«... Alcuni mesi dopo un amico mi lasciò ascoltare il nastro, registrato nella stazione radio di Baronissi. Prima la musica allegra di una
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dalla branda e finisce in prigione. A quet'ultimo i compagni portano sigarette e cioccolato, ma continua a disperarsi, pretende di vedere l'amico.
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arde di vicendevole calore? Perché di fosca fiamma la pupilla s'accende nel languore disperato? Perché non ride amore come rideva amico nelle tenui sere
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Vivis rosa grata et grata sepulcris. I bei giorni trascorsi al presbitero! O mio santo curato che al giovinetto amico schiudesti il dolce asilo
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amico mi venne a narrare: - La giovinetta si è gettata in mare! - O giovinetta, la tua salma bianca non cerchi il pescator di Villafranca, né il canuto
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antico Ossa e Pelia inforcati ancor vedea, se fosse giunto all'isola di un amico a condurti per man la Galatea!
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, questuando il sorriso e la carezza benedicendo i cenci e l'allegrezza... E forse ancora qualche vecchio amico, dalla febbre e l'età fatto pudico, ti getta il
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calice libato, ti assal la pigra voluttà del tosco; quando a tutte le maschere hai gridato: io ti conosco!, amico, i sogni allor sono svaniti, e tu ti
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mio io li ringrazio, li benedico, come le prediche di un vecchio amico! O bimbo, o vergine mia creatura, cresci discepolo della natura ; cresci alle
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patriarca, si farà incontro al pellegrino amico; a lui che ignoto e trepido poeta orando sbarca. Noi gli direm: siam nati ove trescavano i despoti
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d'amore. Metti, se non puoi l'oro, almen l'orpello sul tuo pennello - amico dipintore, perché quel cielo rilucente e bello l'occhio abbarbagli dello
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crinolini audaci, e tra i cerchi capaci e tra le foglie dell'amor cadute, indaga il sentimento e la salute! Povero amico, aceto e cor prepara ... Ahi! bieca
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; l'aura che vien dagli uomini, amico, è un verbo infido! L'aura che vien dagli uomini, dice l'amica voce, ti segnerà benevola di canizie precoce; tienti
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Io son povero al par di un fraticello; ma tu sei vispo, rubicondo e bello, l'avvenire tu sei, l'ultima legge ormai dei giorni miei. Ti lascio, amico
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A ENRICO JUNK Della città, madre di inganni e toschi, sei stanco, amico, e aneli ai verdi boschi e a un po'di acqua corrente; a un po' di acqua
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beati inganni, milite sacro ad una santa guerra - milite già vincente - ed a trent'anni posto sotterra! Gentile e casto e intemerato ingegno, amico
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, e un lamento ne fan le lontananze... Quante, oh! quante così gioie io perdei di sogni e di speranze! Unico, Arrigo, a me resti conforto un cor d'amico
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prepotenti amori! Ed Ei brillava come un bardo antico dei mercatanti fra l'ignobil greggie, che stupito il vedea, del plettro amico, a passeggiar le
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