un piroscafo; ma il movimento irrequieto dei suoi piccoli piedi senza collo, dava a vedere che non seguiva la lettura col pensiero. La battaglia della
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súdicia. I tetti, le pareti, gli alberi, le lance sgocciolavano come del sudore della battaglia. A poppa e a prua s'agitavano ancora i marinai, con
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come un cantiniere di reggimento il giorno della battaglia. Dopo di che, tutti i passeggieri, appoggiati al parapetto o seduti, si voltarono verso
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prima di disertare il campo di battaglia. Non giovava nemmeno, per scemar la pietà, addurre antica accusa di mollezza e d'accidia lanciata dagli stranieri
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bigliettino, o veniva Arabella in persona a rabbonirlo, a chiamarlo indietro sul campo di battaglia, dove, quando non si moriva di disperazione, si moriva
battaglia. Ma il buon senso c'è per qualche cosa: passata la terzana, un dopopranzo, prese la lettera di Paolino, la mise in una bella busta di carta
La prima battaglia era vinta: ma il giorno stesso che Demetrio ripose il piede in casa di sua cognata volle assolutamente patti chiari, rimedi pronti
mistero: e probabilmente quella cartolina non era che una staffetta di battaglia perduta. Non mai come ora gli pareva di essere stato temerario e illuso
, di fresche e di quelle che combattevano l'ultima battaglia, la Waterloo della loro giovinezza. Nella sala il formicolío della gente già verso le
aver perduta una battaglia, e che si affretta, in mancanza d'altro, a coprire la ritirata. Le parve lieta la musica del tric-trac che l'accolse
fondo all'aspra battaglia, nell'abisso della sua vergogna, il pover'uomo si sentiva avvicinato non uno ma cento passi a quella donna. Qualche cosa che
Francia, assistette alla celebre battaglia di Marignano, vinta dal maresciallo Gian Giacomo Triulzi, che riposa nell'atrio di San Nazzaro, dove è scritto