Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'idioma gentile

208861
De Amicis, Edmondo 31 occorrenze
  • 1905
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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questo, perchè è voce del nostro cuore e lume della nostra coscienza, l'amiamo. Ma che vale amar la propria lingua se non si studia? Non solo; ma chi non

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difficilissime a dirsi, quale maravigliosa proprietà di vocaboli, e quanta ricchezza di lingua! Chi impara questo canto a memoria si mette in capo

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non il plù inutile. Dopo la mia morte, chi sa! O lo lascerò alla Biblioteca Vittorio Emanuele, di Roma.

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Museo, il tempio nazionale, la montagna sacra, sul cui vertice risplende il genio della razza. E si tratta di freddo e vuoto pedante chi lo studia! Ma

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storiche proverbiali, che si sogliono dir giusti anche da chi non ha cognizione alcuna del fatto, faceva lo stesso lavoro. - La spada d'Empedocle

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, non ti pare che quel p. c., usato da molti, sia un po',... villanamente asciutto, salvo che si tratti della morte d' un cane? Chi, per condolersi con

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. - PASTRANAIO, Chi alla porta d' un teatro o altro prende e conserva i pastrani. - PATACCONE, un orologio grosso e vecchio. - PATATE (volgarmente) i calli

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riesce, si dice a chi ha le mani aggranchiate dal freddo. E giusto, mostrami la mano: questa pellicola staccata dalla carne vicino all'unghia si chiama

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- Lo credo anch'io una buona cosa; ma allo studio della lingua non ci ho attitudine. - Oh bella! Che risponderebbe lei a chi le dicesse: - Non son

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palle degli occhi, a mangiar certe bazzoffie delle trattorie. - Ti s'ha a portare il panchetto? A chi non fini- sce di chiacchierare per la strada. A

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della lingua: che è infinita mente vario, e che i suoi confini s' allontanano dinanzi a chi vi procede.

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Ancora un'avvertenza, prima di rimetterci in cammino. Bada che nello studio della lingua, in special modo per chi v'ha inclinazione naturale, c'e un

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loro vittime, perché è sempre ammirabile chi combatte ferocemente, senza tregua, fino alla morte; per una causa ch'egli crede santa; anche se sia una

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studio che preme; ma d'ogni sproposito o anche piccolo errore di lingua che sfugga a chi che sia, se lo avverti, ne fai un carnevale. Non ti dar la

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finezza di Iinguaggio per rendere il proprio pensiero. Ma chi ha vero ingegno, se non sa la lingua bene, si trova tanto più impacciato a farsi valere

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possederne una intera; sarai come chi a un vestito tutto buchi ne sovrapponga un altro pieno di strappi, che rimare mezzo nudo a ogni modo. Dammi retta

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Ritorno a te, giovinetto. Hai visto che cosa s' ha da rispondere a chi dice: - Che importano le parole? - A quella risposta debbo fare un'aggiunta

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di rantolo catarrale, somigliante al rugliare che fanno i cani tra l'uno e l'altro latrato. Ma chi può dire tutte le industrie puerili e ridicole a

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- disse. - Chi hanno eletto? - Coso - rispose; e non pronunziò il nome che alla seconda domanda. Era in parte affettazione, come si dice che usasse fra

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Il parlar malamente, in chi più o meno conosce la lingua, deriva in gran parte dalla consuetudine di non pensar mai un momento, prima di aprir la

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caso che sfugga; ma chi sa quante volte tu pure, parlando italiano, esclami: - Guarda sì che bellezza! - o dici che hai rifame o che un Tizio t' ha

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campagna, e vai al braccetto con gli amici, e a chi ti domanda l'ora alle dodici e dieci rispondi e che è assai ora che è sonato mezzogiorno, e a chi

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Vi son due modi di parlar male: la sciatteria e l'affettazione. Ma questo è peggior di quello, perchè chi parla sciatto è soltanto ridicolo, e chi

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non s'usano mai da chi parla con naturalezza e con gusto, e che riescono sgradevoli quanto gli "errori, e rendono il suo parlar corretto poco meno

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aver risaputo che quella la vilipendeva nel vicinato con le più nefande calunnie. Quale atroce disinganno! Chi avrebbe potuto sospettare che con qiiel

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momento da giovani, da signore, da gente che non pensa neppur per ombra a parlare scelto, e non c'è caso che chi li ascolta si stupisca e sorrida con

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Impara a pronunziar bene. Non parla bene chi pronunzia male. E noi, quasi tutti, pronunziamo l'italiano scelleratamente. Una bella lingua pronunziata

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naturale in noi, noi non la sentiamo, e quindi non possiamo liberarcene. No : la sentiamo, chi più chi meno, perché mettiamo in canzonatura chi la esagera

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proseguire dalla sodisfazione che il tuo parlar bene produrrà evidentemente negli altri, poichè è un fatto che chi parla con chiarezza, precisione, facilità e

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l'aneddoto in francese? E mi sostiene che la lingua si sa? Capisco come non si sappia d'ignorare le cose che non si sa che esistano. Ma ella somiglia a chi

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usuale od insolito, domandare a noi stessi, non solo se lo sapremmo nominare a chi non lo conoscesse, ma se glielo sapremmo descrivere nominando le sue

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