passeggiate lungo la Senna, ballerina, «araba», e ammaliatrice. Renoir la dipinse nel quadro «Le bai à la campagne» bruna e delicata, tra le braccia di un
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disegno, per cui gambe e braccia, corpi e visi, paion piantati nelle tele come per sbaglio, o per giuoco, collocati sempre in un punto diverso da
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» fatto lì per lì come voleva, Giacometti allargò le braccia, abbassò la testa e il mento fin sul petto e con aria sconsolata mi disse: Per carità
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chiomale su un corpo di stecco, quelle braccia lungo i fianchi come fosse una ginnasta, le scarpe immense che riassorbono i piedi e li fondono col
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valore da lui scoperto, aiutato, difeso, presentato, per il figlio o il parente di quell’altro, bisognosissimo: e parlava aprendo le sue braccia
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Guardate i vari atteggiamenti dei personaggi dipinti: c’è chi si mette in posa a braccia conserte, come il giovane dalla camicia di macchinista col
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delle braccia che si ripiegano ai gomiti faccia da sostegno e da ala. Non si può non rimanere incantati seguendo come in un viaggio la valle della
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fucilato con le sue mani e braccia dietro la schiena, il superstite col suo passo incerto eppur vitale; c’è pure una regina con due seni occhiuti alla metà
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braccia e gambe come tralci, queste teste cieche, avvolte, si direbbe, in veli di memoria, questi incontri di torsi con torsi, che si prolungano e
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medesimo valore di un segno chiaroscurale, le zampine-braccia sul davanti) spiegabile soltanto come visione misteriosamente affidata alla atmosfera, legata
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, agitavano braccia e panni non proprio alla maniera degli Ercoli del Canova; ma quel truculento «Massacro di Scio», dipinto nel 1824 dal pittore romantico
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Accademia della crusca
