! » «E' naturale! » e simili. Sconveniente ripetere, ogni due frasi, la parola « coso », interrompere chi parla con l'esclamazione « eeh! », « oppure
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Chi viaggia all'estero è ospite del paese che visita e perciò deve mostrarsi dal suo lato migliore. Si è obbligati a ciò, tanto
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fra i partecipanti al gioco. Chi sta nel mezzo deve indovinare in mano di chi sia la spazzola, gridandogli « mani in alto ». Se questi presenta le
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: Chi è la più bella od il più bello? Chi ha denti falsi? Chi ha oggi un appuntamento? Chi riceverà prima del danaro? Quello che vuole, ma impostando
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partecipanti mentre tiene davanti a sè un altro mazzo di carte. Quindi egli pone la prima domanda: « Chi è il più bello? » o altra, e contemporaneamente
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Chi bene osserva il titolo del gioco lo ha forse già compreso. Ad ogni modo si tratta qui di un gioco di parole in cui si cade facilmente chi non lo
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Anche questo è un tranello per chi non lo conosce. Pregati di assentarsi tutti coloro che non lo conoscono, si fa entrare il primo e lo si mette nel
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il gioco e senza che gli altri abbiano ad accorgersi. Si dispongono in fila alcune sedie, 4, 5 o 6, dando ad esse un numero progressivo. Mentre chi
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partecipante. Poi comunica a tutti che egli farà un racconto in cui entreranno tutti gli animali e chi sente nominare l'animale assegnatogli dovrà
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alla finestrella ed i cavalieri dell'altro gruppo devono indovinare di chi siano quegli occhi. Chi indovina può passare dall'altra parte e fare un
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limiteremo ad indicare alcuni giochi che hanno per fine esclusivamente l'assegnamento di un « pegno » a chi non li sa assolvere.
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invece sollevare le mani come due ali svolazzanti quando l'organizzatore nomina un oggetto o un animale che vola effettivamente. Chi fa il segno di
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, mai, or, ier, e così via, oppure, per rendere la risposta più semplice con un bisillabo. Chi tarda a rispondere mette pegno.
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quella di cui si servi il giuocatore precedente. Chi erra, prende il posto del paziente.
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d'imporre la penitenza che deve scontare chi gli succede nel pegno.
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La penitenza della « a discrezione » è la più piacevole che si possa infliggere da una compagnia cortese a chi fallò nel gioco. Però, può diventare
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selvaggina correrà a nascondersi dietro ai cespugli ed in ogni dove. Chi viene raggiunto e toccato dal cacciatore, diventa cacciatore anche lui e tutti
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spontaneamente, si fa designare dalla sorte chi deve iniziare il gioco fungendo da volpe. Nella tana la volpe non può essere toccata da nessuno, nè essa tocca
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toccare con le mani, io la faccio cadere ». Fatto il gioco si troverà facilmente chi vorrà imitarlo nella certezza assoluta che non vi sia nulla di
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la partita è vinta da chi ha raggiunto il numero maggiore. Se i punti, e ciò è raro, dei due avversari fossero eguali, la partita è vinta da chi fece
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distribuzione dei tarocchi, farà perdere la cosidetta mano, ossia scarto a chi la fece fallosa, e con essa l'onoranza di cinque punti a cadauno dei
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5. Regole speciali. 1. Quando un giuocatore ha più carte del convenuto, se il numero non eccede tredici, chi è di mano decide se si debbano rifare le
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5. Del modo di giuocare. Chi ha ricevute le carte giuoca il primo. E' obbligo di giuocare nel colore della carta annunciata; perciò, chi, giuocando
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4. Del re e dello scoprimento della carta. Chi scopre un re vince e segna un punto; chi ha nel suo giuoco il re del seme della carta scoperta vince e
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che avranno scoperto le carte minori. Le due coppie giuocano in adverso. Però nelle partite successive si appaiono chi scoprì la carta più alta con chi
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Aggiudicato l'incanto a chi ha assunto impegno di fare un maggior numero di levate, prima che il giuoco s'inizi, gli avversari, considerate le
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lungo tempo, non si esiti, ma si decida. A chi la precedenza viene offerta per la seconda volta, l'accetti senz'altro. Se uno viene dietro a noi
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E' un po' giuoco d'azzardo e segue le norme finora enunciate, però il caso ha molta influenza sull'esito del giuoco. Fa le carte chi ha scoperto la
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. Compiuto il primo giro, il biscazziere trae a sorte chi deve battere, e ripete l'estrazione quando il turno è esaurito. 6. La parigina è vinta da quel
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Pindemonte, Lettere a Federico IV Chi ama molti, non ama molto: chi sovente, non a lungo; chi variamente, non degnamente mai. Balbo ...linguaggio più
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Salv. Rosa, Satire Quanto meno bisogni avete, più siete liberi. C. Cantù, Il Galantuomo Infelice chi abbisogna dell'aiuto d'altri per liberarsi dal
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Lo stesso, Manfredi Non si commetta al mar chi teme il vento. Metastasio, Siroe Senza forza d'animo non si possiede alcuna virtù, non si adempie
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Costanza. La costanza è completamento di ogni umana virtù. G. Mazzini, Opere Avrà ragione chi non fu mai stanco e non sarà mai stanco. G. D'Annunzio
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maldicenza rende peggiore chi la usa, chi l'ascolta, e talora anche chi ne è l'oggetto. C. Cantù. Attenzione. Lo sparlare della gente è una brutta cosa: e
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Ariosto. Orlando Furioso. (c. IV. str. 16.) Chi più si sbrama a maledire una cosa, più si avvicina a desiderarla. Guerrazzi
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Metastasio, Giustini. Chi è uso a patire è uso a tacere. Chi poco sa tacere, ha poco patito. Tommaseo. Pochi e grandi dolori fanno l'uomo grande
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, Memorie e scritti Il dubbio inaridisce gli spiriti, come il vizio corrompe i cuori. La fede è il sorriso della giovinezza: chi crede ama; chi ama
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Chi gode non comprende chi soffre. Persichetti La felicità, nella sua perfezione, è il sentimento che si accompagna al pieno possesso del bene. A
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Guerra - Vittoria - Milizia Io ho sempre veduto, essere fondamento immobile dei grandi capitani, che mai debbe tentare la fortuna della battaglia chi
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Ingiuria - Offesa - Scherno - Disprezzo. Un buon cittadino, per amore del ben pubblico, deve dimenticare le ingiurie private. Machiavelli. Chi
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vilipeso da ciascheduno. Machiavelli. Chi riguarda la moda come segno e causa della corruzione dei costumi, la sbaglia, sì, come la sbaglierebbe chi
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Giusti. Parla pochissimo di te, poco degli altri, molto delle cose. Mantegazza. E' solito che chi parla molto e bene, opera poco e male. Persichetti
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Lo stesso, Gioas. Le lagrime sono le parole dell'anima, la voce del sentimento. Pananti. Le lagrime sono figlie della pietà; e chi dice pietà, dice
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Pazienza. Una cosa sola dovremmo imparare, cioè la sofferenza. Gozzi. Si perde più tempo a fare in furia le cose, che a farle adagio. Chi va adagio
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Metastasio, Demeofonte. Coll'economizzare il tempo si allunga la vita. Rosmini. Che il perder tempo a chi più sa, più spiace. Dante.
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Vendetta - Perdono. Perdonando troppo a chi falla si fa ingiuria a chi non falla. B. Castiglione, Il cortigiano. Più facilmente s'induce a perdonare
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Dante, Purg. 2. Chi troppo vuole si svoglia. Tommaseo. Voglie impotenti o forze svogliate, sono la sventura del mondo. Lo stesso. Senza forte volontà
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A beau mentir, qui vient de loin. Ha un bel mentir, chi viene da lontano. Aide-toi, le ciel t'aidera. Aiutati, il Ciel t'aiuterà. (Chi s'aiuta Dio
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spirito e la cortesia dei modi saranno a vantaggio di chi vuol far valere i propri diritti; sarebbe un errore gravissimo farsi richiamare all'ordine dal
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guarderà bene di non fare colare l'acqua addosso a chi ci sta vicino, nè andare a cozzare con la punta contro i passeggeri che ci vengono incontro. In
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