nei teneri anni della puerizia, e quindi ch'ei si trovi affatto digiuno delle più elementari nozioni del galateo, ho creduto necessario, a porre
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più ch’altro al colore si contano degli artisti, i quali sarebbero diventati valentissimi, quando non fosse loro mancata la comodità dello studio e l
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casamenti e montagne ed alberi ed un fiume con pesci o senza, avvertendo ch'e pesci, e generalmente ogni animale irrazionale, vuole avere il suo scuro di
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basterebbero a formare un battaglione di forti uomini e di donne belle; la tela ch’egli ha colorita basterebbe a vestirli. Trecentocinquanta quadri
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— Io fazzo le pitture con quella consideraion ch'el mio intelletto può capire.
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memoria non ne tradisce, che lo Zezzo abbia messo uno di questi nei galanti sul viso di una dama, nel suo quadro ch’è esposto alla mostra permanente di
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le opere belle di pittura e di statuaria; con quell’opera, ch’ebbe un libro famoso dal Lessing, e intorno alla quale, avvezzi sino dall’infanzia a
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quelle case e ch’è estinta da qualche secolo. Grazie: avremmo preferito l’errore vecchio, ed il ponte vecchio.
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abbiamo nè fame nè sete. Ci alziamo finalmente, ci accostiamo, ci mostriamo i bozzetti. Oh, la lieta cosa ch’è il vostro! tutto luce, tutto serenità
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palazzo venne in proprietà dei Minelli, ch’ebbero il vanto di dargli il loro nome, col quale è tuttavia conosciuto; poi diventò, pare, locanda; poi fu
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— Un venecian la fe che ha nome Polo — Nato de Jacomel ch'ha taia piera.
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sepolcri Scaligeri; non dimentica i resti romani; ha fatto restaurare ammirabilmente quella Loggia del Consiglio, ch’è uno dei più eleganti edificii della
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Sansovino, lavorò a Padova assai; e il veronese Sammicheli vi fece una delle sue belle cose, il monumento al Bembo, nella chiesa del Santo, ch’è piena zeppa
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, intelligente, aperto: un Tedesco, ch’è conosciuto da tutta Padova ed amato da tutti. Anche al tempo del Mantegna esercitavano l’arte in Padova un Rigo todescho
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compone. Anche inventando un paesaggio l’artista non fa che copiarlo, salvo ch’egli non lo scorge con gli occhi del corpo, ma lo vede nettissimo e
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dolcemente in queste parole: « Gl’Iddii, o Sesto Pompeo, e più quelli ch’io lascio che quelli che vo a trovare, ti ristorino, poichè tu ti sei degnato, nè
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individualità dell’artista. Il suo rispettabile maestro Ciseri, il suo buon padre, ch’è pittore naturalmente di vecchio modo, dovettero sentirsi lieti
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la stanza di un giovine ch’esca appena dalla scuola, che non abbia mai fatto nulla, che sia impacciato e povero. Gli è che il Sorbi — Raffaele Sorbi
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E il Cannicci ha studiato addentro le passioni de’ villani e il modo con il quale appariscono al di fuori, ch’è tanto diverso dalla maniera raffinata
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feriti ch’escono a salutarla; bivacchi, accampamenti e via via —; e tutte piacquero, non solo a Milano e a Torino, ma ben anche a Firenze. Ci aveva preso
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dell’arte. Scrive a lunghi intervalli, sventolandola bandiera della nuova scuola: e dice, da artista, ciòn ch’egli sente, poichè è sempre sincero.
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. gigante. Il mio cervello si andava rimpinzando in così orribile modo, ch’io, se vi fossi rimasto ancora un paio di giorni, sarei crepato di pletora
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l'idea del bello è relativa a tante differenti cose fa ch’egli, dopo avere parlato, si morda spesso la lingua.
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Non si somigliano affatto: il secondo, ch’è quasi nuovo, ha una maniera di scolpire pronta, franchissima; il primo, che non è più nuovo, ha un modo
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’era castamente dipinta la morte di Nostra Donna, non poteva essere più simile al vero di quello ch'ell'era. E Giotto fu lodato per pittore idealista da
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natura alla bellezza non materiale, facendola servire all’idea ingenuamente poetica, ch’egli nutriva nella testa. Certo, i contorni apparivano un po
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parrucche. È roba da un Borromini — lasciamo indietro il Bernini, ch’è troppo grande — da un Borromini rifatto artificialmente: lo sforzo di uno sforzo
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stesse intenzioni e con lo stesso criterio, ch’ebbe nel suo lavoro l’artista.
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paesi, sempre li paesi! mormorava indispettito; e a Francesco Ximenes, che lo pregava gli mostrasse de’ paesi, gridò: Sappiate ch'io non so far paesi. So
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poesia, ch’egli recita, non possa essere nè la pesante e biliosa delle Satire, nè quella dei Lamenti, nè la melliflua e amatoria delle strofette per musica.
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Gandoglia una figura, la quale possa venire battezzata col nome d’un uomo o d’una donna, l’ufficio suo diventa così vuoto, ch’egli è scusabile se non vi
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Ma tale criterio, ripetiamo, ci pare sbagliato. Lo scultore deve invece dire a sè stesso: per quel finestrone, che guarda a ponente o a mezzodì, ch’è
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poveretta, ch’è troppo vecchia, e l’America, ch’è troppo giovine?
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maravigliosa della pianta, ch’egli educò, vennero poi a ricrearsi, ad ammirare, a meditare, a studiare le generazioni future. Dalle gemme di quell’albero
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bene che l’artefice si ignori; è forse utile ch’egli lasci, fino ad un certo punto, correre il suo genio sbrigliatamente dove gli garba, matto
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Il Civiletti, giovine ch’è alla sua seconda opera non ignota, ed il Gallori, ch’è alla sua prima, paiono invece due audaci ingegni, impazienti di
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nel dramma. Il Civiletti non ha visto all’incontro se non l’idea poetica della scena, lasciandosi trascinare da ciò ch’essa aveva di generoso; e, senza
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. C’era dunque « un povero ciabattiere, il quale era uomo di santa vita, e l’occhio ch’egli aveva meno perdè, che calzando una bella cristiana gli
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artista fiammingo. E bisogna vedere la precisione archeologica delle vesti e degli arredi, meticolosa, ma senza eccesso e senza fatica, come d’uomo ch
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Makart, se fosse di un Italiano si direbbe ch’è nazionale. Ma certi artisti mettono nelle loro opere l’aria e l’anima del loro paese; e benché
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natura umana, ch’è eterna, il raccontatore prontissimo e piacentissimo? Eppure l’ordine de’ suoi romanzi, certe intenzioni e certe forme sanno un
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’arte costi ad essi una fatica di volontà, che non riescono a dissimulare. Ne’ Francesi per solito è l’opposto: l’opera sembra ch’esca loro dal pennello
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Nell’Amendola anche il comico ha un certo che di triste. I due Sonatori girovaghi, ch’erano esposti a Milano, ve ne rammentate? L’uno aveva freddo e
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dell’uomo, le sue virtù, il bene ch’egli fece al suo paese, non lo pongono mai al di sopra della patria. Mettetelo, se volete, in cima ad una piramide
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questione del pallio e della coda di rondine, ch’è uno dei più comuni discorsi nella critica d’arte. Già a Cornelio Tacito non garbavano le toghe romane
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Questa e quella per altro vogliono essere guardate di faccia. Nella lunga quistione, vana tra le più vane, ch’ebbero insieme, circa alla preminenza
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Quanto al maestro, se il Magni ne fece una figura di poca vigoria e di poca novità, la colpa è quasi tutta del Vinci stesso, ch’era troppo perfetto
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presidente; Allora non occorre ch'ella parli.
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, sull'urgenza nell'interesse di tutta la Sicilia, nell'interesse stesso di Palermo, di affrettare l'opera ch'è pronta alla costruzione, e che può
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Quanto all'onorevole Plebano, credo ch'egli non abbia udito il discorso nel quale ho dichiarato che sono tanto più favorevole alla linea, alla quale
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