. Un animale baffuto che aveva osservato la scena da lontano, scese dal fienile lentamente e pensò: «Adesso il primo che ci casca me lo pappo io
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venne una gran voglia di scoprire se era vero ciò che gli aveva raccontato la mamma. Il gatto era coricato su un fianco, con le zampe in fuori che
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ma solo uno riuscí a fuggire. L'altro lottò a lungo col nemico armato di scopa e alla fine, colpito alla testa, stramazzò al suolo. — Aveva troppa fame
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Come tutte le cose brutte, anche l'inverno un giorno fini. Palla di fuoco, che aveva fatto una cura ricostituente, si era irrobustito e una mattina i
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della sua compagna. Allora Mamí, commossa, si fece largo per avvicinarsi al figliolo che tanto bene aveva fatto alla piccola patria del tetto, e senza
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che l'aveva riconosciuto: — Mio piccolo Cipí, vola, vieni qui! — e apriva le ali per insegnargli a volare. — Vola, vola, Cipí, vola dalla tua Mamí
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I compagni, che stavano raspando la terra nella quale l'uomo aveva sparso la semente, lo chiamarono: — Vieni con noi, Cipí! Abbiamo trovato la fila
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. Hai fame? E benché la passeretta dicesse di no, Cipí le portò chicchi e piccoli insetti e l'imboccò con pazienza, proprio come la sua mamma aveva
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di Passerì, l'abbracciò stretta e sparì. Di buco in buco, di tetto in tetto, di pianta in pianta, come aveva fatto la sua mamma quando era nato lui
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anziane fu quella di Beccodolce, che aveva il nido ai piedi della torre fumante; anche lei disse che passerotti cosí belli e vispi non ne aveva visti mai
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aveva già cominciato a mandare tutt'intorno un buon tepore e a lanciare dal buco nero nuvolette scure che stavano li, indecise, sul cortile. Il vento
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e partirono in cerca di cibo. Cipí esplorò la riva del nastro d'argento, dove un tempo aveva conosciuto Margherí: tutto era sepolto sotto un manto
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in guardia, amici! E facciamo qualche cosa! — Anche l'altro figlio m'aveva detto che aveva un appuntamento, — gemeva Cippicippi, — non ci si può
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triste. Disse: — Poveretto... ora odierà me e non capirà piú chi è il suo nemico... Una passera chiacchierona che aveva visto la lotta da lontano, andò da
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I. Viveva nella città turca di Malatya un pittore di nome Sakumat, non giovane ma nemmeno anziano: aveva l'età in cui gli uomini saggi sanno stare in
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veneziano Gentile Bellini. A tre giorni dalla partenza, ormai a Sud delle isole dalmate, non aveva rinunciato a salire sul ponte prima dell'alba per
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altre case e chiese per altri lavori. Nato nel 1406, come si calcola facilmente, aveva Filippo allora la tonda età di cinquant'anni, creduta meno adatta a
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cena solitaria ma lussuosa, aveva solamente assaggiato. Sul grande freschissimo letto, da cui ascoltava lontane civette, fruscii d'onde, muoveva il
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aveva lavorato poco piú di un'ora davanti ad un Imperatore silenzioso ed immobile, che solo attraverso Kama Katuray riceveva le comunicazioni del pittore
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quello che aveva da sveglia. Il suo modello, d'altra parte, era mobile, e non lo si poteva in alcun modo far restare a lungo nella stessa posizione
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12. Come, al mattino, aveva soltanto schizzato il ritratto di Maometto, cosí nella seconda notte Gentile non tracciò che i primi segni di quello di
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13. Tornando dall'harem, in cui quella notte aveva con mano appena piú ferma distribuito attorno al vuoto misterioso del volto di Amilah alcune
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nella terra di Nactumal aveva lasciato che la barba gli crescesse sul volto, e il pelo ispido e cosparso di bianco gli copriva le guance. — Questa
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importa del nome? Essa ha gli occhi piú belli», diceva il Sultano. «E che devo fare, luminoso signore?» Ora Gentile non aveva piú liuto, ma le mani
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Ferrara, che Gentile aveva un tempo visitato. Dava all'inizio un'impressione di disordinata sovrabbondanza: fasci di fiori spuntavano da terra e da
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che domani l'opera sarà compiuta. L'uomo, che sempre aveva evitato di guardare la tela, distolse quella notte il volto con gesto piú brusco, come
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lontano da sé, stordito, Gentile aveva smesso di provare paura: non per la via di salvezza che Amilah nominava, ma per la visione di quale amore e
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20. Maometto Secondo parlò, ritirando lentamente la mano che lei, dopo il bacio, aveva trattenuto. — Amica stupenda, — disse, — benché io stia per
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quel contatto sentiva piú chi di corpo ancora era fatto: meno chi, almeno in parte, lo aveva perso o scordato nel passeggio dei chiostri. - Se
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sorriso senza farne spreco. Parlava a voce lenta, ornando le parole di pensiero. Ammirava l'arte di Filippo, avendone visto esempi: ma aveva anche sentito
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, ormai, aveva rinunciato al raccoglimento: si accontentava di compiere ogni gesto, di pronunciare ogni parola, di cantare ogni strofa, secondo quanto le
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giornate: il desiderio di sperimentare un silenzio nuovo, quello del fiore davanti ad uno sguardo. Quando madre Pia aveva parlato di un frate pittore, poi
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cagnetto del borgo che, un'ora prima, si era allegramente associato alla passeggiata, e li aveva osservati da lontano mentre conversavano, sdraiato al
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. — Allora, sentiamo, — disse l'anziana monaca, sistemandosi definitivamente sullo sgabello: e la voce aveva un tono di compiacenza. — Io, sai, sono donna
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11. Alla fine della mattinata, suor Caterina aveva imparato che la pittura è molto piú complicata a dire che a fare, mentre Lucrezia Buti aveva
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Aveva cantato a bassa voce, guardando la collina. Poi ripeté la strofa, piú lentamente, toccandosi occhi, naso, bocca, orecchie. Poi piú velocemente
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? — chiese la monaca. Si era avvicinata a lui, pur restando oltre la tela, e aveva fatto la domanda a bassissima voce. — Non molti, suor Caterina, — rispose
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. Il ritratto era buono, ma non felice. Aveva dipinto la donna senza il velo monacale, con i capelli, di cui immaginava il colore, raccolti attorno al
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. Fra stanza e stanza non v'erano tende, ma larghe soglie squadrate: anche da quelle, come dagli angoli di ogni stanza, il burban aveva fatto togliere
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, tra il basso e l'altissimo. Ogni colpo di pennello aveva creato una dimensione, una direzione e una verità. La pittura non si fermò. Scivolando
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ed affidare un'opera. Sakumat non era mai stato nelle vallate del nord, però ne aveva sentito parlare. Sapeva che erano territori aspri e sperduti
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: undici mesi da quando il pittore aveva iniziato il suo lavoro. — Che cosa è quello? — chiese un mattino Madurer, dopo aver osservato a lungo, in
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burban aveva previsto. Nei giorni seguenti, pur restando a letto senza forze, Madurer non mostrò piú segni di sofferenza. Negli intervalli dei lunghi
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dopo, Sakumat. Qualche volta, durante le attese, il pittore non uscva dal palazzo. Percorrendo corridoi e scale, per i quali aveva assoluta libertà di
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al figlio l'intera giornata. Intorno, Sakumat aveva spento lentamente le tinte estive del prato. L'erba rigogliosa aveva mutato colore; i fiori si
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pregiate. Il pittore si inchinò. Aveva la barba ormai quasi del tutto bianca. Gli ultimi mesi passati nella stanza di Madurer gli avevano imbiancato
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, maestro? Che flotta? — disse Domenico Cavino, che non era uomo rozzo, ma dovendo imparare l'arte della navigazione non aveva avuto gran tempo per le
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3. Madurer era un bambino pallido ma non infelice. Sebbene avesse quasi undici anni, la vita rinchiusa aveva rallentato la fioritura del suo corpo, e
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e ginestre scendeva da una scarpata semicircolare fino alla spiaggia dorata, che aveva forma di falce. Appena si sentiva, oltre le sponde verdi della
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corto cenno della voce aveva fatto alzare il volto abbassato di tutti. A una distanza di dieci passi, Gentile rinunciò a soddisfare il suo interesse e
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