SCURPIDDU
intrugli che ci vuole un occhio del capo per pagarli; e poi? ... Se il Signore non fa il miracolo, si crepa più presto; e al medico che ci ammazza
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, mostrandogli Mommo, le aveva detto: - Ecco una anima del Purgatorio che il figliuolo ci manda di lassù! - un po' anche perchè Scurpiddu era sempre
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alla scoperta ideata; al buio, no, avrebbe avuto troppo paura. Fra dieci, dodici notti, ci si vedrebbe come di giorno nell'agghiaccio. E quasi egli
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zufolando, con Paola su la spalla. - Oggi ti farò la carrozza, - le aveva detto per via. - Una bella carrozza a quattro ruote. Ci pensava da parecchi
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niente. Chi cercavano? Ladri, forse. E subito pensò che i ladri cercati dovevano essere quei due; perciò aveva paura. - Va' a dirgli: Ci sono due
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. - Dovremo rifarla, davanti alla Corte d'Assise. - E chi sa dov'è Catania? Io non ci vado. - Verranno i carabinieri, e ti condurranno là ammanettato
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re Vittorio, - spiegava il Soldato , riconoscendo il Pantheon; - e chi ci va mette la firma in un libro più grande di un messale. Questa chiesa non è
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sbraitare: - Se l'è sognato la tua massaia? Verrò a dirglielo sul muso. Per chi ci scambia? E tu bada che i tacchini non passino il limite, e non
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no, c'è l'inferno che ci inghiotte. - E dunque ... - disse Scurpiddu , esitando. - Dice il Soldato che valgono dieci lire l'una. Sono mie le ho
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al pollaio era il suo palazzo, non ci entrava nessun altro. E gli otto tacchini? Se voleva, a Natale, sarebbero quaranta lire. Alti, grassi, non si
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mamma come si era trovato fuori a quell'ora. La povera donna, ridendo, l'aveva ridetto alla massaia; la massaia a massaio Turi che ci si era divertito e
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Miseria , magra e malaticcia, e Senza-coda , ridotta tale dai figli del notaio che si erano divertiti a strappargliela. Quanti mai nomi ci volevano qui
Accademia della crusca
