Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: anania

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— De Giorgio — De Luca Paolo  Anania  — De Nobili — Donati.
s'avviavano da sole alle case dei loro padroni. Il piccolo  Anania  seguiva quasi sempre il suo amico e fratello Zuanne dalle
sudici calzoni di grossa tela, berretto di pelo di montone.  Anania  aveva sempre gli occhi malaticci, e in conseguenza cisposi;
frutto sbattuto dal vento. Zuanne era alto e svelto,  Anania  più forte e più ardito. Entrambi bugiardi di una forza
di seguirne l'esempio e di vendicarne la memoria, e  Anania  voleva diventar soldato. «Io t'arresterò», diceva
di fucili di canna. Avevano certo uno sfondo adatto, ed  Anania  non riusciva mai a scovare il bandito, sebbene Zuanne,
mentre invece potevano esser le dieci. Ciò nonostante  Anania  slanciava le sue coraggiose domande: Cuccu bellu 'e mare
'e sorre, Cantos annos bi cheret a mi morrer? Una volta  Anania  si avviò solo per la montagna, e salì e salì per la strada
in alto, sul cielo tutto rosso, una luce ardentissima.  Anania  ebbe paura di quel cielo ardente, dell'altezza ove era
della vedova, dapprima irritatissimo, si commosse e guardò  Anania  con rispetto; poi entrambi rientrarono in paese pensierosi
del crepuscolo. Quando non seguiva Zuanne, il piccolo  Anania  passava la giornata nel grande cortile della chiesa dei
semplicissima stava dipinta una croce. Su questa scalinata  Anania  ed i figli del fabbricante di ceri passavano ore ed ore, al
qualche volta il carabiniere si rivolgeva direttamente ad  Anania  chiedendogli notizie di sua madre: «E cosa fa tua madre?».
in rovina, piene d'odor di cera, sotto l'enorme noce che ad  Anania  sembrava più alto del Gennargentu, e nell'interno della
il desiderio di giocare nel cortile, e s'annoiava quando  Anania  non lo seguiva, era geloso dei figli del ceraiuolo e faceva
orecchie, diavolo!», concludeva, fingendo meraviglia.  Anania  andava in cerca delle lepri e naturalmente non le trovava.
prima c'erano, che dovevano essere scappate, e peggio per  Anania  che non era andato prima. «Tu vai con quelli», diceva con
livida dal freddo, affamata. Da lungo tempo il padre di  Anania  non era più tornato a Fonni, anzi il bambino non si
il focolare e andava a coricarsi nel suo giaciglio.  Anania  dormiva con lei, ai piedi del letto: spesso trovava sua
tutte le persone che incontrava, e percuoteva i bambini.  Anania  la sentì piangere tutta la notte, e sebbene il giorno prima
Giuramelo.» «Ve lo giuro, sulla mia coscienza!», rispose  Anania  gravemente. «È forte la catenella?» «È forte.» Olì prese il
un enorme blocco di bronzo tra il velo mobile della nebbia.  Anania  e la madre attraversarono le viuzze deserte, passarono
si sprofondava giù giù, in una lontananza piena di mistero.  Anania  si sentì battere il cuoricino: quella strada grigia,
diss'ella una volta, e poi: «in campagna: lo vedrai».  Anania  scendeva, correva, inciampava, rotolava: ogni tanto si
nel silenzio dell'ora e del luogo. «Più avanti», disse Olì.  Anania  riprese le sue corse sfrenate: mai s'era spinto tanto
il pensiero del fanciullo. «Ti piacerebbe stare con lui?»  Anania  ci pensò; poi disse con vivacità, corrugando le
verde che appariva e scompariva fra le pietre del muro.  Anania  ricordò sempre questi particolari. La giornata s'era fatta
ruscelli. Olì sedette per terra, aprì il fagotto e chiamò  Anania  che si era arrampicato sul muro per guardare la donna ed il
se ella diceva le bugie doveva aver le sue buone ragioni; e  Anania  non indagò oltre, tanto più che aveva sonno. Chinò la
vettura si fermò un momento, poi riprese la sua corsa, ed  Anania  finì di addormentarsi. A Nuoro egli provò una forte
tornò presto; attese che la novena fosse terminata, prese  Anania  per la mano e lo fece uscire per una porta diversa da
finché non vi furono più case: era già sera, faceva freddo,  Anania  aveva fame e sete, si sentiva triste e pensava al focolare
di Olì Derios". Hai capito? Andiamo.» Ritornarono indietro;  Anania  sentiva sua madre tremare e battere i denti. Giunti davanti
spalle del bimbo, e lo baciò. «Va, va», disse, spingendolo.  Anania  entrò nel portone; vide l'altra porta, illuminata, ed
e chiese: «Ma che cosa vuoi?». Quello era suo padre?  Anania  lo guardò timidamente, pronunziando con vocina sottile le
era tranquilla, quasi lieta; appena entrò nel molino prese  Anania  per gli omeri, si chinò, lo esaminò attentamente. «Non
si immischiava forse un po' troppo nella faccenda e fissava  Anania  con due piccoli occhi turchini cattivi e un sorriso
mangiare pane bianco e formaggio, un uovo ed una pera. Mai  Anania  aveva mangiato tanto bene: e la pera, dopo le carezze
dunque lascerai i tuoi beni, se non tieni il bambino?". Zio  Anania  lo rincorse con la pala; tutti ridevano come pazzi.» La
ad un tratto raccomandò a Bustianeddu di non lasciar solo  Anania  ed uscì per tornare al molino. Rimasti soli, Bustianeddu
nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Amen.»  Anania  si trovò in un gran letto dai guanciali rossi; zia Tatàna
preparava da mangiare, lavava la biancheria. Spesso  Anania  lo aiutava di gran cuore; in cambio Bustianeddu gli dava
delle giornate e delle lunghe sere fredde nel molino, ove  Anania  grande, - come lo chiamavano per distinguerlo dal figlio, -
per spaventare i passeri. Dal finestrino del molino  Anania  e Bustianeddu guardavano anch'essi con intenso desiderio
ed anzi fece portare da casa sua un bottiglione di vino.  Anania  e Bustianeddu, seduti in un angolo, sulle sanse calde, si
per la vana ricerca dell'altro verso che non ricordava.  Anania  e Bustianeddu ridevano sgangheratamente, accoccolati sulle
in corpo il vino ed altre cose ancora ... Dammi l'olio,  Anania  Atonzu; oggi nella valle ho visto una cosa; sembrava una
moneta di rame fatta nera-verde dal tempo. Bustianeddu ed  Anania  corsero anch'essi a vedere. Intanto Efes, seduto sul sacco,
d'insegnarle l'ave-maria ... » Tutti ridevano, ed anche  Anania  rideva, sebbene non capisse perché zio Pera volesse
seminato le spille sul posto ove Efes soleva coricarsi,  Anania  se ne accorse e non si oppose, ma appena fu a casa,
che spetta soltanto a Dio giudicare ... Hai capito?» E  Anania  pensò a sua madre, a sua madre che era stata così cattiva
Un giorno, verso la metà di marzo, Bustianeddu invitò  Anania  a pranzo. Il negoziante di pelli era dovuto partire
e farò il pasticciere; se vuoi venire, vieni anche tu.»  Anania  arrossì d'emozione, e sentì il suo cuore battere forte
finché passa il freddo, poi partiamo. Vieni.» Condusse  Anania  in una camera sucida e disordinata, ingombra di pelli
poi aspetteremo.» Ancor prima che avesse potuto opporsi,  Anania  si trovò col biglietto nel seno, sotto l'amuleto di
sapore ancor più piccante. Bustianeddu saltò nell'orto, ed  Anania  rimase alla finestra, un po' avvilito dalla paura che lo
della quercia, due ombre passarono sotto la finestruola;  Anania  sussultò, emise un fischio sottile sottile, e si nascose
poi cessarono. Silenzio. Che mistero, che orrore!  Anania  sentiva il cuore spezzarglisi in seno. Che accadeva
una voce sommessa e tremula. «Anania? Dove diavolo sei?»  Anania  balzò su, porse la mano al compagno salvo. «Diavolo», disse
sembrava uno stecco". Poi andarono via.» «Oh!», esclamò  Anania  a bocca aperta. «Ora lo fanno arrostire, capisci, e cenano.
«Nascosti. Andiamo, mammalucco; non sei buono a niente.»  Anania  non si offese: chiuse la finestra e rientrò nel molino,
gli occhi spaventosamente aperti e i lineamenti contratti.  Anania  si gettò in un angolo, gridando e piangendo per lo
delirando, chiamando sua madre ed una sorellina morta.  Anania  lo guardava con terrore e pietà: avrebbe voluto fare
lo accompagnò. La casa del padrone non era lontana, ed  Anania  vi si recava spesso per farsi dare la prebenda del cavallo,
ragazzetti dovettero picchiar forte per farsi aprire; ed  Anania  porse la scodella, esponendo il caso di Efes Cau alla
serva, rincorrendolo per la strada. Ma egli fuggì, mentre  Anania  penetrava nel cortile illuminato dalla luna. «Chi è: cosa
in cucina per prendere il brodo, Margherita domandò ad  Anania  qualche particolare sulla malattia di Efes Cau. «Egli oggi
muoia.» La serva tornò, con la scodella colma di brodo.  Anania  non poté più aprir bocca: prese la scodella e andò via
», disse l'altro, allungando il collo verso la scodella. Ma  Anania  si irritò. «Non toccare!», gridò. «Tu sei cattivo; tu
ironia. «Va a cercarla!» Intanto camminavano lentamente, ed  Anania  guardava sempre la scodella. «Siamo ladri!», disse a bassa
una pietra, ti faccio cacciar le viscere per gli occhi.»  Anania  abbassò le spalle, pauroso di rovesciar il brodo e di
ti guardo più in faccia.» S'allontanò di corsa, lasciando  Anania  colpito da un dolore profondo. Ladro, bastardo,
uccelli, anche i pulcini dentro l'uovo commettono il male!»  Anania  non seppe mai come zia Tatàna avesse persuaso Bustianeddu a
le vacanze pasquali. Un giorno, mentre  Anania  studiava la grammatica greca, passeggiando in un piccolo
«Che è?» gridò il mugnaio, udendo picchiare al cancello.  Anania  ed Efes sollevarono il viso, l'uno dal libro, l'altro
d'attesa angosciosa. Che fosse il signor Carboni? Sì,  Anania  e l'ubriacone provavano quasi la stessa soggezione
di rimprovero, lo salutava e si intratteneva con lui;  Anania  ricordava sua madre e sentiva vergogna di se stesso che
andiamo e conduciamo il cavallo a casa nostra», disse  Anania  cacciandosi il libro in tasca. Uscirono assieme; Anania
Anania cacciandosi il libro in tasca. Uscirono assieme;  Anania  puerilmente felice di rivedere l'umile pastorello in rozzo
sul colletto lucido. «Mamma, dateci il caffè», gridò  Anania  dalla strada; poi introdusse l'ospite nella sua cameretta e
stava aperto un volume dei Miserabili. Quante, quante cose  Anania  avrebbe potuto e voluto far vedere al giovinetto straniero,
illuminato dal riflesso di una fiammante camicetta rossa.  Anania  si tolse rapidamente il cappello, mentre pareva che il
Fonni, e domandava se vi si potevano trovare ancora tesori,  Anania  guardava dalla sua finestruola il lento sorgere della luna
palpitanti la solitudine della valle. Ah, così tristemente  Anania  sentiva gridare e palpitare il suo cuore, in una solitudine
sulle falde più alte della montagna, come il desiderio di  Anania  invocava. Egli allora cingeva con un braccio la vita della
e ancora, a intervalli, vibrava il lamento di Rebecca.  Anania  frequentava tutte le case del vicinato, e specialmente la
«E poi dove andrai? In continente?» «Sì!», rispose  Anania  con impeto. «Andrò a Roma.» «Ci sono tanti conventi a Roma,
come hai passato la notte?» Ella si alzò e si rivolse ad  Anania  con triviale famigliarità. «Che vuoi, bello?» «Che vuoi?»,
agnellino mio?» Guardò sfacciatamente Anania, ed anche  Anania  la guardò. Dopo tutto egli non era un santo; ma si avvide
«Io? Macché donna d'Egitto! Non farò niente, io!», rispose  Anania  con molto sussiego. «Come si fa, allora? Sei l'unico tipo
Zuanne. «Sei bello ... », disse timidamente il giovinetto.  Anania  si inchinò, levandosi il cappello. «Grazie, altrettanto!»
tu sei più ricco di noi!» «Che cosa vuoi dire?», chiese  Anania  minaccioso, rabbuiandosi al pensiero che il compagno
il capo, dando un bieco sguardo allo studente. Ma  Anania  si sentiva tanto felice, aveva una pazza voglia di ridere e
di botto e disse con disprezzo: «La finisca, dunque!».  Anania  sussultò, si ritrasse, gli parve d'essere umile e pauroso
palcoscenico, ma sentì che gli occhi lunghi e socchiusi di  Anania  non cessavano di guardarla e di sorriderle. Una sottile
Una sottile ebbrezza li avvolse entrambi. Verso mezzanotte  Anania  accompagnò i Carboni fino alla loro casa: l'assessore
medico chiacchierone, camminava a fianco del sindaco:  Anania  e Margherita andavano avanti, ridendo e inciampando sui
poterla afferrare e non lasciarla mai più. Due o tre volte  Anania  sentì la mano di Margherita sfiorare la sua; ma il solo
la voce alta e nasale dell'assessore tacque; Margherita ed  Anania  si fermarono, salutarono, ripresero la via, ma lo studente
è piaciuta la commedia?» «È una stupidaggine», sentenziò  Anania  con tono sicuro. «Braaavo!», ripeté meravigliato il
Tanto l'anno venturo me ne vado.» «Ah, te ne vai? E dove?»  Anania  arrossì, ricordandosi che non poteva andar via senza
uccello, poi batté la mano sulle spalle del figlioccio. Ed  Anania  sospirò, e si sentì leggero, lieto e commosso come se
olive era quell'anno straordinaria. Qualche volta però,  Anania  il mugnaio chiudeva il frantoio, andava nei campi a zappare
curvo sulla distesa verde-chiara del frumento tenero,  Anania  si perdeva attraverso i campi nudi e melanconici, cantando
come l'uccellino nei campi: ebbene, peggio per lei;  Anania  il mugnaio credeva di compiere abbastanza il proprio dovere
anche il padrone ... sì, anche il signor Carboni ... Basta,  Anania  grande si consolava pensando a ciò; tuttavia gli rimaneva
sonori, interrogava il figliuolo sulle sue vicende passate.  Anania  aveva soggezione del padre, e non osava mai guardarlo negli
Dopo tutto sono stato io il primo ad ingannarla». Ma  Anania  non trovava niente. Verso sera padre e figlio tornavano
storielle meravigliose di zia Tatàna! Eppure qualche volta  Anania  si annoiava, o almeno non provava l'emozione fremente che i
e gli turò la bocca, ma troppo tardi. Ella aveva udito, ed  Anania  provò un dolore indicibile, non raddolcito neppure dal
risaltare l'azzurro degli occhi lucenti. Quella notte  Anania  la sognò così, bella e colorita come l'arcobaleno, ed anche
centinaia di fanciulletti. Per le porte spalancate, che ad  Anania  parevano grandissime, la primavera con la sua viva luce e
paesane, dalle signore e dai bimbi che gremivano la chiesa,  Anania  si sentiva altero e felice di tanto padrino; è vero che il
rispettivi parenti, accompagnarono a casa il padrino, ed  Anania  poté ammirare la sala di Margherita, di cui aveva sentito
consegnando a ciascuno di loro un involtino. Lungamente  Anania  ricordò questi particolari. Ricordò che invano aveva
Sembra calvo ... ». «Lasciate, comare», aveva risposto  Anania  grande, secondando il benevolo scherzo della signora, «la
«Ebbene, perché li abbassi? Ridi? Ah, diavoletto ... »  Anania  rideva di gioia nel vedersi osservato dal padrino, e
gridava, s'insultava, diceva male parole. Il piccolo  Anania  passava le sue giornate fra questa gente meschina e
tra i fiori del sambuco, conciliando il sonno al piccolo  Anania  coricato supino sul limitare della porta, vibrava nel
in viaggio alla ricerca di sua madre. Il frate parlava, ma  Anania  non riusciva a sentirlo, perché dal gabbano usciva un
voce dello spirito del bandito morto. Ed oltre alla paura,  Anania  provava un gran fastidio al naso ed agli occhi. Erano le
De Bellis — De Gennaro-Ferrigni — Del Balzo — De Luca Paolo  Anania  — De Marinis — De Michetti — De Nobili — De Novellis — De
l'autunno. Erano gli ultimi giorni che  Anania  passava in famiglia, ed egli si sentiva sempre più lieto,
svanivano e ricomparivano continuamente sul cielo glauco,  Anania  sentiva negli orti il crepitìo e l'odore delle erbe secche
votati al dolore, gente tutta infelice o spregevole che  Anania  non ama ma sente attaccata alla sua esistenza come il musco
mugnaio e sua moglie tenevano lunghi colloqui segreti, ed  Anania  ne indovinava il motivo; una sera poi li vide uscire
«Santa Caterina mia, che cosa ti passa in mente, adesso?»  Anania  sbuffò, sospirò, curvò il viso su un libro senza vederne
il galante con le signorine che serviva! «Addio», disse  Anania  entrando nella bottega, «posdomani parto per Cagliari:
baleno d'odio nelle pupille melanconiche. Rientrato a casa  Anania  riferì ogni cosa a zia Tatàna, mentre la donna, seduta
piccoli cestini gialli colmi di provviste per lo studente.  Anania  sedette presso la donna, prese il gatto sulle ginocchia e
Margherita! Tu dunque parti? Va, studia, diventa dottore.»  Anania  si curvò, raccolse i confetti; poi rise e disse tutto
ciò che gridavano e tutti contro la luce che non arrivava.  Anania  guardava il cielo e sbadigliava: ad un tratto un brivido di
sul lastrico del Corso: poi più nessuno, più nulla.  Anania  rasentava i muri, pauroso d'esser riconosciuto nonostante
valli umide, le ultime stelle svanivano. Non sapeva perché,  Anania  ripeteva i versi: Care stelle dell'Orsa, io non credea ...
cerulo di monte Albo diventava in color di ciclamino;  Anania  si fermò su una roccia, guardò l'immensa chiostra azzurra
nella sua nota tremolò tutta la poesia del luogo solitario;  Anania  ricordò allora il canto di un altro uccellino entro l'umido
grida la vecchia, palpitando di gioia; ma sul più bello  Anania  scappa, correndo e imitando lo sbuffare del treno. Chiusa
lucidissimi, e sorrise con infantile compiacenza quando  Anania  gli disse che sembrava un generale. «Ho anche il kepì!»,
«Ti pare impossibile?», disse, risentito, accorgendosi che  Anania  sorrideva. «Tu non conosci Maestro Pane! Io non ho mai
spighe, ed a Vittorio Emanuele zappare l'orto ... » Ma  Anania  la sapeva più lunga di Maestro Pane, e chiese anche lui con
udita da tua madre, e quella del Re da Pera Sa Gattu ... »  Anania  andò via inorridito, ricordando una storiella raccontata
Ebbene, perché tu non mi dai un paio di scarpe vecchie,  Anania  Atonzu?» «Vi starebbero strette», disse lo studente,
si fu allontanato. «Bada alle coreggie gialle! E scrivimi.»  Anania  si congedò dagli altri vicini, ed anche dalla donna
fin sulla strada. «Buon viaggio; e fa onore al vicinato.»  Anania  entrò da Rebecca: ella pareva ancora una bambina, sebbene
con gli occhi pieni di lagrime. «Anch'io vorrei partire!»  Anania  uscì e vedendo sulla porta della bettola la bella Agata si
alla porta. «Allontanati, che puzzi orribilmente.»  Anania  fece un gesto di raccapriccio, pensando istintivamente a
«Sas manos siccas, lepre pelata!», gridò Agata; poi attirò  Anania  entro la bettola e gli chiese che cosa desiderava bere.
fanciulle d'oro che ti raccatteranno come un confetto.»  Anania  non protestò, ma quel terribile urto con la realtà lo
sotto il sambuco. L'aria era tiepida; attraverso i rami  Anania  vedeva grandi nuvole bianche passare sul cielo turchino;
del mare; il cielo è profondamente e tristemente azzurro.  Anania  ricorda due versi ... «I suoi occhi sono azzurri, vuoti e
prende la lettera rosea a fili verdi, e comincia a volare.  Anania  vorrebbe seguirla, ma non può: non può muoversi, non può
finestre di Margherita senza poter scorgere la fanciulla,  Anania  entrò e chiese del padrino. «Non c'è nessuno in casa. Se
mentire con lei sarebbe stato come mentire con un angelo!  Anania  avrebbe voluto spegnere il lume e restare al chiaro di
esclamò correndo verso l'uscio; e uscì rapidamente, mentre  Anania  ricadeva nel massimo turbamento. Egli sentì la mano calda e
ad altro che a studiare!», concluse il padrino, vedendo che  Anania  sospirava. «Allegro dunque! Sii uomo e fatti onore!»
incipriata. I suoi occhi scintillavano; era bellissima, ed  Anania  la seguiva con uno sguardo delirante, ripensando al bacio
leggera, con un fruscìo d'ali, pronta a volare: ed  Anania  credeva ancora di sognare, di vederla sollevarsi davvero e
allo studente. Era pallidissima. «Addio ... Ti scriverò ...  Anania  ... » «Addio», egli disse, tremando di gioia; ma invece di
nuovo, quello di fustagno duro come la pelle del diavolo.  Anania  grande, che divorava già la sua colazione, - un arrosto di
a far le casse da morto ... ». Bustianeddu venne a prendere  Anania  e lo accompagnò con una certa aria di sprezzante
coperti di pampini, preceduti dai cani allegri e frementi.  Anania  si sentiva felice, benché il compagno parlasse male della
nomi che parevano geroglifici, decoravano i banchi.  Anania  provò una vera delusione nel veder comparire, invece del
anche zia Tatàna. Quaranta bambini animavano la classe.  Anania  era il più grande di tutti, e forse per ciò la piccola
si precipitarono verso la porta spingendosi, gridando, ed  Anania  rimase ultimo accanto alla maestra che lo accarezzò sulla
piccola mano scarna. «Bravo», gli disse: «sei il figlio di  Anania  Atonzu?». «Sissignora.» «Bravo. Tanti saluti a tua madre.»
disse Bustianeddu. «Se i maestri li vedono! ... »  Anania  non rispose, convinto che gli scolari e le scolare di
noi, quando saremo in quarta, faremo all'amore!» disse  Anania  con semplicità. «Che cosa fai tu, mammalucco! Impara prima
il molino, ricominciarono le scene dell'anno avanti.  Anania  era il primo della classe e fin d'allora tutti dissero che
velato, qualche volta appariva nel misero vicinato ove  Anania  viveva, la florida figura del signor Carboni. Le donne
osservò il mugnaio, con evidente compiacenza, guardando  Anania  che stava affacciato alla finestra. «Non più d'uno! Il
mugnaio raschiò e tossì a sua volta, e avrebbe voluto che  Anania  non udisse le parole sacrileghe dell'ortolano, ma anche lui
bene!», mormorò zio Pera, ripreso da un attacco di tosse.  Anania  stette ancora alla finestra, sputando sul mucchio di sanse,
Fu il ritorno della madre di Bustianeddu. In quel tempo  Anania  frequentava il ginnasio ed era segretamente innamorato di
il mugnaio nella coltivazione delle fave e dei cardi.  Anania  aveva quindi libero ingresso nell'orto, e amava studiare
l'accettavano incondizionatamente. Anzi, dopo un momento,  Anania  osservò: «Ed allora tuo padre dovrebbe far la pace». «No!»,
Il marito non perdonò, ed ella continuò la sua vita.  Anania  la vide un giorno, e poi sempre, mentre si recava al
un fazzolettino di seta grigia intorno al lungo collo.  Anania  arrossiva ogni volta che la vedeva; provava una morbosa
Cagliari  Anania  frequentò il Liceo e per due anni l'Università: studiava
su un'alta roccia, simile ad un nido d'uccelli giganteschi,  Anania  desiderò di trovarsi lassù con Margherita, soli tra le
di chi si allontana dal paese natìo. Addio, addio.  Anania  si sentì triste, ma per scuotersi pensò intensamente al
bianco, con caratteri rotondi, quasi maschili. Veramente  Anania  si aspettava una letterina azzurra, con un fiore dentro; e
venendo a sapere del loro amore, vi si sarebbe opposta.  Anania  rispose subito tutto vibrante d'amore e di felicità,
e nuvole rosse e violette lo solcavano. Pareva un sogno.  Anania  si fermò davanti al Santuario, e guardò il mare: le onde
veliere, allineate sullo sfondo luminoso, parevano ad  Anania  immense farfalle scese a riposarsi sull'acqua. Mai egli si
tutto era dolcezza, ma arrivato davanti alla sua casa,  Anania  udì grida, urli, strilli di donne, e voci d'uomini che
lo guardò con disprezzo. «Son donne perdute, dunque!»  Anania  rientrò a casa pallido e ansante, e la padrona si accorse
quasi l'avessero ferita a morte ... Dio, che orrore!  Anania  tremava, e attratto da una forza irresistibile corse ad
quelle grida di rabbia, quelle parole abbominevoli ... Ed  Anania  stette a guardare angosciosamente, con l'anima oppressa da
altri amori fra studenti poveri e signorine ricche: ma ad  Anania  pareva che nessuna coppia al mondo potesse amarsi come si
davano l'idea d'una carovana e ricordavano l'Africa vicina.  Anania  si sentiva così felice che sventolò il fazzoletto e si mise
A che pensava la solitaria stella? Aveva un amante lontano?  Anania  osò rassomigliarsi all'astro radioso, così solo nel cielo
aspettava da più di un'ora; appena vide il bel volto di  Anania  aprì le braccia e cominciò a piangere. «Figliuolino mio!
scarpette da damerino! quanto le hai pagate?» Finalmente  Anania  è libero. Avanti, avanti! Il suo cuore batte, batte sempre
al limitare di una porta, guardando curiosamente; ma  Anania  passa, fugge, e da lontano sente esclamare: «È lui, sì,
alla nota, alla cara strada. Finalmente: non è un sogno?  Anania  sente dei passi e si stizzisce; è un bambino che attraversa
ed a quelli che stanno per salpare verso ignoti lidi.  Anania  è fra questi. Il treno lo trasporta verso il mare; cade una
appare, grigio e nero su uno sfondo di cielo rossastro.  Anania  guarda gli strani profili dei monti, il cielo colorato, le
quando gli uomini le rivolgevano lo sguardo o la parola; e  Anania  l'amava anche per questo, e non vedeva che lei, non
o per paura o per pudore tremava, vigile e melanconica,  Anania  sorrideva completamente dimentico del tempo, dello spazio,
mare è calmo. Dio sia lodato!», disse uno dei viaggiatori.  Anania  si scosse dai suoi ricordi e guardò la distesa verde-
disse con voce beffarda l'altro studente, dando ad  Anania  il nomignolo che i compagni gli avevano affibbiato, «fai la
abbandonata. Addio, addio, terra d'esilio e di sogni!  Anania  rimase immobile, appoggiato al parapetto del piroscafo,
finestra guardava su un cortile interno. La prima volta che  Anania  guardò da quella finestra provò un senso disperato di
passava davanti alla finestra degli studenti. Mentre  Anania  guardava con disperata tristezza i muri perdentisi sul
dal passaggio violento e dal rauco urlo delle automobili.  Anania  si sentiva triste, tra la folla; gli pareva d'essere solo
accolto da applausi assordanti, metteva fine alla scena.  Anania  si sentiva solo, triste fra tanta gioia, e gli sembrava di
la sera in cui Rosa e la compagna lo avevano fermato,  Anania  sussultò, preso da un senso d'orrore, e trascinò via il
disse: «Non potresti farmi il piacere di comprartene uno?»  Anania  sedette sul letto, rivolto al paravento, e mormorò: «Devo
in un luogo di pena più triste della galera stessa.  Anania  guardava: ricordava la catapecchia della vedova di Fonni,
si fermò a guardare i giornali davanti al Garroni, mentre  Anania  proseguiva distratto, andando incontro ad una fila
rispose il Daga con indifferenza. «Ebbene, no!», riprese  Anania  animandosi. «Noi spieghiamo o vogliamo spiegare molti
questa persona? Chi ti ha incaricato? È del tuo paese?» Ma  Anania  non si spiegava. Arrivati davanti a Santa Maria Maggiore il
chiesa. «Il dado è gettato?» chiese con enfasi, quando  Anania  ricomparve. Ma nonostante le sue domande e i suoi scherzi
compagno era andato a fare in questura. Appoggiato al muro  Anania  guardava l'orizzonte e ricordava la sera in cui, bambino,
apparenza - affittando camere mobiliate e facendo pensione.  Anania  non si commosse troppo nel ricevere queste informazioni. I
fragranze di rose e di viole. Affacciato alla finestra,  Anania  si abbandonava ai suoi sogni nostalgici. L'odore delle
il miele amaro; amaro e dolce come l'anima sarda.  Anania  amava e viveva in questa primavera lontana; seduto accanto
neppure un paio d'occhiali.» Talvolta infatti pareva ad  Anania  di aver un velo davanti agli occhi; egli viveva di
cavi gli occhi! Il tuo amore è feroce!» Fremente di collera  Anania  si mise a impacchettare i suoi libri e le sue carte. «Ah»,
c'ero io rimanevi vilmente schiacciato da una carrozza.»  Anania  uscì, col cuore gonfio di fiele: si diresse automaticamente
negozi: l'aria odorava di vernici, di droghe e di vivande.  Anania  sentiva i suoi nervi fremere come corde metalliche. In Via
si scorgeva un giardinetto melanconico. Sul tavolino  Anania  vide, fra gli altri, un volumetto che egli amava con
guardandola in viso. «Sì, sono nato a Fonni; mi chiamo  Anania  Atonzu Derios.» Ella non batté palpebra. «No, non è lei!»,
pregavano tra fiamme insanguinate da un lapis rosso.  Anania  prese possesso della camera, e ben presto fu riassalito dai
La donna guardava. Improvvisamente cessò di sorridere, ed  Anania  sentì il suo cuore battere forte. «Lei non crede a queste
Sono cose sacrosante.» Steso sul lettino odorante di spigo,  Anania  pensava continuamente al suo segreto. ... E se Maria Obinu
ritirandosi anch'essi, stanchi, verso un luogo di riposo.  Anania  sentì rientrare i tardivi inquilini, poi tutto fu silenzio,
di avermi fatto del bene. Suo sempre riconoscentissimo  Anania  Atonzu Verso le tre del pomeriggio Anania era già in
riconoscentissimo Anania Atonzu Verso le tre del pomeriggio  Anania  era già in viaggio verso Fonni, su un vecchio cavallo cieco
avrebbe richiesto. Ma, ahimè, perché nasconderlo?  Anania  non aveva fretta, sebbene il carrozziere, per mezzo del
subito; forse troverà la donna già morta». Per un pezzo  Anania  pensò solamente alla lettera ch'egli stesso, passando a
roseo, ove la luna mostrava già la sua unghia di perla.  Anania  cominciò a sentirsi meno cattivo; anche l'anima sua
cremisi senza raggi. In quel momento, non seppe perché,  Anania  si sentì buono buono e triste. Arrivò a desiderare
dal pascolo, il passo dei cavalli, i latrati dei cani; ed  Anania  pensò a Zuanne e ricordò l'infanzia lontana come non
gli occhietti rossi affondati in un gran cerchio livido.  Anania  la guardò inquieto. «Come sta?», chiese, sforzandosi a
terrestre!», rispose la vecchia con tragica solennità.  Anania  capì che sua madre era morta: non se ne rattristò troppo,
con un po' di impazienza. «Perché non avvertirmi?», ripeté  Anania  con voce lamentosa, curvandosi automaticamente per
volesse volar via, fuggirsene per la notte fragrante.  Anania  s'avvicinò subito al letto, e cautamente, quasi temendo di
palpebre socchiuse si scorgeva la linea vitrea degli occhi.  Anania  capì subito che Olì s'era recisa la carotide. Colpito
La vedova tornò presso il letto, ricoprì i capelli, e preso  Anania  per la mano lo trascinò fuori. Egli si voltò per guardare
e cominciò a narrare una lunga storia, della quale  Anania  serbò sempre nella memoria questi tristi frammenti: «Ella
morta. Ah, perché siamo nati?» ella concluse, piangendo.  Anania  provò un indicibile turbamento nel veder piangere quella
ella pareva la figura della Morte in attesa vigilante.  Anania  si avvicinò in punta di piedi al tavolinetto, sul quale
gialla, e cenere, cenere annerita dal tempo. Cenere!  Anania  palpò a lungo, con tutte e due le mani, quella cenere nera
e bianca come una colomba. «Finalmente siamo soli», disse  Anania  grande, che mangiava l'insalata prendendola e stringendola
simile al vento ... » «Oh, c'è ancora re Salomone!», disse  Anania  con voce acerba. La vecchia tacque, addolorata: il marito
vecchia tacque, addolorata: il marito la guardò, poi guardò  Anania  e volle castigarlo: «Re Salomone diceva sempre la verità».
a Nuoro che tu fai all'amore con Margherita Carboni».  Anania  arrossì: riprese la forchetta, ricominciò a mangiare e
ridendo piano piano, mentre sotto la palma della mano che  Anania  si premeva sul petto sentiva il cuore di lui palpitare
stelle rossastre per occhi, e pareva spiasse gl'innamorati.  Anania  sedette sulla panchina e attirò la fanciulla sulle sue
e rispose con freddezza: «Non lo so», e dall'accento di lei  Anania  intuì qualche cosa di triste, d'insolito; e la sua mente
lampi brillarono fra le nuvole, e al loro chiarore violetto  Anania  poté finalmente veder Margherita, pallida come la luna.
alla finestra. Come la luna non può aspettare il sole?»  Anania  si alzò e depose la chicchera sul davanzale della finestra;
del lei ... » «Ma quando è che io avevo la coda?», gridò  Anania  minaccioso. La donna scappò, tentennando, ridendo,
più lontani immersi in nuvole d'oro. In un angolo dell'orto  Anania  trovò Efes Cau ubriaco, invecchiato, ridotto ad un mucchio
Ma raccontami: hai veduto il papa?» Uscito dall'orto  Anania  girovagò per il vicinato: sì, quel cantuccio di mondo era
i presenti che amici e parenti gli avrebbero inviato; ed  Anania  grande, nei giorni di riposo, ricamava una cintura di
di agosto, dopo vari convegni, Margherita permise che  Anania  rivelasse il loro amore al signor Carboni. «Dunque posso
umide di rugiada. Tutto era sogno e tutto era realtà.  Anania  credeva di vedere i folletti suonatori e nello stesso tempo
all'oggetto meno visibile ... In quel momento pareva ad  Anania  che, come toccava l'anellino di Margherita, avrebbe potuto,
della chiesa del Rosario, fece la sua ambasciata.  Anania  rimase a casa, aspettando con ansia il ritorno della
benda, e infine si decide e batte al portone ... » Parve ad  Anania  che quel colpo si ripercotesse sul suo petto. Balzò in
dialetto: Inoche mi fachet die Cantende a parma dorata ...  Anania  pensò alla sua infanzia, alla vedova, a Zuanne. Che faceva
sopra il forno. Sempre agitato da una inquietudine nervosa,  Anania  si mise a camminare su e giù per la cucina; di tanto in
peccatrice.» «Ah!» Foglia di gelso, Chi la fa la pensa ...  Anania  ascoltava, e ad un tratto, nonostante l'inquietudine che lo
stasera ... è andata a chiedere ... parlo o no? Ah! ... »  Anania  si ritrasse, chiedendosi come mai la indiavolata Agata
che il papa ha settantasette donne ai suoi comandi? ... ».  Anania  non rispose, forse non intese neppure: vedeva una figura
cintura, gli anelli, scintillarono al riflesso del fuoco.  Anania  le corse incontro e la guardò ansioso, e siccome ella
rumore perché la sua coda freme: infatti, dopo un momento,  Anania  sente uno stridio, un piccolo grido di morte. Ma adesso la
rispose il padrino, battendo le mani. Io sorrisi.» Anche  Anania  sorrise. «Abbiamo dunque concluso ... Va via, gatto!»,
impazziva per lei, si mostrò appassionata e ardente, quale  Anania  non osava sognarla: ed egli uscì dal convegno barcollando,
l'abitazione della fame, della malattia e del sudiciume.  Anania  si sentì stringere il cuore: egli conosceva perfettamente
ecco la piantagione di patate dove l'altra volta Olì ed  Anania  si erano fermati. Egli ricordò la donna che zappava, con le
sempre più vicine, sempre più maestose. Ah, sì: ora davvero  Anania  respirava l'aria natìa, e sentiva tutti gli istinti
una sonnolenza ardente pervadevano l'immenso paesaggio. Ad  Anania  pareva in realtà di dissolversi, di diventare una stessa
pareva una stazione preistorica da secoli abbandonata.  Anania  guardò curiosamente intorno. Nulla era cambiato: miseria,
dalle emozioni della lontana giovinezza. Nel vederla  Anania  si turbò: un fiotto di ricordanze gli salì dalle profondità
dunque?», zia Grathia diede un grido ed aprì le braccia:  Anania  l'abbracciò, la baciò, la investì di domande. E Zuanne?
senza aver veduto Roma! ... » Dopo il modestissimo pasto,  Anania  cercò la guida, con la quale combinò per l'indomani
come una tomba, da per tutto silenzio e desolazione.  Anania  depose il cero di zia Varvara sopra un altare polveroso,
e selvatici, che un tempo animavano i gradini della chiesa?  Anania  non desiderava di rivederli; ma con quanta dolcezza
scalza, con un'anfora sul capo, passò in fondo al cortile.  Anania  trasalì, sembrandogli di riconoscere sua madre. Dove era
le infuocate pianure del cielo. Col cuore balzante di gioia  Anania  rimase assorto nella contemplazione del magnifico
mio marito incontrò una donna che piangeva perché ... »  Anania  s'interessava mediocremente ai ricordi di zia Grathia:
qui, davanti a questa sedia, ed accetta il buon cuore».  Anania  sedette davanti al canestro che la vedova aveva deposto
era venuta a porsi davanti alla sedia, ed a misura che  Anania  parlava ella spalancava gli occhietti foschi, e si curvava
adesso: parleremo poi, figlio. Non ti piace quel vino?» Ma  Anania  la guardò con rabbia e balzò in piedi. «Parlate!», le
lungamente malata nella cantoniera e ci sta ancora ... »  Anania  si fermò, sollevò il viso e aprì le braccia con atto
disse, «piangi, piangi. Ti farà bene. Come sei freddo!».  Anania  strappò la mano dal morso duro delle mani della vedova. «Ma
neppure di che si trattasse ... » «Voi mentite!», disse  Anania  con voce cupa. «Perché non dite tutta la verità? Essa è
la disgraziata, e tu stesso non la vedrai mai più ... ».  Anania  la guardò, a sua volta pietoso ma anche sprezzante. «Voi
Allora cominciarono a discutere e quasi a litigare.  Anania  voleva partire subito, o al più tardi la mattina dopo; la
come una figura dipinta a guazzo sopra una tela grigia.  Anania  seguiva: tutto era nebbia intorno a lui, dentro di lui, ma
misteriose parvenze, disturbate dal passaggio dell'uomo.  Anania  credeva di camminare fra le nuvole, sentiva qualche volta
sul dorso immenso di Monte Spada, la nebbia diradò:  Anania  diede un grido di ammirazione, quasi strappatogli
del luogo misterioso il mormorio degli ontani diede ad  Anania  una bizzarra impressione; gli parve che la sua speranza
qua e là sfumati nella linea vaporosa del mare. Ogni tanto  Anania  si distraeva, ammirava, seguiva con interesse le
arrivarono alla vetta Bruncu Spina. Appena smontato,  Anania  s'arrampicò fino al mucchio di lastre schistose del punto
furiosamente nel vuoto, e le sue raffiche investivano  Anania  con rabbia pazza: pareva l'ira violenta d'una belva
altro essere dall'antro aereo dove voleva dominare sola.  Anania  resisté a lungo: la guida gli si trascinò accanto,
mandare un saluto a Nuoro, tanto oggi sembra vicina!»  Anania  ripensò alla promessa fatta a Margherita: « ... Dalla più
fessure scorgevasi il chiarore rosso del fuoco. Silenzio.  Anania  entrò e vide soltanto la vecchia, che filava seduta sul
importantissime che la riguardano. Non le dirai che qui c'è  Anania  Atonzu; va, figlio, che Dio ti ricompensi perché fai
da mare in tempesta, e la sua voce rombante , ricordava ad  Anania  l'infanzia melanconica, i terrori lontani, le notti
quella notte, mentre la voce del vento destava nel cuore di  Anania  impeti di terrore e di pietà, egli l'avrebbe accolta con
s'avviò per andare incontro ad Olì. Prima di uscire pregò  Anania  di tenersi calmo. «Bada che ella ha paura di te ... »
le dirò soltanto poche parole.» Passò più di un'ora.  Anania  ricordava con amarezza la dolce ora passata nell'attendere
spingendola, attirandola, quasi trastullandosi con essa.  Anania  attese, pallido, incosciente. Ogni volta che la porta si
e sparivano per ricomparire subito. Per uno o due minuti  Anania  seguì incoscientemente il gioco del sole e del vento, ma ad
e li divideva inesorabilmente, come due mortali nemici.  Anania  tenne ferma la porta, appoggiandovisi, tutto inondato di
ebbe una magnifica idea: lasciò soli i suoi ospiti! Ma  Anania  sbatté la porta e corse irritatissimo dietro zia Grathia.
la scaletta. Olì dovette sentire la minaccia, perché quando  Anania  e la vedova rientrarono in cucina ella piangeva presso la
porta, pronta ad andarsene. Cieco di vergogna e di dolore,  Anania  le si slanciò sopra, l'afferrò per un braccio e la spinse
patisce. Hai fame? No?». «No», rispose Olì con voce rauca.  Anania  si turbò nell'udire quella voce: era ancora la voce d'un
una carta gialliccia, macchiata d'olio e di sudore, mentre  Anania  ripensava amaramente alle ricerche e alle indagini fatte
la vedova, e aggiunse borbottando: «quell'immondezza vile».  Anania  tacque, e continuò a camminare su e giù per la cucina: il
disegnavano fantastiche monete d'oro sul pavimento nero.  Anania  camminava divertendosi automaticamente a mettere i piedi su
egli neppure mi ascolta!», disse poi, rivolta alla vedova.  Anania  camminava nuovamente su e giù per la cucina, e pareva non
badare a quel sogno. Una sete di sacrifizio la divorava, ed  Anania  lo capiva, e sentiva finalmente che ella voleva a modo suo
si gettò per terra, ricominciò a piangere, supplicò, gridò.  Anania  rispose sempre no. «Che farò dunque io?», ella singhiozzò.
Grathia, coricatale a fianco, non si alzava e non andava da  Anania  per chiedergliela. Un dubbio le attraversava la mente in
Un dubbio le attraversava la mente in delirio: che  Anania  non fosse suo figlio. No, egli era troppo crudele e
raccontò a zia Grathia che aveva attaccato al collo di  Anania  quel sacchettino per riconoscerlo quando sarebbe stato
rezetta ... la rezetta ... » All'alba zia Grathia entrò da  Anania  e gli raccontò ogni cosa. «Ah», diss'egli con un sorriso
insisté inoltre per sapere l'esito del colloquio che  Anania  avrebbe avuto con la fidanzata. «Se ella veramente ti vuol
... ». Che piacere angoscioso aveva destato quella fiaba in  Anania  bambino, specialmente nei primi giorni dopo il suo
nella viuzza mentre zia Tatàna era dal signor Carboni ...  Anania  corre, corre; i chiodi non lo pungono, eppure egli vorrebbe
con tutte le sue feroci astuzie. Ma il maggior tormento di  Anania  era il pensare che ella indovinava i suoi più segreti
gli armenti, i Sardi nascondevano le monete nei nuraghes.»  Anania  pensava a suo padre, che anche ultimamente gli aveva
il gigante e Santu Jorgj: sì, li vidi con questi occhi.»  Anania  ascoltava con piacere i suggestivi racconti di zia Varvara.
ma il fuoco passi per la Sardegna prima che io ci ritorni».  Anania  interrogava spesso zia Varvara sul passato di Maria, e sul
parenti di lei. Maria manda spesso denari, in Sardegna.» Ma  Anania  non abbandonava l'idea che Maria e Olì potessero formare la
spiriti invisibili. Ad un tratto un urlo salì dal mare,  Anania  sussultò d'orrore, aprì gli occhi e gli parve di averli
si avanzò, silenziosa, si curvò sul lettuccio. Allora  Anania  cominciò a delirare. «Ti ricordi, mamma, tu mi insegnavi la
gli disse, e gli occhi le fiammeggiavano di rabbia.  Anania  finiva di seminare il grano sul prato smosso: due merli
ad amoreggiare col servo. La seminagione era terminata, ma  Anania  andava spesso in campagna per osservare se il grano
di recarsi a Nuoro, e domandate notizie della moglie di  Anania  seppe che costei era una donna anziana, ma niente affatto
credeva. Credeva perché aveva bisogno di credere e perché  Anania  l'aveva abituata a ritener vere le cose più inverosimili,
giorno Olì visse nella casa in rovina intorno alla quale  Anania  aveva seminato il grano; i fratellini le portavano qualche
Fosse caso od avvertenza, a metà strada incontrò  Anania  che la confortò, la coprì col suo gabbano e la condusse a
ed una notte; poi si guardò attorno con occhi foschi.  Anania  era partito; la vedova fonnese, pallida e scarna, con un
e pareva di assistere ad una di quelle paurose fiabe che  Anania  aveva narrato ai suoi fratellini: ed ella, ella stessa, con
non era fonnese natìo. I suoi avi erano di Orgosolo. Però  Anania  non rassomiglia punto al beato», rispose la donna scuotendo
e della speranza di arrivare al suo scopo. Molte volte  Anania  si era chiesto se, libero dall'amore per Margherita, egli
vista e lo Spirito Santo per l' imposizione delle mani di  Anania  che gliel mandò a questo fine? Sì, il Signore usa le più