, tutte le volte che il Re andò a caccia, non potè più tirare un sol colpo. La selvaggina era sparita, come per incanto, dai forteti e dai boschi. Non
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piangeva: — Ah, poverina me! Son Regina senza Re! — Il Re per questo lamentìo, non la poteva soffrire. Andò da una strega e le disse: — Che cosa debbo
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preparativi delle nozze, e quando fu quel giorno, andò insieme coi ministri a rilevare la sposa con la carrozza di gala.
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sonno. Sua Maestà gli cavò l' anello dal dito, se lo mise nel suo, e così andò a presentarsi alla figliuola del ciaba: — Buon giorno, bella ragazza
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chi è costei? Cacciatela via! - La Reginotta andò via piangendo: — La sua stella voleva così! - E incontrò la vecchia, quella del grano. - Che cosa è
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' andò in riva al mare. Stette mesi e mesi: tempo perduto! E a compire i tre anni restavano intanto soli otto giorni! L' ultimo giorno, tirò fuori un
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Reuccio! Un giorno, per distrarsl, se n' andò a caccia. Smarritosi in un bosco, lontano dai compagni, errò tutta la giornata senza poter trovare la via
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, e aperse bottega dirimpetto al palazzo reale. La Regina volea comprar delle gioie e lo mandò a chiamare. Quello andò, e in uno scatolino a parte ci
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minutamente come doveva regolarsi. Il giovinotto andò subito, e picchiò tre volte al portone. — Temerario, temerario! che cosa vieni a fare fin qui? — Se tu sei
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andò in quella pianura dove gli era apparsa la fata: — Fata, dove sei? Ai tuoi comandi. - Le narrò la disgrazia. — Ti sei lasciato canzonare! — E gli
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, partirò io! È la nostra. cattiva sorte! — Ma, saputo che quella recava l'unguento da far sparire le gobbe, le andò incontro col Re e con tutta la corte
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il negozio, andò per prendere il denaro dello scrigno ove solea tenerlo riposto, e si accòrse che mancava una bella somma. Appostò lì due guardie per
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; ma la povera donna rispose subito: — Eccolo qui. — — Sentita la storia di quel soldo, il Re pensò ch' era meglio tenerselo per sè. Andò di là, bucò un
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, dovette tornarsene a palazzo. Prima che albeggiasse, spedì un corriere a spron battuto: — Lo voleva il Re, subito subito. - Il contadino andò a
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a mamma cagna: è lei la padrona. - La Regina andò a trovare mamma cagna: — Mamma cagna, vorrei visitare il vostro palazzo. Bau! Bau! — Che cosa dice
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tavola e fatto un inchino a Sua Maestà, rispose: — Topolino non vuoi ricotta; Vuol sposare la Reginotta! — E andò via. Il Re e i Ministri rimasero
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salto e andò ad appiccicarsi al codione di Topolino. — Topolino ha la coda! Lascia veder la coda, Topolino! — E Topolino, che si era subito ringalluzzato
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fatica sprecata. — Non importa; proverò. —- Tornò addietro e andò dalla Bella addormentata nel bosco: O Bella addormentata, vi prego, venite con me
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? Vuoi dell' oro? — Tenetevi ogni cosa. Sarà quel che sarà! - E andò via. Il Re disse al cardellino — Ora che ti ho tra le mani, ti vo' martoriare. - Il
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ci si divertiva più dei bambini. Poi andò in un'altra città: — Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuoi sentire le fiabe? — E ricominciò da capo. I bambini
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? — Quello è il tesoro reale: prendi quello che ti piace. Quanto alla Reginotta, néttati la bocca. — Non se ne parli più. — E andò via. Da che il cardellino
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! Vorrei ora vedere!... - Allora la bilancia levò esatta; non mancava un pelo. La vecchia si rovesciò quel mucchio di oro nel grembiule e andò via. Quel
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coltello di diamante e andò a nascondersi in fondo a uno stanzino. Quando fu giorno, aspettò che l'aquila e gli uccellacci di preda andassero a caccia
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è vero! - Le sbucò addosso un animale feroce e andò a divorarsela nel bosco. — Ah, figliolina mia! Non, è vero! — Faceva il chiasso in riva al fiume e
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— Allora lasciami andare! Lasciami tornare a casa mia! - No, no! Dobbiamo sposarci. — Per ora bada a crescere! - Gomitetto se l' ebbe a male ed andò
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vecchiarella: — Fate la carità! — Quella per la noia di cavar le mani di tasca, rispose: — Non ho nulla. — La vecchiarella andò via- brontolando. — Che cosa
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' alba, la gallina si mise a schiamazzare. Invece d'un uovo, ne avea fatti due, uno bianco e l' altro nero. La vecchia andò fuori per venderli. Quello
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scacciai da quel ramo, ma andò a posarsi sopra un altro. Canta, canta, canta, non mi reggevo dal sonno. Lo scacciai anche di lì, e appena cessava di cantare
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lo piantarono come un grullo. Parti e andò in un'altra città. E, appena arrivato, si messe a gridare per le vie: — Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol
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reggerete lo strascico del manto reale! - Il giorno dopo andò col padre l'altra figliuola. Comparve la vecchia colla conocchia e col fuso, e cavò di
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: — Spera di sole, spera di sole, sarai regina se Dio vuole! — E Tizzoncino faceva l' uovo. Le sue risate risonavano per tutta la prigione. Il custode andò
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bellezza! — E andò la notte dopo, accompagnato dai ministri. Ed ecco che il contadino cava di tasca il suo zufolo, e tì, tìriti, tì, di botto il
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