Da molto tempo si lamenta mancare all’Italia una compiuta storia delle arti belle, che nello svolgimento dei fatti e nel modo estetico di
belle fabbriche. Provato però come sapesse di sale il pane altrui, volle nel 1839 tornare in patria, sperandola più benigna, ora che vi tornava ricco
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PASQUALE POCCIANTI di Bibbiena, terra popolare del Casentino in Toscana (n. 18 maggio 1774, m. 18 ottobre 1858), ebbe da natura le più belle doti
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1805, m. 23 ottobre 1850) sortì da natura il culto delle arti belle, e dimostrò per esse fin da fanciullo ferma propensione. Fatti i primi studj d
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Belle Arti sotto il conte Digny. Conseguito nel 1825 il premio di concorso, e dato saggio della sua abilità con alcuni lavori che il maestro gli fece
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ALESSANDRO GHERARDESCA pisano (n. 11 marzo 1779, m. 11 gennaio 1852) coltivò con grande amore le arti belle, alle quali era andato educandosi
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del fosso coperto di Livorno, detto il Voltone, e la piazza che vi soprasta, ricorda le opere più belle che mai si facessero di quella specie. Condusse
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Varsavia, ove stette lungamente e fece molte lodate opere. Tra le principali voglionsi notare, oltre diversi edifìci del governo, l’Accademia delle Belle
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Non pertanto Pietro Leopoldo I riformando l’Accademia di Belle Arti, nella speranza di ridestarle dal letargo in che erano miseramente cadute, volle
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giovane di alte speranze. Applicatosi alle arti belle nella nostra Accademia, tanto andò innanzi nello studio, che dopo essere stato più volte premiato
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una delle artistiche cose più belle di quella mostra solenne. Del Gostoli vogliono anche essere ricordate la statua del Galileo posta (1840) nella
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meglio si faceva in passato. Vorremmo avere spazio e tempo per dare a tutti la debita lode e descrivere le cose più belle; ma per farlo
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tempo, a noi basterà ricordare una delle opere sue tenute allora più belle, quella macchinosa cupola della basilica di San Lorenzo, certi dell’aver
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le pitture della cappella del Sacramento nel Duomo della sua patria, e la sala elegantissima detta del Buon Umore, nella Accademia fiorentina di Belle
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secondo per la immaginazione feconda e per la prontezza nell’operare, ambedue per amore indefesso alle arti belle. Erano PIETRO BENVENUTI e LUIGI SABATELLI
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quelli de’ suoi coetanei. Nel 1800 ottenne il premio di pittura pel concorso del quadro a olio nell’accademia di Belle Arti di Firenze, col soggetto
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principalmente vuolsi ricordato Luigi Siries (n. in Firenze 28 giugno 1743, m. 15 ottobre 1811) che dopo avere studiato a Roma le arti belle, fu da Pietro
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San Lorenzo di Pietro da Cortona. Si devono pure a lui molti dei ritratti della serie degli uomini illustri nelle arti belle, data in luce a’suoi
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frutto dalle sue belle fatiche, a trentaquattro anni fermò stanza a Brompton presso Londra. E sebbene colà avesse allora grido lo Strange, il Bartolozzi
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in rame nell’Accademia fiorentina di Belle Arti (1800), e da Maria Luisa quello di conservatore del Camposanto di Pisa (1807); dove aperta una scuola
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belle tavole dei preziosi monumenti d’Ercolano e Pompei, pel Museo Borbonico che si pubblicava a Napoli. Fece quindi la raccolta dei sarcofagi, urne e
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Ripoli, incominciata nell’anno stesso, sono belle testimonianze di gusto e sapere. E che il Salvetti fosse uomo culto e d’imparare amantissimo ce lo dice
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. in età avanzata il 21 settembre 1852) che fu suo aiuto nella scuola d’incisione all’Accademia di Belle Arti, e che lasciò alcuni pregiati lavori
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’artisti, che già ha fatto sotto di lui due stupende pubblicazioni: la Galleria dell’Accademia di Belle Arti, e il San Marco dei Padri Predicatori
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belle speranze. — E poi quei carissimi, più che allievi, compagni di fatica del Perfetti: DOMENICO CHIOSSONE di Genova, che sta da assai tempo in
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messi da banda gli ornati soverchi e le ridicole fogge, allora in voga, ricondusse nelle opere le buone, belle e pure linee del cinquecento, e presto
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spiaggie, alle cime: - State, o figlie dell'anima mia: state belle di golfi e foreste, di villaggi, di scogli, e di palme; belle in mezzo alle cupe
delle forme belle, sanno i tesori che nel cor celate!
belle, e le sorelle, e la mamma, e la nonna, già da un anno sdrusciscono una gonna: Nina, se m'ami, non cercar denaro, son povero, lo sai, non sono
Oh tesor negli scrigni giacenti, oh dovizie all'azzardo diffuse, e cui spesso sbadata profuse una man che ignorava il dolor! Oh metallo alle belle
sorrisi da strappar le stelle ... noi conosciam le belle: e colle muse al fianco, accorti eroi, ci adorerem fra noi! Giugno 1853.