o  ci  dànno una immagine ridicola che ci diverte per il contrasto
e la confusione invece o ci dànno una immagine ridicola che  ci  diverte per il contrasto che presenta col tipo di
presenta col tipo di perfezione che abbiamo in noi, ovvero  ci  ispirano un ribrezzo che può anche essere piacevole. Quanto
ordine, si può piuttosto divinare che spiegare, come quando  ci  si trova alla presenza di un orrido. Forse si può dire che
brusca disubbidienza alle leggi piace per l'ardimento che  ci  pare di vedere nella natura o nell'arte che se. n'è fatta
specialmente quando essi sono in movimento, perchè  ci  dànno l'immagine di una specie di vita. Comunque sia, il
sia, il disordine tradizionale della bottega del rigattiere  ci  riesce assai più piacevole dell'ordinata e regolare
di una palude qualsiasi. L'immensità di alcune immagini  ci  ispira l'idea dell'infinita grandezza del mondo e della
improvviso di una vela, in mezzo a quella solitudine che  ci  confonde, rianima a vita anche il sentimento, facendolo
microscopiche. È poi veramente singolare il fatto che  ci  porta molte volte ad amare alcuni oggetti per la sola
che noi associamo ad essi l'idea della debolezza, e che  ci  sentiamo ispirati ad averne compassione e a proteggerli,
anche quando essi non hanno vita. Altre volte essi  ci  ridestano il desiderio di possederli; per cui, prendendoli
e rotondetto; come pure la barba di una penna d'oca non  ci  interessa quanto un piccolo fagiuolo. A questi piaceri, per
essendo uno dei sintomi essenziali di ogni specie di vita,  ci  ridesta la simpatia che abbiamo per ogni essere vivente.
nostra potenza. Quando invece il movimento è naturale,  ci  ridesta quasi sempre sentimenti più umili e delicati, a
a seconda che siano alterni o continui. In generale i primi  ci  commuovono ad una affettuosa malinconia, mentre i secondi
commuovono ad una affettuosa malinconia, mentre i secondi  ci  fanno gustare i piaceri grandiosi e tristi che si hanno
spiaggia e poi si allontana per tornare in alterna vicenda,  ci  interessa e ci consola, perchè ci rappresenta il moto della
si allontana per tornare in alterna vicenda, ci interessa e  ci  consola, perchè ci rappresenta il moto della vita: il
in alterna vicenda, ci interessa e ci consola, perchè  ci  rappresenta il moto della vita: il giorno dopo la notte, il
lo scorrere lento e non interrotto delle acque d'un fiume  ci  tiene assorti in cupa contemplazione, che riesce piacevole
che riesce piacevole solo per la grandezza delle idee che  ci  desta. L'acqua che scorre ai nostri piedi, scherza e si
segue l'altra e il moto mai non riposa. Questo spettacolo  ci  offre nei suoi elementi una formula assoluta dell'eternità,
di intensità può avere un valore morale. Quando è intensa  ci  ridesta alla vita; quando è debole e incerta ci ispira alla
è intensa ci ridesta alla vita; quando è debole e incerta  ci  ispira alla malinconia e alla calma. La luce di una
e se ne ha un esempio magnifico nella calma voluttà che  ci  prodiga l'astro della notte. I colori hanno un valore
alla vista della bandiera tricolore. Gli esseri viventi  ci  interessano molte volte al solo vederli, per l'affinità
piacere riesce in generale tanto maggiore quanto più essi  ci  assomigliano. I vegetali, per quanto siano lontani da noi
loro vista sia fredda e priva di movimento spontaneo, pure  ci  interessano assai più dei minerali per la parte che
minerale pregiato. Le parti di una pianta che in generale  ci  interessano maggiormente sono i fiori, perchè appunto in
dei colori, infatti, hanno gran parte nel piacere che  ci  dànno i fiori, ma non ne costituiscono l'elemento
l'elemento principale. Talvolta il fiorellino più modesto  ci  interessa assai più di un magnifico fiore smagliante,
magnifico fiore smagliante, perchè una simpatia misteriosa  ci  lega a questi esseri delicati, a queste tenere creature del
animali possono piacere, quando non siano schifosi o non  ci  incutano paura. Tutti però in qualche circostanza possono
Il rospo si ammira nelle vetrine dei musei, come la tigre  ci  piace meglio quando è chiusa fra le sbarre di un serraglio.
è chiusa fra le sbarre di un serraglio. Alcuni animali  ci  interessano per la loro piccolezza, e il piacere che si
di essi ispirano l'affetto, altri la curiosità. Le fiere  ci  dilettano per la loro potenza muscolare. L'uomo è l'animale
per la loro potenza muscolare. L'uomo è l'animale che  ci  interessa più di tutti gli altri ed è naturale, sia perchè
interessa più di tutti gli altri ed è naturale, sia perchè  ci  riguarda direttamente, sia perchè è l'essere superiore
dell'incesso che lo caratterizzano. La vista dell'uomo poi  ci  risveglia subito quell'affetto indistinto, che è il
in questo caso sale poi di grado, a seconda dei vincoli che  ci  legano alla persona che vediamo. Fra lo sguardo affettuoso
l'uno all'altro, e la sensazione e le idee che egli  ci  ha destate si chiudono nei limiti del nostro io. Ma se ad
io. Ma se ad un tratto i nostri occhi si incontrano, noi  ci  troviamo in rapporto intimo di fratellanza, e ci mandiamo
noi ci troviamo in rapporto intimo di fratellanza, e  ci  mandiamo mentalmente il saluto dell'uomo all'uomo. Questa
il nostro sguardo s'incontrasse con quello del cane che  ci  ama o del cavallo che ci porta, il piacere sarebbe languido
con quello del cane che ci ama o del cavallo che  ci  porta, il piacere sarebbe languido e puramente sensuale.
degli oggetti può crescere a dismisura il piacere che  ci  danno colle loro immagini. La vista di una quercia può far
anche alcuni caratteri fisici. Un piacere molto elementare  ci  è dato da un corpo che si muove. In questo caso l'oggetto
che si rinnovano di continuo. Un movimento appena sensibile  ci  interessa, perchè dobbiamo esercitare un certo sforzo onde
di contrasto; mentre se il moto continuasse troppo a lungo,  ci  stancherebbe. Il movimento può riuscire piacevole per la
sua remittenza. Il corpo per se stesso il più indifferente  ci  arreca piacere quando compare ad un tratto e poi sparisce
moto uniforme, ma che ora si rallenta ed ora si accelera,  ci  diverte, quando però non vi prestiamo la debita attenzione;
tanti rocchetti, e il continuo moto di tante mani operose  ci  sorprende e ci rallegra. In generale i piaceri che l'occhio
e il continuo moto di tante mani operose ci sorprende e  ci  rallegra. In generale i piaceri che l'occhio prova per il
oggetti sono quasi sempre complicati dalle idee che in noi  ci  ridesta. Un moto lento e monotono può bastare a ispirare la
il concitato agitarsi della massa operosa di un'officina  ci  ridesta all'attività e all'energia. L'intensità diversa
nel sonno la coscienza delle nostre sensazioni, o quando  ci  troviamo in condizioni morbose. In ogni altro caso la luce
troviamo in condizioni morbose. In ogni altro caso la luce  ci  dà la vita e la gioia, e noi ne godiamo fino agli estremi
non possiamo tollerarla che a un certo grado, e più volte  ci  dilettiamo anzi d'una luce molto mite che ci ispira al
e più volte ci dilettiamo anzi d'una luce molto mite che  ci  ispira al raccoglimento e alla melanconia. La luce incerta
senza il concorso dei colori. La semplice ombra di un corpo  ci  interessa per il confronto che facciamo fra due sensazioni
fra due sensazioni e per il carattere misterioso che  ci  offre una figura che, senza il brio dei colori e sopra un
molto tempo sullo stato generale della nostra sensibilità,  ci  rendono incapaci di godere le piccole gioie della vita.
stato malaticcio, facendoci più delicati e più sensibili,  ci  fa più suscettibili di godere, più attenti ai piaceri che
si hanno dalla rifrazione della luce, la quale ora  ci  mostra i sette colori dell'iride ed ora colorisce tutti gli
un vetro colorato. I corpi semidiafani o translucidi  ci  dànno alcuni piaceri, che devono la loro origine
collega fra loro. Eccone alcuni esempi. Una bella nevicata  ci  piace perchè la vista è esercitata da una moltitudine di
 ci  allontaniamo, nel fare l'analisi dell'uomo morale, dalla
arrivare alle più sublimi creazioni della mente, tanto più  ci  troviamo davanti un orizzonte nebuloso e indeterminato, nel
l'andamento generale dei fenomeni: abbiamo un corpo che  ci  tocca colle sue molecole, colla luce, o col suono; un
molecole, colla luce, o col suono; un oggetto insomma che  ci  manda qualche cosa, della quale noi ci accorgiamo. Nel
oggetto insomma che ci manda qualche cosa, della quale noi  ci  accorgiamo. Nel regno del sentimento invece i misteri
ombre discendono sull'orizzonte delle nostre ricerche, ma  ci  intendiamo ancora: sono forze che partono da noi e si
il più complesso alla più semplice azione intellettuale,  ci  sentiamo in un altro mondo e sotto un cielo meno
un cielo meno trasparente. Qui la coscienza, per quanto  ci  avverta dei fenomeni della mente, non sa guidarci a
nè a riconoscerne l'origine o la ragione. Prima noi  ci  siamo serviti della mente per studiare qualche cosa che,
vegetazione, crescendo sui confini dei due mondi, non  ci  permette nettamente di determinarli. Quando noi siamo nel
Quando noi siamo nel giardino fiorito dell'affetto e  ci  sentiamo voluttuosamente illanguiditi dall'aria tiepida che
tiepida che vi si respira, possiamo dire con sicurezza che  ci  troviamo nella regione del sentimento; ma se cerchiamo il
nostro viaggio, i nostri interessi, il nostro paese, tutto  ci  appar così lontano, confuso, piccolo, misero! E pensare che
e precipitano, s'affogano in quell'abisso smisurato che  ci  si apre sotto ed intorno. E ci abbandoniamo al mare sopra
quell'abisso smisurato che ci si apre sotto ed intorno. E  ci  abbandoniamo al mare sopra una nave immaginaria che vada e
che ogni giro dell'elice accresce Ia distanza enorme che  ci  separa da loro, ci rattrista. Distanza enorme? Per scemarla
accresce Ia distanza enorme che ci separa da loro,  ci  rattrista. Distanza enorme? Per scemarla nel nostro
Distanza enorme? Per scemarla nel nostro concetto,  ci  proviamo a rimpicciolire il pianeta col paragone
consueto della maraviglia rinasce. Sì, un'enorme distanza  ci  divide. Scacciamo dunque l'immagine di quei visi.
questa notte, fra un'ora, fra un minuto. Rabbrividendo,  ci  raffiguriamo allora la discesa lenta del nostro cadavere,
con qualcuno; ma mi parve meglio aspettare un giorno che  ci  fosse meno folla. Per liberarmi dai pensieri sconfortanti,
essendo riparato dai venti alisei che soffiavano in poppa,  ci  venivano delle signore a ricamare o a leggere. E in fatti
per solito gli ufficiali a prender l'altezza del sole, e  ci  affluivano le prime notizie della piccola cronaca
sentimento più semplice e più elementare è quello che  ci  spinge ad amare noi stessi, a difenderci dal male, ed a
e la nostra coscienza è poco analitica; per cui non  ci  accorgiamo di amarci, e quindi non proviamo questo piacere.
morboso. Il piacere che nasce dall'amore di noi stessi  ci  presenta, come tutte le gioie, un fenomeno di riflessione,
e soave nelle sensazioni che l'hanno prodotto. Questa gioia  ci  spinge a concentrarci in noi stessi, ma se ci si arresta
Questa gioia ci spinge a concentrarci in noi stessi, ma se  ci  si arresta appena un momento di troppo a compiacerci del
godiamo di vedere, di ascoltare e di pensare, senza volerlo  ci  rallegriamo anche di sentire il nostro io che vede, ascolta
più dall'uomo che dalla donna, ed aumenta quanto più  ci  si avanza nel grado di civiltà.
varietà ben distinte: la meridionale e la nordica. La prima  ci  si offre in tutta la pompa delle sue forme nei popoli
cioè la ragione è impotente a frenare la fantasia, e questa  ci  trasporta senza posa da un mondo all'altro e ci
e questa ci trasporta senza posa da un mondo all'altro e  ci  sbalordisce. L'abuso di questi piaceri può rendere pazzi.
risulta dal concorso di molti elementi. Appena la ragione  ci  ha insegnato a leggere nel libro misterioso della nostra
a leggere nel libro misterioso della nostra coscienza, noi  ci  troviamo di avere doveri più o meno difficili da adempiere
di avere doveri più o meno difficili da adempiere e  ci  sentiamo chiamati ad una lotta aspra, nella quale dobbiamo
di un panorama morale, dove la virtù e la religione  ci  attendono per incoronare le nostre tempia. Allora proviamo
distanza della meta che dobbiamo raggiungere. Se il timore  ci  vince fino dal primo momento, noi rinunciamo alla lotta
Quando, invece, dopo aver esitato per qualche tempo,  ci  crediamo capaci di vincere le difficili battaglie, e
pure fare per il sonno; cioè un lavoro moderato, che  ci  affatichi senza però stancarci, ci dispone al sonno: lo
un lavoro moderato, che ci affatichi senza però stancarci,  ci  dispone al sonno: lo strapazzo del cervello invece produce
una giornata passata in un lavoro intenso, se alla sera  ci  mettiamo ancora a tavolino, ci accorgiamo che le nostre
lavoro intenso, se alla sera ci mettiamo ancora a tavolino,  ci  accorgiamo che le nostre idee sono confuse, che lavoriamo
che lavoriamo con svogliatezza , che anche la memoria non  ci  serve bene. Un mio amico poeta, mi raccontava che non trova
della intelligenza, un che di vago e di indefinito che  ci  avverte della stanchezza del cervello. Alcune difficoltà,
stanchezza del cervello. Alcune difficoltà, che al mattino  ci  sarebbero parse risibili, alla sera non sappiamo come
diviene fiacca. Le lettere dello scritto o dello stampato  ci  ballano dinanzi agli occhi. Le palpebre ci si fanno
o dello stampato ci ballano dinanzi agli occhi. Le palpebre  ci  si fanno pesanti, gli occhi ci dolgono e fra gli sbadigli
agli occhi. Le palpebre ci si fanno pesanti, gli occhi  ci  dolgono e fra gli sbadigli cessiamo di lavorare. Fr. Galton
Tutti abbiamo provato quell'indolenzimento delle gambe, che  ci  impedisce di camminare dopo che ci siamo seduti per
delle gambe, che ci impedisce di camminare dopo che  ci  siamo seduti per riposarci. Così è del cervello, chè,
del cervello, chè, quando siamo stanchi di un lungo lavoro,  ci  costa una grande fatica il riprenderlo. Un mio amico che
uomo che soffre. Tale affetto nelle sue forme meno nobili  ci  porge piaceri quasi puri da ogni tristezza, e coloriti
proprio; mentre, quando sorge da un cuore generoso,  ci  offre una delle gioie più ineffabili. Questo piacere si
l'impossibilità di soccorrere il misero che soffre non  ci  può accusare di egoismo davanti alla nostra coscienza, e
alla nostra coscienza, e senza colpa e senza rimorsi noi  ci  abbandoniamo ad una gioia che in sè riunisce i piaceri
una fisonomia propria: l'unica forma ben determinata che  ci  presenta, è la compassione; ma questa, a tutto rigore, è un
campo della teoria in quello dell'azione. I piaceri ch'essa  ci  procura si esprimono sempre coi tratti di un dolore soave,
prima ed unica maestra della vera filosofia fisiologica,  ci  insegna però l'immensa differenza che passa fra una
come una corrispondenza radiologica, nella quale noi  ci  mettiamo in rapporto col mondo che ci circonda. Se invece
nella quale noi ci mettiamo in rapporto col mondo che  ci  circonda. Se invece vogliamo formarci un concetto del
di fuori, come un ricambio del saluto che il mondo esterno  ci  ha inviato per mezzo dei sensi. Mentre però la sensazione è
i confini, e che fa provare una vera sensazione interna che  ci  commuove in modo particolare, ed i cui elementi provengono
più elementari. In ogni modo, la nostra coscienza  ci  avverte delle minime gradazioni di intensità e delle
con uno sguardo, che si fa interprete del sentimento che  ci  ispira. Se questo nostro sguardo, penetrando nel cuore
e, invece di sentirci stretti in un amplesso affettuoso,  ci  vediamo respinti o derisi, il sentimento benevolo che
dall'aumento o dalla diminuzione del calore. Quando noi  ci  troviamo in un ambiente troppo caldo, per cui non possiamo
refrigerio, che è molto vario, a seconda che il corpo che  ci  sottrae il calorico sia l'aria o un liquido, per lo più
finestra o all'aria libera nell'uscire da una camera calda,  ci  arrecano piaceri di questa natura. L'aria però, quando a
minutissimo di acqua rapito dal vento alle onde, e che  ci  viene gettato in faccia, è sorgente di un'altra voluttà. Un
guardando verso il luogo dove si corre. L'acqua fredda  ci  sottrae calorico in modo più pronto dell'aria, che ne è
varia secondo che si bagni una parte sola del corpo, oppure  ci  si getti in essa, o ci si spruzzi, o si riceva un filo
una parte sola del corpo, oppure ci si getti in essa, o  ci  si spruzzi, o si riceva un filo d'acqua da una certa
i bagni freddi, nel far la doccia, ecc. I corpi solidi che  ci  possono produrre un certo piacere nel raffreddarci non sono
piaceri che  ci  procura quest'affetto sono innumerevoli, e sebbene
meditazione con un'insolente ma amabile sbrigliatina; or  ci  distrae con un lungo e vivo cicaleccio; or ci impone di
or ci distrae con un lungo e vivo cicaleccio; or  ci  impone di ridere e di camminare, facendo da madre e da
dell'amicizia, è il conforto che presta nella sventura. Noi  ci  troviamo in mezzo ad una fra le tante burrasche che agitano
di tutto; non possiamo sopportare lo spasimo del dolore che  ci  penetra fino nella midolla delle ossa, e ci fa rizzare i
del dolore che ci penetra fino nella midolla delle ossa, e  ci  fa rizzare i capelli sul capo. Straziati, torturati,
vorremmo essere inghiottiti dal mare che, quasi a zimbello,  ci  ballonzola sulle sue onde, minacciando ad ogni momento di
in mezzo alle nostre maledizioni e ai nostri tormenti, chi  ci  si avvicina pietoso, e soccorrendo le nostre deboli forze,
che si ribellano contro la vita come contro la morte,  ci  depone nella navicella di salvataggio e ci porta al lido?
contro la morte, ci depone nella navicella di salvataggio e  ci  porta al lido? Chi sostiene allora l'ingiusto furore che
il salvatore e la misericordia e la provvidenza? Chi  ci  riasciuga e ci riscalda? Chi riesce a calmarci ad un sonno,
e la misericordia e la provvidenza? Chi ci riasciuga e  ci  riscalda? Chi riesce a calmarci ad un sonno, nel quale
l'impeto della procella, nè tarpar le ali ai venti,  ci  ha seguiti con trepida angoscia sulla navicella di un
riapriamo gli occhi alla luce, è l'amico nostro che  ci  sorride per primo, e ci accarezza, e ci richiama al sorriso
alla luce, è l'amico nostro che ci sorride per primo, e  ci  accarezza, e ci richiama al sorriso e alla gioia. I piaceri
l'amico nostro che ci sorride per primo, e ci accarezza, e  ci  richiama al sorriso e alla gioia. I piaceri dell'amicizia
disperare della vita, e soltanto quando tutti gli uomini  ci  saranno divenuti indifferenti, e noi ne misureremo il
stiamo bene,  ci  accorgiamo poco della fatica intellettuale: ma appena una
poco della fatica intellettuale: ma appena una malattia  ci  indebolisce l' organismo, sentiamo subito quanto ci consumi
ci indebolisce l' organismo, sentiamo subito quanto  ci  consumi e ci esaurisca il lavoro del cervello. La sorgente
l' organismo, sentiamo subito quanto ci consumi e  ci  esaurisca il lavoro del cervello. La sorgente del pensiero
l'altra. Quando siamo convalescenti anche la conversazione  ci  stanca, e nel parlare dobbiamo fermarci e prenderci la
un grande stento a trovare un nome od una data comune, che  ci  meravigliamo non ci venga subito in mente. Succede del
trovare un nome od una data comune, che ci meravigliamo non  ci  venga subito in mente. Succede del cervello quello che
di vertigine. La fatica quando è molto forte, sia che  ci  siamo stancati in un lavoro intellettuale od in un lavoro
alcuni gradini più in basso nella gerarchia sociale.  Ci  manca la resistenza al lavoro intellettuale, e la curiosità
si trasforma poco per volta in un esaurimento che  ci  rende insensibili, che ci procura una emozione piacevole, e
per volta in un esaurimento che ci rende insensibili, che  ci  procura una emozione piacevole, e si è meravigliati di non
 ci  può interessare spesso per il solo carattere che è dato
Anche senza alcuna idea relativa al sesso, il giovine  ci  interessa per la sua bellezza e per la forza che sembra
da tutti i pori della pelle. L'affetto primitivo che  ci  ispira è la naturale simpatia per il migliore esemplare
intellettuale, e nella calda simpatia che spesso un giovane  ci  ispira non entra, il più delle volte, che il cuore. Il
fisiche o morali, è sempre venerabile, e la sua vista  ci  può procurare una viva simpatia e un vivo piacere. In lui
dall'altra parte, poichè dal giorno della partenza non  ci  si era ancora mostrato così: tutto a belle onde allegre,
poterla dire, per dar luogo ad altre onde che accorrevano,  ci  guardavano, e sparivano anch'esse, col loro segreto. E si
bianche, che parevan le vele di una flotta infinita che  ci  accompagnasse.
coll'esercizio della vita civile, e della cui esistenza  ci  fa avvertiti la nostra coscienza. Si tratta di una forza
che noi sentiamo ma non vediamo; una forza che  ci  spinge verso il giusto, verso il bello, verso il vero. Se
queste parole, segnarne i confini, indagarne la ragione,  ci  perderemmo nei campi della metafisica, dove l'uomo, per
quando facciamo un atto di giustizia, senza che questo  ci  costi alcun sacrificio. Allora non vi è lotta, non vi è
o con altre parole, dell'amor del prossimo. Se per via  ci  incontriamo in un passeggero assalito da ladri, e con
si conoscono appena, perchè per se stesso l'intelletto  ci  procura pochi dolori, i quali non arrivano quasi mai a tale
che la fa scaturire a torrenti. Altre volte l'intelletto  ci  procura indirettamente dolore, quando nella nostra opera
tempo si è privi di libri e si ama con passione la lettura,  ci  si può gettare con trasporto sul primo volume che ci vien
ci si può gettare con trasporto sul primo volume che  ci  vien fra mani, fosse anche il Chiaravalle o il Bertoldino.
mentre, quando si è in calma, lo stesso avvenimento che  ci  ha fatto delirare nel primo caso può riuscirci appena
di sensazioni. In tutti gli altri casi invece il dolore  ci  rende insensibili o più ottusi al piacere, e la gioia ci
ci rende insensibili o più ottusi al piacere, e la gioia  ci  preserva fino ad un certo punto dal dolore. Così chi è
sul finire d'un temporale. Di tutti i sensi, quello che  ci  offre senza confronto il maggior numero di piaceri negativi
negativi è il tatto, per la semplice ragione che esso  ci  procura da solo quasi tutti i dolori fisici. I nervi
da solo quasi tutti i dolori fisici. I nervi specifici non  ci  dànno mai veri dolori, ma soltanto sensazioni disgustose,
il cervello, il cuore, e in generali tutti i visceri, non  ci  dànno sensazioni piacevoli, e non concorrono tutt'al più
e alla rete glangliare. Tulle le parti sensibili del corpo  ci  possono fornire piaceri tattili negativi, e, più delle
e, più delle altre, quelle che più spesso si ammalano e  ci  fanno soffrire. In generale, dovunque vi sono nervi che
che pur sono tanto limitati. L'istinto e la esperienza  ci  difendono dalle sensazioni spiacevoli del gusto, perciò, se
dobbiamo incolpare la cuoca inesperta che qualche volta  ci  intossica cogli aborti della sua cucina, od il farmacista
cogli aborti della sua cucina, od il farmacista che  ci  somministra i suoi orribili intrugli. Questi piaceri però
anche i piaceri negativi che vi corrispondono. L'udito  ci  offre pochissimi piaceri di questa natura, e i pochi che
e continuato del calderaio o del magnano. La vista  ci  offre, fra tutti i sensi il minor numero di piaceri
sguardo che si fissa in viso a uno sconosciuto, il quale  ci  si presenti per trattare d'un affare grave. Un lampo, e un
velocemente, alcune delle quali, lunghe e sottili,  ci  passavan sopra a volo così basse, che pareva che toccassero
e ai sedili. Qualcuno, però, non credeva ancora che  ci  sarebbe stata tempesta. - Non è che un piovasco, -
sino a che si vuole, ma non possiamo amarlo finchè non  ci  ha commosso e finchè la sensazione non ha tratto in
che si prova nel far passare fra mani una moneta d'oro che  ci  è stata regalata, e nel contemplare un umile soldo che ha
e noi possiamo amare un oggetto perchè è nostro e perchè  ci  ridesta una cara memoria. Il più delle volte, contemplando
Il più delle volte, contemplando un oggetto, noi non  ci  fermiamo sui suoi caratteri fisici, ma bensì sull'immagine
sull'immagine morale che li rappresenta; per cui, se questa  ci  è cara, veniamo ad amare indirettamente l'oggetto che è
che è causa della gioia. Una delle cause più semplici che  ci  rende caro un oggetto è l'averlo sempre veduto e l'averlo
vicino per molto tempo. In questo caso, senza volerlo, esso  ci  rammenta indistintamente il nostro passato, quasi che i
sono stati compagni inseparabili della nostra vita. Così  ci  siamo seduti per più anni sopra la stessa sedia, senza che
sempre veduto un oggetto vicino a noi, senza che esso  ci  ridestasse una sol volta un'immagine morale, possiamo
A questo affetto si riferiscono i piaceri infiniti che  ci  procurano le così dette memorie. Le ciocche di capelli, le
di capelli, le lettere, i nastri, un fiore appassito,  ci  richiamano i palpiti dell'amore; frammenti di marmo o di
i palpiti dell'amore; frammenti di marmo o di mattoni  ci  ridestano l'ammirazione per qualche uomo illustre; i
l'ammirazione per qualche uomo illustre; i ritratti  ci  rappresentano, insieme all'immagine morale, anche i
insieme all'immagine morale, anche i lineamenti di chi  ci  fu caro. Tutti i sentimenti possono, in una parola,
più tempestosi delle gioie del cuore. La fantasia, come  ci  può trasportare negli spazi siderei o negli antri più
spazi siderei o negli antri più reconditi della terra, così  ci  può sospingere nei secoli futuri e farci sognare utopie di
l'orizzonte dei nostri sensi è ristretto, ma la fantasia  ci  illude con giuochi sublimi di prospettiva, facendoci
sta nella mente che giudica a rovescio. La fantasia  ci  diverte colle sue splendide immagini, ma non ci consiglia
La fantasia ci diverte colle sue splendide immagini, ma non  ci  consiglia di sostituirle agli oggetti reali; essa è
del figlio e del discepolo. I piaceri della fantasia  ci  rendono quasi sempre amanti della solitudine, perchè questa
immagini, mentre il moto continuo, turbinoso del mondo  ci  distrae da ogni concentrazione fantastica. Essi hanno
sarebbero gli insetti, i molluschi, i rettili e i pesci,  ci  interessano più dei corpi bruti, ma di rado possono
a incrociare i loro assi con quelli dell'animale che  ci  sta davanti, e il raggio del nostro cuore può ritornarci
che stiamo allevando, non intenda la nostra voce e non  ci  ami, noi sentiamo sodisfatto il sentimento di simpatia che
ami, noi sentiamo sodisfatto il sentimento di simpatia che  ci  collega agli esseri vivi, e proviamo un piacere. Se poi
il suono della nostra voce, se egli arriva a guardarci, noi  ci  sentiamo intesi, e per la prima volta proviamo un vero
completo, nè con minor ragione alla gratitudine, per cui  ci  accontentiamo molte volte di un grano di simpatia per uno
È per questo che noi possiamo amare anche il canarino, che  ci  saluta col suo canto per la sola speranza dell'usato
però, il piacere cresce a dismisura man mano che l'animale  ci  paga una somma maggiore di affetto, la quale in alcuni rari
procurateci dall'affetto alle bestie, è la simpatia che  ci  lega a tutti gli esseri viventi. È per questa sola ragione
felici, possiamo riporre il nostro affetto in una donna che  ci  adora. L'affetto alle bestie in tutta la sua purezza può
le bestie a sangue freddo c'interessano, ma rare volte  ci  sono care; e non è che quando sono molto piccine, che noi
Gli uccelli per la loro apparenza calda e piena di moto,  ci  interessano di più, e l'amore che si ha per essi
con la fantasia di rinchiuderci in quel caldo corpicino,  ci  studiamo di immaginarci l'io di quella bella creaturina,
L'affetto alle bestie è d'ordinario molto languido, e  ci  fa solo provare piaceri deboli o negativi, che noi
facilmente ad interessi maggiori. Questo sentimento non  ci  impedisce certamente di essere carnivori, nè di uccidere
forza a noi stessi, dovendo consumare un vero sacrificio,  ci  rendiamo degni della palma. Forse la smisurata ambizione di
nostra libertà per appressarci al tavolo del lavoro. Allora  ci  rifiutiamo alla imposta fatica e piangiamo; ma sta entro di
piangiamo; ma sta entro di noi l'amor proprio e l'esca che  ci  viene presentata trova sempre in noi una fame ingorda che
È allora che la promessa di una sola parola di elogio  ci  fa curvare il collo al giogo, e ci troviamo beati quando in
sola parola di elogio ci fa curvare il collo al giogo, e  ci  troviamo beati quando in fondo alla sudata pagina, bagnata
parola o ad un premio, che cambiato di forma forse ancora  ci  sollecita e ci lusinga. Da prima la mamma colle carezze e
premio, che cambiato di forma forse ancora ci sollecita e  ci  lusinga. Da prima la mamma colle carezze e col premio di un
unica che deriva dall'esercizio della mente. Così, quando  ci  decidiamo a passeggiare o a studiare, a fare il bene o ad
ad esempio, noi siamo destati al mattino dalla sveglia, che  ci  chiama al lavoro prefissoci fin dalla sera precedente. Quel
fin dalla sera precedente. Quel suono stridulo e petulante  ci  rompe a un tratto il sonno, e, facendoci sentire per un
sentire per un momento la beata compiacenza del riposo,  ci  spinge più che mai a richiudere le palpebre. L'amor del
che mai a richiudere le palpebre. L'amor del lavoro però  ci  richiama, il dovere ci tien desti. Posti tra due forze
le palpebre. L'amor del lavoro però ci richiama, il dovere  ci  tien desti. Posti tra due forze contrarie, restiamo incerti
del volere esercitati sopra noi stessi e l'amor proprio che  ci  incorona; quando invece dirigiamo la volontà sopra gli
quando invece dirigiamo la volontà sopra gli altri, chi  ci  ricompensa è l'ambizione. Il piacere di comandare a se
dell'esercizio della volontà e della approvazione che  ci  decretiamo, mentre le gioie del comando si riducono quasi
infinitamente di essere ubbiditi da altri, senza che questo  ci  procuri ricchezza e onori. In tutti i casi la compiacenza
pura del volere è una vera gioia: indirizzata al bene, essa  ci  rende capaci delle più grandi gesta, perchè cresce
però è il non abusare della volontà, quando essa  ci  è concessa dalla natura robusta e prepotente. Si può
rieccolo dunque, il formidabile animale!  Ci  torniamo a guardar faccia a faccia. Ma com'era brutto
coperto il comandante, tutto rosso, sudato e sbuffante, che  ci  passò accanto senza vederci. E picchiando spallate e
disse. - (Anche lei c'è cascato.) - A quest'ora in casa sua  ci  batte il sole, e i suoi ragazzi domandano il caffè e latte.
il sole, e i suoi ragazzi domandano il caffè e latte. Non  ci  avevo pensato. Ma il buon comandante, che era veramente
poco innanzi al tramonto il velo fitto di vapori che  ci  avvolgeva da tre giorni, il sole calava nel mare come un
lentamente, presentando mille forme maravigliose, che  ci  facevano stare a bocca aperta, e sclamare man mano che si
a uguaglianza delle altre condizioni fisiche e morali,  ci  procura gioie molto diverse, secondo che chi ce le ispira
procura gioie molto diverse, secondo che chi ce le ispira  ci  è più o meno simpatico. Senza sapercene dare la ragione,
sociale, ridestato dalla sensazione dell'orecchio,  ci  fa mettere la mano al borsellino, e, mentre porgiamo una
leggiamo sul suo volto la riconoscenza e la gioia, che  ci  procurano un piacere. Subito dopo la scintilla di gioia si
si è spenta, e noi, continuando la nostra passeggiata, non  ci  troviamo più in alcun rapporto morale coll'uomo che abbiamo
egli penserà a noi con piacere, e vedendoci arrivare  ci  distinguerà con un sorriso che noi potremo saper leggere e
Per quanto siano fuggevoli e delicati questi rapporti che  ci  legano, se essi si ripetono a lungo, noi potremo amarci e
l'amicizia: mentre altri, forse più diligenti osservatori,  ci  insegnano che un amico è complemento dell'altro, e che le
Basta però la più superficiale osservazione della vita che  ci  circonda per dimostrarci che l'amicizia può scaturire da
della sensazione, e servono a definire lo stato in cui  ci  troviamo. L'intelletto non può avere la necessaria calma
può avere la necessaria calma per analizzare il piacere che  ci  innonda, e non potendo nello stesso tempo rimanere
bizzarra o per l'energia con la quale sono pronunciate,  ci  scaricano in parte della tensione in cui si trova tutto il
siamo arrivati alle creazioni della musica, e quindi  ci  troviamo già nel campo dell'espressione morale del piacere,
anche da soli, perchè l'idea riflessa nella coscienza non  ci  basta, e sentiamo il bisogno di una seconda riflessione,
il nostro piacere dalla prepotenza della sensazione che  ci  ispira, e l'estro corre veloce esprimendo in forma elevata
elevata e poetica, in tutta la sua verità, la gioia che  ci  commove. La poesia, per l'altezza del concetto, rappresenta
dell'amministrazione. Arrivati alla giovinezza, la natura  ci  dichiara maggiorenni, ed entrando d'un tratto nel possesso
le nostre finanze. Bene spesso l'eccessiva nostra ricchezza  ci  impedisce una totale rovina, e arrivati all'età adulta
piaceri che  ci  vengono dal raffreddamento del corpo si esprimono
gli occhi e col ravvicinare i denti. Quando il corpo che  ci  rinfresca è l'aria, noi spalanchiamo la bocca e dilatiamo
corpo, la mimica è molto varia secondo il modo col quale  ci  riscaldiamo. In generale, se il calore arriva al tiepido,
In generale, se il calore arriva al tiepido, noi  ci  crocioliamo su noi stessi, socchiudendo gli occhi e
stessi, socchiudendo gli occhi e sorridendo. L'acqua calda  ci  rende languidi e ridesta in noi idee lascive. Il calore
del nostro corpo e delle materie in combustione che  ci  riscaldano. Quando noi ci avviciniamo al fuoco col solo
delle materie in combustione che ci riscaldano. Quando noi  ci  avviciniamo al fuoco col solo scopo di riscaldarci, il
la posizione, e si gode dello spettacolo sempre vario che  ci  presentano le tremule fiamme, le cerulee spire del fumo e
stretto di Gibilterra, trovammo una nebbia fitta che non  ci  lasciò vedere nè la rocca, nè la costa di Spagna, nè quella
nè la rocca, nè la costa di Spagna, nè quella d'Africa, e  ci  rese difficile il passaggio. Non difficile per la ragione
aspettandosi di veder apparire la prua d'un colosso che  ci  venisse sopra. Non si sentiva una voce in quella
monti lontani, d'una chiarezza di cristallo. E l'Atlantico  ci  cullava con le sue onde lunghe e placide, simili a
era diverso il nuovo mare da quello donde uscivamo; eppure  ci  veniva fatto di alzar la fronte come se lo spirito fosse
inspirazioni, con un senso nuovo di piacere, come se già  ci  portasse i profumi potenti delle grandi foreste
parte di noi aveva pensato fino allora con inquietudine,  ci  dicesse: - Venite, sono immenso, ma buono.
non ne manifesti l'idea? ll sentimento della proprietà  ci  spinge a cercare, e ci consola delle nostre fatiche
ll sentimento della proprietà ci spinge a cercare, e  ci  consola delle nostre fatiche coll'avere. L'affetto
benissimo entro di noi confrontare la sensazione che  ci  produce la vista di un oggetto che non è nostro, con quella
vista di un oggetto che non è nostro, con quella di uno che  ci  appartiene. Nel primo caso vediamo, guardiamo e
da un affetto che l'accompagna. Il piacere più semplice che  ci  è dato da questo sentimento consiste nel porre attenzione
prima ancora di essere uomini. I maggiori piaceri che  ci  offre il verbo avere sono quelli che, seguendo l'ordine più
nostre preziose raccolte. Tutti gli oggetti che sono nostri  ci  possono procurare alcuni piaceri, che differiscono di poco
di godere nell'avvenire altri piaceri di possesso che essi  ci  frutteranno. Chi non intendesse la differenza, si immagini
vita. La vista dei monumenti e di tutte le opere umane  ci  apre un altro campo di piaceri, che non sono meno
possono, in generale, confrontare con quelli che spontanei  ci  offre la natura; e i migliori capolavori delle nostre
fra i monti. I piaceri più semplici a questo riguardo  ci  sono dati dall'imitazione della natura, e specialmente
la pittura e la scultura. L'interesse più grande che  ci  ispirano i lavori pittorici consiste nella compiacenza di
che un grappolo d'uva, che è un oggetto comunissimo, non  ci  può interessare; mentre, dipinto perfettamente, può
pittura, e costituisce quasi da solo le sensazioni che  ci  sono date dalla rappresentazione degli oggetti inanimati.
natura, creandone nuove combinazioni; come il paesista  ci  presenta sopra una sola tela gli elementi di tanti
sia per le positive che si possono ottenere. La scultura  ci  dà molti piaceri consimili a quelli della pittura, ma dai
davanti immagini che tanto si rassomigliano a quelle che  ci  sono date dagli oggetti reali. L'architettura, la
la cesellatura e tulle le arti che imitano gli oggetti,  ci  dànno piaceri consimili ai precedenti, o che variano
giuochi consimili sono fondati sui piaceri della vista, e  ci  rallegrano colla varietà delle immagini e coll'imitazione
rotta da un punto luminoso, il quale per la sua piccolezza  ci  pare infinitamente lontano; ma ad un tratto si ingrandisce,
l'immagine dei corpi nella loro grandezza naturale, e  ci  può svagare con sensazioni, ma più ancora perchè riflette
a questo proposito la bianchissima luce del bengala che  ci  rappresenta la calma associata allo splendore e alla forza,
mortaretti e di qualche umile razzo; mentre la seconda  ci  mostra tutto l'apparato sfolgorante dei prodotti più
colle sue varietà è sempre morboso, e invece di rallegrarci  ci  agghiaccia. Il riso produce effetti meccanici, ma esercita
di noi stessi per aver riso tanto facilmente, sia che non  ci  riesca possibile di frenare ad un tratto la corrente
riso provocato ad arte interrompe una triste meditazione,  ci  lascia sbalorditi, e non trovando più il sentiero nel quale
lascia sbalorditi, e non trovando più il sentiero nel quale  ci  stavamo inoltrando, difficilmente si riannodano i tristi
difficilmente si riannodano i tristi pensieri, e  ci  si avvia per un sentiero più lieto. L'accelerare il respiro
albori di un piacere che nasce. L'età della fanciullezza  ci  dispone ad esprimere in tutta la sua pura serenità il riso
Il semplice accordo di due note contemporanee e successive  ci  fornisce il primo elemento del piacere musicale, che può
In generale il succedersi di poche note che si alternano,  ci  ispira a una soave malinconia, quando però i suoni non sono
armonioso. In questo caso pare che la musica, lasciandoci,  ci  vada ripetendo l'ultimo suo saluto. La pausa può essere di
restiamo sospesi, perplessi, e invasi da un'ansietà, che  ci  fa ad un tempo nascere il desiderio che quel momento
ispirata, senza l'intervento di un oggetto estraneo, che  ci  invola tanti tesori di piaceri. La ragione principale che
invola tanti tesori di piaceri. La ragione principale che  ci  rende tanto cara una voce armoniosa è la simpatia che lega
riesce tanto più piacevole quanto meno le sue note  ci  rammentano la loro origine meccanica. Il clarinetto ci dà
note ci rammentano la loro origine meccanica. Il clarinetto  ci  dà una musica che puzza di legno, nel flauto si sente il
di legno, nel flauto si sente il soffio, e nel violino  ci  corre troppo alla mente l'immagine di una corda che vibra.
giuoco delle inevitabili imperfezioni degli strumenti, e  ci  deliziano con le note più soavi e più armoniose. Le leggi
concetto e in tutta la pompa delle forme. Là in poche ore  ci  è dato di provare tutte le delizie della musica, la soavità
Qui però si sente sempre il salto: l'idea che si rammenta  ci  viene davanti a piè pari, e noi la vediamo tutta intera e
le ombre della nostra vita. Posti fra un avvenire che  ci  fa trepidare di speranza e di timore, e un passato che
arrestare d'un attimo il tempo inesorabile che seco  ci  trascina senza posa. L'avvenire non è ancor nostro, il
senza posa. L'avvenire non è ancor nostro, il presente non  ci  basta, e la natura ci concede come conforto il passato, nel
non è ancor nostro, il presente non ci basta, e la natura  ci  concede come conforto il passato, nel quale possiamo
nostra lampadina che manda la sua luce sullo scrittoio che  ci  ha visti curvi allo studio. I nostri libri, i nostri
i nostri giuochi, i nostri parenti, gli amici nostri, tutti  ci  vengon davanti, tutti ci salutano e passano. Quanta gioia
parenti, gli amici nostri, tutti ci vengon davanti, tutti  ci  salutano e passano. Quanta gioia si prova nell'assistere a
soavi su qualche ombra prediletta, che, passandoci vicina,  ci  ha lambito il cuore. Forse allora noi l'arrestiamo e, a
o con veemenza, ma sempre con affetto intenso, ed essa  ci  intende e ci sorride, ma senza parlare ci saluta e poi
ma sempre con affetto intenso, ed essa ci intende e  ci  sorride, ma senza parlare ci saluta e poi passa. Chi ignora
intenso, ed essa ci intende e ci sorride, ma senza parlare  ci  saluta e poi passa. Chi ignora i tesori del passato e delle
ciò che è contemporaneo. E ciò deve essere. La memoria non  ci  conserva che un abbozzo nebuloso e incerto dei nostri
Eccone un esempio. La sapienza di saper fare il bene  ci  rallegra, e in questo caso noi godiamo dell'emanazione che
palpita con noi. Se siamo presenti ad un'azione generosa,  ci  sentiamo soavemente commossi, e lo stesso sentimento viene
lagrima, consolando o soccorrendo un nostro fratello, noi  ci  sentiamo completamente soddisfatti, e godiamo del
sentimento messo in azione. Tutti i sentimenti buoni che  ci  dànno piaceri fisiologici ci aprono più fonti di gioie; e
Tutti i sentimenti buoni che ci dànno piaceri fisiologici  ci  aprono più fonti di gioie; e se una di esse si esaurisce,
esaurisce, noi dobbiamo subito sospettare che l'affetto che  ci  muove non sia puro, o che venga almeno in parte eliso da
cattiva. Questo fatto psicologico consola assai, perchè  ci  dimostra come il male non sia una condizione necessaria
morale dell'uomo, ma una vera malattia, un vero aborto che  ci  appare incompleto e mostruoso ne' suoi elementi. I limiti
che sfuggono facilmente e non si saprebbe come ritrovarle.  Ci  vogliono le parole per le idee, come ci vogliono i vasi per
come ritrovarle. Ci vogliono le parole per le idee, come  ci  vogliono i vasi per i liquidi. È legge di natura, è
il più piccolo segno che rappresenti il sentimento che  ci  ispira o il piacere sensuale che ci inebbria; ma quando si
il sentimento che ci ispira o il piacere sensuale che  ci  inebbria; ma quando si tratta di concepire l'idea anche più
personaggio potente, al quale domandiamo un favore, e che  ci  può nuocere, il nostro viso riflette inavvertitamente tutte
d'animo verso di noi, e la maniera di accoglienza che  ci  facevano in casa loro. La mattina occhiatacce, voltate di
invece, sguardi benigni, avvertimenti ai ragazzi che  ci  lasciassero passare, e anche parole amichevoli buttate così
nell'afa del cielo chiuso: - Che razza di cani! Pensare che  ci  farebbero morir tutti perpendicolarmente, se potessero! E
locomotiva che passa innanzi ai nostri occhi  ci  interessa, perchè si muove con rapidità, e presenta una
le uova di alcuni pesci. La compage mollemente fibrosa  ci  dà del pari sensazioni piacevoli, ciò che si prova,
il manzo ben frollo e cotto a perfezione. Un altro piacere  ci  è dato dall'elasticità degli alimenti, e questo può
discutibile di masticare palline di gomma. Alcuni alimenti  ci  offrono sulle prime una resistenza fittizia, la quale cede
un piacere particolare si ha da una resistenza mediocre che  ci  offre l'alimento, e per la quale conviene impiegare un
da moti convulsivi diretti a sfuggire il corpo che  ci  tocca. La faccia si fa accesa, il polso accelera, il
piacere cessa e la sensazione, diventando insopportabile,  ci  induce a difenderci colla fuga o con vie di fatto da chi
rapporto tra causa ed effetto è veramente sproporzionato, e  ci  fa sospettare che questo fatto appartenga già alla classe
essendo quasi interamente fuori del dominio della volontà,  ci  procurano pochissimi piaceri, quantunque possano
molti negativi. Il fegato, il cuore, la milza, ecc. non  ci  possono dare piaceri che quando cessano i dolori che li
di un prolungato sbadiglio. L'apparato gastro-enterico non  ci  dà piaceri intensi che quando comunica col mondo esterno.
una vera arte, che si confonde con tutte le altre, che  ci  ispira e dirige, ma che finora non è stata
gioie; il denaro è onnipossente, e adorato appunto perchè  ci  permette di acquistare molti piaceri. Siccome però il cuore
permette di acquistare molti piaceri. Siccome però il cuore  ci  insegna che il piacere non deve essere l'ultimo e unico
Di mezzo alla nostra miseria questo tratto di delicatezza  ci  onora altamente, provando che, se non sappiamo raggiungere
in sè gli elementi atti a produrre piacere. L'oggetto che  ci  porge questo genere di piaceri si dice, in generale,
l'amore per le cose meravigliose, e i varii sentimenti che  ci  dispongono a trovare interessante una serie particolare di
a un grande spazio vuoto attira la nostra attenzione e  ci  interessa; così come un numero infinito di oggetti che si
ancor più grande del reale. La distanza degli oggetti non  ci  interessa quasi mai da sola, ma arreca piacere col
e vengono segnati, da una parte, dal microscopio che  ci  mostra un infusorio della larghezza di un decimillesimo di
di millimetro, e, dall'altra, dal telescopio che  ci  mostra milioni di soli, dinanzi ai quali la nostra terra
di sabbia. A parità di circostanze, un oggetto vicino  ci  invita all'osservazione e al desiderio di toccarlo, al
come elemento secondario anche il cuore, mentre il secondo  ci  sorprende. La forma degli oggetti ci può interessare
mentre il secondo ci sorprende. La forma degli oggetti  ci  può interessare vivamente da sè sola per gli elementi

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