Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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minuto fa al suo orecchio, erano state cosi truci. Le  aveva  avute da un uomo che fuggiva terrorizzato, schiacciato dal
al suolo, estenuato, avanti alla sua casa. Egli lo  aveva  rialzato, si era preso cura di lui, gli aveva offerto cibo
casa. Egli lo aveva rialzato, si era preso cura di lui, gli  aveva  offerto cibo ed una ciotola di latte. L'uomo aveva bevuto
lui, gli aveva offerto cibo ed una ciotola di latte. L'uomo  aveva  bevuto avidamente il latte; aveva divorato il pane, la
ciotola di latte. L'uomo aveva bevuto avidamente il latte;  aveva  divorato il pane, la carne, e raccontato all'agricoltore la
Egli era stato pure un agricoltore assiduo, laborioso.  Aveva  dissodato il terreno, lo aveva concimato, seminato,
assiduo, laborioso. Aveva dissodato il terreno, lo  aveva  concimato, seminato, lavorato; lo aveva bagnato coi suoi
il terreno, lo aveva concimato, seminato, lavorato; lo  aveva  bagnato coi suoi sudori e costretto a dare quanto poteva:
capace di guidare i bovi e di governare l'aratro, e che gli  aveva  donato sette figli sani, forti, una vera benedizione del
i bambini lo attorniavano, e guardava felice i campi, che  aveva  lavorato, le sue mandrie, che ritornavano dal pascolo, i
casa, la sua Umbria, la sua Italia, questa ferra, che gli  aveva  dato la vita e della quale egli si sentiva figlio, rampollo
fibra del corpo amoroso di lei, ed era grato a Dio, che lo  aveva  voluto figlio d'Italia, agricoltore assiduo, che gli aveva
aveva voluto figlio d'Italia, agricoltore assiduo, che gli  aveva  dato una patria, una famiglia, la sua fede. Ed ora tutto
famiglia, dei suoi cari, costretto a fuggire. Come? ? lo  aveva  richiesto l'ospite. Dal nord, dal di là delle Alpi, erano
antiche invasioni. Egli faceva, tremante, alcuni nomi, che  aveva  udito con spavento dai genitori, dagli avi: Genserico, i
alla famiglia, al lavo ro! Un pugno di questi barbari  aveva  assalito la sua casa; egli si era messo alla difesa, ma era
dalla sua casa in fiamme, dal cadavere della moglie che  aveva  sepolto in fretta e furia, per salvare la vita e poi.... e
potè, non volle rimanere. Essa dava ali ai suoi piedi; lo  aveva  reso irrequieto; non gli dava pace; novello Asvero,
siano ringraziati. Il sogno era stato terribile davvero.  Aveva  sognato di essere stato libero principe africano; di aver
Certamente, certamente...... Quel terribile sogno. Ed  aveva  durato così a lungo; egli aveva vissuto molti mesi, anzi
Quel terribile sogno. Ed aveva durato così a lungo; egli  aveva  vissuto molti mesi, anzi anni nello stato obbrobrioso di
si era coricato, che la terza vigilia stava per finire.  Aveva  dormito brevissimo tempo. Eppure un simile sogno. - Gli
di deliziare le loro orecchie col suo canto? Non  aveva  egli destato l'applauso infinito della folla delirante, ed
Grecia a Roma con un bottino, quale nessuno prima di lui  aveva  fatto, un bottino, col quale offuscava la fama e la gloria
per il suo canto: Apollo, Apollo, il divino Apollo! Perciò  aveva  incendiato lui, cioè no, i cristiani, la eterna città; essa
Si sentiva stanco, sfinito dell'orgia del giorno innanzi.  Aveva  durato una notte, ed un giorno ed alcune ore della notte;
dei cibi più rari; quanto lusso; e quei regali! Egli  aveva  donato ad ogni ospite la tavola di argento incrostata di
gli schiavi che lo avevano servito, il fanciullo che gli  aveva  versato il vino nella coppa ed una bella schiava di
leggere tinte rosee nelle guancie di velluto. Egli stesso  aveva  scelto quelle bellissime schiave tra le molte, che
tutti avevano applaudito ai celebri cantanti, che egli  aveva  fatto venire dalla Grecia lontana. Avevano applaudito,
di cantare. Ed egli, finalmente, si era arreso ed  aveva  cantato, destando, più che entusiasmo, vero delirio. Quali
una vera frenesia. Se l'era fatta portare nel palazzo ed  aveva  voluto farla sua. Era la prima volta che aveva lottato; che
palazzo ed aveva voluto farla sua. Era la prima volta che  aveva  lottato; che aveva dovuto ricorrere a certe arti d'i
voluto farla sua. Era la prima volta che aveva lottato; che  aveva  dovuto ricorrere a certe arti d'i seduzione, che non aveva
aveva dovuto ricorrere a certe arti d'i seduzione, che non  aveva  usato fino allora mai; che aveva cercato di piacerle, di
d'i seduzione, che non aveva usato fino allora mai; che  aveva  cercato di piacerle, di conquistarne il cuore. Lui, Nerone,
Lui, Nerone, il divino Apollo, si era abbassato a lei,  aveva  supplicato affetto, aveva mendicato amore. E lei aveva
Apollo, si era abbassato a lei, aveva supplicato affetto,  aveva  mendicato amore. E lei aveva resistito; non si era arresa;
lei, aveva supplicato affetto, aveva mendicato amore. E lei  aveva  resistito; non si era arresa; aveva fatto la sorda alle sue
mendicato amore. E lei aveva resistito; non si era arresa;  aveva  fatto la sorda alle sue promesse, alle sue minacce; aveva
aveva fatto la sorda alle sue promesse, alle sue minacce;  aveva  osato resistere financo alla violenza. Una cristiana....
sotto i propri occhi, onde punirla per la sua ritrosia; ne  aveva  voluto veder scorrere il sangue. Ma quando l'aveva vista
quando l'aveva vista morta era montato su tutte le furie;  aveva  voluto richiamarla in vita; aveva maledetto a se stesso,
su tutte le furie; aveva voluto richiamarla in vita;  aveva  maledetto a se stesso, alla propria potenza, alla propria
in vita quella bella? Inveì allora contro chi gli  aveva  suggerito quella condanna, contro chi non l'aveva impedita,
contro chi non l'aveva impedita, contro il carnefice che  aveva  ubbidito ai suoi comandi; fece rotolare teste, fece
della pudica cristiana; con altri baci, i baci che essa gli  aveva  rifiutato. Ma tuttora, che ci pensava, sentiva un desiderio
Ed egli l'aveva uccisa. Eppoi ricordò certi cristiani. Ne  aveva  giudicato due soli; i loro capi: due ebrei. Ma qual
superbo a piegare il capo lui pure. Si erano rifiutati. Li  aveva  condannati a morte: l'uno alla croce e l'altro alla spada.
piena di entusiasmi e di terrori. In quel mese egli  aveva  percorse le principali città dell'Unione, soffermandosi di
meccanismi. Negli ultimi giorni di dilazione, egli  aveva  provate quella febbre tormentosa della impazienza che,
sè stesso, per placare quelle ansie affannose, egli  aveva  anticipata di ventiquattro ore la sua partenza da Pest,
colla Messaggeria pneumatica dei Bonafous; e da ultimo  aveva  sorpassato il Cenisio colla locomotiva ertoascendente della
della Società Goudar e Blondeau, una locomotiva che  aveva  fatto obliare il meraviglioso traforo praticato fino dal
quello dove lavorava Attilio. Dalle sue finestre questi  aveva  potuto vedere la Clelia; appunto così s’era acceso per lei
fiso per una volta sola nell’occhio del nostro Attilio ed  aveva  osservato la sua bella persona, per duro e cinto di
concerto con quella del suo prediletto. Attilio quella sera  aveva  osservato il barcheggiare dello scherano, lo aveva
sera aveva osservato il barcheggiare dello scherano, lo  aveva  riconosciuto per manutengolo di qualche pezzo grosso, e
titubanza e dall’irresoluto contegno di lui, istintivamente  aveva  augurato
bella occasione di prendere il largo e vendicarsi di chi lo  aveva  sì scelleratamente tradito.
piacergli più di lei poiché per quella l'aveva tradita e  aveva  rischiato quello che adesso gli era capitato : di spezzare
 aveva  presso di sé quasi tutto l’equipaggio, ognuno fortemente
verde che ne menomasse il simbolico candore. Il discepolo  aveva  terminato di leggere, e ansioso attendeva il responso del
il tormento dell'attesa. La commozione della lettura lo  aveva  fatto impallidire; e gli occhi spenti, e il respiro
Albulo; che, veramente, si chiamava Nino Bianchi, ma che  aveva  firmato cosí due volumetti di versi, e non voleva essere
altra spietata sentenza all'infuori di questa che lo  aveva  colpito. Appena l'aria fresca della via lo liberò dallo
piú evidenti, i piú immediati, i piú comuni! Ma il maestro  aveva  parlato, e doveva aver ragione. Sí, gli mancava l'aggettivo
impreveduto, comprensivo specialmente! A questo non  aveva  pensato mai! E doveva essere il piú squisito, il piú
il piú difficile, il piú importante (anche riflettendo  aveva  messo tre aggettivi uno dietro all'altro) se il maestro,
sapiente nella gradazione delle sfumature e dei valori, gli  aveva  dato l'ultimo posto, che, come nella sentenza evangelica,
sovr'esso!" Loricati e impennacchiati, Jello Albulo ne  aveva  usato molti e n'era orgoglioso. Spesso aveva scritto uno
Albulo ne aveva usato molti e n'era orgoglioso. Spesso  aveva  scritto uno dei suoi poemi - non li chiamava versi, o
versi, o componimenti come tutti gli altri mortali - spesso  aveva  scritto uno dei suoi poemi unicamente per collocare, come
re supremamente suggestivo. Ma alla "comprensività" non  aveva  badato mai. Il maestro non gliene aveva fatto alcun cenno
"comprensività" non aveva badato mai. Il maestro non gliene  aveva  fatto alcun cenno nelle sue estetiche iniziazioni. Ora,
cenno nelle sue estetiche iniziazioni. Ora, finalmente, lo  aveva  creduto degno di ricevere l'alta comunicazione che lo
dell'arte. Prima di lasciare il maestro, timidamente, egli  aveva  osato domandare: "Comprensivo ... in che modo?" "Cercate!"
osato domandare: "Comprensivo ... in che modo?" "Cercate!"  aveva  quegli risposto. Ed egli si era messo a cercare. Un giorno,
Giuseppina) in un sonetto alla sua Liliana, egli  aveva  scritto: Anima amorfa, che serenamente e quest'"amorfa",
dalla penna senza ch'egli vi avesse pensato su, lo  aveva  colmato di letizia. "Era comprensivo? ... " Gli pareva; ma
in grazia di quel vergine aggettivo! Questo non lo  aveva  tentato neppure il maestro, che ogni due anni raccoglieva
margini ancora piú larghi; con in fronte il ritratto che ne  aveva  fissato, per l'eternità, la faccia accuratamente rasa,
squadra inglese, sorpresa dalla rapidità dell'attacco, non  aveva  avuto il tempo di radunarsi per accorrere in aiuto del
Alludeva alla squadra inglese, la quale, per sua disgrazia,  aveva  perduto troppo tempo a raccogliersi e riorganizzarsi. Con
luogotenente, a Testa di Pietra, il quale, per rispetto,  aveva  deposta la sua vecchia pipa sul coronamento della poppa. -
tre briks armati da gentiluomini francesi. Sir William, che  aveva  corseggiato la Manica, era troppo noto. Fu dunque accolto a
era stato saccheggiato, e il lungo e feroce bombardamento  aveva  esaurito quasi completamente le loro provviste da guerra,
d'attorno per provvedere polveri e viveri. Il New Hampshire  aveva  già armata una nave di trentadue cannoni; il Massachussetts
strettezze nelle quali si trovava la guarnigione di Boston,  aveva  con incredibili spese imbarcato un numero enorme di buoi,
vitelli, di carni salate e di vegetali, e su rapide navi li  aveva  inviati verso quella città. La squadra americana comandata
a Boston, era piombata improvvisamente su di essa, le  aveva  catturate. Era una risorsa enorme, inaspettata per gli
Howe non vedendo nessuna risorsa giungere dal mare,  aveva  fatto cacciar fuori dalla città ben ottocento abitanti
tornassero alle loro case prima che fosse presa la città,  aveva  prontamente emessi cinquantamila biglietti di sterline di
Approfittando del ghiaccio, il prode americano  aveva  spinto grosse avanguardie fin quasi sotto le mura di
giorno e notte, con finti assalti, agl'inglesi. Per di più,  aveva  fatto costruire due grosse batterie galleggianti alle
che il nemico si era già rafforzato anche lassù e vi  aveva  piantato le artiglierie. Comprese che la piazza stava per
americane. Washington, avvertito di quel disegno, non  aveva  indugiato a prendere le sue precauzioni per respingere il
sue precauzioni per respingere il presidio e distruggerlo.  Aveva  fatto rafforzare rapidamente le trincee improvvisate
il blocco e gettare le àncore alla foce della Mistica, vi  aveva  aggiunto quattromila uomini scelti, affinché
di soldati. Dal canto suo Howe, comandante della piazza,  aveva  fatto costruire gran numero di scale per montare
la temeraria impresa a lord Percy, ai suoi comandi  aveva  messo più di tremila soldati, il meglio di quanto gli
da fuoco. Howe, disperando di spuntarla per quella notte,  aveva  dovuto richiamare le sue forze, mentre gli americani si
si affrettavano a rafforzarsi. Il colonnello Mifflin  aveva  apprestato gran numero di botti piene di sassi e le aveva
aveva apprestato gran numero di botti piene di sassi e le  aveva  collocate intorno alle alture, affinché muovendo il nemico
a New York che gl'inglesi allora tenevano saldamente. Non  aveva  una squadra potente, tuttavia i sette od ottomila uomini,
di opporre valida difesa. Howe cionondimeno non esitò.  Aveva  preso la decisione di ritirarsi a New York o all'isola
della situazione e mostrò le materie incendiarie che  aveva  fatto preparare, affinché mettessero fuoco alla città nel
di Washington di non ostacolare l'uscita della flotta,  aveva  subito pensato a sir William, ed aveva mandato uomini
della flotta, aveva subito pensato a sir William, ed  aveva  mandato uomini fidati a spiare l'imbarco dei. fuggiaschi.
che non poteva essere altro che Mary di Wentwort. Moultrie  aveva  fatto armare una scialuppa e si era portato a bordo della
scialuppa e si era portato a bordo della Tuonante, la quale  aveva  già messo a terra le truppe americane e si trovava in
dei briks dei corsari delle Bermude. Una breve spiegazione  aveva  avuto luogo fra i due uomini, dopo di che sir William,
Howe ed il suo Stato Maggiore, con una lunga bordata  aveva  subito appoggiato verso la costa, filando velocemente a
stringersi da presso, ma anche la fregata, che, come sfida,  aveva  inalberato sul corno della mezzana i colori del marchese
favorito. Erano trascorsi quindici giorni dacché l'Albani  aveva  lasciato Milano per recarsi a Costantinopoli e quindi a
Costantinopoli e quindi a Pietroburgo, e il Torresani, che  aveva  mandato sulle sue tracce una mezza dozzina de' suoi segugi
fidati per spiare ogni sua azione, ogni suo movimento, non  aveva  ancora ricevuto alcun dispaccio soddisfacente. Il vecchio
signora Goldi, oltre a quel suo famoso cappellino,  aveva  per nota particolare quindici anni di più di suo marito e
diminuire pensava sempre di accrescere la sua sferoide; né  aveva  mai potuto o voluto accorgersi dei cambiamenti radicali
alle stelle mentre essa infilava lo sportello del vagone,  aveva  poi dovuto sgonfiarsi e affaggottarsi umilmente in un canto
dalla signora Clitennestra alla sua diletta moglie, che  aveva  dieci anni meno di lui ed era appena due centimetri meno
due centimetri meno alta di lui. Era grassoccia, pienotta,  aveva  più chiaro del suo solito il suo viso contento da Gesù
Angelica Giacomina Geromino era una giovine signora, che  aveva  più bontà che ingegno. Però la sua bontà era grandissima, e
mai un pensiero cattivo e neppure una caricatura. Essa  aveva  saputo acconciarsi a meraviglia, si sarebbe detto, che
saputo acconciarsi a meraviglia, si sarebbe detto, che  aveva  potuto estrarre dall'ultimo figurino tutto ciò che è bello,
figurino tutto ciò che è bello, è vero, è sostanziale, e lo  aveva  separato da tutto ciò che è esagerato ed è messo soltanto
e di non affliggersi troppo della moglie. Egli conduceva e  aveva  sempre condotto una vita esteriore. A venticinque anni egli
di avere realmente principiati. Educato in seminario, ne  aveva  esportata la nota malizia che usava a minuti per
per confonderla presto in una cordialità spensierata.  Aveva  cantato da tenore sui teatri, aveva fatto il gazzettinista
cordialità spensierata. Aveva cantato da tenore sui teatri,  aveva  fatto il gazzettinista a Milano, aveva fatto un po' il
tenore sui teatri, aveva fatto il gazzettinista a Milano,  aveva  fatto un po' il caricaturista a Firenze, aveva pensato di
a Milano, aveva fatto un po' il caricaturista a Firenze,  aveva  pensato di prendere la laurea, ma, appena superato lo
lo scabroso esame di licenza, nello stesso mattino, in cui  aveva  stabilito di recarsi a Torino per l'ammissione
era andato sul Lago Maggiore con una artista disoccupata.  Aveva  avuto i suoi momenti di celebrità per certe appendici
i suoi momenti di celebrità per certe appendici musicali, e  aveva  pensato un istante di riuscire un grand'uomo; poi era
con interesse coniugale e non con intento mercenario. Egli  aveva  i vantaggi del coniugio e della famiglia senza le seccature
e agli altri novellini dell'Antico albergo della volpe.  Aveva  anche la consolazione di esilarare sé stesso e il prossimo
e ingenuità e qualche volta per la sua serenità ed arguzia,  aveva  eziandio uno spirito, come si dice, eminentemente
stupire, se nei pochi giorni preparatorii della gita, egli  aveva  voluto ferrarsi molto bene anticipatamente di tutte le
oltre a un corso preliminare di lingua francese, a cui  aveva  assoggettato eziandio la moglie, egli aveva ristudiato
francese, a cui aveva assoggettato eziandio la moglie, egli  aveva  ristudiato sulla Storia d'Europa del Ricotti (quella stessa
sulla Storia d'Europa del Ricotti (quella stessa che gli  aveva  servito così bene nel liceo) i principali rivolgimenti
suoi compagni e con quanti avrebbe incontrato nel viaggio,  aveva  ricercato e rivedute le impressioni dell'andata e del
andò fra gli Enciclopedisti imbrogliato come una comare; -  aveva  riletto i libri umoristici su Parigi di Sterne, di Heine,
di Sterne, di Heine, di Taine e del dott. G. Raiberti; -  aveva  con una spesa riguardevole fatto acquisto delle rinomate
acquisto delle rinomate Guide Baedecker e Joanne; e vi  aveva  studiata la carta della grande città, facendosene presto un
umore, forse perché nessuno dei paesi finora trascorsi  aveva  applaudito alla sua penna rossa, o salutatala colla musica
entusiasta: possedeva il Mimete da venti giorni, e gli  aveva  dedicato venti giorni e venti notti. Mi raccontò a
Mi raccontò a perdifiato le meravigliose esperienze che  aveva  realizzate, e le altre che aveva in animo di fare; si era
esperienze che aveva realizzate, e le altre che  aveva  in animo di fare; si era comperato il testo del Peltier,
accelerato di cibernetica ed elettronica. Le esperienze che  aveva  realizzate assomigliavano melanconicamente alle mie, che mi
Giunse dopo due ore, e mi raccontò la sua stolta impresa.  Aveva  ricevuto il Mimete, aveva eseguito i soliti giochetti di
raccontò la sua stolta impresa. Aveva ricevuto il Mimete,  aveva  eseguito i soliti giochetti di tutti i principianti (l'
di sigarette, il libro, eccetera); poi si era stancato,  aveva  portato il Mimete in officina e lo aveva smontato fino all'
si era stancato, aveva portato il Mimete in officina e lo  aveva  smontato fino all' ultimo bullone. Ci aveva pensato sopra
officina e lo aveva smontato fino all' ultimo bullone. Ci  aveva  pensato sopra tutta la notte, aveva consultato i suoi
all' ultimo bullone. Ci aveva pensato sopra tutta la notte,  aveva  consultato i suoi trattati, e aveva concluso che
sopra tutta la notte, aveva consultato i suoi trattati, e  aveva  concluso che trasformare il modello da un litro in un
non so con quali pretesti, 200 libbre di pabulum speciale,  aveva  comprato lamiere, profilati e guarnizioni, e dopo sette
e guarnizioni, e dopo sette giorni il lavoro era compiuto.  Aveva  costruito una specie di polmone artificiale, aveva truccato
Aveva costruito una specie di polmone artificiale,  aveva  truccato il timer del Mimete, accelerandolo di una
del Mimete, accelerandolo di una quarantina di volte, ed  aveva  collegato le due parti fra di loro e col contenitore del
effetto fa". A quanto mi è parso di capire, Gilberto non  aveva  alcuna idea precisa quando aveva deciso di maggiorare il
di capire, Gilberto non aveva alcuna idea precisa quando  aveva  deciso di maggiorare il duplicatore: salvo forse quella,
in un modo così inusitato. Divenne rosso fino ai capelli:  aveva  fatto di peggio, il sonno profondo di Emma era stato
peggio, il sonno profondo di Emma era stato provocato, le  aveva  somministrato un sonnifero. _ E ora a che punto sei, con le
mano a Gilberto per uscire dai guai, come quella volta che  aveva  costruito un aspirapolvere a vapore e l' aveva regalato
volta che aveva costruito un aspirapolvere a vapore e l'  aveva  regalato alla moglie del suo capoufficio. Infatti, non
l' abbronzatura delle ferie recenti. Notai però che  aveva  un forte raffreddore. Contro le mie previsioni, mi
tanto dell' impresa compiuta, quanto del fatto (di cui non  aveva  alcun merito) che le due donne andassero d' accordo fra
della Imitazione: la nuova Emma, nata a ventotto anni,  aveva  ereditato non solo l' identica spoglia mortale del
raccontò che solo dopo due o tre giorni dalla sua nascita  aveva  potuto convincersi di essere la prima donna, per così dire,
analogo di Eva. Era nata dormendo, poiché il Mimete  aveva  duplicato anche il sonnifero che correva per le vene di
puerili ed intimi di una crisi religiosa che Emma-I  aveva  attraversata a tredici anni, e non aveva mai confessata ad
che Emma-I aveva attraversata a tredici anni, e non  aveva  mai confessata ad anima viva. Però ricordava benissimo
Invece di rispondere ai miei argomenti, mi annunciò che  aveva  avuto una bellissima idea: partivano tutti e tre, per un
o no, lecita o illecita, l' impresa di Gilberto? Emma-II  aveva  detto di sì; Emma-I non aveva detto nulla. Era bastato
impresa di Gilberto? Emma-II aveva detto di sì; Emma-I non  aveva  detto nulla. Era bastato questo silenzio a dare il tracollo
mai sicuri di riveder l'alba del domani. Quel principe  aveva  uno zio che era capo di una tribù di kotteri, ossia di
ossia di guerrieri, uomo valorosissimo che più volte  aveva  difese le frontiere assamesi contro scorrerie dei birmani e
Quell'anno nemmeno una goccia d'acqua era caduta ed il sole  aveva  arsi i raccolti. I bramini ed i gurus (1)
Quante volte, oppressa dalla violenza dell'amore, non gli  aveva  ella data l'anima sua, tutta sé stessa, in questa sola
l' Arcivescovo una domanda di dilazione. Sua Eminenza gli  aveva  aperto gli occhi. Il colpo era venuto da Roma dove si era
e costringer lui a lasciare la cattedra. Il cardinale gli  aveva  consigliato di partire da Roma, dove il caldo era già
andato a trovarlo a Santa Scolastica, dove il monaco gli  aveva  significato con le lagrime agli occhi che la loro amicizia
mezzo della sua famiglia. La sua pia, eccellente madre lo  aveva  supplicato piangendo, in nome del morto Padre suo, di
che il passo le fosse stato suggerito dal confessore.  Aveva  resistito ma a prezzo della sua pace domestica. Finalmente,
sua pace domestica. Finalmente, un periodico clericale  aveva  pubblicato tre articoli sull'opera intera di Giovanni,
dell'autore, che, unicamente armato di sapere laico,  aveva  osato pubblicare scritture dove il difetto di scienza
colpo. E Maria, temendo di ferirlo se dicesse "hai paura?"  aveva  simulato un altro dubbio per aprirgli la via di confessare
che ne prendevano i tesori di affetto dati a lei. Egli  aveva  però la coscienza del dovere fraterno e mai ella non lo
però la coscienza del dovere fraterno e mai ella non lo  aveva  conosciuto sordo alla preghiera, duro al dolore altrui. Non
Questo cattolicismo le pareva una cosa ibrida e forse  aveva  appreso da Jeanne a giudicarlo così, perché Jeanne, in
nella vivacità di qualche risposta. Allora Giovanni le  aveva  dolcemente e gravemente ricordato che l'errore accolto
risolse a una infedeltà verso Jeanne. Di quanto Jeanne le  aveva  scritto sotto il suggello del segreto, si era aperta con
necessario. Jeanne, sempre malata di corpo e di spirito,  aveva  udito parlare del Santo di Jenne che guariva i corpi e le
era più infelice che mai. Nel breve soggiorno a Subiaco  aveva  incontrato l'antico amante. Esclamazione di Giovanni: era
e sorrise. Ambedue assalirono Noemi di domande. Sì, lo  aveva  riconosciuto la sera dell'arrivo e adesso Giovanni e Maria
di lei n'erano state distrutte, ch'egli vestiva da monaco e  aveva  parlato come un uomo datosi a Dio per sempre, ch'ella gli
parlato come un uomo datosi a Dio per sempre, ch'ella gli  aveva  promesso di dedicarsi ad opere di carità e che nessuna
caritatevoli della città. Al contatto della signora che  aveva  tanto fatto parlare di sé per Maironi, che se pure andava
non poteva, scrivere non osava perché certamente egli  aveva  inteso vietare anche questo ed ella sarebbe morta piuttosto
morta piuttosto che fargli cosa sgradita, potendo evitarlo.  Aveva  letto una corrispondenza romana del Corriere sul "Santo di
"Santo di Jenne" dove si diceva che il Santo era giovine e  aveva  lavorato da bracciante nell'orto di Santa Scolastica. Era
con ammirazione la Vita di penitenza e di preghiera ch'egli  aveva  condotto per tre anni lavorando nell'orto di Santa
guardaboschi, brav'uomo, parente della domestica dei Selva,  aveva  detto a costei di essere andato a Jenne con un forestiere,
da Roma per parlare al Santo. Nell'andata e nel ritorno  aveva  veduto, tutt'assieme, forse una cinquantina di persone che
una processione di donne che cantavano le litanie. A Jenne  aveva  saputo tutta la storia. Una notte l'arciprete di Jenne
saputo tutta la storia. Una notte l'arciprete di Jenne  aveva  sognato un globo di fuoco sulla grande croce piantata a
croce piantata a sommo della costa e questo globo di fuoco  aveva  acceso la croce che ardeva e splendeva senza consumarsi,
capitare un giovine vestito da converso benedettino, che  aveva  l'incarico di recargli una lettera. Questa lettera era
prima per vedere sua madre inferma. La fantesca del parroco  aveva  raccontato nel paese di questo benedettino e del sogno e
presolo in mezzo, gli facevano tanta ressa intorno ch'egli  aveva  accennato con la mano di uscire della Chiesa promettendo ai
Chiesa promettendo ai vicini di parlare fuori. E fuori  aveva  parlato. Che avesse propriamente detto, la fantesca non
ritornano alla montagna. Il Santo, vedutili così contriti,  aveva  detto: entrate, inginocchiatevi, Iddio è dentro di voi,
in quella grande Chiesa, una mosca volare. Poi il Santo  aveva  intonato il "Padre nostro" a voce alta e, seguito dal
il "Padre nostro" a voce alta e, seguito dal popolo, lo  aveva  recitato lentamente sostando a ogni versetto. E Torquato
E Torquato raccontava che l'arciprete, udito tutto questo,  aveva  baciato il suo ospite e nel baciarlo era guarito della
il quale saliva dall' Infernillo portando acqua. Il Santo  aveva  stesa la mano e la mula si era chetata sull'atto. Il
poverissima allora, per pagarsi il biglietto fino a Londra  aveva  sacrificato tutti i suoi risparmi. Vicende famigliari
Federico che splendesse grande e senza pietà. «Mettili» le  aveva  detto, lei gli aveva avvicinato l'orecchio perché glieli
grande e senza pietà. «Mettili» le aveva detto, lei gli  aveva  avvicinato l'orecchio perché glieli avvitasse e le dita di
un vecchio specchio appeso al muro mentre Carlo Angrisani  aveva  criticato ogni cosa: gli orecchini, il prezzo, la polvere.
polvere. Le corniole sono false, diceva. Io la amo di più,  aveva  pensato Federico, io ho speso per lei quasi tutto quello
ricco non sarebbe diventato mai con tutte quelle idee che  aveva  per la testa, Marx e i diseredati. Croce e il diario di
con la mano che dondolava in quella di Carlo. E poi Carlo  aveva  un padre ricco. Avaro ma rie- co, e se avesse avuto bisogno
e di correnti gelate dove ognuno badava ai fatti suoi,  aveva  fretta, e una coppia poteva abbandonarsi a interminabili
per addormentarsi sulla spalla di chi le sedeva accanto).  Aveva  tanto insistito per vedere I racconti di Hoffmann ma già
all'inizio del secondo tempo le si chiudevano gli occhi,  aveva  freddo e bisognava tenerla calda. Carlo aveva giacche più
gli occhi, aveva freddo e bisognava tenerla calda. Carlo  aveva  giacche più morbide, braccia lunghissime capaci di
preso il pullman ed erano andati a Cambridge. La sera prima  aveva  piovuto e si erano messi a correre per Kensington Gardens
sottoveste era entrata in camera loro. Voleva un maglione e  aveva  scelto fra quelli di Carlo ammucchiati su una seggiola. Poi
gambe nude nella sottoveste. «Dovresti avere più pudore, -  aveva  detto Federico, - in fondo siamo uomini». Carlo aveva riso,
- aveva detto Federico, - in fondo siamo uomini». Carlo  aveva  riso, l'idea che potessero saltarle addosso doveva
sembrargli fuori luogo. «Non fare il maschio latino - lei  aveva  risposto, - non ci sei portato» e aveva tirato ancora più
latino - lei aveva risposto, - non ci sei portato» e  aveva  tirato ancora più su la sottoveste mostrando una pelle
Un impulso, il primo in tutti e due. La ragazza gli  aveva  premuto sulle labbra le sue che sapevano ancora della
della salsiccia che avevano appena mangiato. Dopo gli  aveva  riso nella bocca, Federico si era sentito goffo, la ragazza
nella bocca, Federico si era sentito goffo, la ragazza lo  aveva  turbato. «Ann» l'aveva chiamata carezzandole il viso, lei
idea dalla testa, cambio pensieri e la faccio finita; e  aveva  aspettato euforico il momento di risalire sul pullman e
Asia mordere la cioccolata che uno dei ragazzi olandesi le  aveva  regalato, sorridere invitante inclinando la testa di lato
nella casa di Kensington, Asia lo stava aspettando. Lo  aveva  chiamato a bassa voce dal fondo del corridoio e lo aveva
Lo aveva chiamato a bassa voce dal fondo del corridoio e lo  aveva  fatto entrare in camera sua. Non era mai successo prima e
in camera sua. Non era mai successo prima e Federico  aveva  sentito un tuffo al cuore. Asia aveva richiuso piano la
prima e Federico aveva sentito un tuffo al cuore. Asia  aveva  richiuso piano la porta e si era stesa sul letto «Vieni
la porta e si era stesa sul letto «Vieni qui, accanto a me»  aveva  detto. Non aveva che la sottoveste addosso e Federico aveva
stesa sul letto «Vieni qui, accanto a me» aveva detto. Non  aveva  che la sottoveste addosso e Federico aveva accennato il
aveva detto. Non aveva che la sottoveste addosso e Federico  aveva  accennato il gesto di spogliarsi, lei aveva riso piano «Ma
e Federico aveva accennato il gesto di spogliarsi, lei  aveva  riso piano «Ma che fai, stenditi cosi come sei». La luce
posto e come Federico le si era allungato accanto gli  aveva  preso una mano per appoggiarsela sul corpo, poco sotto il
riverberando i fari sul soffitto e per un attimo Federico  aveva  visto gli orecchini con le corniole brillare sul comodino.
con le corniole brillare sul comodino. Anche lei li  aveva  visti. «Sono bellissimi, - aveva detto, - non ho mai avuto
sul comodino. Anche lei li aveva visti. «Sono bellissimi, -  aveva  detto, - non ho mai avuto niente di così bello». Federico
dove il mento si sollevava rotondo. «Stai bene così?» lei  aveva  chiesto, aveva chiuso gli occhi e le ciglia tremavano
si sollevava rotondo. «Stai bene così?» lei aveva chiesto,  aveva  chiuso gli occhi e le ciglia tremavano appena contro la
rubinetto e sempre qualcuno che bussava alla porta perché  aveva  bisogno del bagno). Asia si era girata, aveva freddo e la
porta perché aveva bisogno del bagno). Asia si era girata,  aveva  freddo e la mano era scesa a cercare la coperta, gli occhi
«Che fai ancora qui, vai a letto...» «Ma io sono a letto»  aveva  risposto ridendo. «Sciocco, nel tuo, dai vattene». Si
che Federico l'avrebbe passata dalla ragazza olandese che  aveva  preso il cuscino dal suo letto e ci stava regalmente
e tonda con i capelli irsuti. Allo strappo di Federico  aveva  avuto un sussulto ma nulla si era scomposto, il respiro
avuto un sussulto ma nulla si era scomposto, il respiro  aveva  subito ripreso il suo sibilo sottile. Pochi giorni dopo i
intrighi, di bugie, di tradimenti, di assassini... Ed egli  aveva  portato sul capo, per un senso d'avarizia, il corpo del
capo, per un senso d'avarizia, il corpo del delitto; egli  aveva  posto sulla sacra tonsura il segno esecrando del
nelle sue mani, e il cimitero era pieno di gente che egli  aveva  inviata sulla strada del cielo. In mezzo alla sua
In mezzo alla sua semplicità e povertà il vecchio pastore  aveva  compiuto il suo lungo viaggio serenamente, padre amoroso
azione, immacolato, lindo da ogni sozzura. Perché Dio  aveva  permesso che presso al tramonto la sua piccola terra fosse
la sua casa insozzata dalla lordura di un delitto? Egli che  aveva  sempre tenute le mani monde da ogni peccato, aveva colle
Egli che aveva sempre tenute le mani monde da ogni peccato,  aveva  colle mani consacrate al mistero divino toccato il pegno
il pegno del sangue, e si era rallegrato di possederlo, e  aveva  dormito all'ombra funesta d'un nero spettro, che ancora
a provare che un ignoto, vestito da cacciatore,  aveva  avuto mano in questa misteriosa impresa. Dopo tre o quattro
cacciatore, che Giorgio riconobbe subito per quella in cui  aveva  posto il cappello del prete. Ma le traccie finivano qui e
il prete l'abbia ucciso Salvatore. - Oh povero scemo! non  aveva  la forza di uccidere una mosca! Pace a lui, e viva lui che
canonica, era passato Salvatore con una lettera in mano e  aveva  detto: - È arrivato "u barone"! II bambino di Menichella
prete avviarsi alla villa per il viale degli ulivi. Nessuno  aveva  veduto né prima né dopo il barone, e nessuno pensò a lui,
di mare tremendo - disse Thompson a Giulia la quale non  aveva  voluto ancora lasciare la tolda - ci ha portato via il
non si dava importanza, non usava parole difficili,  aveva  tatto e buone maniere. Forse la sua stessa apparenza
mai fatto radiografie? Mai prescritto un busto? Ma poi  aveva  subito cambiato argomento, anzi, lo aveva lasciato entrare
un busto? Ma poi aveva subito cambiato argomento, anzi, lo  aveva  lasciato entrare in argomento. Non gli mancavano certo le
per descrivere il suo male: sentiva l' universo (che pure  aveva  studiato con diligenza e con amore) come un' immensa
alla sua angoscia: oltre ai momenti di gioia negativa a cui  aveva  accennato prima, provava qualche sollievo a tarda sera,
il capo con simpatia. Il poeta aggiunse che di recente  aveva  avuto un momento di respiro in occasione di una passeggiata
di respiro in occasione di una passeggiata solitaria che lo  aveva  condotto su una modesta altura. Al di là della siepe che
altura. Al di là della siepe che limitava l' orizzonte  aveva  colto per un attimo la presenza solenne e tremenda di un
sdoppiamento soffriva atrocemente, tanto che qualche volta  aveva  cercato sollievo in una sorta di irragionevole vendetta.
vendetta. Voleva punire la sua donna del dolore che  aveva  suscitato in lui: nel pensiero, e talora nei suoi versi, l'
stringeva la prescrizione, e vi ritrovò certi foglietti che  aveva  dimenticati. Vi aveva annotato alcuni pensieri che gli
e vi ritrovò certi foglietti che aveva dimenticati. Vi  aveva  annotato alcuni pensieri che gli erano occorsi qualche
che gli erano occorsi qualche giorno prima, ed a cui  aveva  meditato di dare veste di canto. La sua mano, come mossa da
chiesa di San Pietro dei Pellegrini; Barnabò Visconti  aveva  unito ad essa uno spedale pel ricovero dei poveri
involontaria di quel maledetto processo di Como  aveva  servito a mettermi la febbre nelle vene. Allora, tre anni
lui di imprevidenza, di leggerezza, di temerità. Egli  aveva  lasciato la baronessa in villa, di pieno inverno, in un
uno stipo, smarrito, accecato dalla paura e dall'ira,  aveva  dato un colpo di coltello alla misera donna e l'aveva stesa
 aveva  fretta perché aveva un appuntamento importante col
aveva fretta perché  aveva  un appuntamento importante col direttore di una biblioteca.
mani sui fianchi, ostruendo completamente il cammino. Non  aveva  un' espressione minacciosa; sembrava che aspettasse
Martin Eden e il suo scontro con Faccia di Formaggio,  aveva  letto "Ettore Fieramosca", l' "Orlando Innamorato", il
"Don Chisciotte", ricordava la storia di "Fra Cristoforo",  aveva  visto "Un uomo tranquillo", "Mezzogiorno di fuoco" e cento
riuscì neppure a sfiorare il viso dell' avversario, che lo  aveva  tenuto a distanza puntandogli le mani sulle spalle. Allora
era solo una questione di dignità e d' orgoglio, non solo  aveva  bisogno di passare, ma in quel momento il farsi strada in
che avrebbe potuto anche lui giocare sulla sorpresa: non  aveva  mai praticato alcun genere di lotta, ma qualcosa gli era
M. senza sforzo, lo afferrò per un braccio e lo rialzò:  aveva  un' espressione stupita. Poi rifece il solito gesto. Il
se non li vedesse, e scomparve in fondo al vicolo. M., che  aveva  vissuto fino allora una vita normale, cosparsa di gioie,
di successi e di insuccessi, percepì una sensazione che non  aveva  mai provata prima, quella della sopraffazione, della forza
può reagire se non con la sottomissione. O con la morte: ma  aveva  un senso morire per il passaggio in un vicolo? A un tratto,
né ce ne sarebbero stati; o se sì, minimi. Il duello non  aveva  corrisposto ai suoi modelli: era stato squilibrato, sleale,
suoi modelli: era stato squilibrato, sleale, sporco, e lo  aveva  sporcato. I modelli, anche i più violenti, sono
e il Maralli e pare che egli non mi riporti a casa mia come  aveva  minacciato di fare. - Che badi bene, però, - ha detto a mia
la improvvisa rovina della sua famiglia, e più tardi  aveva  accettato in casa una donna che tutti credevano destinata
il posto ch'ella s'era immaginato potesse essere suo.  Aveva  pianto nella sua cameretta, si era chiusa nell'ombra
turbata il giorno in cui la baronessa di Lagomorto le  aveva  fatto capire fuggevolmente, con rimpianto, che anche lei si
malato. Santa la mamma, nonna del marchese Antonio. Ne  aveva  visto di tutti i colori con le scapataggini del marito. Era
e di umiliazione la bella e buona creatura che Dio poi  aveva  inchiodata paralitica nel letto dove era morta di
po' di santità anche a se stessa, pensando ai guai che le  aveva  fatto patire il barone suo marito. Zòsima stava ad
«Perché mi dite così?», vergognandosi di mostrare che  aveva  subito capito. Dopo che il marchese aveva fatto chiedere la
di mostrare che aveva subito capito. Dopo che il marchese  aveva  fatto chiedere la sua mano, e durante i lunghi mesi scorsi
nella sua cameretta, pensando a quell' altra che forse  aveva  lasciato qualche profonda impronta nel cuore del marchese,
e dubitando di poter riuscire a scancellarne ogni traccia!  Aveva  manifestato i suoi timori prima alla mamma per consultarla
si era buttata ginocchioni, piangendo di contentezza, e  aveva  baciato il pavimento per ringraziare Iddio della
E nei giorni appresso la povera vecchia un po' istolidita  aveva  ripetuto tante volte quelle esclamazioni, da spingere la
Mamma Grazia si era sfogata, raccontando tutto quel che  aveva  dovuto soffrire in silenzio per non dar dispiacere al
neppure di spazzare le stanze! «Non posso però dirne male»,  aveva  soggiunto: «mi ha sempre rispettata. E Dio mi
venuta ad abitare dalla marchesa nelle prime settimane,  aveva  voluto tornare assieme con la figlia minore nella casa
era stata parecchi anni moglie e madre felice, e dove poi  aveva  assistito, col cuore straziato e con gli occhi in pianto,
per lei casta di corpo e di pensieri. Il marchese  aveva  già ripreso la sua vita di affaccendamento che lo faceva
e il raccolto delle ulive era vicino. Due volte egli  aveva  condotto la marchesa laggiù, altiero di mostrarle quelle
il grano crivellato nei sacchi pronti a riceverlo. Ella  aveva  fatto sembiante d'interessarsi della trebbiatrice che una
cosa di più intimo, di più dolce di cui ella stessa non  aveva  chiara e precisa idea, ma di cui le era doloroso notare la
dedizione con cui ella si era votata a lui quando egli ne  aveva  perduto ogni ricordo, tutto preso dall' altra, più giovane,
sei sposa, che sei la marchesa di Roccaverdina ... » Zòsima  aveva  voluto conservare le modeste apparenze di quand'era
e alla sorella. Il marchese, nel contratto matrimoniale, le  aveva  costituito in dote la vasta tenuta di Poggiogrande,
non offendere il loro legittimo orgoglio. La signora Mugnos  aveva  risposto alla figlia: «Siamo due mosche; quel che ci rimane
turbarsi con l'ossessione dell'immagine di quell' altra che  aveva  desinato faccia a faccia col marchese, nella stessa sala da
e forse seduta nello stesso posto dove ora sedeva lei; che  aveva  dormito, se non nello stesso letto e nella stessa camera,
e nella stessa camera, certamente sotto lo stesso tetto, e  aveva  toccato con le sue mani la stessa biancheria, e parecchi
È di stile barocco, architettato dal Ruggeri, che vi  aveva  finto alla base una montagna su cui posasse lo Stiliobate;
l'amor della repubblica, l'amor della sua Bella, non  aveva  altre gioie, non aveva altra stella. Or s'è mutato :
l'amor della sua Bella, non aveva altre gioie, non  aveva  altra stella. Or s'è mutato : attoniti se ne accorsero i
Lorenzo nel giugno del 1944, dopo un bombardamento che  aveva  sconvolto il grande cantiere in cui entrambi lavoravamo.
abiti e pacchi viveri. Quel bombardamento, uno dei primi,  aveva  danneggiato gli edifici, e questi erano danni riparabili;
danno era molto maggiore. La direzione degli stabilimenti  aveva  disposto che le macchine più preziose fossero protette da
si accinse a scendere dall' impalcatura. Non avevo sognato:  aveva  parlato in italiano, e con accento piemontese.
Non era sposato, era sempre stato solo; il suo lavoro, che  aveva  nel sangue, lo aveva invaso fino ad ostacolarlo nei
sempre stato solo; il suo lavoro, che aveva nel sangue, lo  aveva  invaso fino ad ostacolarlo nei rapporti umani. Da principio
paese e nei dintorni, cambiando spesso padrone perché non  aveva  un carattere facile; se un capomastro gli faceva un'
sulla Costa Azzurra, dove lavoro ce n' era sempre: non  aveva  passaporto né documenti, partiva a piedi, da solo, dormiva
Il pericolo era che fossimo visti insieme: la Gestapo  aveva  occhi dappertutto, e chi di noi era visto parlare con un
Avevo avvisato io stesso Lorenzo di questo pericolo, ma lui  aveva  scosso le spalle senza parlare. Io dividevo la zuppa di
ingredienti più tardi, quando ho rivisto Lorenzo in Italia;  aveva  detto ai suoi compagni che fra gli ebrei di Auschwitz c'
roba rubata nei campi o trovata in giro. Più tardi, Lorenzo  aveva  trovato modo di portare via direttamente dalla cucina del
ma io sapevo che non era vero: era la sua gavetta di quando  aveva  fatto la naia, se l' era portata dietro in tutti i suoi
l' era portata dietro in tutti i suoi viaggi, certamente l'  aveva  cara. Alberto tanto girò per il Lager finché identificò il
di renderci la gavetta rubata. Quello naturalmente negò: l'  aveva  comprata e non rubata. Elias lo assalì di sorpresa;
costava molto cara. Nel nostro Lager, invece, chi  aveva  scarpe di cuoio poteva farsele riparare gratis, perché
mentre lui faceva il suo giro di raccolta, il suo campo  aveva  subito un' incursione aerea. Una bomba era caduta vicino a
era caduta vicino a lui ed era esplosa nella terra molle;  aveva  sepolto la gavetta e a lui aveva rotto un timpano, ma lui
esplosa nella terra molle; aveva sepolto la gavetta e a lui  aveva  rotto un timpano, ma lui aveva la zuppa da consegnare, ed
sepolto la gavetta e a lui aveva rotto un timpano, ma lui  aveva  la zuppa da consegnare, ed era venuto al lavoro ugualmente.
Lorenzo sapeva che i russi stavano per arrivare, ma di loro  aveva  paura. Forse non a torto: se li avesse aspettati sarebbe
marcia ugualmente, insieme con Peruch, il suo collega che  aveva  lavorato con lui sull' impalcatura. Peruch era friulano, e
a sé e ai due lati, come fanno i camaleonti. Anche lui  aveva  portato pane a prigionieri italiani, ma di nascosto e senza
prigionieri italiani, ma di nascosto e senza regola, perché  aveva  troppa paura del mondo incomprensibile e sinistro in cui
sempre a piedi, e in una ventina di giorni arrivò a Torino.  Aveva  l' indirizzo della mia famiglia, e trovò mia madre, a cui
in fuga (il che era vero quasi alla lettera). Per di più,  aveva  saputo dai miei compagni che al momento dell' evacuazione
ultima tappa, da Torino a Fossano, ma Lorenzo non lo volle,  aveva  camminato per quattro mesi e per chissà quanti mila
e Lorenzo arrivò a casa a piedi, come del resto a piedi  aveva  sempre viaggiato, per tutta la sua vita; per lui il tempo
per la vita si era assottigliato, era quasi scomparso.  Aveva  smesso di fare il muratore; andava in giro per i cascinali
non beveva per vizio, ma per uscire dal mondo. Il mondo lo  aveva  visto, non gli piaceva, lo sentiva andare in rovina; vivere
una cosa che ad Auschwitz non avevo sospettato. Laggiù non  aveva  aiutato soltanto me. Aveva altri protetti, italiani e non,
non avevo sospettato. Laggiù non aveva aiutato soltanto me.  Aveva  altri protetti, italiani e non, ma gli era sembrato giusto
A "Suìss" lui era stato un ricco, almeno rispetto a noi, e  aveva  potuto aiutarci, ma adesso era finito, non aveva più
a noi, e aveva potuto aiutarci, ma adesso era finito, non  aveva  più occasioni. Si ammalò; grazie ad amici medici potei
nuova e inesplicabile, contro la quale la scienza non  aveva  rimedio. Il Reuccio ringiovaniva. Compì i diciassette, poi
state contramandate, poi rotte del tutto. Il Re di Pameria  aveva  ritirato la mano della figlia. - Ragazzo mio, come volete
Boldrella non deve avervi pensato: era una belva sorpresa,  aveva  un'arme in tasca, e si servì dell'arme, ciecamente,
lo stesso, ma così lo accalappiaron meglio: il sangue gli  aveva  inzuppato l'abito, la camicia, il panciotto. " Pareva
La bestia si serviva della stessa lima che  aveva  trapassato il cuore della sua vittima. - Era un mostro, un
tardar molto perché alle quattro e mezzo, ogni giorno,  aveva  un impegno presso suo fratello. Di Leynì pregò di venirle
Di Leynì pregò di venirle presentato, quando arrivasse.  Aveva  un messaggio per lei che non conosceva; un messaggio, del
mai alle riunioni di via della Vite, e della quale non  aveva  mai udito il nome. "Ma Lei" disse Maria "perché crede che
devoto a Benedetto di una devozione senza confini, non  aveva  mai creduto alle voci calunniose sparse sul suo conto, le
mai creduto alle voci calunniose sparse sul suo conto, le  aveva  respinte sempre con appassionato sdegno. Non ammetteva del
molto e che intanto di Leynì parlasse. Di Leynì parlò. Egli  aveva  visitato Benedetto. Arrivando in via della Polveriera da
Arrivando in via della Polveriera da San Pietro in Vincoli,  aveva  riconosciuto due guardie travestite che passeggiavano.
un caso. Però era cosa da farne menzione. Il senatore lo  aveva  fatto pregare, appena entrato in casa, di passare nel suo
con molta cortesia ma con un manifesto imbarazzo, gli  aveva  detto ch'era lieto di vedere, proprio in quel momento, un
dell'arrivo imminente di una sua vecchia sorella; ch'egli  aveva  una sola camera da letto, nel suo alloggio, oltre alla
venuta perché era già in viaggio; quindi ... Il senatore  aveva  lasciato a di Leynì la cura di venire alla conclusione. Di
in casa sua? Era forse l'unica risposta possibile. Di Leynì  aveva  osato esprimere riguardosamente il dubbio che un trasloco
che un cambiamento di aria gli sarebbe utilissimo. Non  aveva  ancora potuto parlare al medico ma non ne dubitava.
Leynì né sapeva più che dire né si muoveva, il senatore lo  aveva  congedato pregandolo di recarsi in nome suo al Gran Hôtel
dalla signora Dessalle, per le istanze della quale egli  aveva  ospitato Benedetto, e di invitarla a voler provvedere
si era poi recato da Benedetto. Dio, in quali condizioni lo  aveva  trovato! Senza febbre, sì, forse; ma con l'aspetto e la
con l'aspetto e la guardatura di un moribondo. Il giovine  aveva  le lagrime agli occhi nel parlarne. Benedetto non sapeva di
nel parlarne. Benedetto non sapeva di dover partire. Gliene  aveva  parlato lui come di una cosa non sicura ma possibile.
lui come di una cosa non sicura ma possibile. Benedetto lo  aveva  guardato in silenzio per leggergli nell'animo, e poi gli
guardato in silenzio per leggergli nell'animo, e poi gli  aveva  detto sorridendo: devo andar in prigione? Allora di Leynì
a un uomo tanto forte e sereno in Dio tutta la Verità e gli  aveva  riferito per intero il discorso del senatore. "Egli mi
Dessalle entrò frettolosa, sorridente. Il portiere le  aveva  consegnato un biglietto del medico. Diceva: "Non credo di
si faceva ressa. Ciascuno della piccola comitiva silenziosa  aveva  in cuore lo stesso senso amaro di quella mondanità
di vedere di Leynì, del quale non attendeva la visita. Li  aveva  fatti salire per parlare più libera; disse invece che aveva
aveva fatti salire per parlare più libera; disse invece che  aveva  pensato di offrir loro un concerto di Chieco, il quale però
bene. Giovanni l'avvertì subito che il cavaliere di Leynì  aveva  un messaggio per lei del senatore. "Mentre Loro parlano"
pieni di ammirazione per quella calma voluta. Jeanne  aveva  supposto da un pezzo ch'essi sapessero il nome vero di
loro. Jeanne ricordò pronta che Benedetto stesso  aveva  espresso un desiderio e che la salita di Sant' Onofrio
si dissero durante quel silenzio delle labbra. Di Leynì non  aveva  tempo da perdere, prese congedo. Gli spiaceva di andare
non riuscendo a parlare. Lo capiva bene, di Leynì non  aveva  osato riferirle le parole terribili - vengo a morire da te
La musica taceva, egli parlò sotto voce. Benedetto gli  aveva  scritto. Il medico lo aveva trovato senza febbre ma egli
parlò sotto voce. Benedetto gli aveva scritto. Il medico lo  aveva  trovato senza febbre ma egli presentiva un nuovo accesso
Iddio gli faceva la grazia di un'attesa quieta e dolce.  Aveva  una preghiera da fargli. Sapeva che la signora Dessalle,
Dessalle, amica della signorina Noemi, era in Roma. Egli  aveva  promesso a questa signora, davanti a un altare del Sacro
Noemi gliene potrebbe dire il perché. Selva s'interruppe.  Aveva  in tasca la lettera, fece l'atto di cavarla. Jeanne se
scomparsa di Benedetto da casa sua; che allora ella gli  aveva  raccontato tutto; che Mayda era andato direttamente in via
era andato direttamente in via della Polveriera; che ci  aveva  trovato Maria, di Leynì, il senatore e il medico, il quale
vi era stato un diverbio a proposito di ciò e che Mayda lo  aveva  troncato dicendo: "ebbene, piuttosto di lasciarlo qui, me
lettura e Carlino l'accolse aspramente. Le dichiarò che ne  aveva  abbastanza di quella Vita e ch'ella doveva prepararsi a
risparmiarlo. Ne abusavano e ne ridevano tra loro. Qualcuno  aveva  tentato anche di sfruttarlo; ma su questo punto dei
pareva masticasse tossico. Tutti ne convenivano: Giani  aveva  una bella moglie; quasi non se la meritava... Ma quella
egli diceva. Che cosa era avvenuto? Soltanto questo. Giani  aveva  fatto a Rocco Biagi una gentilezza tale... che lo aveva
aveva fatto a Rocco Biagi una gentilezza tale... che lo  aveva  proprio messo fuori della grazia di Dio. Strano tipo quel
non che il banchiere sa dove andare a trovarle, e lui Biagi  aveva  fatto quattro inutili tentativi per cavarsi d'impiccio. Da
di stizza da sembrare che corresse a strozzare chi lo  aveva  disturbato. Così Giani potè indiscretamente osservare
sei mesi, dovesse renderne cinquecento cinquanta! La cosa  aveva  irritato tanto più Biagi quanto più insolito era l'atto di
benedetta donna! Mi fa i conti addosso! Come mai ora non  aveva  esitato di metter fuori trecento cinquantotto lire,
lire, spontaneamente? Forse perché lui, Biagi, non gli  aveva  mai detto: Prestami due soldi, neppur per scherzo? Voleva
se pure quell'uomo era capace di diventare nemico!  Aveva  trovato! Almeno gli era parso di aver trovato, giacché su
tutti e tre seduti a un tavolino davanti un caffè, Biagi  aveva  iniziato il suo terribile progetto, soffocando nella
quasi dire un bei giovane, a trentatre anni. Giani, che  aveva  due anni meno di lui, ne mostrava più di quaranta. Nel
più di quaranta. Nel presentarlo alla moglie, Giani  aveva  soggiunto: - Il più gran scavezzacollo del nostro ufficio!
qualcuno, per adularlo, gli ripeteva quella frase. Giani  aveva  creduto a un incontro fortuito, non potendo immaginare che
mostrarsi in pubblico assieme con lei! La signora Giani  aveva  preso un grazioso atteggiamento di paura. - Oh, signora! Si
di questo mondo. E siccome, sorbendo il gelato, ella  aveva  insistito su quel pericoloso, Biagi, quasi sottovoce, le
insistito su quel pericoloso, Biagi, quasi sottovoce, le  aveva  ripetuto: - Il pericolo è... altrove! Complimento che le
ripetuto: - Il pericolo è... altrove! Complimento che le  aveva  fatto abbassar gli occhi e abbozzare un lieve sorriso di
Giani - Làlia, come era già arrivato a chiamarla - non  aveva  opposto molta resistenza.... - Fo male, lo so; ma se lo
ad accrescere per Biagi il valore della vendetta.  Aveva  pensato, quando la realtà presente era un semplice maligno
quando la realtà presente era un semplice maligno progetto,  aveva  pensato anche alla tragica scena finale, alla rottura
prime settimane della loro luna di miele. Allora Biagi non  aveva  punto badato a certe rozzezze, a certe grossolanità; ma
com'era riuscito a frenarsi. Da qualche giorno, Biagi  aveva  notato certi misteriosi confabulamenti dei colleghi di
ora l'altro dei colleghi. E siccome Biagi, insospettito -  aveva  la coda di paglia domandò: - Io sono scartato? - Giani, con
- Io sono scartato? - Giani, con aria di insolita serietà,  aveva  risposto: Appunto! Appunto! Quantunque.... si tratti di te.
che il 16 di agosto avveniva il suo onomastico. Giani  aveva  organizzato una piccola festa di fiori e una colazione al
a colazione disegnato a penna da uno dei colleghi che  aveva  pretese artistiche. Ma quando seppe che tutto questo era
E, in ogni modo, gli era grato, gratissimo di quel che gli  aveva  fatto, qualunque fosse stata la sua intenzione. Povero
un Conte, che da ricco era diventato povero, ma po- vero.  Aveva  un tempo belle praterie dove pascolava numeroso bestiame, e
numeroso bestiame, e un fiume, straripando, gliele  aveva  coperte di sassi e di ghiaia; aveva bei boschi antichi,
straripando, gliele aveva coperte di sassi e di ghiaia;  aveva  bei boschi antichi, dove crescevano grandi alberi secolari,
crescevano grandi alberi secolari, e un in- cendio glieli  aveva  distrutti; aveva un ca- stello stupendo, costruito in cima
alberi secolari, e un in- cendio glieli aveva distrutti;  aveva  un ca- stello stupendo, costruito in cima a una rupe, dove
Non c'era mai entrato quando era ricco; ma ora che non  aveva  più nulla, quella casina gli parve una gran bella cosa.
Dacché gli erano accadute tutte quelle disgrazie non  aveva  trovato un cane che lo guardasse; tutti lo sfuggivano. Salì
garbo il grembiule, incominciò un minuetto. Il Conte non  aveva  voglia di ridere, ma dovette scoppiare in una risata
diventava la gente che lo seguiva. Quando fu in piazza,  aveva  dietro buona parte della popolazione; e chi non entrava
d'oro e d'argento al fortunato suonatore, il quale, a sera,  aveva  già fatto un sacco di quattrini. Le cose andarono bene per
sognava altro che di comprare un castello coi quattrini che  aveva  fatti, per poi ritornare a far la vita da signore. Difatti
Quando il Conte dormiva saporita- mente, il Toro, che  aveva  chiuso un occhio solo e vedeva sempre come scritti in un
internamente con una improvvisa tenerezza materna che  aveva  l'amarezza d'un rimorso. Quando suo marito cercò di Beppe,
stata tutta della sua bambina. Non l'aveva sgridata, non le  aveva  fatto neppur sospettare che le fosse accaduto qualcosa di
si sforzasse di parer buona, affettuosa, condiscendente,  aveva  un'aria troppo severa. Il dispetto dell'accaduto le dava un
Era vissuta sempre quasi sola, perché la sua mamma non  aveva  voluto mai altre bambine per la casa, e quel
meritarsi almeno quel trattamento! Non era piú una bambina;  aveva  già sedici anni. Le confidenze di qualche amica le avevano
amico della sua infanzia che l'aveva tanto divertita e le  aveva  voluto un po' di bene! E i baci di quelle labbra carnose le
Egli era e rimaneva l'uomo occulto. Chi gli  aveva  detto che un nemico lo aspettava in casa? Nessuno; ed egli
senza una ragione chiara e necessaria, quella sera  aveva  mutato abitudini. Egli agiva così, quasi avesse un sesto
per avve[n]ire. Ah, senza dubbio, tre anni addietro, egli  aveva  in tal modo presentito tutto il dramma che andava
che andava tessendosi intorno alla fragile sua vittima; e  aveva  sondato con uno sguardo l'anima del futuro assassino, e ne
sondato con uno sguardo l'anima del futuro assassino, e ne  aveva  indovinato la capacità, il divenire fatale. Innanzi a un
quanto era impercettibile a uomini comuni e ch'egli  aveva  sentito la morte aleggiare sordamente intorno alla testa
complimentava ora sulla sua eleganza, complimento che non  aveva  potuto fargli all’albergo della Luna, per le circostanze da
tempi. Siccio, quel fedelissimo ed amoroso servo che lo  aveva  raccolto bambino, salvato e nutrito con tanto affetto, era
e procurare di tirarlo all’ovile. Il cardinale lo  aveva  incaricato pure di fargli sapere che nel suo testamento lo
facile capire come in Auschwitz fosse sopravvissuto, poiché  aveva  un braccio anchilosato; ed ancora meno facile immaginare
dei lavandai di Verona celebrato da Berto Barbarani.  Aveva  più di settant' anni, e li dimostrava tutti: era un gran
destino e tutti i destini, contro il suo mestiere che pure  aveva  nel sangue. Era muratore: aveva posato mattoni per
il suo mestiere che pure aveva nel sangue. Era muratore:  aveva  posato mattoni per cinquant' anni, in Italia, in America,
Cravero. Il Trovati, Ambrogio Trovati detto Tramonto, non  aveva  più di trent' anni; era di piccola statura, ma muscoloso e
piccola statura, ma muscoloso e agilissimo; "Tramonto", ci  aveva  spiegato, era un nome d' arte: ne andava fiero, e gli si
in uno stato d' animo di perpetua ribellione frustrata.  Aveva  trascorso adolescenza e giovinezza fra la prigione e il
setta è la Società: il gran nemico, contro cui lui Tramonto  aveva  combattuto da sempre, e sempre era stato sopraffatto, ma
la sua voce, l' espressione e la mobilità del suo viso. Lui  aveva  resistito due, tre volte, poi aveva ceduto, e con in mano
del suo viso. Lui aveva resistito due, tre volte, poi  aveva  ceduto, e con in mano l' indirizzo del teatro di posa si
avanti. Fino alla sua grande epopea, l' omicidio polposo.  Aveva  incontrato per strada uno dei suoi seduttori, e lo aveva
Aveva incontrato per strada uno dei suoi seduttori, e lo  aveva  accoltellato: si era reso reo di omicidio polposo, e per
suo delitto era stato trascinato in tribunale. Ma non  aveva  voluto avvocati, perché il mondo intero, fino all' ultimo
e lui lo sapeva. E tuttavia era stato così eloquente, e  aveva  esposto così bene le sue ragioni, che la Corte lo aveva
e aveva esposto così bene le sue ragioni, che la Corte lo  aveva  assolto su due piedi con una grande ovazione, e tutti
Conosceva bene tutte le galere d' Italia, e in Italia  aveva  vissuto (lo ammetteva senza ritegno, anzi con vanto) di
furti, rapine e sfruttamento. Con queste arti in mano, non  aveva  trovato alcuna difficoltà a sistemarsi in Germania: con la
a sistemarsi in Germania: con la Organizzazione Todt  aveva  lavorato soltanto un mese, a Berlino, poi era sparito,
fondo buio della malavita locale. Dopo due o tre tentativi,  aveva  trovato una vedova che andava bene. Lui la aiutava con la
alle porte di Berlino, Cravero, che non amava i tumulti,  aveva  levato le ancore, piantando in asso la donna che si
per mio conto nei paesi d' occidente, era impallidita e  aveva  cambiato discorso. Cravero, partito da Katowice a metà
"signore", e pretendeva di essere trattato con il "lei",  aveva  trascorso una lunga duplice esistenza avventurosa, e come
inesplicabilmente sopravvissuto al Lager di Birkenau, e ne  aveva  riportato un orrendo flemmone a un piede; perciò non poteva
musicista incompreso, compositore e direttore d' orchestra:  aveva  composto un' opera lirica, "La regina di Navarra", che era
per sporcarsi le mani con gli avvocati e le querele:  aveva  virilmente dato l' addio all' arte, e si era fatta una
nuova come cuoco di bordo sui transatlantici di linea. Così  aveva  molto viaggiato, e aveva visto cose che nessun altro ha
sui transatlantici di linea. Così aveva molto viaggiato, e  aveva  visto cose che nessun altro ha visto. Principalmente, aveva
aveva visto cose che nessun altro ha visto. Principalmente,  aveva  visto animali e piante straordinari, e molti segreti della
e piante straordinari, e molti segreti della natura.  Aveva  visto i coccodrilli del Gange, che hanno un solo osso
costituisce il loro prolungamento, per essere al sicuro.  Aveva  visto gli sciacalli del Nilo, che bevono correndo per non
brillano come lanterne, e cantano con rauche voci umane.  Aveva  anche visto i cappucci della Malesia, che sono fatti come i
sue conoscenze di storia naturale, il Signor Unverdorben  aveva  salvato da sicura morte il capitano della sua nave. Ci sono
forse di Cravero, e certamente di D' Agata. D' Agata non  aveva  tempo di sognare, perché era ossessionato dal terrore delle
esercito compatto, che col sopraggiungere della primavera  aveva  invaso tutti i nostri giacigli: stavano annidate di giorno
In principio queste sue abitudini erano state derise:  aveva  forse la pelle più fina di noi altri? Ma poi la pietà aveva
aveva forse la pelle più fina di noi altri? Ma poi la pietà  aveva  prevalso, commista con una traccia di invidia; perché, fra
Barbanera da lui comprata era falsa - e don Rocco Aragona  aveva  dovuto convincersene perché di tante predizioni di guerre,
terremoti etc., non se n'era avverata neppur una! - egli  aveva  usato la precauzione di farsi spedire l'almanacco
nei fogli in casino, don Rocco scattava: - Barbanera lo  aveva  predetto! ... Terremoto? - Ma non dice dove - rispondeva
- A questo modo faccio l'astrologo anche io! - Barbanera li  aveva  predetti! ... Disastri in mare? - Sfido! È la stagione -. E
grossa canna d'India corrispondente alla statura, don Lucio  aveva  una gravità di aspetto e di modi da ingannare chi lo vedeva
spesso il dottor Lepiro nella farmacia del G obbo. E non  aveva  torto. Basso, tondo, roseo di carnagione, con la pancia
essere dentro quella testa piccola a foggia di pera; esso  aveva  la discrezione di parlar poco e di parlare soltanto di cose
che formavano il loro comune patrimonio, e non  aveva  tempo di occuparsi delle sciocchezze di cui s'interessava
don Rocco, che soleva comunicare al fratello le predizioni,  aveva  spinto la dimostrazione del suo malumore fino a nascondere
nell'assenza di lui. Don Lucio, che era anche piccoso, gli  aveva  domandato: - Che cosa predica l'Astrologo per l'anno nuovo?
mondo? Don Rocco, guardatolo compassionevolmente, non gli  aveva  risposto nulla. Qualche settimana dopo, don Lucio stupiva
tenerezza compassionevole e s'inteneriva alla sua volta. Ne  aveva  fin parlato nella farmacia del Gobbo, ripetendo: - Mio
interdetto. Prima di mettersi a tavola, suo fratello gli  aveva  domandato piú volte: - Come ti senti? - Perché? Egli si
pranzo, dolci! ... o ammattisce, come voi dite -. Don Rocco  aveva  un viso cosí strano, cosí funebre che suo fratello
dolci ... almeno! ... Un alto personaggio! ... Oh! Egli  aveva  passato due mesi d'inferno, con la gran paura di vederselo
una volta un Manovale povero, ma povero, che  aveva  tre figliuoli. La notte che gli nacque il maggiore, in casa
gli sorrideva. Era avvolta in una nuvola e sulla te- sta  aveva  tre stelle. Il Manovale, che non aveva mai visto una
e sulla te- sta aveva tre stelle. Il Manovale, che non  aveva  mai visto una bellezza simile, rimase abbagliato, e, da
le nuvole lucenti della Fata, e fece come essa gli  aveva  detto. Il Nano dor- miva saporitamente. Il Manovale gli
Dove doveva riporla quella tromba, lui che in casa non ci  aveva  neppure un mobile? Gli venne daccapo voglia di but- tarla
ce la nascose e poi la ricoprì; ma fede nella tromba non ne  aveva  davvero. L'anno dopo, nello stesso giorno, al Manovale
Il Manovale rimase di sasso. Era più povero che mai e  aveva  sperato grandi aiuti nella visita della Fata. Il fuoco era
lavano. Il Manovale si ricordò della tromba. Se la Fata  aveva  voglia di aiutarlo, egli pensava, non aveva bisogno che la
Se la Fata aveva voglia di aiutarlo, egli pensava, non  aveva  bisogno che la chiamasse. Doveva essere un inganno: era
Difatti li mandò a letto, quindi scavò nel luogo dove  aveva  nascosta la tromba e la trasse fuori lucida come uno
era pentito; voleva provare la virtù della tromba. La Fata  aveva  ragione d'essere in col- lera. Perchè l'accusava d'inganno
che cosa non era stato? Lo voleva saper subito. Il maggiore  aveva  soffiato nella tromba avvicinandola all'orecchio di
e su- bito era comparso un turco nano, brutto quanto mai, e  aveva  portato via la bimba insieme con la tromba. Il Manovale si
padre specialmente faceva pietà. Senza quella creatura non  aveva  più forza di lavorare, non aveva più forza di lottare, non
Senza quella creatura non aveva più forza di lavorare, non  aveva  più forza di lottare, non aveva più energia: nulla. Si mise
più forza di lavorare, non aveva più forza di lottare, non  aveva  più energia: nulla. Si mise in cammino per cercarla, e
nella fortezza, dove si era barricato il Nano dopo che gli  aveva  rubato il balsamo, l'anello e la tromba; lì dentro c'era la
la chiave. Il Manovale ringraziò la Fata e fece come gli  aveva  detto. Alla porta della fortezza, si avvicinò insieme col
porta della fortezza, si avvicinò insieme col turco. Questi  aveva  una scimitarra ter- ribile nascosta sotto il mantello.
e restituì la chiave. La Fata fu commossa dall'affetto che  aveva  quel pover'uomo per la sua bam- bina. - Miseria non
per tuo bene.» Il marchese chinò il capo rassegnandosi. Lo  aveva  mandato a chiamare col pretesto di consultarlo su certi
veniva a vederla, mandato a chiamare per lo più; e per ciò  aveva  tentato di tirare in lungo il discorso, ad evitare la noia
eccitare appena gli era stato accennato questo sospetto,  aveva  spinto la baronessa a rompere ogni indugio. Egli aveva
aveva spinto la baronessa a rompere ogni indugio. Egli  aveva  dovuto ascoltarla, rispondendole quasi sbadatamente,
sprazzo di sole in tramonto. La striscia di luce rossiccia  aveva  rischiarato per alcuni istanti il soprapporto dell'uscio di
istanti il soprapporto dell'uscio di faccia, e il marchese  aveva  strizzato gli occhi per distinguere le figure annerite di
con questo la sua attenzione dalla predica che la baronessa  aveva  cominciato a fargli e che minacciava di non finire più!
Ah, se la zia baronessa avesse saputo! ... Egli però non  aveva  mentito giurandole: «Per me, è come se non esistesse più!».
esistesse più!». Non voleva vederla neppur da lontano; le  aveva  interdetto di passare la soglia di casa Roccaverdina!
spelate e con gli occhi pieni di cispa! La zia baronessa  aveva  ragione. Perché egli non voleva? Perché si ostinava a
parve di rientrare in una spelonca. Mamma Grazia, che non  aveva  ancora acceso i lumi, venne ad aprirgli portando con una
più neppure col pensiero - era andata via, egli non  aveva  più badato a niente, lasciando che mamma Grazia facesse
trovar mai una buona parola per essi. Ah, la zia baronessa  aveva  ragione! Perché non voleva? Le altre volte la zia gli aveva
aveva ragione! Perché non voleva? Le altre volte la zia gli  aveva  parlato su le generali. Ora aveva precisato, pur non
Le altre volte la zia gli aveva parlato su le generali. Ora  aveva  precisato, pur non nominando colei che era stata la segreta
lo tormentavano e nasconderli anche a se stesso. Ella, che  aveva  notato, altre due o tre volte, una mossa simile e in
e se il cavaliere, in un momento di giusto risentimento,  aveva  buttato giú dal terrazzino il quadro del santo, dalla bella
braccia che gli accarezzava il mento colla manina; e se gli  aveva  chiuso l'uscio in viso il diciannove marzo, giorno della
re a ufo per un paio di mesi - dopo che il cavaliere li  aveva  serviti umilmente a tavola, quasi fossero stati proprio san
bene con lui. La rottura era stata solenne, diffinitiva. Lo  aveva  canzonato troppo il Patriarca; e il cavaliere, assai
e il cavaliere, assai longanime e paziente, all'ultimo, lo  aveva  mandato, quantunque Patriarca, a quel paese! Passi la
Passi la storia della moglie, con la falsa gravidanza. Chi  aveva  pregato il Patriarca di fargli il miracolo? Oramai, il
incredibile! - Il Patriarca vi ha fatto il miracolo! - gli  aveva  detto il confessore. Il cavaliere però, con tutta la sua
con tutta la sua fiducia nella potenza del gran santo,  aveva  voluto consultare i dottori prima di prestar fede al
contenta e soddisfatta. Il cavaliere, in quei giorni, le  aveva  fatto dipingere sotto gli occhi, da don Paolo il matto, una
pel pittore; il quale, matto addirittura, per poco non  aveva  fatto ammattire anche loro, con la fissazione di voler
il bambino ... o la bambina. - Sarà un bambino, vedrai! -  aveva  detto piú volte il cavaliere alla moglie. - Il Patriarca
lanciata un'occhiataccia di rimprovero al santo, gli  aveva  spento con soffio pieno di dispetto la lampadina a olio
di dispetto la lampadina a olio sotto il naso; né gliela  aveva  piú riaccesa da quel momento in poi: non se la meritava! -
quel castrato era destinato ai poverelli? Come mai dunque  aveva  permesso che si strozzasse attorcigliandosi la corda al
- Vedremo quest'altr'anno! - Il cavaliere, ch'era buono e  aveva  gran fede nella bontà dei santi tutti e del Patriarca in
se l'aspettava davvero. Infatti si era voluto superare; e  aveva  fatto le cose spendendo come un Cesare, ordinando alle
alle monache del Monastero Vecchio dolci e cassate.  Aveva  anche ottenuto, per favore, il cuoco del principe Grimaldi,
bianco che le scendeva per le spalle fino alle calcagna;  aveva  il petto tutto parato di collane di oro e di orecchini
confusione e gli urli, la portarono su, la poverina, che  aveva  una gamba rotta, pareva già morta sul letto dove l'avevano
una bella stizza nella voce. Quell'altro anno, il cavaliere  aveva  pensato di premunirsi contro ogni possibile accidente.
giocare presso il muricciolo del ponticello dove la zia le  aveva  ap- postate per chiedere l'elemosina ai passanti, alla
co- minciò a vomitare vituperi contro la vecchia che non  aveva  coscienza e spingeva alla perdizione quelle due creature
ragione. All'ultimo la strega, che non era stata zitta e ne  aveva  dette a don Paolo di tutti i colori, avvicinandosegli con
diverse dimensioni, nere e a colori, di santi che il fumo  aveva  resi irriconoscibili, tappezzavano i muri, fra mensole
vero. Si era visto vuotare la casa in tre mesi; il tifo gli  aveva  portato via moglie e figliuole, ed egli non aveva saputo
tifo gli aveva portato via moglie e figliuole, ed egli non  aveva  saputo più consolarsi di quella disgrazia. Diventato
di quella disgrazia. Diventato misantropo, drago, non  aveva  voluto più ve- dere nessuno, quasi moglie e figliuole gli
i coltroni, disfatti i letti delle sue care creature,  aveva  buttato ogni cosa lì, alla rinfusa; e non aveva più toccato
creature, aveva buttato ogni cosa lì, alla rinfusa; e non  aveva  più toccato niente da anni e anni, senza occuparsi se i
coltroni e materasse. Per chi dovevano servire? Non  aveva  parenti lontani, neppure dal lato della moglie. Così egli
insolitamente impietosire dalle miserie altrui! Quasi ne  aveva  rabbia e vergogna. Forse gli altri mostravano pietà e
finestra per fumare la sua vecchia pipa di terra cotta,  aveva  notato le due orfanelle del- la strega, venute ad abitare
parecchi giorni non le vide più. Dove erano andate? Che ne  aveva  fatto quella stregaccia? Era sta- to inquieto, irrequieto
alla finestra! E la mattina che, andando in campagna, le  aveva  trovate fuori della città, sul muricciolo del ponte, a do-
città, sul muricciolo del ponte, a do- mandare l'elemosina,  aveva  sentito uno strano rimescolio in quel suo cuore indurito
ed era passato oltre. Due giorni appresso però non  aveva  potuto frenarsi; gli era costato un grande sforzo il
per terra ai due lati, come due bestiole. Quella notte  aveva  dormito male, pensando sempre alle poverine, brontolando
stregaccia! La mattina, mettendo il bardo all'asino,  aveva  continuato a pensare alle due sventurate prive di babbo e
avrebbe trovate certamente sul muricciolo, anche dopo che  aveva  leticato per loro con la strega; e aveva preparato la mezza
anche dopo che aveva leticato per loro con la strega; e  aveva  preparato la mezza pagnotta per dargliela e rimandarle a
gli si fosse liquefatto nel cuore, quel giorno non  aveva  più re- sistito, e se le era cacciate avanti dentro casa, e
più re- sistito, e se le era cacciate avanti dentro casa, e  aveva  chiuso la porta in faccia alla strega e ai vicini. * * *
non sapevano dove andare. - Salite su, vengo subito! -  aveva  egli detto, addolcendo improvvisamente la voce. E s'era
Quella stregaccia non dovrà vedervi neppur da lontano. Le  aveva  prese per mano, una di qua ed una di là, e le aveva
Le aveva prese per mano, una di qua ed una di là, e le  aveva  condotte per le stanze, accennando loro col capo gli
già rizzati due lettini, uno accanto all'altro; e li  aveva  messi su il Drago, aiutato dalle bambine, che si erano
Don Paolo, portate le materasse al sole su la terrazza, le  aveva  sprimacciate, e poi aveva ri- fatto i letti, cavando dal
al sole su la terrazza, le aveva sprimacciate, e poi  aveva  ri- fatto i letti, cavando dal cassettone la biancheria un
giornate tossendo e lamentandosi dei cento malanni che  aveva  addosso; gli pareva che stesse meglio nell'altro mondo,
all'aria e al sole fosse un segno di letizia e di festa.  Aveva  teso delle cordicelle da un angolo all'altro della
gliele faccio rivomitare intere intere! Due volte egli  aveva  avuto la forza di trattenersi; alla terza, era scattato su,
su le spalle la mantellina di panno scuro, la vecchia  aveva  chiuso a chiave l'uscio di casa, ed era andata via
un'enormità che colei fosse tutrice. - È la sola parente -  aveva  soggiunto l'usciere. - Ma io le ho raccolte per carità.
Giovanna, aiutami a pulire la cicoria. Si fa così. * * * Le  aveva  messe a letto ed era andato a letto anche lui, dopo aver
per non affaticare le piccine; ma non poteva dormire.  Aveva  la testa al pretore; rimuginava quel che avrebbe dovuto
così, si sentiva una stretta al cuore. Da che le  aveva  in casa, non le stimava più sangue altrui. Lui, la sua
* * - Perchè volete prendervi questa gatta a pelare?. - gli  aveva  domandato il pretore. - Perchè? E don Paolo era rimasto un
nè a se stesso: pensava soltanto alla strega che gli  aveva  lanciato la sfida: - Fra strega e drago vedremo chi la
da sedere, cercava il cappello, non rammentando che lo  aveva  lasciato nell'anticamera; e si a- sciugava gli occhi, di
orfanelle che mondavano il frumento su la tavola, come egli  aveva  lasciato ordine, s'era sentito così intenerire, da non
sola parola; e per non farsi scorgere, era andato di là,  aveva  caricato la pipa con le mani che gli tremavano dalla
e intendeva sputare addosso alla strega, a cui il pretore  aveva  detto: - Badate di tener chiusa cotesta vostra boccaccia, o
o mando il brigadiere per chiudervela! Il pretore  aveva  raccomandato di star zitto anche a lui, per non provocarla
non significava provocarla. La finestra era cosa sua; vi  aveva  fumato sempre, e voleva continuare a fumarvi finchè
sue povere figliuole, adattate alla meglio dalla sarta, che  aveva  trovato modo di cavare le gonne da una e i busti
l'avemmaria. - Non li sappiamo. Ah, stregaccia! Non gli  aveva  neppure insegnato l'avemmaria e il paternostro! Le faceva
ad arrabbiarsi con se stesso, come l'altra volta. Prima non  aveva  pensieri, era tranquillo; casa e campagna, casa e chiesa,
sua vita. Ora, quando met- teva il basto all'asino, quasi  aveva  rimorso di allontanarsi di casa per mezza giornata; e in
sole sole e non vedeva l'ora di tornare in città. Insomma  aveva  perduto la sua bella pace; non era più libero. Il pretore
perduto la sua bella pace; non era più libero. Il pretore  aveva  ragione: perchè aveva egli voluto prendersi quella gatta a
pace; non era più libero. Il pretore aveva ragione: perchè  aveva  egli voluto prendersi quella gatta a pelare? E si sentiva
Ed ecco il bel risultato della sua carità! ... Il pretore  aveva  ragione: perchè aveva egli voluto prendersi quella gatta a
della sua carità! ... Il pretore aveva ragione: perchè  aveva  egli voluto prendersi quella gatta a pelare? Vecchio
il tempo. - Lisa, vieni qua; t'insegno a stacciare.  Aveva  preparato la madia su le panchette di legno, e vi aveva
Aveva preparato la madia su le panchette di legno, e vi  aveva  riversato dentro un bel mucchio di farina. - Questo qui è
Paolo la sorvegliava, la incoraggiava. - Brava! Bene! - e  aveva  le lagrime agli occhi. - Tu intanto, Giovanna, fa fuoco
e versò l'acqua in quel vuoto. - Bada! Ti scotti. Lisa  aveva  steso le mani, ma egli la trattenne. Poi, cavatasi la
aveva? S'era consultato però col canonico suo compare che  aveva  battezzato Lisa, e quel servo di Dio gli aveva risposto
compare che aveva battezzato Lisa, e quel servo di Dio gli  aveva  risposto ridendo: - Volete dunque comprarvi un bel pezzo di
e lo annaffiava, lo ripuliva delle foglie secche, e lo  aveva  potato di sua mano pochi giorni prima della disgrazia. Quel
giorni prima della disgrazia. Quel gelsomino don Paolo lo  aveva  curato tant'anni, raccogliendone i fiori e conservandoli in
e fioriva per festeggiare la nuova Lisa, come non  aveva  verdeggiato e fiorito da un pezzo. - Il gelsomino e di
e si stizziva ogni volta che suo compare il canonico, a cui  aveva  parlato del testamento, glielo rammentasse, e lo esortasse
fossa? - rispondeva. Si sentiva bene, con le gambe solide.  Aveva  badato alla vendemmia e al raccolto degli ulivi, come un
si rammentavano più ch'egli esistesse al mondo. Ma ora che  aveva  in casa le bambine, egli voleva suonata la Ninnaredda sotto
proprio di quello! Il primo giorno della Novena appunto,  aveva  incontrato i suonatori che accompagnavano un Bambino Gesù
accennato a mastro Gaetano e a mastro Neli, sorridendo, e  aveva  gridato per farsi sentire bene: - Non vi scordate di me! I
mentre le bambine si dispone- vano ad andare a letto, le  aveva  avvertite: - Questa sera, quando sarà il momento, vi
Io non m'addormenterò. - E neppure io. Ma don Paolo, che le  aveva  udite dall'altra stanza soggiunse: - Addormentatevi. Vi
Capite? Ora ci ho le bambine. * * * La notte di Natale  aveva  voluto condurle a vedere il presepe e a sentire la messa di
vento; ma la chiesa era lì a quattro passi, e don Paolo non  aveva  creduto di commettere un'imprudenza, all'età sua, con quel
della gente. - Al secondo segno, andremo in chiesa. Intanto  aveva  continuato a lasciarsi spogliare, come diceva. Aveva anzi
aveva continuato a lasciarsi spogliare, come diceva.  Aveva  anzi finto di dover giuocare sulla paro- la, perchè non
spicciolo. Poi tirate fuori due mezze lirette di argento,  aveva  detto se- rio serio: - Se mi vincete pure queste qui,
qui, domani non potrò fare la spesa. - La faremo noi, -  aveva  risposto Lisa, ridendo. - Brava! E don Paolo si era
lo prese,: tosse e febbri, febbri e tosse. Da prima non  aveva  voluto mettersi a letto, nè far chiamare il medico; ma poi
voluto mettersi a letto, nè far chiamare il medico; ma poi  aveva  dovuto persuadersi che lo stare in piedi era peggio. Pure
dovuto persuadersi che lo stare in piedi era peggio. Pure  aveva  aspettato fino a tardi e si era coricato l'ultimo, per
si metteva a letto come malato. La mattina dopo però non  aveva  avuto la forza di levarsi; e svegliate le bambine, aveva
aveva avuto la forza di levarsi; e svegliate le bambine,  aveva  detto: - Andate del dottor Cipolla, qui vicino; ditegli che
visita; prendete la chiave della porta di casa. E quando  aveva  inteso il rumore della porta chiusa dalle bambine, s'era
sorridendo, senza togliersi il cappello a staio perchè  aveva  paura d'infreddarsi, e s'era fermato in piedi davanti al
mandargli pure suo compare, il canonico. Ma don Paolo, che  aveva  dovuto fare un bello sforzo per vincere l'idea di
che non gli sembrava così grave come il dottor Cipolla gli  aveva  detto. - Riposatevi; avete chiacchierato troppo! Infatti,
medico per invitarlo a colazione? - Se volete favorire, -  aveva  risposto don Paolo, sorridendo. Ma per levarselo di torno
Paolo, sorridendo. Ma per levarselo di torno subito, gli  aveva  messo in mano una carta da dieci lire, pagamento delle
E fu proprio così. * * * Erano passati dieci anni. Lisa  aveva  preso marito da sei mesi; si parlava già di certe
di certe trattative con un cu- gino del marito di Lisa che  aveva  posto gli occhi su Giovanna; e don Paolo sembrava più
su Giovanna; e don Paolo sembrava più arzillo di quando  aveva  leticato con la strega per le bambine. Soltanto la testa
subito dalla mente. Le prime volte, accorgendosene, ne  aveva  riso egli stesso: - Comincio a istupidire, figlie mie! Da
quantunque ogni volta si lasciasse subito convincere che  aveva  torto. A ora fissa, da una settimana, si metteva a
con aria maliziosa e continuava ad apparecchiare. Quando  aveva  finito, si sedeva a tavola, aspettando, battendo sull'orlo
vecchio. Lisa qualche volta leticava col marito che non  aveva  carità, com'ella gli rimproverava: - Forse sa quel che fa,
alla parola di lei: - Su, cullate il bambino. Non  aveva  mai domandato di chi fosse quel bambino, nè come si
altre vite, come invece è sorte delle linci e dei lupi.  Aveva  cura di visitare ogni giorno un luogo diverso, in modo che
padre Brokne s' era sempre condotto così; di sua madre non  aveva  memoria. Per bere, avevano un posto fisso, un tonfano
stati molti ceppi che pungevano la schiena, ma Brokne li  aveva  sradicati uno per uno. Venivano in quel luogo all'
ma che fosse della sua misura; non ci fu verso, non appena  aveva  installato il terzo macigno, e lo abbandonava per afferrare
un faggio; Danuta fu subito sicura che il ponte l'  aveva  costruito lui, voleva fare amicizia, parlargli, non farselo
lo intrappolò fra i cavi delle mani. Era piccolo ma fiero:  aveva  con sé quel suo arnese lucente, e tirò due o tre colpi
e il pollice ed a buttarglielo lontano. Adesso che l'  aveva  catturato, Danuta si rese conto che non sapeva
andare a dormire. Ma Danuta non volle sentire ragione, l'  aveva  preso lei, era suo, era intelligente e carino, voleva
con calma e da vicino, ed era veramente molto grazioso:  aveva  viso, mani e piedi minuscoli ma ben disegnati, e non doveva
ma ben disegnati, e non doveva essere un bambino, perché  aveva  la testa piccola e il corpo snello. Danuta moriva dalla
tenerezza. Insomma, in pochi giorni si vide che Brokne  aveva  ragione: era uno di quegli animali che quando si sentono
mano giorno e notte, un po' l' uno, un po' l' altra. Brokne  aveva  provato a fabbricargli una gabbia, perché Danuta non aveva
aveva provato a fabbricargli una gabbia, perché Danuta non  aveva  accettato di tenerlo nella grotta: lo voleva avere sotto
avere sotto gli occhi e temeva che al buio si ammalasse.  Aveva  provato, ma senza concludere nulla: aveva divelto dei
si ammalasse. Aveva provato, ma senza concludere nulla:  aveva  divelto dei frassini alti e diritti, li aveva ripiantati in
nulla: aveva divelto dei frassini alti e diritti, li  aveva  ripiantati in terra a cerchio, ci aveva messo in mezzo il
alti e diritti, li aveva ripiantati in terra a cerchio, ci  aveva  messo in mezzo il piccolino e aveva legato insieme le
in terra a cerchio, ci aveva messo in mezzo il piccolino e  aveva  legato insieme le chiome con dei giunchi, ma le sue dita
si era arrampicato in un lampo su per uno dei tronchi,  aveva  trovato una lacuna ed era saltato a terra all' esterno.
là...". Più volte, nelle sedute comunali, qualche pedante  aveva  proposto di fare delle rimostranze al Dottorino. Ma per
mai. E lui stesso, quand'era venuto a sapere la cosa,  aveva  risposto col solito brio: "Ma che! Il comune dovrebbe
si ricordava di averlo mai veduto con un'altra vestitura.  Aveva  preso moglie, era diventato padre, poi era rimasto vedovo,
buona dote; un uomo e mezzo non vale più nulla". Alla prima  aveva  affidato il fanciullo alla nutrice che lo aveva allattato;
Alla prima aveva affidato il fanciullo alla nutrice che lo  aveva  allattato; e per alcuni anni poté lasciarglielo. Ma
s'impietosivano, e discutevano sul da farsi. Il Dottorino  aveva  scherzato e bevuto coi casigliani de' malati; tornava d'un
alla casa del Dottorino per offrirgli delle serve: egli  aveva  già ripreso il suo bell'umore, e disse: "Datemi la più
rispose la Lucia, "è dell'ospedale di Novara. Mia nuora non  aveva  potuto salvare nessun figliolo de' suoi, e pensò d'andare a
Dottorino avviandosi per andarsene. Ma quest'ultima ragione  aveva  persuasa la vecchia Lucia, che domandò alla ragazza: "Vuoi
anni a Novara al servizio di una famiglia agiata, ed  aveva  imparato abbastanza a cucinare ed a tener in ordine la
sue faccende. Questa, intontita dai sette lunghi anni che  aveva  passati in mezzo ai rumori forti, incessanti della filanda,
come una macchina. La stessa attenzione scrupolosa che  aveva  dovuto prestare nell'annaspare la seta, guardando sempre
spolverato. Se il Dottorino la picchiava, perché anche lui  aveva  le sue ore nere e doveva pure sfogarsi con qualcuno, la
oppure rispondeva: "Io non so". Quando, appena nata,  aveva  fatto il suo malinconico ingresso nell'ospizio dei
essere stata accolta da una monaca sentimentale che le  aveva  imposto il nome tenero di Amata. La contadina che l'aveva
enormemente, il braccio era immobile, e l'ammalata  aveva  la febbre violenta. Bisognò tenerla a letto e chiamare la
polmoni, erano cose nuove per Giovanni, che fino allora  aveva  vissuto solitario. Se ne appassionò tanto, che le
da una cresciuta rapida, dovessero spezzarsi. Sovente  aveva  gli occhi pieni di lacrime quando si rialzava contorcendosi
possidente che nel paese passava per un nababbo. Questi  aveva  comperato per meno di centomila lire un castellaccio degli
toglieva due lustri, per bilanciare quei tanti di più che  aveva  dati ai vini della sua cantina. Queste piccole cortesie,
cortesemente, e le approvava. Sapeva indovinare quando egli  aveva  voglia di fare una buona risata, e si prestava sempre
pranzava in cucina, e dopo pranzo giocava colla Rachele che  aveva  la sua stessa età; e quando tornava dal castello raccontava
tornava dal castello raccontava alla Matta i giochi che  aveva  fatti, e descriveva le bambole ed i balocchi della piccina.
bambole ed i balocchi della piccina. Per un pezzo la Matta  aveva  ascoltato senza dir nulla, ma s'era mostrata malcontenta di
mostrata malcontenta di quei racconti. Poi un giorno gli  aveva  risposto con un riso di trionfo: "Alla Rachele non puoi
cercò altri passatempi. Trascorsero quattro anni; Giovanni  aveva  compiuto il corso delle quattro elementari, e tutto
filava nella stalla fin dopo la mezzanotte, ed  aveva  sempre un arretrato di sonno che la rendeva stupida. Si
funzioni. La vecchia Lucia invece, che faceva la massaia,  aveva  sempre qualche cosa da insegnare alla Matta; la festa la
Giovanni. Tratto tratto domandava alla Lucia quanto le  aveva  riposto alla Cassa di risparmio, e si rompeva la testa per
abbastanza per comperare un cavallo a dondolo che Giovanni  aveva  ammirato in un negozio di Borgomanero. Dopo quella prima
poco superiore alla media, e non era mai ingrassata.  Aveva  sviluppati i fianchi e le spalle, ma erano angolosi, e le
di ungerli, riduceva come un massa compatta e levigata.  Aveva  dei grandi occhi neri infossati, con le ciglia lunghe e
di curiosità dietro la carrozza di parata. La Lucia  aveva  sempre sospettato che la Matta fosse figlia di quel negro.
e ridere insieme, ed a ripetere quel cenno del capo che  aveva  fatto Giovanni. Non osava più rivolgergli la parola, e
da oblato. All'angolo della tavola, ritta e sorridente,  aveva  veduta Rachele, la compagna dei suoi giochi infantili,
Rachele, la compagna dei suoi giochi infantili, ch'egli  aveva  dominata altre volte colla sua forza e colla sua audacia, e
lui colla superiorità del lusso e della bellezza. Non  aveva  che la divisa del collegio di percalle chiaro, con un largo
sua figura stessa dava alla toeletta un'apparenza di lusso.  Aveva  quella bianchezza abbagliante, quel colorito roseo vivace,
a costituire, o almeno a dare l'illusione della bellezza.  Aveva  i capelli d'un bel biondo d'oro, gli occhi azzurri, le
indietro, consolato d'essere uscito di là. Rachele lo  aveva  seguito, ed era anche lei un po' confusa della scena
le rose!" disse staccando qualche foglia da un rosaio che  aveva  dinanzi; poi soggiunse: "Ha veduto come è carico di frutti
Alcuni invitati avevano dei bambini, ed il signor Pedrotti  aveva  fatto apparecchiare una piccola tavola a parte pei bambini
scese ad udir chiacchierare le comari del vicinato. Rachele  aveva  una serie di parenti a Borgomanero, a Boca, a Maggiora, ad
cittadine non gli pareva che ci fosse l'enorme distanza che  aveva  sentita tra lui e Rachele. E non pensava che con queste si
a sua figlia che lo studente era in paese, e che lo  aveva  invitato a pranzo pel giorno seguente, la Rachele gli disse
nel bel giovinetto che le si fece incontro. Ma Giovanni  aveva  presunto troppo dalle proprie forze, e quando si trovò
giorno signorina: come sta?". Era cresciuto molto, ed omai  aveva  una bella statura; era svelto e ben fatto. Aveva il collo
ed omai aveva una bella statura; era svelto e ben fatto.  Aveva  il collo un po' lungo, la testa piccola, dei bei capelli
per dare più calore allo sguardo. Infatti il suo sguardo  aveva  un ardore, che correggeva la timidezza de' suoi modi, o la
la timidezza de' suoi modi, o la faceva dimenticare.  Aveva  le labbra di un rosso vivo liscie e grosse, i denti lunghi
le due mense con un piglio impacciato. Ma Giovanni, che non  aveva  spogliata del tutto la sua selvatichezza, e sfuggiva sempre
che nella rigidezza inesorabile de' suoi principii,  aveva  tutta l'inesperienza de' suoi diciott'anni, si sentì offeso
sui miglioramenti della seconda edizione. La Rachele  aveva  letti i Promessi Sposi in collegio, ma non aveva badato
La Rachele aveva letti i Promessi Sposi in collegio, ma non  aveva  badato all'edizione e non sapeva che differenza ci fosse
Immaginandosi di far cosa grata al suo ospite, disse che  aveva  letta la prima edizione, e che si struggeva di conoscere la
le carote". Era una facezia del Dottorino che il Pedrotti  aveva  fatta sua da dieci anni, e che il Dottorino applaudiva
sempre colla bocca stretta, e con un piglio così aspro, che  aveva  l'aria d'ingiuriare la gente. Invece diceva sempre delle
detto: "Come t'è venuto in mente di vestirti a quel modo?".  Aveva  la mania di cantare le romanze più languide del repertorio
suoi gusti musicali. Recitò con calore mezza appendice che  aveva  letta in un giornale di Milano, e fece una tirata contro
passare alla sua vicina, e tornare alla risposta acerba che  aveva  in gola. Ma Rachele insistette. "Non vorrà rifiutare la mia
e stette un pezzo pensosa. Si ricordò che il giorno prima  aveva  scambiate alcune parole scherzose col pretore, un giovine
scherzose col pretore, un giovine di trent'anni che le  aveva  fatto un po' la corte, provò un dispetto, una rabbia
suo pensiero da Giovanni; la parola ardente del giovine le  aveva  fatto grande impressione. "Certo, egli doveva conoscere a
non era capace di comprenderlo; ma realmente quel giovine  aveva  un ingegno straordinario...". Pensando alle umiliazioni che
all'età di quei signori. Ne faceva un martire ed un eroe.  Aveva  indovinato ch'egli l'amava e n'era superba. Ogni volta che
di cui non c'era esempio nei pochi libri d'amore che  aveva  letti, e neppure nelle confidenze delle sue amiche, dove la
le prime parole d'amore, salvo ad accettare le seconde. Lei  aveva  risoluto di rispondere alla prima. "Sì, ti amo, perché sei
una riabilitazione. Metteva quel sentimento in ogni cosa.  Aveva  adottato un motto, che scriveva in testa alle sue lettere,
a seconda delle impressioni del giorno, delle letture che  aveva  fatte. Una volta sognava un trionfo ottenuto con un grande
volta una causa importantissima vinta in tribunale; o  aveva  stampato un libro a cui tutta la critica applaudiva; o
nelle sue braccia, e gli confessava che lei pure lo  aveva  amato sempre, che lo aveva aspettato perché aveva fede in
e gli confessava che lei pure lo aveva amato sempre, che lo  aveva  aspettato perché aveva fede in lui. Finì per sommergersi
pure lo aveva amato sempre, che lo aveva aspettato perché  aveva  fede in lui. Finì per sommergersi talmente di quelle sue
più espansivo verso quello studente povero. Ma Giovanni  aveva  tanto riunite le loro esistenze ne' suoi sogni d'amore,
dato a lei, l'aveva tanto fatta sua coll'immaginazione, che  aveva  finito col persuadersi che vi fosse un vincolo reale fra
Si sentì offeso, infelice; ripensò i grandi argomenti che  aveva  per credere all'amore di Rachele: i fiori che lei stessa
per credere all'amore di Rachele: i fiori che lei stessa  aveva  posti accanto a lui sulla tavola dei bambini; il dolce che
accanto a lui sulla tavola dei bambini; il dolce che gli  aveva  offerto per impedirgli di bisticciarsi col signor
di rimproveri, di scene di riconciliazione, sulle quali  aveva  pianto lacrime bollenti nel segreto del suo guanciale. Per
quel segreto che lo torturava. Gli pareva che, dopo quanto  aveva  sofferto, gli riuscirebbe più facile parlare che tacere.
di Rachele che gli sorrideva cortesemente, per capire che  aveva  sognato, e che tra lui e quella giovinetta non c'era nulla
E le asprezze, le alterigie, le umiliazioni che gli  aveva  fatto patire, gli si toglievano dalla mente. Il Dottorino,
erano ancora foltissime. Giovanni si ricordò che appunto là  aveva  sognato di fare la sua confessione, e di stringersi al
ma senza l'impossibilità di parlarle che allora lo  aveva  incoraggiato. Anche Rachele aveva il volto infiammato, e
di parlarle che allora lo aveva incoraggiato. Anche Rachele  aveva  il volto infiammato, e s'inchinò a guardare la pianura per
favorevole senza approfittarne, senza dire tutto ciò che  aveva  nel cuore! E doveva passare un anno intero prima di
poetico per certe frasi che il giovane innamorato  aveva  pensate la notte, e doveva dirne delle altre assai meno
Rachele arrossendo. E quel rossore voleva dire di sì, che  aveva  scritto, che se ne vergognava un pochino, ma che ardeva dal
sfoghi epistolari, e di leggere quelli di lui. Giovanni  aveva  già molto domata la sua timidezza da scolaretto. Osava
a fermarsi, e soltanto allo svoltare della contrada, quando  aveva  passeggiato tanto che s'era fatto buio e si vedevano
dovevano mancare al muto convegno. Ed il giorno dopo chi  aveva  mancato assumeva l'aria compunta d'un colpevole, e chi era
di vite al sole, pensava alla vendemmia. Il Dottorino non  aveva  il menomo stelo di sua proprietà in tutto il regno
il palmo, e, quando ritirò la mano che qualcuno  aveva  trattenuta, s'avvide che stringeva un garofano. "Cos'è?
mi sono graffiata tra i rami" rispose la Rachele che  aveva  riconosciuto le labbra amorose, ed il garofano della
là, ed il cuore la spingeva ad isolarsi. Dopo un tratto,  aveva  veduto la bella testa bruna traverso la vite, incorniciata
"Saremo uniti come fratello e sorella". Era una fisima che  aveva  letta in un romanzo. A Giovanni parve l'ultima espressione
promise di sì, che l'amerebbe a quel modo. In quel momento  aveva  la convinzione di potersi innalzare a quella idealità. E,
finestra, mondando amorosamente la pianta del garofano. Ne  aveva  contati i fiori più volte; era sicura che ne mancava uno.
era fermo sulla porta di strada. Tutta la brigata, che  aveva  pranzato al vigneto dei Pedrotti, scendeva la contrada, e,
la Matta era tanto crucciata quei giorni; non mangiava ed  aveva  sempre gli occhi rossi e gonfi di nuove lacrime. Forse
in casa della sua balia. Gli anni si succedevano. Giovanni  aveva  davvero un ingegno eccezionale, studiava con ardore,
diveniva meno romanzesca e più vera. L'unione fraterna, che  aveva  accettata un momento colla fantasia, lo faceva sorridere.
a Fontanetto, ma, appunto perché s'era fatto uomo, non  aveva  più ottenuto d'esser solo con Rachele. Ma ormai si
signor Pedrotti era stato affettuosissimo per Giovanni. Lo  aveva  abbracciato chiamandolo ripetutamente: "Il nostro
avvocato". "Eccoti avviato ad una bella carriera" gli  aveva  detto. "Non mancarmi, sai. Bada che ho promesso di fare di
a te darmi ragione". Poi l'aveva abbracciato ancora ed  aveva  detto: "Chissà che non ti vediamo deputato e non dobbiamo
ma in realtà, più per ricordare la parte ch'egli  aveva  avuto al conseguimento di quella laurea, e per atteggiarsi
Egli voleva ottenere Rachele; e poiché il padre di lei  aveva  fede nel suo ingegno, perché non potrebbe? Anche Rachele
Questo pensiero lo tribolava, e diminuiva il suo coraggio.  Aveva  bisogno di levarselo dal cuore come una spina. Per questo
bisogno di levarselo dal cuore come una spina. Per questo  aveva  risoluto di domandare prima a Rachele, poi al signor
vita; erano scese dalle nuvole. Giovanni era avvocato ed  aveva  ventidue anni. Non ebbe esitazioni; non rigirò le frasi.
Il Dottorino quella notte rientrò in casa assai tardi.  Aveva  bevuto qua e là ed era allegro. Nel passare dinanzi
gemendo. "È il gatto" pensò il Dottorino a cui il vino  aveva  tolto il senso esatto delle proporzioni; e tirò via. Ma non
Saluterai anche Rachele". Giovanni si sentiva venir freddo,  aveva  le mani diacce e bagnate di sudore, ed il cuore gli balzava
di sudore, ed il cuore gli balzava così forte che ne  aveva  il respiro corto e la voce tremante. Ma tuttavia
le grandi cose" sentenziò il Pedrotti, usando una frase che  aveva  letta nel suo giornale. "Ebbene, mi fa piacere che dica
rizzò indispettito come per chiudere la seduta. Ma Giovanni  aveva  ripreso ardire a quel rifiuto scortese, ed insistette: "Mi
volta, sbatacchiasse l'uscio in faccia a quel ricco che lo  aveva  disprezzato. Poi si mise a scrivere a Rachele: "Tuo padre è
febbrile del suo avvenire, della sua prossima fortuna.  Aveva  un'aria di sfida che quei signori trovavano strana. Gli
salì nel biroccino e partì. "Anche lei! Ebbene, vedrà!"  aveva  borbottato ancora Giovanni ripassando, nel calessino
convincere dalle ragioni grossolane di suo padre, o  aveva  ceduto, anche non convinta, alla sua autorità. Ad ogni modo
anche non convinta, alla sua autorità. Ad ogni modo non  aveva  saputo amarlo coll'energia ch'egli sperava; aveva diffidato
modo non aveva saputo amarlo coll'energia ch'egli sperava;  aveva  diffidato di lui. Questo gli metteva una grande amarezza
poterle dire: "Vedi che hai avuto torto a dubitare di me!".  Aveva  creduto un momento d'aver bisogno d'una promessa di lei per
quel povero figliolo all'avvocato Berti un mese prima, gli  aveva  scritto: "Badi che non ha altro, fuorché quello che potrà
suoi mezzi, da povero figliolo com'è". L'avvocato Berti gli  aveva  assegnate cinquanta lire al mese, e gli aveva trovata una
Berti gli aveva assegnate cinquanta lire al mese, e gli  aveva  trovata una camera presso un fabbricante di zoccoli e forme
cubi di spazio che costituivano la bottega. Poi il fornaio  aveva  preso moglie, ed allora aveva fatto dividere per metà la
la bottega. Poi il fornaio aveva preso moglie, ed allora  aveva  fatto dividere per metà la bottega tagliandola
tagliandola orizzontalmente, e nel mezzanino superiore  aveva  posto il letto coniugale. Più tardi la moglie, che era
letto coniugale. Più tardi la moglie, che era sparagnina,  aveva  immaginato di rizzare un tramezzo nel mezzanino, e farne
in comunicazione la bottega coi mezzanini. Ma questo non  aveva  impedito di collocarvi un letto contro la parete, una
a Giovanni; egli non era schifiltoso. "Poiché costa poco"  aveva  detto, "e per questo prezzo non si può aver di meglio...".
al giorno, compreso un sorso di vino. Ma alla bella prima  aveva  dovuto convincersi, che, pel suo stomaco di vent'anni,
un florido appetito pel pasto seguente. Pel desinare  aveva  quindi dovuto pensare a trovarsi una pensione, dove pagava
non ce n'era una di troppo per lui. Quel mezzanino non  aveva  camino né stufa. L'assito mal connesso lasciava entrare
fra i due coniugi, che in causa di quel tenue tramezzo, non  aveva  segreti pel loro inquilino. Del resto non erano cattiva
ricambiava con un pranzo la cortesia ricevuta. Giovanni  aveva  lasciato cadere il discorso. Ma l'anziano dello studio, che
che conosceva le circostanze d'un esordiente povero,  aveva  soggiunto per incoraggiarlo: "Non sono banchetti da
garbo. "Badi!" gridò il fornaio dalla bottega. Ma Giovanni  aveva  esaurita la sua misura di pazienza; crollò dispettosamente
studio poi, era sempre imbarazzato per quel pranzo che non  aveva  ricambiato. Era un'ombra che si frapponeva tra lui e gli
venticinque lire raggranellate e lesinate a soldo a soldo.  Aveva  calcolato che non ci voleva di meno per la mancia al
dai pensieri ghiotti, e la sera non poteva lavorare;  aveva  l'animo amareggiato; non c'era più proporzione fra quanto
di congedo per fare una breve villeggiatura. Lui solo non  aveva  nessuno da raggiungere nei giorni festivi, non aspettava
gli sgocciolava sulla carta; le carni gli bruciavano;  aveva  sempre sete, ed ingollava con disgusto bicchieri e
delle digestioni difficili, delle ubbriachezze. Giovanni  aveva  provato una volta sola quella scampagnata degli Ambrosiani,
una volta sola quella scampagnata degli Ambrosiani, e ne  aveva  avuto la febbre. Stanco, snervato, si trovava più infelice
i suoi polmoni da campagnuolo non potevano avvezzarsi.  Aveva  delle visioni tormentose di grandi estensioni verdi, di
che lo inchiodava inerte e miserabile, in una città dove  aveva  creduto di trovare la fortuna, la gloria e tutte le
Tale, al cavalier Talaltro, persone influenti... Giovanni  aveva  accettate con premura le loro offerte. Ma quante noie,
non ne sentiva più parlare, se non dall'amico che lo  aveva  presentato, per ricordargli che era in dovere di fare una
si sentiva oppresso dallo scoraggiamento. Al poco che  aveva  occasione di poter fare metteva tanto studio, tanto
strade ferrate. Era una donna di spirito indipendente, che  aveva  fatto a meno delle cerimonie ecclesiastiche e legali nella
sentì di amarla anche più, per tutto quel dolore che le  aveva  dato. Quand'era solo si metteva realmente in ginocchio
venne la curiosa idea di tornare alle grandi economie che  aveva  abbandonate, per metter da parte una somma ed arrischiare
e pianse disperatamente su quella lettera. Suo padre  aveva  mangiato e bevuto e s'era divertito, mentre lui si
per arrivare alla fanciulla che amava. Ed ora quel padre  aveva  il diritto di prendere il frutto de' suoi sudori e dei suoi
mai più. Sentiva che si sarebbe vergognato dinanzi a lei.  Aveva  mancato alle sue promesse audaci, era stato presuntuoso, e
accusava d'essere stato un presuntuoso ignorante. In fondo  aveva  più che mai la convinzione del contrario. Ma non è dato a
comunicò un processo pendente per omicidio. Un acquavitaio  aveva  ucciso in rissa un servitore. Era un assassinio volgare,
gli zigomi, e li rialzavano a nascondere gli occhi.  Aveva  sessant'anni, ma pareva un vecchione; aveva la testa calva
gli occhi. Aveva sessant'anni, ma pareva un vecchione;  aveva  la testa calva e la barba bianca. Il suo sguardo era duro;
pagina dove parla d'un ricco, il quale avendo cento pecore  aveva  rubata la pecora unica d'un povero. Sul muro trovò pure
Il vecchio prese con violenza la brocca dell'acqua che  aveva  accanto, e la capovolse furiosamente, senza curarsi
te la do io, ora, te la do!" E, con un coltellaccio che  aveva  afferrato sul banco, gli aveva squarciata la gola. C'erano
E, con un coltellaccio che aveva afferrato sul banco, gli  aveva  squarciata la gola. C'erano cinque testimoni che s'erano
sola causa che confessava l'imputato era l'odio pei ricchi;  aveva  ucciso quell'uomo perché era il servitore d'un ricco. Ma
e che l'acquavitaio li trattava bruscamente, ma non ne  aveva  mai offeso né provocato nessuno. Era dunque quel dato
l'aveva spinto al delitto. Ma quell'acquavitaio Galbusera  aveva  sloggiato tante volte in quegli ultimi anni che i
ultimi anni che i casigliani dell'ultimo casamento che  aveva  abitato lo conoscevano da poco, e non sapevano dirne nulla.
in una catapecchia a Porta Ticinese, dove l'acquavitaio  aveva  abitato molti anni prima, Giovanni seppe che in quel tempo
anni prima, Giovanni seppe che in quel tempo il vecchio  aveva  una figlia. Avevano sloggiato improvvisamente senza
ne' fatti miei". Il vecchio s'era fatto tutto rosso, ed  aveva  parlato con tanta eccitazione che Giovanni si convinse
rimandato, perché il difensore dell'Ambrogio Galbusera  aveva  domandata la perizia medica, avevano riferite le ragioni
era bastato perché quel processo, che al principio non  aveva  inspirato nessun interesse, suscitasse alquanta curiosità.
popolare eccitata creò una leggenda su questo giovine che  aveva  rifatta e compiuta da solo l'istruttoria del processo, ed
rifatta e compiuta da solo l'istruttoria del processo, ed  aveva  vinta, a forza di coraggio e d'energia, l'influenza che
confermarono. Dodici anni prima del delitto, il Galbusera  aveva  bottega a Porta Ticinese, era vedovo con una figlia di
ad imparare il mestiere. Il cocchiere Teodoro Donadio  aveva  cominciato a frequentare con assiduità la bottega
che faceva la corte alla giovinetta. Allora il Galbusera lo  aveva  preso a parte, e gli aveva detto che le donne della sua
Allora il Galbusera lo aveva preso a parte, e gli  aveva  detto che le donne della sua famiglia erano sempre state
sempre state oneste, e che questa era la sua gloria. Se  aveva  intenzione di sposare sua figlia lo invitava a dichiararlo,
permesso di comprometterla colle sue galanterie. Il Donadio  aveva  domandato tempo qualche giorno a rispondere, e poco dopo
in nome suo la mano della Maddalena Galbusera. Il Donadio  aveva  soggiunto che egli serviva in una buona casa, che
difficoltà a permettergli di prender moglie. Il Galbusera  aveva  incaricato il sigaraio, nel quale aveva fiducia, di
Il Galbusera aveva incaricato il sigaraio, nel quale  aveva  fiducia, di presentarsi al marchese Trestelle, che era il
dal marchese Trestelle, ma dal suo segretario, il quale  aveva  preso nota dell'imbasciata, ed il giorno dopo aveva portato
quale aveva preso nota dell'imbasciata, ed il giorno dopo  aveva  portato egli stesso la risposta del padrone: questi diceva
Del resto Maddalena era tanto giovine, che il padre  aveva  piacere di aspettare che avesse almeno compiti i sedici
i sedici anni. Quando tutto era stato combinato, Donadio  aveva  cominciato ad andare ogni sera a prendere la sua sposa
Al negozio del futuro suocero si fermava più poco, ed  aveva  finito per non fermarvisi affatto, perché tanto vedeva
molto. Ci doveva essere qualche guaio fra gli sposi. Egli  aveva  interrogata la ragazza, che per un poco aveva negato la sua
sposi. Egli aveva interrogata la ragazza, che per un poco  aveva  negato la sua afflizione, ma presa alle strette, aveva
poco aveva negato la sua afflizione, ma presa alle strette,  aveva  finito per confessar tutto. Ed ecco la confessione di
Fin dai primi giorni, Donadio, nell'accompagnarla a casa,  aveva  incontrato il suo padrone. Erano in via Arena. Non c'era
senza che il Marchese si facesse più vivo, l'afflizione  aveva  sopraffatta la giovinetta, che s'era confidata alla maestra
che s'era confidata alla maestra cucitrice, e questa le  aveva  detto che da quindici giorni il Marchese Trestelle aveva
le aveva detto che da quindici giorni il Marchese Trestelle  aveva  sposata la figlia di un ricco banchiere di Genova, e che,
incinta. Dopo questa confessione della figlia, il Galbusera  aveva  lasciata improvvisamente la casa di Porta Ticinese senza
la giovinetta era morta di un parto immaturo. Galbusera  aveva  passati dieci anni a ruminare la sua collera, il suo dolore
giorno il Donadio era entrato nella sua bottega; ed egli lo  aveva  ucciso. È impossibile descrivere la commozione prodotta in
E ripensò con un tripudio di gioia alle speranze che  aveva  credute morte. Le vide risorgere più belle, perché d'un
più belle, perché d'un tratto, da un giorno all'altro,  aveva  raggiunta quella rinomanza, che sembrava essergli sfuggita
sconsolato e respinto, lungo il fossato del castello,  aveva  esclamato: "Anche lei! Ebbene, vedrà!". Ecco; ora lo vedeva
grande notorietà e divenne popolare. In cinque anni che  aveva  passati coll'avvocato Berti, non era mai stato presentato
dietro un'ondata di profumo alla violetta, che gli  aveva  data una grande idea della sua eleganza. Qualche volta lei
una grande idea della sua eleganza. Qualche volta lei lo  aveva  guardato traverso il velo di trina, ma non gli aveva mai
lei lo aveva guardato traverso il velo di trina, ma non gli  aveva  mai rivolta la parola. Il giorno dopo il famoso processo
ad un giovinetto, non come ad un amico. Tuttavia Giovanni  aveva  acquistata bastante esperienza, per comprendere quel
di quell'uomo d'ingegno che, conoscendolo da cinque anni,  aveva  aspettato, ad apprezzarlo, che lo avessero apprezzato prima
sua età, lo metteva in soggezione. Infatti la signora Berti  aveva  varcata di qualche anno la quarantina. Ma non aveva figli,
Berti aveva varcata di qualche anno la quarantina. Ma non  aveva  figli, era bella, prendeva una cura grandissima della sua
le facessero la corte, e lo lasciava comprendere. Giovanni  aveva  capito facilmente da' suoi modi leziosi, e dalle occhiate,
e dalle occhiate, e dal vestire, che quella signora  aveva  delle pretese giovanili; ed era impensierito del modo di
Poi gli affermò che ormai, dopo il processo Galbusera, egli  aveva  preso posto fra gli avvocati più valenti di Milano, e tirò
e strinse egli pure cordialmente la mano di quell'uomo, che  aveva  giudicato artifizioso e rettorico, e che ora cominciava a
un uomo sentimentale malgrado i suoi cinquant'anni.  Aveva  la fantasia poetica, il cuore appassionato; era una natura
amava la gioventù, si univa volontieri ai suoi spassi, ne  aveva  l'ingenuità, la spensieratezza, lo spirito avventuroso.
sa commovere; non fa nulla pei suoi clienti". Ma quando  aveva  udita nel processo Galbusera la parola del giovine avvocato
dei fatti, ne era stato vivamente impressionato, ed  aveva  risentito un sincero piacere del trionfo del suo sostituto.
e dalla bellezza, la sua potente vitalità giovanile gli  aveva  ridestata nell'anima la sete dei piaceri, tanto più viva,
sua ballerina con uno sguardo avido. Si sentiva oppresso.  Aveva  incontrata parecchie volte quella signora, era stato in
in casa sua, la conosceva, sapeva che era bella, ma non  aveva  mai provata nessuna commozione accanto a lei. Si erano
spesso ai gentiluomini, e spesso Giovanni parlando di lei  aveva  detto: "Mi piace, perché non ha la pretesa che le si faccia
evocate, e gli fossero apparse. Non parlava affatto, ed  aveva  l'aria turbata ed infelice. "Che cos'ha, avvocato?" gli
piantarlo solo. Ma in realtà non provò nessun risentimento.  Aveva  infatti ricevuto qualche cosa come un colpo nel petto, come
da una grande malinconia, da uno sgomento ignoto, e lei  aveva  voglia di piangere. La contessa Gemma Castellani di Monte
era una donna ambiziosa e scettica. Fin dall'adolescenza  aveva  amato il lusso sfrenatamente, e quella passione, crescendo
sfrenatamente, e quella passione, crescendo cogli anni,  aveva  invaso tutto il suo cuore. Da bimba in collegio aveva
anni, aveva invaso tutto il suo cuore. Da bimba in collegio  aveva  sempre ricercate le compagne ricche e nobili, disprezzando
belle carrozze. Per conto suo, in fondo in fondo all'anima,  aveva  anche una speranza vaga di cavalcate eleganti e di lunghi
lunghi abiti all'amazzone. Ma era figlia d'un banchiere che  aveva  una numerosa famiglia e che, per non dissestare i suoi
poteva darle più di centomila lire di dote. Sua madre le  aveva  fatto capire che con una dote così modesta non bisognava
in una casa aristocratica, un generale in ritiro, che  aveva  il titolo di conte, trenta capelli bianchi per tutta
Gemma confidò alla padrona di casa che nessun giovinotto le  aveva  mai fatta un'impressione tanto buona come quell'uomo
ed a cinquant'anni un uomo è sul fiore dell'età. Lei  aveva  diciannove anni appena; ma era sicura che, se l'avesse
la figlia del banchiere diveniva contessa e milionaria, ed  aveva  fra i suoi doni di nozze un bel cavallo da sella. Erano
sul serio la sua missione di guida presso la giovine sposa,  aveva  cercato di frenare quella foga esagerata, e ne erano nati
era rimasta per non finir male. Allora la superba signora  aveva  abbandonate le società aristocratiche dove, per nulla al
della signora Berti, e delle sue conoscenti. La galanteria  aveva  sempre lusingata la vanità della contessa, ma la passione
lusingata la vanità della contessa, ma la passione non  aveva  mai parlato al suo cuore. Il suo stesso lusso, il suo
Forte della sua bellezza e della sua gioventù non  aveva  bisogno di civetterie per farsi ammirare: e quella mancanza
e l'altezza che le veniva dalla grande opinione che  aveva  di sé, le avevano fatta una riputazione d'onestà ed era
ardenti come un bacio: "Siete troppo bella!". La contessa  aveva  ventotto anni, e di tutte le ebbrezze dell'amore non aveva
aveva ventotto anni, e di tutte le ebbrezze dell'amore non  aveva  conosciute che le carezze del suo vecchio marito. La
voce. Ella non pensò di resistere a quel fascino come non  aveva  pensato mai di resistere a nessuno de' suoi desiderii. Il
le strette amorose, supplichevoli, ardenti, intime con cui  aveva  parlato a quella mano cara durante il ballo. Ma non le
certezza lo inebbriava. Un giorno la signora Berti gli  aveva  dato appuntamento in casa sua, perché doveva presentarlo a
perché ne assumesse la difesa, coll'impegno, coll'amore che  aveva  posto nella difesa del povero acquavitaio omicida. Era un
essere fatti e dimenticati. Non era molto che Giovanni  aveva  spedita al padre una piccola somma; poi c'erano i mobili di
processo del domani rendeva assolutamente impossibile. Egli  aveva  fatto il suo dovere, anche a costo di grandi sacrifici,
gli era pervenuta troppo tardi e per conseguenza non  aveva  potuto assistere ai funerali; che confidava nel parroco, il
ai funerali; che confidava nel parroco, il quale certo  aveva  fatte le cose ammodo. Giovanni pensò con profonda tristezza
affetti, e ne sentì un infinito rimpianto Il Dottorino  aveva  forza ed ingegno. Senza dubbio avrebbe potuto far qualche
cosa; ed era passato così. Ed egli era suo figlio; forse  aveva  ereditato il germe del carattere paterno; forse le passioni
gl'impeti di passione sfrenata di un mese prima, non  aveva  il desiderio febbrile di stringerla, di stritolarla sul suo
cadavere. La Matta rimase atterrita. Guardò il morto, che  aveva  la bocca contorta come se la schernisse dalla sua cassa, e
con lui. Nella devozione del suo amore da schiava, non  aveva  mai desiderato altro che di servirlo; ma lo aveva
non aveva mai desiderato altro che di servirlo; ma lo  aveva  desiderato con un'intensità passionale, ne aveva fatta la
ma lo aveva desiderato con un'intensità passionale, ne  aveva  fatta la méta della sua vita in questo mondo; e quando in
per via? Ed anche il morto se ne andava. Lei non lo  aveva  amato; ma ne aveva presa cura perché era il padre di
anche il morto se ne andava. Lei non lo aveva amato; ma ne  aveva  presa cura perché era il padre di Giovanni, e perché
spendeva all'osteria, dall'acquavitaio, dal tabaccaio; ed  aveva  lasciati dei debiti presso tutti i bottegai e presso il
pallida e tremò. Vendere i mobili! I mobili, fra i quali  aveva  sognato di vivere il resto de' suoi giorni con Giovanni! Il
ed anche la parrocchia. Ci pensò a lungo, perché non  aveva  la mente molto svegliata; ma finì per trovare una
di terza classe, dove il carrettiere, dandole il biglietto,  aveva  indicato a lei di salire; poi si avviò verso le merci per
dinanzi improvvisamente, le batteva il cuore, ed  aveva  una inesplicabile paura. Poi pensava alla gioia che
un urtone al carro dei mobili, per vendicarsi. La Matta  aveva  un bigliettino che le aveva dato il parroco coll'indirizzo
per vendicarsi. La Matta aveva un bigliettino che le  aveva  dato il parroco coll'indirizzo di Giovanni, Via del
coll'indirizzo di Giovanni, Via del Capuccio N... Non  aveva  voluto darlo al facchino, l'aveva presentato tutto
domandando ansiosamente: "Dov'è? Da che parte si va?" Ed  aveva  preteso di dirigere i facchini dietro quelle indicazioni.
uomini carichi di vecchi mobili. Il giovine avvocato non  aveva  che lo studio, con un salottino annesso, e la camera da
le parve splendido. "Questa però non è roba sua", pensava.  Aveva  una vaga rimembranza di discorsi uditi quando Giovanni era
discorsi uditi quando Giovanni era all'università, che non  aveva  bisogno di portarsi un letto né altro perché gli dava tutti
dire a lei che era contento di riavere la sua roba, e che  aveva  fatto tanto bene a portargliela, guai se l'avessero
da pagare laggiù?" "No, no. È pagato tutto". Giovanni  aveva  mandato sufficiente denaro a suo padre per poter credere
egli stesso in un piccolo albergo modesto, dove altre volte  aveva  mangiati i suoi modesti pranzi da una lira, e la raccomandò
l'amore dell'età tranquilla, il riposo, la pace. Ora  aveva  nell'anima la tempesta. Quell'ultimo giorno la contessa lo
nell'anima la tempesta. Quell'ultimo giorno la contessa lo  aveva  magnetizzato, bruciato coi suoi lunghi sguardi. In certi
fissità innamorata di quegli occhi larghi e chiari gli  aveva  detto ancora ed ancora che lo amava, che era sua. Ed egli
nella fronte". "Ma cosa aveva?" domandò Giovanni. "Sie...  Aveva  un bell'interrogarla in tutti modi, anche la padrona. Non
biglietto; l'ho preso io..." Giovanni rimase impensierito.  Aveva  ascoltato un po' distrattamente, ma pure s'interessava
resistenza; l'aveva anzi fomentato coll'immaginazione,  aveva  pregustate con delizia le sorprese di quella nuova gioia
gli sguardi innamorati e profondi, le carezze febbrili; ed  aveva  vissuto quell'ora col pensiero, coll'ansia del desiderio;
quell'ora col pensiero, coll'ansia del desiderio; ne  aveva  provate le emozioni, intense fino allo spasimo, fino al
fino allo spasimo, fino al delirio; e di giorno in giorno  aveva  detto: "Sarà domani". Poi i domani s'erano succeduti
di profondamente caro, di necessario alla sua esistenza;  aveva  provato un bisogno potente che, comunque fosse,
lettere disperate, poi le lacerava anch'esse. Finalmente  aveva  saputo che egli era assorto in un processo di grande
grande importanza; e lei era corsa a cercarlo alle udienze,  aveva  preso il posto più in evidenza nella tribuna, aveva fatto
aveva preso il posto più in evidenza nella tribuna,  aveva  fatto pompa delle commozioni che provava nell'ascoltarlo,
nella sua vita. Per tutta la durata dei dibattimenti,  aveva  scandagliato il giovine avvocato colla fissità delle sue
avvocato colla fissità delle sue pupille metalliche; gli  aveva  trasfusa nell'anima traverso gli occhi un'onda d'amore,
d'una passione imperiosa, d'una volontà irresistibile. E lo  aveva  veduto arrossire, impallidire, tremare, commoversi sotto
impallidire, tremare, commoversi sotto suoi sguardi, ed  aveva  riprovata la gioia suprema di sapersi amata. Ma ancora i
che strappava lacrime ed applausi a tutti, la contessa  aveva  rotto ogni freno di riserbo femminile, e, nella sua
ogni freno di riserbo femminile, e, nella sua impazienza,  aveva  scritto: "Perché non venite? Non sapete che vi amo?" Quella
il lungo studio e la lunga fatica di quel processo che lo  aveva  occupato esclusivamente, si gettò con un ardore da assetato
marito vecchio, fosse la stessa eroina da romanzo che gli  aveva  scritto: "Non sapete che vi amo?" In un momento tutta la
uscita con lui. La contessa, ritta accanto all'uscio che  aveva  chiuso dietro il generale, sembrava trasfigurata. Le sue
d'amoretto galante, nutriva una forte passione nella quale  aveva  concentrata tutta la poesia d'un primo amore, tutto
di Giovanni si consolidarono. Non era più un giovinotto;  aveva  trentacinque anni: era un uomo serio; si trovava alla testa
scene di risentimento e di gelosia. Giovanni, in realtà non  aveva  fatto nessun cambiamento. Egli, che l'aveva sempre amata ad
Egli, che l'aveva sempre amata ad un modo, e soltanto  aveva  smessa un po' la galanteria e le dimostrazioni a misura che
una romanza, la contessa dichiarò che stava male, che  aveva  bisogno di ritirarsi immediatamente perché si sentiva
Gemma. Nell'inverno una signora, artista di canto, che  aveva  una lite con un impresario teatrale, andò a consultare
dal palco a metà dello spettacolo perché Giovanni  aveva  salutata la sua cliente, che era nel palco di contro. Poi
dignità umana. Certo, nel suo amore per la contessa, non  aveva  mai posta molta idealità. Aveva subito il fascino della
amore per la contessa, non aveva mai posta molta idealità.  Aveva  subito il fascino della bellezza, dell'eleganza. L'aveva
cuore e la fantasia eccitati da un lungo amore contrariato.  Aveva  ceduto alle tendenze della sua età, ed era stato felice ed
più innanzi, gli disse netto netto che, in quel momento,  aveva  una relazione di cuore. Era facile capire che, senza quella
in quell'età in cui l'esperienza della vita è completa.  Aveva  provate tutte le illusioni poetiche della gioventù. Poi ne
provate tutte le illusioni poetiche della gioventù. Poi ne  aveva  compresi gli errori, aveva imparato a considerare il mondo
poetiche della gioventù. Poi ne aveva compresi gli errori,  aveva  imparato a considerare il mondo dal suo lato più positivo,
La gloria e la ricchezza, sempre per quell'amore. Ora  aveva  ottenute la ricchezza e la gloria; ma l'amore lo aveva
Ora aveva ottenute la ricchezza e la gloria; ma l'amore lo  aveva  perduto per via. Forse, se, appena conseguita una
in quel trionfo che, conseguito, lo lasciava freddo. Non  aveva  fatto nulla di tanto anormale che dovesse rimproverarsi.
tanto anormale che dovesse rimproverarsi. Giovine e libero,  aveva  seguite le inclinazioni naturali della sua età. Ognuno al
un grande piacere quel ritorno sul passato. L'imbarazzo che  aveva  provato allora, i suoi risentimenti feroci contro gli
interrogandolo su Fontanetto e sulla gente ch'egli vi  aveva  lasciata. Quel giovinotto aveva dei ricchi possedimenti in
e sulla gente ch'egli vi aveva lasciata. Quel giovinotto  aveva  dei ricchi possedimenti in paese, e vi faceva una corsa
Pedrotti era morto di gotta da parecchi anni e Rachele  aveva  continuato a vivere solitaria nel suo vasto castello. Né
vasto castello. Né prima della morte del padre né poi, non  aveva  voluto saperne di prendere marito. L'aveva domandata
colossale ed un'educazione in America, e anche lui  aveva  offerto la sua mano ed il suo cuore ed i suoi milioni ed i
milioni ed i suoi violini alla signorina Pedrotti; ma lei  aveva  rifiutati tutti. Alcuni dicevano che avesse un amore
s'era lasciata intimidire dall'autorità del padre, e non  aveva  osato scrivergli né fargli una promessa contro la volontà
promessa contro la volontà espressa di lui. Ma col tempo  aveva  trovata la forza di resistere; dopo aver rifiutata una
dopo aver rifiutata una prima proposta di matrimonio,  aveva  capito che le era possibile, persistendo in quella via,
in aperta ribellione con suo padre. Si sapeva amata,  aveva  fede nel suo innamorato, e rimaneva fanciulla per
un giovinetto che torni dal primo convegno d'amore. Non  aveva  fin allora nessuna idea precisa, ma si deliziava nella
idea precisa, ma si deliziava nella dolcezza delle memorie;  aveva  la visione d'un paesaggio verde, d'un grande isolamento,
collo sguardo i pochi mobili dell'eredità paterna che non  aveva  relegati cogli altri sul solaio, contemplandoli con amore,
seconda edizione dei Promessi Sposi che, tanti anni prima,  aveva  prestata a Rachele. Era il libro che aveva ridomandato al
anni prima, aveva prestata a Rachele. Era il libro che  aveva  ridomandato al momento di abbandonare definitivamente il
si pensa, mentre andava sfogliando quel volume, nel quale  aveva  fatte delle note in margine, degli appunti, dei segni che
che quella lettera non era nel libro quando la Matta glielo  aveva  riportato. "Quella stupida donna!" pensò. "L'avrà tolta
legale, tutto questo gli risultò chiaro, e disse: "Allora  aveva  riposta la lettera nel volume". E si perdé a fantasticare
non gli avevano detto quella sera stessa che Rachele  aveva  rifiutate tutte le offerte di matrimonio? Ecco. Era
Era appunto, com'egli pensava poc'anzi, per amor di lui.  Aveva  mantenuto il suo giuramento; l'aveva aspettato. Ed egli era
che si acquistano cogli anni e coll'abitudine del mondo.  Aveva  fin da giovinetta molta grazia naturale, un gusto fine,
sorpresa di piacere alla donna onesta e fedele che lo  aveva  aspettato. Ma dovette occupare molte ore a riordinare le
cornicioni a bassorilievo; i mobili di lusso. Rachele, che  aveva  ricevuta un'educazione fine, aveva certo saputo mantenergli
di lusso. Rachele, che aveva ricevuta un'educazione fine,  aveva  certo saputo mantenergli il suo carattere antico. Ma lei
delle dame cittadine; vivendo in quel castello isolato  aveva  potuto mantenersi esente dal pettegolismo, dalle grettezze,
che frequentasse. La trovava sempre in una serra di cui  aveva  fatto il suo salotto da lavoro. Una grande vetrata che
del lusso e della ricchezza. Nella furia di partire non  aveva  pensato a provvedersi una toletta da viaggio, e la sua
durante le funzioni e non s'era inginocchiato, e non  aveva  fatto il segno della croce: "Quella Novara era una Gomorra,
come una signora" e nel passargli vicino si accorsero che  aveva  buon odore; e risero nascondendosi l'una dietro l'altra.
nera, con un velo nero. Il suo bel colorito roseo da bionda  aveva  presa una tinta un po' troppo viva; la persona alta e ben
po' troppo viva; la persona alta e ben fatta, ingrassando  aveva  perduta la sua sveltezza. I capelli, sempre d'un biondo
l'apparenza di lusso e d'eleganza di Giovanni, ed  aveva  sentita la distanza enorme che li separava. Si fece rossa
l'avesse riconosciuto. Nell'isolamento in cui viveva, non  aveva  potuto avvezzarsi a nascondere i suoi sentimenti sotto
solitudine era aumentata, la paralizzò. Tutto questo non  aveva  occupato che il primo istante, l'attimo del vederlo e del
l'attimo del vederlo e del conoscerlo; nel secondo istante  aveva  indovinato il sentimento di spiacevole sorpresa che aveva
aveva indovinato il sentimento di spiacevole sorpresa che  aveva  prodotto in lui, s'era sentita ricadere dal sommo della
lo intenerì. Gli tornava in mente la bella fanciulla che  aveva  lasciata dodici anni prima, con tanto avvenire dinanzi a
Ed invece s'era rinchiusa nel suo vecchio castello,  aveva  trascorsi solitari gli anni più belli della vita, lasciando
ogni ambizione, ad ogni arte per rendersi piacevole, dacché  aveva  rinunciato a piacere a quelli che l'avvicinavano, ed il
per lui. Poi si ricordava la sera del fossato quando le  aveva  detto con tutto l'ardore della sua giovine anima: "Vuoi
giovine anima: "Vuoi esser mia?" E la giovinetta arrossendo  aveva  risposto una parola d'amore. Ed egli, graffiandosi le mani,
sulla sponda del fossato fin alla base del terrazzo, ed  aveva  afferrato un piede della fanciulla, e l'aveva baciato. Da
della fanciulla, e l'aveva baciato. Da quel giorno egli  aveva  patito ogni sorta di privazioni, di dolori, aveva lavorato
egli aveva patito ogni sorta di privazioni, di dolori,  aveva  lavorato degli anni, ed avevano sofferto in due, per
acquistata, per risentire la gioia ineffabile che  aveva  provata allora, nello stringere e nel baciare quel piede.
Giovanni percorse un lungo tratto di quella sponda dove  aveva  passeggiato tante volte solitario per non essere distratto
artistici, e tutto il nido elegante e profumato nel quale  aveva  collocato la bella solitaria nella sua immaginazione. Era
nella grande sala del castello. Quella sala, che gli  aveva  imposta tanta soggezione il giorno della sua ultima visita
lacrime, o avrebbero mandato lampi di passione. Quelli che  aveva  dinanzi non erano occhi da innamorato; quei modi sicuri,
Ecco; era lui che rispondeva a quella domanda che lei non  aveva  espressa. "Ah! sicuro; meglio tardi che mai" aveva ripetuto
lei non aveva espressa. "Ah! sicuro; meglio tardi che mai"  aveva  ripetuto dietro lei. E dopo una pausa, una breve pausa
E dopo una pausa, una breve pausa durante la quale Rachele  aveva  fatte tutte quelle riflessioni rapidissime, riprese:
inselvatichita; avevano distrutto l'ideale ch'egli  aveva  vagheggiato giovine, elegante, gentile, per farne una buona
campagnola. O di certo era troppo tardi. La bella fanciulla  aveva  perdute le sue grazie, ma aveva serbato il suo buon senso
tardi. La bella fanciulla aveva perdute le sue grazie, ma  aveva  serbato il suo buon senso per comprenderlo. "È vero" pensò.
era andato là col proposito di sposare Rachele; ed ora  aveva  paura di compromettersi. Ma tuttavia era impossibile
riprese lei. "Ci siamo avviati per due vie differenti..."  Aveva  cominciato a dire con fermezza; ma intanto che parlava, le
se avesse aggiunta una parola di più, se avesse detto come  aveva  in mente di dire: "Le nostre promesse erano ragazzate"
soltanto il pensiero di dire quella cosa crudele, le  aveva  gonfiato il petto d'un singhiozzo, e l'aveva obbligata a
vero; quei dodici anni contavano per venti su Rachele. Non  aveva  più nulla della giovinetta svelta, rosea, elegante d'altre
sposava pel denaro; perché Rachele era anche ricca. Finché  aveva  vagheggiata una bella fanciulla, non s'era mai dato
di questi commenti della gente sulla sua ricchezza; ma ora  aveva  bisogno di pretesti per giustificare le sue esitazioni. Un
famoso, doveva essere deputato alle nuove elezioni;  aveva  bisogno una moglie avvezza alla vita cittadina, ai
non poteva convenirgli. Lei stessa l'aveva riconosciuto;  aveva  dato prova di buon senso, e sarebbe stato indelicato da
l'oltraggio del Mochi. Alcuni giorni dopo il fatto, questi  aveva  avuto la faccia tosta di avvicinarsele e dirle: - Quella
fino a notte inoltrata. Invece il suo povero cuore non  aveva  piú forze! - Ah, Gesú! Gesú! ... I suoi occhi non si erano
simile a un mostro incatenato. Non osava voltare il capo.  Aveva  perfino paura di quel crocifisso di avorio da lei cosí
di avorio da lei cosí affannosamente pregato poco prima;  aveva  paura di quella nera solitudine notturna: si sentiva come
comizio, un po' le sue insulse ragioni umanitarie; e poiché  aveva  notato nella sua voce un velo di malavoglia, anzi forse
di averle mai fatto una promessa vera e propria: le  aveva  detto, così, vagamente, che un giorno o l' altro allo
al dunque lui si rendeva conto che tutti quei discorsi li  aveva  fatti con riserva mentale, e che di vedere i gladiatori
mentale, e che di vedere i gladiatori proprio non ne  aveva  nessuna voglia, né mai l' avrebbe avuta. D' altra parte,
Era molto giovane, ostentava sicurezza ma si vedeva che  aveva  paura. Subito dopo entrò in pista una 127 rosso fuoco; si
lista dei disoccupati. A proposito del terzo, che di nuovo  aveva  contro un' utilitaria, una Renault_4, gli fece poi notare
veramente pericolosa. Si chiamava "la rodolfa" perché l'  aveva  inventata un gladiatore che si chiamava Rodolfo: era poi
che si chiamava Rodolfo: era poi diventato famoso,  aveva  fatto carriera politica e adesso era un pezzo grosso del
Il pubblico rise ed applaudì. Il quarto gladiatore  aveva  contro una Peugeot tutta scassata. Il pubblico incominciò
subito a gridare "camorra": infatti, il guidatore  aveva  la sfacciataggine di accendere addirittura il lampeggiatore
La quinta entrata fu uno spettacolo. Il gladiatore  aveva  grinta, e mirava visibilmente a spaccare non solo il
si sarebbe mai piegata a farlo; così le disse che lui ne  aveva  abbastanza e se ne andarono. Stefania non stava bene, aveva
aveva abbastanza e se ne andarono. Stefania non stava bene,  aveva  degli impulsi di vomito, ma alle sue domande rispose
sue domande rispose ruvidamente che era la salsiccia che  aveva  mangiato a cena. Rifiutò di prendere un amaro al bar,
Nicola la accompagnò a casa, e si accorse che anche lui  aveva  poco appetito, e neppure aveva voglia di fare la solita
e si accorse che anche lui aveva poco appetito, e neppure  aveva  voglia di fare la solita partita a bigliardo con Renato.
lasciava fare non pensando nemmeno a sparare la pistola che  aveva  in mano. Uno dei coraggiosi accorsi aveva afferrato intanto
la pistola che aveva in mano. Uno dei coraggiosi accorsi  aveva  afferrato intanto una seggiola, per lanciargliela addosso,
per una volta. - Giornalino mio caro, sai che cos'era che  aveva  fatto tanta paura a mia sorella e aveva messo sottosopra il
sai che cos'era che aveva fatto tanta paura a mia sorella e  aveva  messo sottosopra il vicinato? Un semplice vestito vecchio
avrebbe saputo ben precisarlo, ma da oltre quarant'anni non  aveva  messo piede in una chiesa. Ed ecco come le cose erano
patimenti del carcere, l'orrore degli assassini, coi quali  aveva  dovuto ridere e scherzare sei mesi, le torture degli
gli sarebbe parso di esserne sicuro. Intanto la sua vita  aveva  ripreso la solita andatura: era impiegato nella
grandi gioie erano venute a ritemprarlo. Quel signore lo  aveva  messo a capo di tutta la propria amministrazione,
tutte le giornate lunga distesa sulla poltrona, ella  aveva  preso una vecchia per le faccenduole di casa e mandava alla
primavera in un vagito; il bambino era nato grande e bello,  aveva  già un ciuffettino di capelli biondi, sembrava un fiore, un
delle suonate dentro le case. In chiesa un altro caso  aveva  concluso la sacra funzione facendo straripare l'entusiasmo.
al corteo per assistere al battesimo. Tutti lo guardavano;  aveva  un aspetto nobile, un'aria di bontà che lo rendeva anche
del bambino tutti si erano inteneriti: l'ufficiale  aveva  esclamato in bonissimo italiano: - Come è bello! - E
fra tutti all'aspetto impacciato ed insieme orgoglioso, gli  aveva  detto con una irresistibile gentilezza di maniere: - Questo
che sia più fortunato. Gaspare strozzato dall'emozione non  aveva  saputo che dire, ma il bambino al soffio leggero di quel
che dire, ma il bambino al soffio leggero di quel bacio  aveva  risposto con un vagito. Tutti avevano le lagrime agli
sera umida e pacifica. Egli era stato pensionato, ella non  aveva  avuto altri avvenimenti: adesso si sorreggevano
una cattiva parola era caduta nel mezzo di un discorso e li  aveva  momentaneamente divisi. E allora fra quelle ultime fiamme
l'alcova dal canto di lei era presso il camino. Gaspare  aveva  allora voluto rompere appositamente la simmetria coll'altro
camicie più fine e una specchiera per abbigliarsi. Ella  aveva  sorriso della spiegazione. Poi il comò era uscito un giorno
si alzò; fossero quelle memorie o il riverbero del camino,  aveva  il volto acceso: cominciò a passeggiare fermandosi tratto
giovanile. - Che cosa dirà mai! - esclamò improvvisamente.  Aveva  una grande idea. Intanto che Prudenza assisteva alle tre
erano forse lettere di famiglia, pettegolezzi che essa gli  aveva  nascosti con bontà di sposa, forse di gente già morta.
di Steinmetz?". Gaspare ricadde sulla poltrona. La camera  aveva  sempre lo stesso aspetto calmo, le bragie del camino
vicino a quella donna bella come una divinità, e che  aveva  sempre vissuto nella modestia della sua vita d'impiegato
Egli lo sapeva, sulle prime non osò condannare. Prudenza  aveva  dunque amato un altro? Quell'ufficiale, egli ricordava,
dunque amato un altro? Quell'ufficiale, egli ricordava,  aveva  tutto quanto mancava a lui; era bello, nobile, ricco:
più di un povero impiegato mal vestito, senza spirito, che  aveva  appena un buon cuore, e non sapeva che amare e rispettare.
strinse l'anima. Poi si ribellò ancora. Infine egli non ci  aveva  colpa di essere stato così: perché ella dunque lo aveva
ci aveva colpa di essere stato così: perché ella dunque lo  aveva  sposato? Che cosa poteva rinfacciargli? Non l'aveva sempre
disse che valeva bene quella di un altro, giacché egli non  aveva  d'arrossire in faccia a nessun gran signore. Ma una voce
pregio. Egli non era mai stato altro. Prudenza infatti lo  aveva  sempre apprezzato, ma un fiore misterioso le aveva fatto un
lo aveva sempre apprezzato, ma un fiore misterioso le  aveva  fatto un giorno girare la testa. Povera donna! Mentre tutte
marito la propria colpa di sensi o di cuore, ella invece lo  aveva  egualmente prediletto. Allora l'immagine di Prudenza ai bei
per tutti la vita era fatta così, la bellezza  aveva  anch'essa i propri diritti e la gioventù era piena di
cuore. Chissà quante volte ella sopportando le sue carezze  aveva  pensato con un sospiro al bel ufficiale! Ma Fernando era
non era suo? Non avrebbe potuto anche esserlo? Che cosa  aveva  avuto quell'uomo per soverchiarlo così in tutto? Forse in
camino per ricadere in tanti cenci minimi ed aerei. Egli  aveva  già ripreso il ritratto e se lo teneva dinanzi gli occhi
che la bocca gli si contraesse ad una parola: tremava,  aveva  la faccia smarrita, le mani vibranti. Prudenza affagottata
disegno. Fin da ragazzo, di nascosto dal padre e dal nonno,  aveva  trasgredito le regole della corporazione. Di giorno, nelle
vetro leggermente ondulata, ma ottenne un risultato che non  aveva  previsto. Se il soggetto si guardava senza muoversi, l'
e il fidanzamento, e Timoteo si addolorò ma non tanto.  Aveva  in mente un progetto più ambizioso. Provò in gran segreto
suoi specchi a campi elettrici, li irradiò con lampade che  aveva  fatto venire da paesi lontani, finché gli parve di essere
vista da chi ti sta di fronte: l' idea era vecchia, l'  aveva  già pensata Esopo e chissà quanti altri prima e dopo di
e gli parve giusto offrire il primo ad Agata, con cui  aveva  conservato un rapporto tempestoso, per farsi perdonare la
di applicarsi lo Spemet sulla fronte, non si fece pregare:  aveva  capito fin troppo bene, pensò Timoteo. Infatti, l' immagine
era poco lusinghiera. Non era stempiato ma calvo,  aveva  le labbra socchiuse in un sogghigno melenso da cui
Emma era minuta, pigra, mite e furba. Sotto le coperte,  aveva  insegnato a Timoteo alcune arti a cui lui da solo non
possedeva le durezze pietrose: Agata-agata, Timoteo non ci  aveva  mai fatto caso prima, i nomi sono pure qualcosa. Emma non
un Timoteo meraviglioso. Era a mezzo busto e a torso nudo:  aveva  il torace armonioso che lui aveva sempre sofferto di non
busto e a torso nudo: aveva il torace armonioso che lui  aveva  sempre sofferto di non avere, un viso apollineo dalla
privata di quella città; e dopo alcuni mesi di soggiorno  aveva  stretto relazione con certo Federico M. che era professore
e che morì di apoplessia fulminante pochi mesi dopo che lo  aveva  conosciuto. Era uomo amantissimo delle scienze, e della sua
amantissimo delle scienze, e della sua in particolare -  aveva  virtù e doti di mente non comuni - senonchè come tutti gli
di lui. Pochi giorni prima della sua morte egli mi  aveva  consigliato ad assistere alle sue lezioni di anatomia,
sul caminetto della mia stanza. Colla morte di lui io  aveva  cessato di frequentare il corso anatomico, e più tardi
cessato di frequentare il corso anatomico, e più tardi  aveva  anche desistito dallo studio del disegno. Nondimeno aveva
aveva anche desistito dallo studio del disegno. Nondimeno  aveva  conservato ancora per molti anni quelle ossa, che
molti anni quelle ossa, che l'abitudine di vederle me le  aveva  rese quasi indifferenti, e non sono più di pochi mesi che,
e liscio che per la sua forma e per la sua piccolezza io  aveva  destinato, fino dal primo istante che l'ebbi, a compiere
fui privato nel modo inesplicabile che sto per raccontare.  Aveva  conosciuto a Milano nella scorsa primavera un
magnetizzatore assai noto tra gli amatori di spiritismo, e  aveva  fatto istanze per essere ammesso ad una delle sue sedute
di rinunciarvi. L'insistenza del mio amor proprio mi vi  aveva  spinto mio malgrado. Non starò a discorrere qui delle
mia conoscenza, e rivolgergli io stesso alcune domande che  aveva  già meditate e discusse nella mia mente. Manifestata questa
venne in memoria il dottore Federico M. col quale, vivente,  aveva  avuto delle vive discussioni su questo argomento, e
farmi. Nondimeno vi ho obbedito per compiacervi, e perchè  aveva  bisogno io stesso di voi; ed era gran tempo che cercava il
Durante la mia vita mortale vi ho date alcune ossa che  aveva  sottratte al gabinetto anatomico di Pavia, e tra le quali
che si chiamava Pietro Mariani, e di cui io  aveva  sezionato arbitrariamente il cadavere. Sono ora undici anni
.... vi saranno altri mezzi meno incomodi ...» Ma non  aveva  finito la frase che mi accorsi per le sensazioni già
abitudine all'abuso di quel liquore. Ottenni l'effetto che  aveva  desiderato. Ad ogni bicchiere bevuto il mio timore svaniva
la rotella, e al suo posto trovai il nastro nero che vi  aveva  lasciato Pietro Mariani!
ma abbastanza interessante. Se non altro essa mi  aveva  dimostrato che l'altra notte la direttrice parlando delle
parlando delle patate non si era rivolta al cuoco come mi  aveva  fatto supporre la grande libertà di linguaggio adoperato,
supporre la grande libertà di linguaggio adoperato, ma  aveva  parlato col direttore... La signora Geltrude quando diceva:
una volta un Re vecchio vec- chio, che  aveva  avuto due mogli. La pri- ma gli aveva lasciato due figli:
vec- chio, che aveva avuto due mogli. La pri- ma gli  aveva  lasciato due figli: il mag- giore di questi era tanto buono
saggio che il popolo, fin da quando egli era pic- cino, lo  aveva  soprannominato il principe Celeste; l'altro, che era
era costato la vita alla madre quando lo diè alla luce, lo  aveva  soprannominato il principe Duolo. Il Re aveva ripreso
alla luce, lo aveva soprannominato il principe Duolo. Il Re  aveva  ripreso moglie, e la se- conda Regina mise al mondo un
mi prometteste il giorno in cui nacque il mio Sole. - Il Re  aveva  dimenticato la promessa; ma, nonostante, quando se la sentì
tornò alla carica e non si sgomentò dei rifiuti; soltanto,  aveva  una faccia così si- nistra, che non faceva augurar nulla di
a sedere. Celeste era il più stanco di tutti, per- perchè  aveva  portato in collo Sole, e aveva aiutato anche Duolo. Dopo un
stanco di tutti, per- perchè aveva portato in collo Sole, e  aveva  aiutato anche Duolo. Dopo un breve riposo, egli disse: -
- Bisogna sapere che nel ruscello abi- tava un Nano, che  aveva  il potere di tra- scinar con sé, per divorarli, tutti
sul ruscello per adempiere all'incarico che Celeste gli  aveva  dato, rimase di sasso quando, nel- l'immergere una mano
e che perciò era stato troppo accarezzato dalla madre, non  aveva  avuto agio di studiare. Preso alla sprov- vista, così
tutti di paura; quello è la cosa più forte del mondo. - Non  aveva  neppur terminato questa ri- sposta, che il Nano,
rivolse a lui pure la difficile domanda. Il principe Duolo  aveva  studiato un po' più del fratello minore, ma non era molto
detto, sua madre era morta mettendolo al mondo, ed egli  aveva  imparato da lei soltanto quelle cose che le mamme insegnano
sotto il grem- biule. Egli suppose che fosse lei che  aveva  tratto in perdizione i suoi fratelli, e saltò su gridando:
amato dai fratelli e dal popolo. E il Nano? Il Nano  aveva  preso a voler bene ai tre Principi, e quando essi tornarono