Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Appena diagnosticata la malattia, la prima domanda che  ci  siamo fatta fu, se il lasciare il malato a quell'altezza
della febbre e della polmonite. Nei due primi giorni  ci  spaventammo nel vedere crescere la cianosi e la depressione
terribile burrasca scoppiata in quei giorni sulle Alpi, non  ci  lasciò neppure discutere sulla possibilità di uscire dalla
sonno è dunque un mezzo di scampo, che  ci  rende più resistenti all'azione dell'aria rarefatta.
la pressione fu a 540 mm., sorridendo  ci  avvertì che stava meglio e che potevamo far scendere più
repentino nel cuore e nel respiro. Come una emozione morale  ci  mozza il fiato e ci dà la palpitazione, così il sistema
e nel respiro. Come una emozione morale ci mozza il fiato e  ci  dà la palpitazione, così il sistema nervoso, quando manda
1885. Pietro Guglielmina al quale Alessandro Sella ed io  ci  eravamo indirizzati perchè facesse da guida ci scriveva da
Sella ed io ci eravamo indirizzati perchè facesse da guida  ci  scriveva da Alagna che la neve era più alta di un uomo.
la colmatura della neve sul bordo della gronda, e noi  ci  sedemmo sulle lastre del tetto per riposarci. A mezza
il torrente, ed era un piano uniforme. Di quando in quando  ci  arrestavamo a prender fiato e scotere le racchette per
sempre peggiore, diede ordine di sospendere l'impresa e  ci  legammo nuovamente per scendere.
non sia la mancanza di fiato quella che  ci  ferma lo dimostra il fatto che alcuni come Lortet
 ci  spiega perchè malgrado l'indifferenza e l'apatia si
alla Capanna Gnifetti (3620 metri) mio fratello ed io  ci  accorgemmo che la nostra respirazione era divenuta
di una costituzione perfetta dell'organismo, quale di rado  ci  accade di ritrovare nella fisiologia dell'uomo. Come
si comprende che un lavoro nervoso come quello della marcia  ci  affatichi così poco, mentre un lavoro esclusivamente
poco, mentre un lavoro esclusivamente cerebrale dopo un'ora  ci  ha tanto esauriti che non possiamo continuare. Anche i più
chiunque che non è la insufficienza del respiro che  ci  impedisca di lavorare sulle Alpi, e non è l'ossigeno che ci
ci impedisca di lavorare sulle Alpi, e non è l'ossigeno che  ci  manchi durante il lavoro. Per sei minuti dopo che cessò il
5 agosto  ci  traslocammo nella Capanna Gnifetti (m. 3620). Questa è
un amico, che doveva lasciare la nostra comitiva,  ci  fece bere più del solito e ci coricammo così tardi, che
lasciare la nostra comitiva, ci fece bere più del solito e  ci  coricammo così tardi, che dormimmo solo poche ore e male,
panierino da piedi non mi parve sufficiente quella sera, e  ci  avviluppammo i ginocchi colla corda, innovazione molto
molto pratica. Secondo la nostra vecchia abitudine  ci  levammo il soprabito per servircene come coperta; si ha più
di cresta, e, senza prevedere ancora la catastrofe che  ci  sovrastava, capivo che i miei compagni, malati, in quello
mani e piedi come avrebbe richiesto il sito. In mezz'ora  ci  abbassammo di un 60 a 70 metri dalla cresta, quando un
70 metri dalla cresta, quando un salto verticale di roccia  ci  tagliò la via. Mi slegai e per un quarto d'ora cercai un
a stento ora, sarebbe stato peggio dopo la notte che  ci  aspettava. Cedendo alle mie insistenze tentarono di
sotto la cresta, riparato dal vento, ma non dalla neve, e  ci  fermammo. Ai Zoja si leggeva in viso evidente la
dopo un lavoro intellettuale o muscolare  ci  pare di sentirci qualche volta più forti, dobbiamo
fu diminuita per un certo tempo la razione dell'ossigeno,  ci  fece conoscere una reazione intima del sistema nervoso, e
fece conoscere una reazione intima del sistema nervoso, e  ci  addita i mutamenti cerebrali che fanno svegliare le
debolezza del cuore, ho voluto mostrare al lettore dove  ci  conducono questi studi.
giorno 30 luglio, continuando a salire,  ci  siamo attendati a 3047 metri, poco distanti dalla capanna
tracciato è riprodotto in grandezza naturale,  ci  dà la misura della forza della inspirazione che qui sarebbe
Gnifetti avemmo sempre del latte fresco di vacca che  ci  veniva portato dai pascoli sottostanti; dopo ci servimmo
vacca che ci veniva portato dai pascoli sottostanti; dopo  ci  servimmo del latte condensato. A mezzogiorno e alla sera
la natura bisogna seguirla, non è vero per il sonno che  ci  sorprende sulle Alpi. Si tratta qui di un difetto e non di
le forze stremate del cervello e dei muscoli, quello che  ci  sorprende nella tormenta e sui ghiacci, è un sonno morboso.
e lo spessore suo di tre o quattro chilometri ciò che  ci  protegge qui in basso dall'azione chimica di questi raggi
basso dall'azione chimica di questi raggi violetti. Questo  ci  spiega il fatto già noto che la pelle può infiammarsi anche
curve che otteniamo coll'ergografo  ci  danno un'idea parziale della fatica mancando in esse
inferiori risentono anch'essi l'azione dell'aria rarefatta.  Ci  vuol poco ad accorgersene; le stesse pulci, quando si mette
le analisi dell'aria contenuta nel grande gasometro e  ci  assicuriamo che essa contiene solo 4,5 di ossigeno per 100,
che è un muscolo assai voluminoso va giù nella gola, quando  ci  addormentiamo.
Vedremo in seguito altri fatti più convincenti che  ci  obbligheranno a dare minore importanza all'ossigeno che
alla Capanna Gnifetti alle 6.30 dove  ci  fermiamo mezz'ora mentre spunta il sole. Alle ore 10 siamo
di Vienna, nel suo libro I pericoli sulla Montagna,  ci  lasciò una descrizione dei suoi bivacchi sul Monte Rosa.
che era stato prima capriccioso, si era fatto bello, e  ci  aiutava ad installarci bene. I raggi caldi del sole ci
e ci aiutava ad installarci bene. I raggi caldi del sole  ci  consolavano in mezzo alla natura deserta, dove era
di vertigine, quando affacciavasi al ventilatore. Questo  ci  spiega perchè alcune persone soffrano più facilmente il
anche darsi che dopo una invasione imponente, la quale  ci  apparve piena di pericolo, la rarefazione dell'aria abbia
a trovarci più riparati che sotto le tende. Poco per volta  ci  eravamo assuefatti al freddo e al gelo negli accampamenti,
ma quando potemmo finalmente scaldarci attorno alla stufa  ci  parve uno sfoggio di ricchezza e di benessere tale da farci
del respiro che  ci  prende nelle ascensioni, quando per il lavoro dei muscoli
sente l'occhio lo sente la pelle, la quale infiammandosi  ci  avverte, nostro malgrado, che vi fu un'azione intensa dei
a tener il naso chiuso. Questa esperienza tanto semplice,  ci  dà un'idea della rapidità colla quale si compiono i
sanno che le gambe diventano rigide quando  ci  fermiamo troppo a lungo durante una marcia. LagrangeF.
Questa malattia abbastanza grave interruppe le ricerche e  ci  obbligò a partire prima del tempo, dopo una dimora di dieci
e all'indifferenza che ne succede, la quale spesso  ci  rende imprudenti e meno avveduti.
è vero che una capacità dei polmoni superiore alla normale  ci  renda immuni dal male di montagna.
 ci  sembra che tutta l'aria sia rinnovata e che il cane respiri
 ci  spiega il fatto, quale a me capitò più volte di osservare,
di altri sintomi caratteristici dei catarri bronchiali —  ci  fanno ammettere che si trattasse veramente di una infezione
spostarsi del cuore in alto  ci  aveva fatto venire il dubbio che il diaframma si sollevasse
causa di questo raddrizzarsi della colonna vertebrale, che  ci  paiono più alte le persone le quali stettero a letto molti
Tutto al più direi che il mal di capo è un avvertimento che  ci  dà la coscienza organica di un disturbo nella nutrizione
di questo senso fondamentale e recondito. Anche la fame  ci  avverte, senza che abbia dei nervi speciali a sua
subito sorge il male di capo come una sentinella che  ci  avverte. In alcune comitive che giunsero alla Capanna
Avevamo con noi una piccola farmacia, perchè sapevamo che  ci  sarebbe toccato nostro magrado fare il medico. Trovammo che
sopra un altro punto che  ci  porge occasione di parlare degli svenimenti ricordati
l'indipendenza delle cellule luminose dall'aria ambiente,  ci  sarà più facile comprendere che anche in noi le cellule

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