delle parole. C'eran disegnati un violino e una finestra, con su scritti i nomi di tutte le loro parti, e una figura umana in caricatura, che aveva
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genere della lettera a cui s'accenna. Nota anche quel P. C., per congratulazioni o condoglianze. Siccome le condoglianze si fanno quasi sempre per morti
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private o pubbliche, in lingua - italiana. Ma se c' è gente al mondo a cui sia utile, necessaria nell'espressione del proprio pensiero la lucidità
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che ostenta timore d'insudiciarsi nella compagnia d'un'altra della stessa tacca. - Sei come la padella, che tinge e scotta. - C'è da: rivomitar le
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che la tua? Non me ne maraviglierei più che tanto. C' è degli italiani che, volendo fare un viaggio di piacere e d'istruzione, vanno prima a Parigi
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senso affine, ma di cui è proprio uno solo; poichè, nell'atto che c' indugiamo a scegliere, perdiamo il concetto della frase o del .-: periodo, che
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agli stranieri l'armonia della nostra lingua! E ci vantiamo d'aver orecchio musicale! C'è da riderne, e da averne vergogna. * - Come ho da fare
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la doppia n faucale, come nel dialettale laña, luña, nelle parole donna, ginnastica e simili; di raddoppiare la c in molte parole dov'è semplice, come
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arguto; ma riusciva insopportabile per quella sua parlata artifiziosa e bastarda. C'era fra gli altri, nella brigata degli amici, un genovese, che pativa
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piccole contrarietà non lo correggevano. Egli, seguitava a ingollar le c e a profondere i te sempre più allegramente; e con maggiore esagerazione e a voce
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- Che bisogno c' è di studiar la lingua? La lingua si sa! - È un'opinione di molti. Ella la saprà meglio di molti altri, non ne dubito; ma si lasci
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